L’ISTERIA DI GENERE, I MAGHI E I BABBANI

 

di Roberto PECCHIOLI

Ci siamo convinti che l’obiettivo finale di chi esercita il potere in questo tempo bastardo sia abolire la realtà. Se Tommaso d’Aquino, dimenticato dalla Chiesa a cui offrì i più potenti argomenti per affrontare il rapporto tra fede e ragione, ammoniva i suoi studenti mostrando una mela e intimando di abbandonare la lezione a chi non credesse nella concretezza di quel frutto, il secolo XXI ha dichiarato guerra alla realtà e alla verità. Per i pochi interessati alle origini profonde, filosofiche del malinconico declino in atto, indichiamo l’antica eresia gnostica che torna a galla, il neo trascendentalismo di ascendenza kantiana per il quale la realtà esiste solo nella coscienza soggettiva. Vero, dunque, è solo ciò che appare tale al tribunale dell’Io. Concretamente, forze potentissime lavorano con successo crescente per cancellare la verità dal cuore dell’uomo. E vero, ormai, ciò che viene dichiarato tale dai padroni della comunicazione e di quella che viene falsamente proclamata conoscenza. Il capovolgimento è orami totale: il bene di ieri è il male di oggi e viceversa. La spada colpisce tuttavia a livello più profondo: non crediamo più a ciò che vediamo, alle parole con cui designavamo cose, comportamenti e concetti.

Anche la natura subisce le conseguenze di una follia isterica: revochiamo in dubbio anche le sue leggi più ovvie, autoevidenti, se non corrispondono al pensiero dominante. La verità, la logica, l’adaequatio rei et intellectus, – la corrispondenza tra la cosa e la retta ragione – non contano più se non ricevono l’imprimatur, il bollino di conformità di una sotto cultura dietro la quale si intravvedono i tratti del Maligno. In una delle Lettere a Lucilio, Seneca spiegava quanto sia debole lo spirito umano, e quanto sia importante sottrarre all’influenza di falsi maestri gli animi più semplici e quelli non ancora formati dei più giovani, nonché quanto, ahimè, sia facile (e comodo) passare dalla parte della maggioranza (facile transitur ad plures). Il monopolio dei mezzi di comunicazione, dell’educazione e della conoscenza, unito al possesso di tecnologie mai tanto potenti permette a una minoranza di impadronirsi delle menti, mutando i significati e negando l’evidenza. Gli intelligentissimi burattini delle folle spaccatutto di neo analfabeti selvaggi digitali conoscono la lezione della vera cultura. Dagli impolverati scaffali del passato traiamo un passo dalle Ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo: “la moltitudine giudica più che dall’intento, dalla fortuna, chiama virtù il delitto utile, e scelleraggine l’onestà che le pare dannosa. Per avere i suoi plausi conviene atterrirla o ingrassarla, ingannarla sempre. “

Queste riflessioni – non nuove – sono diventate più amare seguendo sulla stampa di lingua inglese una polemica che ha coinvolto Joanne K. Rowling, l’autrice della saga letteraria di Harry Potter, il maghetto della scuola Howarts. La Rowling, oltre ad essere l’autrice contemporanea più letta, (500 milioni di copie) ha influenzato il lessico inglese con diverse espressioni divenute di uso comune. Neanche lei è sfuggita alla psicopolizia al servizio dell’isteria politicamente corretta.

I fatti sono i seguenti: il 6 giugno scorso, su Twitter, la Rowling (a proposito, anche l’uso dell’articolo determinativo femminile desta sospetto) si è permessa di criticare il titolo di un articolo di stampa. “Creare un mondo post-Covid 19 più uguale per persone che hanno le mestruazioni”. Le tre persone “che mestruano” firmatarie dell’articolo hanno evitato la parola donna poiché il termine riconduce alla polarità binaria maschio –femmina, da eludere anche a sprezzo del ridicolo. Nell’articolo si tratta delle donne senza nominarle mai; altro non sono che un collettivo denominato “persone che hanno le mestruazioni”. Le autrici profondono i loro sforzi nello studio dell’Identità “di genere” e forse per l’impegno totalizzante non hanno dimestichezza con la logica. Contrordine: anche il principio di non contraddizione è un residuo tenebroso del passato non rischiarato dal Progresso. Il vecchio Aristotele sosteneva che la somma di A e non-A comprendeva il tutto. Ciò significa, anche seguendo il tortuoso percorso mentale del neo-pensiero neutro, che la somma di chi ha le mestruazioni e di chi non le ha comprende l’umanità intera. Di nuovo un binomio: uomo e donna, al quale non possono sfuggire, nonostante ogni torsione lessicale, le tre inclite autrici dell’articolo: “per la contraddizion che nol consente”.

Ridevamo delle fasi ultime della cultura bizantina, le sterili discussioni sul nulla di esangui chierici spazzati via dalla furia concreta dei conquistatori ottomani. La post civiltà del XXI secolo li ha raggiunti e superati: potenza del progresso, assistiamo sconcertati alla sottile ridefinizione del sesso diventato genere, come nella grammatica. Siamo spettatori allibiti della costruzione/invenzione di una gamma di generi che si contano a decine. La Rowling, nella sua reazione, non si è appellata alla logica. Sarebbe stata una crudeltà mentale inutile, sostituita dall’ironia della normalità, che, nel mondo degli offesi impermaliti, desta reazioni inconsulte. “Persone che mestruano? Sono sicura (per fortuna in inglese l’aggettivo “sure” non deve essere declinato al femminile o al maschile N.d.R.) che c’era una parola per queste persone. Aiutatemi: wumben? Winpund? Woomud? La parola, naturalmente, è woman. Donna.” Male gliene è incolto: di fronte all’obbligo identitario non c’è spazio per alcuna obiezione, sia pure in forma d’ironia. La scrittrice è stata oggetto di dure critiche, condite da velenosi attacchi.

Si è trovata costretta a puntualizzare, in un nuovo “tweet” (cinguettio). “Se il sesso non è reale, non può esserci attrazione nei confronti del sesso stesso. Se il sesso non è reale, la realtà vissuta dalle donne si cancella. Conosco e voglio bene a persone transessuali, ma cancellare il concetto di sesso elimina la capacità di molte persone di discutere della loro vita in maniera significativa. Non è odio dire la verità“. Parole da recapitare ai relatori della legge italiana sull’omofobia e la transfobia, le quali insistono nell’affermazione che è “discorso di odio” degno di sanzione penale con relativa carcerazione, l’affermazione della normalità eterosessuale, la contrarietà alle unione civili omo e qualsiasi obiezione alle teorie di genere.

Perché la Rowling ha menzionato i transessuali? Perché se il sesso è qualcosa di reale, oggettivo, non fittizio né arbitrario, si può intendere che i transessuali non sono donne, ma uomini trasformati in donne, per quanto “non mestruino”.   Segnalare che la distinzione uomo-donna è reale, che corrisponde a una divisione previa, biologicamente determinata, naturale, presuppone di incappare nel delitto di odio, secondo i nuovi (anti) moralisti. Perciò si è vista obbligata a puntualizzare che “dire la verità non è odio “. Ricordiamolo quando ci trascineranno in tribunale in base al proibizionismo verbale del secolo XXI, inclusivo e progressista. L’ appello della Rowling riguarda qualcosa che sino a poco tempo fa – e nel resto del mondo, grazie a Dio ancora oggi – era puro senso comune sostenuto dalla biologia, quindi dalla scienza umana. Eppure ha prodotto reazioni isteriche, ed usiamo il termine nel senso usato da Freud all’inizio dei suoi studi che culminarono nell’invenzione dell’inganno psicanalitico.

Le critiche più pesanti sono arrivate da Eddie Redmayne e Emma Watson, che non sono biologi o antropologi, ma attori a contratto dei film su Harry Potter. Ci spiace usare per loro un termine volgarotto, ma assai efficace: si tratta di paraculi interessati a evitare contestazioni da parte della bellicosa comunità LGBT e dai devoti della religione della correttezza politica. Difendono i transessuali che la Rowling non ha criticato, ma si sono sentiti nella necessità di scuotersi di dosso la macchia del senso comune espressa dall’autrice dei romanzi su Harry Potter di cui interpreteranno le versioni cinematografiche. Excusatio non petita, con quel che segue. George Takei, la cui condizione di attore gli conferisce evidentemente superpoteri e il master in tuttologia, ha dichiarato che la Rowling è “scientificamente ignorante “in quanto “difende il cosiddetto sesso biologico”. Un nuovo, suggestivo capo d’imputazione per il quale non resterà che la pubblica autocritica, come per gli eretici del comunismo.

Secondo la stampa, alcuni funzionari di Hachette, la casa editrice di Harry Potter, hanno minacciato le dimissioni se l’azienda pubblicherà il prossimo libro della Rowling. Proibizionismo degli imbecilli, con l’accorata speranza che diano corso alle intenzioni e cambino mestiere. Joanna Rowling si è vista costretta a una controreplica, affidata al suo sito personale, in cui ha affermato quanto segue: “per quelli che non lo sanno: nel dicembre scorso ho affidato a Twitter il mio appoggio a Maya Forstater, una specialista di questioni fiscali che ha perso il suo impiego per quelli che furono considerati tweet transfobici. La donna ha portato il suo caso davanti al giudice del lavoro, chiedendogli che decidesse con sentenza se la credenza filosofica che il sesso è determinato dalla biologia è protetta dalla legge. Il giudice Tayler ha stabilito che non lo è. “Non c’è un giudice a Berlino e tanto meno a Londra. Tremiamo per la sorte dei postulati matematici, gli enunciati considerati veri pur in assenza o impossibilità di dimostrazione formale.

La Rowling prosegue ricordando il suo vivo interesse per lo studio “dell’identità di genere e le questioni relative al transgenere”, che l’ha portata a conoscere un’intellettuale femminista lesbica, Magdalen Berns, convinta dell’importanza del sesso biologico, la cui persuasione è che non si debbano considerare intolleranti le lesbiche che non vogliono intrattenere relazioni con “donne trans con pene “. Difficile orientarsi in un labirinto in cui mai saremmo voluti entrare, ma l’opinione della Berns spiega la tensione esistente tra l’universo delle femministe e quello dei transessuali. Sgomenta che questioni della specie siano oggetto di pensosi dibattiti “culturali” e addirittura di denunce penali. Certo, se fosse vero che ogni uomo può “essere” una donna, per semplice desiderio, capriccio o perché tale vuole considerarsi, gli obiettivi del femminismo della terza ondata diventerebbero confusi, opachi, privi di un centro di gravità. Fatti loro, verrebbe da concludere, ma non è così, per il clima di crescente intolleranza e per il dilagante conflitto con la realtà in cui- lo afferma il giudice inglese- le verità evidenti non sono più tali.

Dicevamo di Bisanzio e del sesso degli angeli: dispute simili a quelle relative ai generi, il cui numero aumenta costantemente. Non ci avventuriamo su un terreno tanto complicato, limitandoci a prendere atto della morte della realtà concreta, battuta sul terreno del meramente soggettivo. In linea teorica, vale il diritto a fregiarsi dell’etichetta che si preferisce e di vivere come si crede la sessualità, che va di moda definire orientamento sessuale per esprimere la sua natura provvisoria, liquida, oggi qui, domani là. Restano due problemi: il primo riguarda l’evidenza biologica, il “postulato” o assioma che i sessi sono due, che è sbalorditivo dover ripetere; l’altro è che l’opinione di alcune minoranze non può essere un obbligo di legge che nega ciò che gli occhi e il cervello di tutte le generazioni hanno osservato da sempre. E’ purtroppo vero che in tempi di menzogna universale, dire la verità è un atto rivoluzionario (George Orwell).

I barbari isterici hanno la pretesa di imporsi semplicemente “perché sì”, nell’assoluto rifiuto di accettare qualsiasi avviso contrario, inclusi i verdetti delle scienze della natura. C’è qualcosa di profondamente sinistro, un pensiero magico e maligno che viene dal sottosuolo, dal pozzo delle peggiori pulsioni infere. La Rowling è l’inventrice di Harry Potter: viene spontaneo pensare alla magia nera, al disprezzo del maghetto per chi non ha poteri magici, noi comuni mortali, noi che chiamiamo bianco il bianco e nero il nero. Nei romanzi della Rowling, maghi e streghe definiscono con disprezzo “babbani”(“muggles” nell’originale) coloro che non praticano e non conoscono la magia. Temiamo che quello che avanza senza incontrare resistenza sia un pensiero magico (o diabolico) al quale dobbiamo contrapporre una rivolta, una resistenza animata dalla gente qualunque, quella che crede in ciò che vede e sa ancora che maschio e femmina li creò e chiama madre e padre i genitori, uomini e donne le persone che incontra per strada e sa ancora distinguere, fuori di magia e ideologia, il bene e il male.

Una rivolta di milioni di babbani che superano gli insulti, il disprezzo sparso a piene mani, la condanna sociale pronunciata dall’alto in nome del Nulla e riaffermano, con serena fermezza, che la neve è bianca e la notte scura. La resistenza di chi sa che i meccanismi di odio irrazionale verso i dissidenti non sono che un antico riflesso di solidarietà tribale mutato in isteria, un fenomeno patologico degno di essere studiato dagli specia