Minneapolis brucia. Un False Flag contro Trump?

Leonardo Santi

“Terza notte di disordini a Minneapolis, Minnesota, dopo la morte di George Floyd, afroamericano fermato dagli agenti di polizia per un controllo la sera del 25 maggio, arrestato e morto poco dopo. Nel video girato con il cellulare da un cittadino che era presente si vede un poliziotto (bianco) che preme con il ginocchio sul collo di Floyd immobilizzato a terra fino, sembra, a soffocarlo.”
Questa è la notizia riportata dal “Il sole 24 ore”.
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Ma andiamo a scavare e ad analizzare come stanno realmente le cose, al di là della narrazione mainstream.
Floyd, l’afroamericano, e il poliziotto di Minneapolis che lo AVREBBE ucciso, lavoravano entrambi come uomini della sicurezza per lo stesso  club, fino a dicembre 2019, sempre nella stessa città.
ABCNews (mainstream) riporta:
Minneapolis City Council records show that Chauvin moonlighted as a bouncer at a downtown Latin nightclub”. 
La proprietaria lo testimonia. Il sito del club, Chauvin e Floyd, è ancora online, trattasi di un marchio presente in tutti gli USA.
Trattasi di FALSE FLAG assoluta atta a generare disordini a comando in tutti gli USA. L’ha fatto.
Ora Trump ha mandato la  National Guard, giusto sparare adesso..
Ma che cos’è una “False Flag”?
L’espressione inglese significa letteralmente “bandiera falsa”: l’idea è quella di “firmare” una certa operazione per così dire “issando” la bandiera di un altro stato o la sigla di un’altra organizzazione, attribuendole quindi la responsabilità dell’azione svoltasi.
Ogni volta lo stesso INNESCO e parte la rivolta a comando.
Ricordo che durante lo stato di emergenza è prevista la pena di morte per il saccheggio.
Il reato è passibile di uccisione sul posto.
ORDINE SUPERIORE
Creare il massimo caos
OBBIETTIVO
Si deve votare alle prossime elezioni americane di novembre per posta,
così possono frodare e far vincere il rincoglionito Biden, il DEM adatto a proseguire l’opera di Obama, con la complicità dei social media, vedasi Twitter, e del deepstate.
Il virus si sta ammosciando, l’obbiettivo è la guerra civile!
Chauvin, il poliziotto,  aveva 17 denunce a suo carico. Era stato messo in CONGEDO dalla polizia di Minneapolis  dal 2011.
Domanda: siamo sicuri che non indossasse costumi di scena, a questo punto?
La vittima e l’omicida: erano colleghi.
NEWSWEEK (iper-mainstream)
con il dettaglio delle denunce a carico di Chauvin.
Ha ucciso in servizio più volte, dal 2006, la sera faceva il security service con Floyd.
Sempre ammesso che Floyd sia morto davvero (ma a questo punto non ci credo più).
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Nel video che ho allegato sotto potete vedere un altro agente di polizia di  Minneapolis è stato BECCATO: è quello che vandalizzava vetrine, mentre un ragazzo con un cartone di pizza in mano, cercava di fermarlo. Poco prima dell’incendio del commissariato.
La maschera antigas e i guanti sono dotazione.
Identiche!
Ora una domanda sorge spontanea: ma dove cavolo sono finiti i giornalai italiani?  Fanno finta di essere sordo/ciechi?

Fin qui Leonardo Santi.

Alcuni testimoni credono di aver riconosciuto l’ex poliziotto Chauvin in uno dei tre personaggi visti durante l’attentato “islamico” durante la Maratona di Boston, 15 aprile 2013.


(Rettifica: ho detto che Chauvin era in congedo dal 2011. Mio errore: è stato riassunto dalla  polizia, nonostante sei omicidi in servizio e 17  lagnanze per brutalità.

C’è chi fa notare che la tecnica di immobilizzazione usata dal poliziotto, non è prevista dagli addestramenti della polizia locale, ma è usata  dall’esercito sionista

L’Attorney General Bill Barr: “In molti luoghi, sembra che la violenza sia pianificata, organizzata e guidata da gruppi estremisti di sinistra anarchici, gruppi estremisti di estrema sinistra che usano tattiche simili all’antifa”.

 

Si ricordi che ciò avviene mentre Trump ha ingaggiato una battaglia di libertà di opinione contro Twitter  – e implicitamente contro i giganti del Web che gestiscono i social. Un suo tweet – dove diceva che a suo parere  il voto per posta falsava le elezioni – è stato  censurato da twitter:

Una libera opinione, censurata! In nome del Primo Emendamento, Trump  ha  tolto ai social l’immunità penale e civile per i contenuti che vi appaiono. Finché i social restano una semplice bacheca digitale,   non sono responsabili di ciò che la gente vi appende;  ma siccome adesso esprimono una preferenza politica ed ideologica, allora   diventano  “editori” e direttori  responsabili, che risspondono dei contenuti. Più fondamentalmente, Trump afferma col suo decreto esecutivo che non hanno alcuna legalità i “tribunali” che  s’impancano a giudicare e condannare le opinioni altrui,  come  i vari Butac,  il David Puente Group o questo, che mi ha appena schedato:

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