Sono 150mila i “soldati” africani nelle nostre strade. Ogni giorno rastrellano 10 milioni di euro. Nostri

Li avrete visti tutti, gli africani servizievoli che stazionano davanti tutti i nostri supermercati, da Bolzano a Trapani, che ci aiutano, ci salutano, chiedono qualche centesimo per il caffè. Ma non solo davanti ai supermercati: anche davanti ai bar di una certa grandezza, ai parcheggi, ai negozi, ai tabaccai. E poi ai benzinai: i self service, da anni, sono gestiti da loro: ti fanno benzina e gli dai qualche cosa. Secondo un calcolo approssimativo, questi “soldati” invisibili sono dai 100 ai 150mila in Italia, e nessuno di loro ha un lavoro retribuito né contributi né un contratto, vivono tutti di accattonaggio. Ci fanno pena perché sono poveri, e c’è persino qualcuno che crede che scappino da chissà quale guerra o persecuzione, ma non è vero nulla. Si tratta di un’organizzazione ferrea, precisa, determinata: la mattina i “soldati” vengono scaricati davanti ai luoghi di lavoro dove chiedono l’elemosina, poi il pomeriggio se ne vanno, dove non si sa. Ma prima vanno alle casse di supermercati o dei bar e si fanno cambiare i soldi: mediamente dai 50 ai 100 euro al giorno. Non occorre essere dei grandi economisti o matematici per capire che qui siamo di fronte a un giro si soldi fantascientifico: dieci milioni di euro al giorno, ogni giorno, esentasse, soldi nostri, che verosimilmente vanno tutti a finire alla mafia nigeriana, che lascia ai “soldati” solo le briciole, o magari solo vitto e alloggio, se va bene.

I “soldati” sono stati fatti venire dalla sinistra

E d’altra parte le centinaia di migliaia di clandestini che la sinistra ha fatto sbarcare nel corso degli anni non hanno alternativa: arrivati in Italia, si rivolgono ai loro connazionali o a chi li gestisce e costoro li indirizzano verso i supermercati, le pompe di benzina, o ai lavori agricoli stagionali, anche lì sottopagati. Ma questi dieci milioni di euro che ogni giorno noi volontariamente consegniamo loro, che fine fanno, a cosa servono? Servono semplicemente ad arricchire la mafia nigeriana, che ride degli italiani fessi che si commuovono per un poveretto che ti saluta e ti aiuta a caricare la spesa o ti fa benzina. Era questa l’accoglienza propalata dalla sinistra, era questa la compassione della chiesa cristiana, era questo il modello di integrazione sognato dalle anime belle del politicamente corretto? Ma questa della mafia nigeriana e delle organizzazioni che ci lucrano dietro è solo l’ipotesi più benevola, meno pericolosa. Perché di ipotesi se ne potrebbe formulare anche un’altra, sperando che sia solo eccesso di prudenza: e se questi 150mila “soldati” rappresentassero solo l’avanguardia di una vera e propria invasione? Non sembri fantascienza: non ci sono solo i “soldatini” davanti ai supermercati e ai benzinai, in molte zone d’Italia ci sono autentiche gang di immigrati ben organizzate che spacciano droga, fanno prostituire le donne, e all’occasione rapinano e violentano. Controllano interi quartieri. E non solo gli africani, quindi anche i maghrebini, ma anche le bande dell’est Europa, i sudamericani, certi asiatici. Tutti pronti a delinquere, a sfruttarci, in un’ultima analisi anche a vendicarsi di un mondo opulento e finora irraggiungibile che a loro avviso li ha sempre snobbati.

Fonte: Il Secolo d’Italia