Di Pino Cabras
Il . , presentato da Forza Italia, finge di “contrastare l’antisemitismo” ma ‘ .
L’articolo 2 parla di corsi scolastici “contro l’antisionismo”, e l’articolo 4 introduce nel codice penale l’idea che “negare il diritto all’esistenza dello Stato di Israele” sia un crimine.
Un colpo diretto alla ‘ , : chi denuncia un crimine di guerra rischia di essere accusato di razzismo.
E chi firma per primo questa deriva liberticida?
Già, fondata da pezzi grossi dell’esercito israeliano, citata da Report nel 2007 per i suoi intrecci nel settore della sorveglianza e delle intercettazioni.
Poi , società di cybersicurezza collegata a operatori israeliani, attiva con enti pubblici italiani e con la RAI.
Solo dopo lo scandalo televisivo, nel marzo 2024, ‘ , ammettendo di fatto il conflitto d’interessi.
E ora lo stesso specchiatissimo uomo vuole . Vorrebbe imporre a milioni di persone che non accettano i silenzi complici sul genocidio di battere in ritirata.
Ovviamente il problema non è solo lui. Meloni e Salvini spingono per buttare proprio questa benzina sul fuoco.
Altro che sovranisti: .
Difendere la libertà di parola ‘ .
È .
E non ci faremo imbavagliare.
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I fratelli Warburg prima, durante e dopo la Prima Guerra Mondiale ebbero una influenza decisiva sia sulla FED, la banca centrale americana, al 100% in mano a privati, sia sulla Reichsbank, altra banca formalmente di diritto pubblico ma a capitale interamente privato.
Di Luciano Tovaglieri, Segretario Nazionale di IGNIS Fuoco Italico
Ogni tanto la storia finanziaria riserva sorprese che sembrano uscite da un romanzo giallo. Una di queste è il fatto che Paul M. Warburg, figura chiave nella nascita della Federal Reserve negli Stati Uniti, e Max Warburg, importante banchiere tedesco, erano fratelli.
Paul Warburg partecipò come membro della prima Federal Reserve Board (nomina del 1914) e fu un sostenitore influente della riforma bancaria che portò al sistema federale americano.
Max Moritz Warburg (1867–1946) era un banchiere di spicco a Amburgo e direttore della banca familiare M. M. Warburg & Co..
La storia finanziaria ha documentato che i fratelli Warburg erano attivi su entrambi i lati dell’Atlantico, con reti finanziarie e interessi internazionali che presero parte ai flussi di potere, credito e capitale trasnazionali.
Se pensi che questo sia solo un dettaglio curiosamente accademico, considera invece le implicazioni:
- Se due fratelli erano ben inseriti nelle élite bancarie di potenze rivali, è legittimo chiedersi fino a che punto conflitti geopolitici possano sovrapporsi a interessi economici comuni e sinergie finanziarie.
- In guerra, i sistemi bancari e le risorse finanziarie sono strumenti strategici: chi controlla i soldi può condizionare produzioni, prestiti, debiti e ricostruzioni.
- L’idea che due istituzioni “centrali” — che dovrebbero incarnare l’interesse pubblico e la sovranità monetaria di due nazioni ostili — possano avere radici e connessioni comuni (due fratelli con ruoli o influenza chiave nelle rispettive banche centrali!) fa riflettere su come il potere finanziario trascenda i confini nazionali.
Naturalmente, non è così semplice come dire “i Warburg hanno orchestrato le guerre per guadagno”. Ma vale la pena ricordare che il tessuto tra finanza, politica e conflitti è spesso più intrecciato di quanto immaginiamo e fa legittimamente sorgere più di un dubbio…
la famiglia Warburg era di origine ebraica ashkenazita.
Ecco alcuni punti storici chiave:
- Origini familiari: i Warburg provenivano da una famiglia ebraica stabilitasi nella città di Warburg, in Vestfalia (Germania), nel XVI secolo. Da qui deriva il cognome.
- Banchieri ad Amburgo: nel 1798, due membri della famiglia — Moses Marcus Warburg e Gerson Warburg — fondarono la banca M. M. Warburg & Co. ad Amburgo, che divenne una delle più influenti banche private della Germania.
- Influenza internazionale: nell’Ottocento e nei primi del Novecento, i Warburg si espansero a livello internazionale: alcuni membri si stabilirono negli Stati Uniti, fondando legami con Wall Street e partecipando alla riforma bancaria americana.
- Paul Warburg, emigrato negli USA nel 1902, mantenne stretti legami con la famiglia in Germania, pur diventando cittadino americano e figura di primo piano nel sistema finanziario statunitense.
- Max Warburg rimase invece a capo della banca tedesca, assumendo anche incarichi di consulenza economica per il governo imperiale tedesco durante la Prima guerra mondiale.
La famiglia Warburg è quindi un esempio emblematico dell’élite bancaria ebraica cosmopolita dell’epoca, con reti finanziarie attive sia in Europa che negli Stati Uniti. Questa posizione transnazionale, nel contesto di guerre tra stati-nazione, ha sollevato (già allora) molte discussioni e interpretazioni, fino a spingere qualcuno a sostenere che la sconfitta dell’Impero Germanico fosse il risultato di un complotto delle élite massoniche e finanziarie dell’epoca.
Max Warburg ebbe un’influenza notevole nella finanza e nella politica economica tedesca del tempo, ma non fu formalmente il fondatore né il presidente della Reichsbank, la banca centrale tedesca. Il suo ruolo fu più sottile e “di sistema”: di consigliere strategico e grande banchiere privato collegato allo Stato.
Ecco i punti chiave per chiarire:
- Posizione ufficiale: Max Moritz Warburg (1867–1946) era direttore della M. M. Warburg & Co., una delle principali banche private di Amburgo. Non ricoprì incarichi esecutivi nella Reichsbank, ma fu membro del consiglio economico del Kaiser (Kaiserlicher Wirtschaftsrat) e consigliere finanziario del governo imperiale tedesco.
- Influenza nella Reichsbank: la Reichsbank era allora una banca “centrale” ma formalmente indipendente dal governo e, soprattutto, controllata in larga parte da azionisti privati. Era quindi permeabile all’influenza dei grandi banchieri privati, come la famiglia Warburg, i Bleichröder, i Mendelssohn ecc. Max Warburg, come uno dei principali banchieri privati dell’Impero, aveva contatti diretti con la dirigenza della Reichsbank e spesso ne influenzava le politiche creditizie e valutarie.
- Ruolo nella Prima guerra mondiale: durante il conflitto (1914–1918), Max Warburg ebbe un ruolo centrale nella pianificazione finanziaria bellica tedesca, collaborando con la Reichsbank e il Ministero delle Finanze per la gestione dei prestiti di guerra, l’emissione monetaria e la stabilità interna. Era uno degli architetti del sistema dei “prestiti patriottici” (Kriegsanleihen).
- Trattato di Versailles e dopoguerra: dopo la sconfitta, Max Warburg partecipò come consigliere della delegazione tedesca alla Conferenza di pace di Versailles (1919), trattando direttamente con i banchieri e i politici alleati. Questo sottolinea il suo peso politico-finanziario, pur non essendo un funzionario pubblico.
All’inizio del Novecento, il sistema bancario americano era frammentato e fragile. Le banche erano per lo più locali, mal coordinate, e gli Stati Uniti non avevano una vera banca centrale. Le crisi finanziarie erano frequenti — quella del 1907, in particolare, fu talmente grave da spingere il mondo politico e finanziario a cercare una riforma profonda.
In questo contesto entra in scena Paul Warburg, un banchiere tedesco naturalizzato americano, appartenente a una potente famiglia bancaria e con una lunga esperienza nei sistemi finanziari europei, molto più centralizzati ed efficienti di quello statunitense. Paul Warburg si trasferì negli Stati Uniti nel 1902 e divenne socio della banca Kuhn, Loeb & Co. a New York.
Warburg iniziò a scrivere articoli e a tenere conferenze in cui sosteneva con forza la necessità per gli Stati Uniti di dotarsi di una vera banca centrale sul modello europeo. Le sue idee influenzarono progressivamente il dibattito pubblico e politico. La svolta avvenne nel 1910, quando Warburg partecipò a un incontro segreto con un gruppo ristretto di senatori e grandi banchieri sull’isola di Jekyll Island, in Georgia. Lì venne elaborata una bozza di riforma che avrebbe gettato le basi della futura Federal Reserve.
Il progetto fu poi adattato e approvato dal Congresso nel 1913, con la firma del presidente Woodrow Wilson: nasceva così il Federal Reserve System, il nuovo sistema di banche centrali americane.
Paul Warburg, grazie alla sua competenza tecnica e alla sua visione, fu nominato membro del primo Board of Governors (il consiglio direttivo) della Federal Reserve nel 1914. In questa posizione contribuì a organizzare concretamente la struttura del nuovo sistema, basato su dodici banche regionali formalmente “federali” ma possedute da banche private, coordinate da un consiglio centrale a Washington.
L’incontro di Jekyll Island, avvenuto nel novembre 1910, fu tenuto in segreto assoluto per una serie di motivi politici e strategici ben precisi:
1. Diffidenza profonda verso Wall Street e le “banche dei ricchi”
All’epoca l’opinione pubblica americana era estremamente diffidente nei confronti dei grandi banchieri, in particolare dopo la crisi del 1907, quando l’intervento di J.P. Morgan aveva di fatto salvato il sistema finanziario — ma al prezzo di dimostrare che il potere privato era più forte dello Stato.
Qualsiasi riforma bancaria promossa apertamente dai grandi finanzieri sarebbe stata vista come un tentativo di “colpo di mano” dell’élite economica.
2. Il rischio di fallimento politico
Se si fosse saputo che i senatori e i banchieri stavano scrivendo una legge per creare una “banca centrale” dietro porte chiuse, l’opinione pubblica e molti parlamentari si sarebbero opposti in blocco.
Per questo motivo, i promotori capirono che per far passare la riforma occorreva prima costruire in modo riservato un progetto tecnicamente coerente, e poi presentarlo in una forma politicamente accettabile.
3. Massima riservatezza logistica
Per mantenere il segreto, i partecipanti — tra cui Sen. Nelson Aldrich, Paul Warburg, Frank Vanderlip (National City Bank), Henry Davison (Morgan), A. Piatt Andrew (sottosegretario al Tesoro) e altri — viaggiarono in treno usando nomi in codice, fingendo di partire per una battuta di caccia.
Una volta sull’isola di Jekyll (all’epoca proprietà privata del Jekyll Island Club, frequentato dall’élite finanziaria), lavorarono per circa dieci giorni a un piano di riforma bancaria. Non furono tenuti verbali ufficiali e i partecipanti mantennero il silenzio pubblico per anni.
Durante quei dieci giorni di riunioni, in completo isolamento, i partecipanti stesero una bozza organica per creare una banca centrale capace di:
- fornire un sistema unico di emissione monetaria “elastica”, in grado di rispondere rapidamente alle crisi;
- coordinare le banche regionali e private sotto un’unica struttura federale;
- assicurare il controllo del credito e della moneta in modo più stabile e prevedibile.
Tuttavia, questa banca centrale non sarebbe stata pubblica nel senso moderno: il modello ideato prevedeva che la governance fosse saldamente nelle mani dei grandi banchieri privati, pur dando all’istituzione un aspetto “federale” e formalmente indipendente dal governo. In altre parole, si voleva creare un sistema centrale gestito dai privati ma con una veste pubblica per renderlo politicamente accettabile.
La segretezza era totale e deliberata per diversi motivi. All’epoca, negli Stati Uniti, l’opinione pubblica e molti ambienti politici erano fortemente ostili ai “grandi banchieri” e diffidavano profondamente di qualsiasi proposta che sembrasse dare più potere a Wall Street. Se si fosse saputo che i senatori e i principali banchieri del Paese si erano riuniti a porte chiuse per scrivere una riforma bancaria, il progetto sarebbe stato affondato immediatamente, travolto da accuse di cospirazione finanziaria.