I “dirittti umani” invece dei Dieci Comandamenti
In un articolo uscito oggi su “Avvenire” a firma di Lucia Bellaspiga, intitolato “Il caso delle gemelle Kessler ci interroga su ciò che siamo diventati”,
Troviamo questa frase: “Qui non si giudica nessuno, tantomeno Ellen e Alice che certo colpe non hanno, qui si medita su di noi, su una società che di fronte a due persone morte si compiace e non si interroga su ciò che è andato storto”.
E’ una frase molto grave, perché il suicidio delle due gemelle è stato dalle stesse scelto a freddo e attentamente pianificato. Non si è trattato di un atto imprevisto, messo in opera sulla scia di un momento di disperazione o di un dolore improvviso e molto forte.
Dunque non si capisce come l’articolista possa essere così sicura che non vi sia colpa nel gesto delle due famose gemelle. Al contrario, il suicidio è colpa grave, anzi è una delle colpe più gravi che si possano compiere perché atto di uccisione di un innocente e che viola formalmente il quinto comandamento e anche atto che potremmo definire come contronatura, perché urta contro quella legge universale che Dio stesso ha posto in ogni essere vivente e che spinge anche l’uomo a voler salvare e prolungare la propria vita, non certo a interromperla. In tempi passati la Chiesa, saggiamente, rifiutava ai suicidi la sepoltura in terra consacrata; venivano seppelliti in una zona separata dei cimiteri.
L’articolo citato è doppiamente grave perché, comparendo sul giornale ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana potrebbe indurre molti fedeli a pensare che, quindi, l’eutanasia o il suicidio assistito non sono né un peccato, né un peccato grave. Tale articolo ha dunque dato scandalo, inducendo in un errore di giudizio, probabilmente, molti cattolici in buona fede.
Di questo scandalo però non risponderà solo l’articolista, ma anche il Direttore di Avvenire e tutti i vescovi che, avendo letto l’articolo, non avranno fatto nulla per correggere l’errore e riparare lo scandalo pubblico che è stato dato.
Un cristiano che ha conservato la fede di fronte a un suicidio “a freddo” come quello delle Kessler, con timore e tremore non può non pensare che vi siano molte probabilità che le due sorelle si siano dannate: anziché scrivere articoli compiacenti dovremmo considerare con orrore il fuoco dell’inferno nel quale espieranno in eterno (salvo il miracolo di un atto di dolore perfetto in articulo mortis) il loro folle e sconsiderato gesto.