Soumahoro, intrecci con la coop e quei fondi pugliesi “spariti”

da Il Giornale:

Da sindacalista mai attacchi al colosso dell’accoglienza legato alla compagna. Giallo su un bando di Emiliano

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«Non possono appaltare la libertà dei braccianti», «Libertà!» e «Via da qui»: questi gli slogan dell’ora deputato ed ex sindacalista Soumahoro contro la gestione istituzionale nei «suoi» ghetti foggiani, in particolare Borgo Mezzanone. Contro tutti, tranne uno: il colosso dell’accoglienza Meidhospes che a Roma agisce in regime di monopolio ed ha appalti in tutta Italia.

La gestione-lager della cooperativa legata a Mafia Capitale, documentata dall’inchiesta di Fabrizio Gatti per l’Espresso e finita poi sotto inchiesta, non ha mai riguardato il deputato con gli stivali.

Era il 2017 quando Camillo Aceto, presidente della coop che al tempo si chiamava Senis Hospes – ed ex vicepresidente de La Cascina, con un avviso di garanzia attivo proprio in quel periodo – si aggiudicava il bando per la gestione del CARA al gran ghetto di Borgo Mezzanone.

Una base d’asta di poco meno di 21 milioni euro per un anno, che la coop vinse a ribasso con 15 milioni, abbassando la diaria dei 30 euro per ogni migrante – come riportava il bando, anche se per legge dovrebbero essere 35 – a 22 euro. «Un’offerta anormalmente bassa che suscita il sospetto della scarsa serietà», scrisse l’Autorità Nazionale Anticorruzione che rimase inascoltata. Il bando della prefettura fu infatti affidato comunque ad Aceto, fino a quando il Viminale non la revocò: 1400 migranti al posto di 636 scritti nel contratto, condizioni di vita disumane e un utile – per i gestori – di un milione di euro al mese. Era il 2018, Soumahoro era nell’Usb ed era l’anno in cui si fidanzava con l’attuale campagna che era nel cda di Karibu di proprietà della madre – ora indagata per truffa aggravata – che, scopriamo, lavorava proprio fianco a fianco de Le Tre Fontane, di proprietà di Medihospes, con cui si divideva i migranti a Latina. Un intreccio tra Latina e Foggia nel completo silenzio di Soumahoro. Ma c’è di più: dopo lo sfratto dal ghetto foggiano si avvia una procedura aperta per la gestione del CARA di Borgo Mezzanone, questa volta divisa in lotti. Nel 2021 è il presidente della Regione Emiliano che firma un protocollo d’intesa «per la riconversione di Borgo Mezzanone» tra Regione, Provincia, Prefettura e ministero dell’Interno mettendo in campo la cifra di poco più di due milione e mezzo di euro, che vanno aggiunti, peraltro, ai fondi Pnrr, 103 milioni, emessi dal governo Draghi per lo smantellamento dei ghetti foggiani. L’affidamento a Borgo Mezzanone sembrerebbe però più complesso e lungo del previsto, con un annullamento ingiustificato e una riattivazione poco dopo.

Il 12 ottobre 2021 però, nemmeno quindici giorni dalla firma del protocollo, risulta che la Regione Puglia abbia erogato un finanziamento – che sul sito del ministero non compare – per la gestione del Lotto 1 e per il valore di 698mila euro. La causale è la stessa del maxi bando da 2 milioni e mezzo ma non presenta il nome dell’aggiudicatario e al posto della documentazione si legge: «La presente è riservata ai soli operatori invitati della stazione appaltante» e cioè dalla Regione Puglia.

La domanda sembrerebbe inevitabile: a chi sono andati – e per quale reale motivo – quei soldi, visto che al momento Borgo Mezzanone non è gestito da nessuno?