Il IV Reich e l’Europa

di luciano garofoli

Mi è ricapitato in mano dopo tanto tempo un vecchio libro francese L’Europe de Hitler di Francis Bertin edito dalla Librairie Française nell’aprile del 1976. Uno di quei libri che compravo con qualche difficoltà in quanto non era così facile trasferire denaro da qui alla Francia ed i vaglia internazionali erano una rarità e costavano cari: mi pare che ci fosse anche un plafond per ognuno.

Il libro aveva come sottotitolo Les decombres des Democraties cioè le macerie delle democrazie: per curiosità gli ho ridato un’occhiata e francamente sono rimasto di sale!

Bertin analizza quale sarebbe stata la nuova Europa dopo la definitiva vittoria della Germania nella seconda guerra mondiale. A monte esisteva un piano ben preciso che già era abbozzato nel Mein Kampf che delineava un nuovo ordine europeo al centro del quale ci sarebbe stato il reich tedesco il quale avrebbe fatto da motore e guida al complesso della nuova Europa.

Ma la cosa più eclatante fu che nel 1942 il Ministro dell’Economia del Reich Walther Funk, uno che di questa materia era un esperto, insieme al suo collega Albert Speer prepararono il progetto Europäische Wirtschaftsgesellschaft per creare un’integrazione monetaria ed industriale degli stati europei alleati od occupati dalle armate tedesche. Indovinate quale sarebbe stata la moneta “guida” di quest’area? Ma il Reichsmark, era una scelta fatta naturalmente a caso tra le varie valute circolanti all’epoca, ripeto una scelta del tutto casuale e senza alcun tipo di pregiudizio! Ma c’era di più: i ministri di Hitler avevano disegnato un’area di mercato completamente aperta, senza dazi doganali, senza frontiere basata su una sola moneta valida ed accettata da tutti, con al centro la potenza militare economica ed industriale tedesca a fare da locomotiva a tutto il sistema: insomma con la Germania quale Stato leader. Solo gli sfavorevoli eventi bellici impedirono la realizzazione di questo ambizioso piano: i tempi non erano ancora maturi!

Intorno a questa visione progettuale esistono tutta una serie di corollari che possiamo definire “preparatori” o di supporto: intanto se ne parlava in lungo ed in largo. Eccone alcuni esempi. Chi parla è il Ministro della Propaganda del Reich il dottor Joseph Goebbels:

“La tecnologia dei trasporti e delle telecomunicazioni sta accorciando le distanze tra i popoli e questo condurrà inevitabilmente all’integrazione europea …. Tempo cinquant’anni e la gente non penserà più in termini di nazione, ma solo in una prospettiva di un grande spazio europeo sovranazionale”.

Ma al coro si aggiunge una voce addirittura più forte ed autorevole quella del Führer Adolf Hitler: parla al Berliner Sportpalast:

“L’anno 1941 sarà, ne sono convinto, l’anno storico per un grande Nuovo Ordine Europeo …. Noi siamo più interessati all’Europa di qualsiasi altro Paese. La nostra nazione, la nostra cultura, la nostra economia, sono cresciute entro un più ampio contesto europeo. Pertanto dobbiamo essere i nemici di ogni tentativo di introdurre elementi di discordia e distruzione in questa famiglia di popoli”

Non vorrei essere petulante, ma non sembrano parole che oggi potremmo sentirci dire, magari con altre sfumature, dal Presidente della Commissione europea o da uno dei tanti Commissari che lavorano a Bruxelles e che guarda caso non sono tutti sicuramente super partes e che si guardano bene dal favorire la Germania, tutti lo sanno o no che lavorano solo per una grande e forte Europa?

In  questo contesto storico i Tedeschi, venivano considerati un “popolo di signori” (Herrenvolk), avrebbero avuto giustamente e meritevolmente il primo posto davanti a tutti gli altri popoli europei.

Bertin ci viene incontro e, nel libro, delinea quali sarebbero stati gli scenari futuri di questa nuova, più grande e forte Europa a guida tedesca. Al centro il Grossgermanisches Reich Deutscher Nation cioè il Grande Reich della Nazione tedesca che avrebbe avuto confini più vasti di quelli della sola Germania: Austria, Alsazia, Lorena, Lussemburgo, Boemia, Moravia, Prussia e Polonia occidentale sarebbero diventate dei Gau della nuova aggregazione statale sovranazionale tedesca. A questi si sarebbero aggiunti in seguito anche altre porzioni di territori come Alpenvorland cioè le provincie italiane di Bolzano, Trento e Belluno[1] e i territori dell’ Adriatische Küstenland o Litorale Adriatico con capitale Trieste. In pratica Trieste era stata separata di fatto dalla Repubblica Sociale ed il nuovo Gau comprendeva tutta la regione Friuli Venezia Giulia, l’Istria e la costa dalmata. Esso era un’entità amministrativa autonoma che era dotato di un grosso apparato burocratico formato in prevalenza da austriaci e sottoposto provvisoriamente ad un commissario supremo la cui carica era ricoperta Friedrich Rainer Gaulaiter della Carinzia.

Quello che si delineava nei progetti dell’Europa post bellica era un Nuovo Ordine gerarchico selettivo germano centrico, in attesa di un passo successivo: l’annullamento delle varie identità nazionali in un crogiuolo che avrebbe fuso la nuova Europa, le parole di Goebbels erano chiarissime a riguardo.

Sotto questa luce sono più chiari i riferimenti alla creazione di un Reich millenario faro della nuova civiltà moderna.

Un’altra piccola riflessione si impone sotto il profilo della creazione di un Nuovo Ordine gerarchico selettivo sotto la guida della Germania. Forse che non si sta parlando della creazione di un ferreo ordine gerarchico selettivo anche negli scritti di Pike, o nelle previsioni della creazione di un nuovo governo mondiale preconizzato da tante menti ”illuminate” da Comenius agli Illuminati di Baviera?

A qualcuno salterà di sicuro la mosca al naso nel leggere tali affermazioni, ma signori miei voi credete che le grandi centrali finanziarie internazionali che avevano cavato milioni di dollari per portare Hitler al potere, facessero della beneficienza o improntassero i loro soldi senza un sicuro piano di rientro non solo sul fronte finanziario, ma soprattutto su quello politico e di potere? Pensate davvero che gente come Harriman o la famiglia Bush fossero degli sprovveduti o dei dilettanti da circo? Né è solo pensabile che un eventuale doppio gioco, posto in essere da Hitler, potesse prendere alla sprovvista, o cogliere di sorpresa certi milieu di altissimo livello?

Ed allora Schacht cosa mai poteva fare, all’interno del governo di Hitler con una carica così importante come Ministro della Reichsbank: non era per caso il garante ed il controllore che tenesse sotto osservazione la politica  della Germania Nazionalsocialista ed allo stesso tempo anche il gestore e garante dei milioni di dollari che arrivavano da oltre Atlantico?

Bene il Neuordnung Europas (Nuovo Ordine Europeo): era una gerarchia tra Stati suddivisa su vari livelli. Come già affermato prima al vertice della piramide ci sarebbe stato il Grande Reich tedesco formato oltre che dalla Germania  da Austria, Alsazia, Lorena, Lussemburgo, Boemia, Moravia, Prussia e Polonia occidentale con circa 100 milioni di abitanti; a questo aggregato, chiamato anche grande comunità germanica al centro d’Europa, si associava con un ruolo paritario l’Italia fascista e nelle speranza di Hitler anche la Gran Bretagna.

La Frankfurter Zeitung, il 5 gennaio 1941 sciveva:

“Germania ed Italia non intendono restaurare un dominio (Herrschaft) ma rivendicano un ruolo di guida”.

In seconda linea venivano altre nazioni che avevano aderito sia al patto tripartito, sia a quello anti komintern: Ungheria, Romania, Bulgaria Slovacchia, Croazia e la Finlandia. Questi avrebbero avuto ancora formalmente una sovranità, ma il loro agire sarebbe stato ridotto al ruolo di stati suzerain[2] nella struttura definitiva della grande Europa.

La sorte delle nazioni occupate militarmente sarebbe stata stabilita in base ad una graduatoria di importanza e di compiti che sarebbero stati loro assegnati dalla Germania.

La Francia, per esempio, era una nazione con forte grado di industrializzazione per cui dopo una adeguata dose di “rieducazione” avrebbe avuto compiti di sempre maggior importanza.

Un livello privilegiato avrebbero avuto Danimarca e Norvegia; più incerta la fine che sarebbe toccata a Belgio e Paesi Bassi. Qui si prevedeva addirittura la creazione di una grande Borgogna che oltre al Belgio ed all’Olanda doveva comprendere anche Lussemburgo e probabilmente quella parte della Francia che appunto si chiama Borgogna. La Slovacchia e la zona dei Sudeti sarebbero state incorporate direttamente nel Grande Reich tedesco e ridotte al livello di Gau.

La Svezia e la Svizzera avrebbero mantenuto lo stato di neutralità, ma la loro vita come stati autonomi, sarebbe stato fortemente condizionato dal colosso statale creato in Europa.

Altri stati occupati militarmente dalle armate tedesche e dei suoi alleati come Polonia, Ucraina, Boemia e Moravia, Grecia avrebbero avuto in sorte l’essere trattati come delle colonie ed il loro compito specifico sarebbe stato quello di fornire materie prime, derrate agricole e soprattutto lavoratori a bassissimo costo per l’economia del Grossgermanisches Reich Deutscher Nation.

Vagamente abbozzato il ruolo della Russia e di tutto lo spazio territoriale ad essa sottoposto: ma in questa definizione ideologica  centrale è il concetto del Lebensraum o spazio vitale che nella geopolitica nazionalsocialista era inteso come lo spazio necessario ad ogni popolo per sopravvivere e svilupparsi a seconda del proprio potenziale culturale e demografico.

Dopo la sconfitta militare della Germania e dei suoi alleati di questi progetti non si parla più in questi termini: la Germania ha concentrato tutte le sue forze apparentemente prima nella ricostruzione e poi solo nel settore economico.

Sono cambiati i suonatori, ma la musica è rimasta la stessa e vediamo perché.

Il ruolo di super potenza mondiale è passato agli Usa i quali con molta rudezza stanno imponendo il loro modello politico basato sulla democrazia e sul libero scambio di merci: in questo coerentemente con quanto scritto nella Carta Atlantica, firmata da Churchill e da Roosevelt al largo di Terranova il 14 agosto del 1941, carta che sarebbe poi diventata la base delle Nazioni Unite. L’ONU doveva rappresentare il primo passo molto tranquillo verso il concetto di Governo Mondiale.

Ormai, come prevedevano i piani della Grande Opera, l’Europa doveva diventare una federazione di stati passando attraverso varie fasi a cominciare dal campo economico per poi arrivare a quello anche politico.

Nei cinque grandi aggregati sovranazionali che sono alla base del Governo Mondiale ognuno ha come riferimento una nazione “guida”: essa per quanto riguarda l’Europa continentale è sempre stata la Germania paese economicamente trainante ed avanzatissimo e, cosa fondamentale, di religione protestante.

Badate bene la Gran Bretagna non fa parte di questa area, ma essa è a capo di quello che è definito il Commonwelt quindi con l’Europa continentale non ha proprio niente a che fare. Ora forse è più chiaro per quale motivo De Gaulle negò l’accesso al MEC degli Inglesi ed anche per quale motivo oggi si è potuta porre in essere la Brexit: l’adesione alla UE non prevedeva e mai avrebbe previsto da parte inglese, l’adozione dell’Euro come nuova moneta nazionale al posto della Sterlina.

Chi è padrone della propria moneta è anche titolare della propria sovranità statuale!

Lo schema che è stato adottato per arrivare alla creazione degli Stati Uniti d’Europa  è il medesimo seguito sia per la creazione degli USA, sia per la creazione della Germania entità statuale inesistente nella realtà europea del XIX secolo. In realtà sul territorio della attuale Germania esistevano ben 38 stati sovrani i quali formavano il Sacro Romano Impero germanico, la cui presidenza alla dieta di Francoforte spettava all’Arciduca d’Austria, re di Boemia ed Ungheria e conseguenzialmente anche Imperatore del Sacro Romano Impero germanico.

Quindi creazione di un’area doganale senza frontiere ed adozione di una moneta comune che guarda caso dopo il 1866 fu proprio il marco, moneta corrente nello stato del Grande Elettore del Brandeburgo, cioè il re di Prussia.

Il caos che ne derivò fu tale che si rese necessaria la creazione di un nuovo stato sovranazionale: la Germania appunto.

Tutto il potere passò a Berlino nelle mani di Bismarck, il quale provvide alla creazione ed all’armonizzazione della nuova entità sovranazionale ripetendo, guarda caso, quello che poco prima era successo in Italia con l’annessione degli stati della penisola al Piemonte.

Oggi è avvenuta la stessa identica cosa: l’Euro è potuto nascere solo dopo la Creazione di un parlamento europeo con dei poteri ancora limitati; la nascita di organi come la Commissione europea abbozzo di governo sovranazionale; con l’imposizione del recepimento automatico delle decisioni prese a Bruxelles dagli organi di governo nazionali  del tutto staccati dalla logica dell’elezione democratica dal basso, dei medesimi.

A ciò  si aggiunge la creazione di una costituzione comune che vuole la nuova entità statuale completamente staccata dalle sue radici cristiane e solo basata sui concetti laici e repubblicani che sono le fondamenta degli immortali principi della rivoluzione francese!

Di seguito è arrivata la formale rinuncia, da parte degli stati membri, alla sovranità monetaria nazionale in favore della Banca Centrale Europea, la quale, guarda caso, ha la sua sede a Francoforte. Poi la fissazione dei livelli di cambio tra le vecchie monete e la nuova divisa, la libera circolazione di merci e  cittadini  all’interno della Comunità con i trattati di Schengen.

Ma il vero e proprio colpo di stato è stato portato a termine in maniera indolore e molto asetticamente dalla Germania con l’assenso della Francia: tutte le leve di potere amministrativo e decisionale della UE sono passate a Commissari i quali parlano un unico linguaggio e seguono le direttive economiche e politiche della nazione egemone, cioè la Germania. Ciò indipendentemente che i Commissari siano francesi, lussemburghesi, olandesi, o finnici lo spartito che devono suonare è solo quello della musica tedesca.

Abbiamo assistito alla crescita esponenziale del debito sovrano di nazioni come la Grecia, il Portogallo, l’Italia, la Spagna, l’Irlanda sempre finanziato dalle grandi banche tedesche. Come conseguenza si è avuta la caduta verticale se non il crollo delle economie di questi paesi e l’impossibilità pratica di azzerare il debito sovrano contratto con le banche tedesche e francesi. Esse non sono solidissime, ma piene di derivative, ma che passano sempre più che brillantemente gli stress test della BCE.

Vorrei far notare come i metodi non siano poi tanto diversi da quelli che adoperava Hitler per “convincere” i recalcitranti: è solo cambiata la forma, non certo il contenuto.

Il passaggio alla fase successiva sarà la creazione di un ministero dell’economia comune che imporrà autonomamente e senza controlli o interferenze, politiche uguali a tutti gli stati membri.

Per le già agonizzanti economie dei PIGS sarà un bagno di sangue!

Politicamente parlando abbiamo assistito alla divisione in due della Cecoslovacchia, alla disintegrazione della Jugoslavia, al formarsi di un nucleo di paesi “virtuosi” economicamente parlando i quali fanno sempre causa comune con il grande Reich tedesco: Olanda, Francia, Belgio, Lussemburgo possono permettersi leggi, atteggiamenti, orientamenti di natura economica e finanziaria del tutto eterodossi rispetto a quelli che vengono imposti ad Italia, Grecia, Portogallo, Irlanda. Se andate a rivedere il disegno del Nuovo Ordine europeo di Hitler è la stessa identica cosa di quello che viene imposto attraverso la leva economica nella UE.

L’Italia deve pagare ad usura il suo “giro di valzer” nella prima guerra mondiale ed il tradimento ignominioso e mai perdonato durante la seconda guerra mondiale: nulla può essere lasciato impunito.

Da comprimaria nel Nuovo Ordine europeo l’Italia al pari con il Grande Reich tedesco essa è diventata un paese Untermenschen e senza più alcuna capacità ed autonomia politica! Inutile sottolineare che la classe, meglio la casta, che governa l’Italia sia completamente asservita e venduta ai voleri tedeschi: innegabilmente è sotto gli occhi di tutti!

Ogni tanto qualcosa va storto ed allora grandi temi come l’immigrazione, o l’uscita della Gran Bretagna dalla Comunità, oppure il rifiuto di paesi come la Danimarca e la Norvegia di farne parte fanno creare delle fratture all’interno del monolite europeo. Come sempre quando accadono queste cose dissonanti dal coro, la reazione di Berlino è sempre la stessa. Grande disagio, minacce di sanzioni, diktat e proclami di ire funeste: guardate quali sono gli atteggiamenti verso l’Ungheria, o verso la Polonia. Prima o poi o tutti si adegueranno seguendo l’esempio italiano oppure … un piano B è già pronto per creare una grande Comunità germanica al centro d’Europa, ma solo dopo che le economie di questi paesi saranno azzerate.

Per ora il trattato Transatlantico con l’area del Nafta è saltato, per il diniego di Trump e del Congresso USA, ma state certi che prima o poi verrà riproposto, magari quando alla Presidenza degli Stati Uniti tornerà un sincero e verace “democratico” al posto del pagliaccio Trump che con le buone, o con le cattive verrà cacciato da quella poltrona.

Quindi anche oggi ci sono all’interno della UE nazioni di serie A, di serie B stati suzerain ed Untermenschen cioè popoli non degni di vita o nazioni fatte da subumanidi.

Comunque il IV Reich è nato ed impone a tutti i suoi progetti e voleri:lo si voglia o no!!

Restano ancora nodi molto importanti da sciogliere come i rapporti con la Russia del “dittatore” Putin il quale non vuol diventare assolutamente schiavo del libero mercato e sottoporre la Russia alla “paterna” tutela della multinazionali americane.

Ma qui la politica che si ricalca è quella dell’Osten Lebensraum cioè lo spazio vitale ad est ridotta una landa desolata di schiavi senza identità e diritti catena di montaggio a costi zero del Grande IV Reich.

Ultimamente problemi di stabilità si sono manifestati anche all’interno della Germania  la quale ad oggi non ha ancora una maggioranza ed un governo forte e sicuro. Ma tornare alle elezioni è assolutamente da escludere visto che Putin pesca nel torbido e destabilizza con le sue influenze mefitiche e dittatoriali tutte le elezioni europee ed addirittura quelle americane.

In questo la Germania fa da megafono ed amplificatore dei progetti d’oltre Atlantico: qualche tempo fa il generale Herbert Mc Master consigliere per la Sicurezza Nazionale di Trump dichiarava apertamente:

“La Russia è impegnata in una campagna di sovversione delle istituzioni democratiche” dei paesi occidentali “dobbiamo contrastare il comportamento destabilizzante della Russia e le sofisticate campagne di propaganda e disinformazione tese a mettere le nostre società libere ed aperte le une contro le altre”.

Credetemi è molto più preoccupante e pauroso quando la Merkel tace piuttosto che quando parla con la sua saccenza e sicumera tipica dell’ Herrenvolk germanico.

In questo panorama già di per sé cupo e angosciante, sempre più forti si fanno i segnali di un eventuale colpo di mano, sotto forma di azione militare preventiva e di tutela degli interessi americani, contro la Russia viste le continue provocazioni poste in essere dalla NATO.

Appena prima di Natale il generale americano Robert Neller comandante del Corpo dei Marines pluridecorato e veterano degli interventi americani in Somalia ed a Panama, ha visitato la base artica norvegese di Trondheim. Ai soldati americani di stanza su placet del governo norvegese, ha detto di tenersi pronti in quanto:

“Un enorme conflitto sta per scoppiare … spero di sbagliarmi ma è in arrivo una guerra” (War is coming).”

Lo scenario di guerra sarà il Pacifico e l’Eurasia ed il nemico sarà, secondo lui, proprio la Russia.[3]

Un colpo di maglio è dato per imminente.

Qualcuno ricorderà anche le parole della Regina Elisabetta che dichiarò che erano in arrivo tempi così tragici per cui quello che la Gran Bretagna aveva passato durante la seconda guerra mondiale era paragonabile ad un’auto che avesse preso in pieno una buca.

Qualche tempo fa la Cancelliera Merkel con la sua solita buona grazia e la sua forte carica di diplomazia, disse rivolta a Putin, durante un incontro bilaterale, che la Russia doveva smetterla di provocare e minacciare l’Ucraina ed i paesi Baltici altrimenti ci sarebbe stato di sicuro un pericolo di guerra.

Putin con un sorriso di “ghiaccio” rispose: “Signora faccia voti, perché questo non accada. Altrimenti entro tre giorni verrei a prenderla a Berlino”. Come dire non credere di farla franca!

Inoltre sembra che Putin abbia fatto volare sopra l’intero territorio russo un aereo con a bordo la veneratissima immagine della Valdimir’skaya cioè la Santa Madre di Dio, raffigurata in un’icona del XIII secolo, detta anche la Vergine di Kazan: la Madonna protettrice della Russia, e che, finora inascoltato, abbia chiesto formalmente al Papa la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria.

 

1)= La nuova entità fu, dopo il settembre 1943, associata al Gau del Tirolo come entità sottoposta all’amministrativa militare tedesca, anche se teoricamente restava sotto la sovranità della Repubblica Sociale Italiana.

 

 

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2)  Nella terminologia della politica internazionale, nel diritto pubblico interno e nel diritto delle nazioni, il termine suzerain viene usato nel contesto di relazioni inter-statali in cui uno «stato dominante controlla i rapporti internazionali di uno stato vassallo, permettendogli l’esercizio della sovranità sulle questioni interne» Anche questa forma di egemonia ( o vassallaggio) non si spinge fino alla sovranità di uno soggetto su un altro, in quanto lo stato tributario (vassallo) conserva comunque una seppur ridotta sfera di autonomia. Il rapporto è comunque da tenere totalmente distinto dalla sovranità, uno status necessario a determinare l’indipendenza, ma al quale non può associarsi alcun potere egemonico su un diverso soggetto statale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il concetto di Gau

Per comprendere la natura dell’OZAV, è necessario approfondire la diversa analisi ideologica del concetto di Stato fra il fascismo e il nazismo. Nella visione del partito di Mussolini, lo Stato era visto come la concretizzazione della nazione.[1] Da ciò derivava l’assoluta centralità dello Stato in quanto tale e, come corollario, la riduzione dello stesso partito ad un mero mezzo, non un fine, della detenzione del potere politico: nell’Italia fascista, se la copertura di rilevanti posizioni all’interno del partito era ovviamente un rilevante aiuto per l’ottenimento di funzioni pubbliche, l’autorità sui cittadini si esercitava legalmente per il tramite delle cariche statali, non per mezzo delle gerarchie del partito.[2]

La concezione hitleriana era invece totalmente opposta. Secondo i nazisti, lo Stato era un’organizzazione irrimediabilmente corrotta e dominata da quelli che erano visti come i nemici del partito, ossia ebrei, massoni e socialisti: influenzato da elementi antinazionali, lo Stato era considerato una minaccia in sé, di cui la nazione doveva disfarsi per poter perseguire i suoi disegni di dominio mondiale. Espressione autentica della nazione era il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori, non lo Stato, e pertanto la suprema autorità doveva andare in capo al primo, rispetto al quale le cariche statali e locali venivano ridotte a mere esecutrici degli ordini delle gerarchie del partito.[3]

Il gau era dunque la suddivisione territoriale interna del partito nazista funzionale a commissariare nei fatti ogni carica pubblica locale presente dell’ambito spaziale di propria competenza. Se spesso i confini dei gau riprendevano quelli amministrativi, talvolta ne potevano trascendere, essendo comunque espressione di un’organizzazione diversa da quella dello Stato. Indipendentemente dall’ente amministrativo di appartenenza, tutti i funzionari pubblici del Gau dovevano obbiedenza assoluta al capo locale del partito, il gauleiter, in ossequio al principio del führerprinzip. L’istituzione dei Reichsgau composti da vari Gau rispose poi alla necessità di fornire al partito un’organizzazione anche a livello regionale, oltre a quello provinciale.

 

[1] La nuova entità fu, dopo il settembre 1943, associata al Gau del Tirolo come entità sottoposta all’amministrativa militare tedesca, anche se teoricamente restava sotto la sovranità della Repubblica Sociale Italiana.

[2] Nella terminologia della politica internazionale, nel diritto pubblico interno e nel diritto delle nazioni, il termine suzerain viene usato nel contesto di relazioni inter-statali in cui uno «stato dominante controlla i rapporti internazionali di uno stato vassallo, permettendogli l’esercizio della sovranità sulle questioni interne» Anche questa forma di egemonia ( o vassallaggio) non si spinge fino alla sovranità di uno soggetto su un altro, in quanto lo stato tributario (vassallo) conserva comunque una seppur ridotta sfera di autonomia. Il rapporto è comunque da tenere totalmente distinto dalla sovranità, uno status necessario a determinare l’indipendenza, ma al quale non può associarsi alcun potere egemonico su un diverso soggetto statale.

 

[3] Blog de Il Giornale del 29 dicembre 2017,  a cura di Giampaolo Rossi.