IL NUOVO SCANDALO CHE TRAVOLGE MACRON

Crase: “Stanno per perquisire  En Marche”

Benalla: “Ancora?”

Crase: “Ho le mie cose dentro. Proverei a andare questa notte, ma il problema è  che ci sono i poliziotti davanti”.

Benalla: “Prima che si faccia, avremo portato fuori il denaro dalla cassa  e ci tiriamo fuori dalla merda, si va in Marocco e in Senegal  a divertirsi”.

Alexandre Benalla,  il favorito di  Macron, sta parlando con Vincent Crase, un ex gendarme dell’Eliseo.  E‘ il 26 luglio, entrambi sono sotto inchiesta e non dovrebbero vedersi.  Invece si parlano: di soldi che  hanno lì, nella sede del partito. Si noti che Crase, è stato comprovato, ha ricevuto un bonifico da 240 mila euro  da un oligarca russo Iskander Makhmudov (ovviamente indicato come “nell’entourage di Putin”) per un servizio di protezione del riccone  e della famiglia.  Crase, appena licenziato, ha fondato una compagnia di sicurezza, Mars, di cui è socio occulto anche Benalla. Il quale, mentendo, aveva  negato tutto nell’audizione al Senato.

Benalla non è per niente preoccupato, anzi  è alle stelle, se la ride  di avere  due commissioni d’inchiesta addosso. “Questo ti fa ridere?” domanda l’altro.  E Benalla. “Lui (Macron) ride. E’ morto dal ridere. Nervosamente, ma questo lo fa soffocare dal ridere. Non lo allarma più di tanto.  Se domani c’è una crisi, cosa  vuoi che succeda?”.

E aggiunge: “Roba da matti, il Patron ieri sera mi manda un messaggio e mi dice: “Tu te li mangi  in un boccone, tu  sei più  forte di loro, è per questo che ti ho  voluto vicino a me”:

Crase: “Dunque il patron ci appoggia?”.

Benalla: “Ebbé, fa più che sostenerci, è come folle”, dice ilare e giocondo.  L’altro: “Chi ti sostiene, in concreto?”

Benalla enumera: “Il presidente, Madame [Brigitte], Ismael che mi consiglia sui media e compagnia”: Ismael Emelien è un altro braccio destro di Macron.

Tutte  questi colloqui sono stati adesso rivelati da Mediapart,  il giornale online: una bomba, un  nuovo  scandalo gigantesco che si abbatte sul banchierino fru-fru  messo all’Eliseo dall’alta finanza per fare “più  Europa” .

Secondo  Jean-Luc Melenchon,  senatore e fondatore di France Insoumise (social-comunista) queste rivelazioni sono state passate a  Mediapart “dalla polizia”, più probabilmente da  qualche ala  dei servizi , senza escludere quelli militari; inizia un regolamento di conti contro “Le patron”,  con l’evidente scopo di rovesciarlo.

http://www.lefigaro.fr/politique/le-scan/2019/01/31/25001-20190131ARTFIG00182-tu-vas-les-bouffer-dans-un-enregistrement-datant-de-juillet-benalla-se-targue-du-soutien-de-macron.php?redirect_premium

Ci sarebbe da stupire se dopo questo,  Macron restasse ancora all’Eliseo; altro che Gilet Gialli. Ma solo le prossime ore chiariranno movente e mandanti. Le  registrazioni dei due compari che possono (finalmente) rovinare “Manu”, possono essere  in qualche modo collegate al  misterioso  ricovero d’urgenza in un ospedale non identificato di  Alain Gibelin,  commissario generale di polizia, pluridecorato, trent’anni in polizia.  Gibelin aveva   il comando delle forze dell’ordine a Parigi il primo maggio, quando Benalla (con Crase) picchiò violentemente uno studente  che manifestava; aveva testimoniato, Gibelin, che Benalla “non  godeva di alcuna autorizzazione  della prefettura” quando, con un casco da poliziotto, malmenò lo studente. Testimonianza che poi il commissario ha cercato di  attenuare, dopo che  su ordine del presidente, è stato elevato al rango di ufficiale e cavaliere dell’Ordre National du Mérite. Dopo di che, il neo-cavaliere  viene ricoverato non si sa per quali motivi né dove, ma in terapia intensiva:  un tentato suicidio.  Ma perché? E perché il segreto? Certo è che  i colleghi “en colère”  al Ministero dell’Interno hanno commentato: “Lo spergiuro ha ben meritato”.

https://vigimi.fr/f/actualites-fr/entry/monsieur-gibelin-nomme-officier-de-l-ordre-du-national-du-merite-par-le-prefet-de-police-sur-ordre-de-monsieur-macron

La Francia si riprende i suoi terroristi

Ogni giorno un nuovo scandalo   sorge   dagli  armadi chiusi e dagli  arcana imperii di Parigi.  Per esempio:  sconfitti  in Siria,  catturati dalle forze curde sostenute dagli Usa nel Nord della Siria e Irak,  134  combattenti jihadisti  hanno esibito la nazionalità francese e chiesto di essere  rimpatriati. Il ministro dell’Interno, Christophe Castaner, ha annunciato in tv che li accoglierà: “Sono francesi prima di essere jihadisti”.

https://fr.sputniknews.com/france/201901291039819663-djihadistes-rapatriement-france-syrie/

http://resistancerepublicaine.eu/2019/01/29/130-djihadistes-castaner-les-1800-gj-blesses-par-tes-soins-etaient-pourtant-francais-avant-tout-eux/

Con  questa incredibile frase, lo Stato francese ammette che i  jihadisti  in Siria ce li ha mandati lui.  Li  considera cittadini meritevoli, molto più di quanto consideri i Gilet Gialli (che ordina  agli agenti di trattare come nemici).  Si capisce: i jihadisti li ha arruolati, selezionandoli  tra gli spostati delle banlieues di lontana origine algerina, marocchina o tunisina.  Ricordate?  La  storia di questi giovani per lo più delinquenti comuni, bevitori,  che mai digiunavano nel Ramadan,   magari persino frequentatori di locali gay, che d’improvviso in carcere ”si radicalizzano” ed appena rilasciati  partono per abbattere Assad.  Sono tanti. Dei tremila combattenti “europei” nelle fila del terrorismo islamico in   Siria e Irak,  i “francesi”  (o anche belgi) sono un terzo, dicono i media.  Ma secondo i russi,   sono molti di più quelli che Parigi starebbe per  rimpatriare: 2280.

Una legione di guerriglieri, quelli di cui il ministro Laurent Fabius, ai tempi di Hollande, diceva: “Sul campo, Al Nusra   fa un buon lavoro”, un bon boulot.  Erano persone eminentemente spendibili. Certe volte tornavano dai campi della lotta jihadista in Siria e commettevano attentati in Francia e in Belgio, o  più precisamente certi attentati erano attribuiti ad alcuni di questi reduci, immediatamente uccisi durante la cattura.

Tipico il caso del fratelli Kouachi che lasciano  il documento d’identità sull’auto con cui sono fuggiti dopo la strage di Charlie HEbdo;   Medi Nemmouche, che  uccide con precisione professionale due agenti del Mossad nel centro di Bruxelles, più soldato che eseguiva un comando che terrorista islamico..  O un ritenuto agente francese,  Mohamen Merah, a cui viene  attribuito un eccidio in una scuola ebraica –   che lui  ha avuto il tempo di negare, prima di essere ucciso: strano terrorista islamico, Merah  nel 2010 era andato in Israele – dove    alla frontiera l’avevano lasciato passare, nonostante avesse un passaporto dell’Algeria: paese con cui Israele non ha rapporti diplomatici, e Dio sa   quanto è facile che ti lascino passare le guardie di frontiera di Israele. Oppure  Salah Abdeslam, unico sopravvissuto della strge del BAtaclan e dello Stadio di Parigi, 15novembre 2015,   che   nel quartiere di Moleenbeck a Bruxelles  era noto come ragazzo di vita  nei bar omosessuali.  O  Amedi Coulibaly, che subito dopo la strage di Charlie Hebdo, irrompe  armato  in una supermercato Kasher nel centro di Parigi, uccide quattro persone e viene trucidato da una gragnuola di colpi  mentre esce, già ammanettato.

La sporca storia dei francesi contro Assad

Giovanissimi che hanno fatto qualcosa di male nella vita, che finiscono in carcere, e che  qualche buon samaritano”islamico” , un “religioso” e autorevole, proprio in carcere, convince  a  mettersi sulla retta via –  a riscattarsi con l’azione,  e anche un buon  salario. In Siria.

Cose strane  spuntavano a volte  durante la guerra jihadista in Siria.  Come un titolo del Telegraph del 5 marzo 2012:

 

  • 120 French Officers & Troops Supporting Syria Rebels Captured
  • Tredici ufficiali francesi “catturati dall’esercito siriano”
  • Tredici ufficiali francesi sono stati catturati dalle forze siriane ad Homs,   secondo il quotidiano Daily Star, con sede in Libano, il primo canale di informazione mainstream a riferire sulle voci di truppe occidentali sul terreno.

“Essi sarebbero parte di un più grosso contingente di 120  parà che affiancano i jihadisti”.    Parigi  dapprima smentì’, poi un ammiraglio ammise che si trattava di “ex legionari”, e infine quando il governo Assad li rimandò in patria, essi furono ricevuti all’aeroporto dal ministro della difesa  Jean-Yves Le Drian.

Nell’ottobre dello stesso 2014, sono  i giornali americani a dare la notizia che un jihadista francese di nome David Drugeon è stato ucciso “da un drone   statunitense”  perché guidava la fazione Khorassan di Al Qaeda. Esperto di eplosivi, reclutatore per Al Qaeda, agente infiltrato secondo gli stessi giornali americani:  palesemente un soldato in operazione, nemmeno islamico. Ma perché allora gli americani l’hanno eliminato con un drone, e hanno voluto farlo sapere?  Non sono forse uniti americani e francesi contro il regime di Assad? Non stanno battendosi per lo stesso fine?

Chi lo sa. Sappiamo però che   Drugeon è stato ucciso dagli americani, per loro ammissione, ad ottobre.  Ma nel maggio precedente Medi Nemmouche aveva ucciso due agenti del Mossad, marito emoglie, entrando nel museo ebraico di Bruxelles. Vero professionista, dopo l’esecuzione a colpi di kalashnikov era uscito senza essere notato, ed aveva preso un pulmann con cui è arrivato a Marsiglia – 800 chilometri più a Sud – dove si è consegnato alla polizia francese.  Nel  borsone ha il kalashinikov, un revolver calibro 38, una maschera antigas, e una telecamere da  GoPro da pochi soldi, che  s’è applicato sul petto  per riprendere i  suoi omicidi; più precisamente, per  comprovarli. Comprovarli a chi, se non ai suoi superiori?

Terrorista, o “specialista” per l’Armée? Ha eliminato due agenti del Mossad  a Bruxelles, poi è andato a consegnarsi a Marsiglia.

A ciò segue, il 7 gennaio, la strage di Charlie Hebdo: due freddi professionisti anche lì.  I primi ad identificati come i fratelli Kouachi sono la catena televisiva i24 (l’equivalente israeliano di SkyNews 24),   la quale ha annunciato che i due assalitori erano francesi di origine algerina fin dalle ore 15, molto prima di tutti gli altri media; e il  sito JSS, un web magazine ebraico che dà notizie in francese (JSS sta per il nome del fondatore, Jonathan Simon Sellem) dà addirittura i nomi dei due ricercati franco-algerini, prima che lo facciano i media francesi.  Dopo di  che, sull’auto che i due hanno abbandonata appare effettivamente la carta d’identità di uno dei due.

Le tv  possono anche fornire un video dove si vedono i due, in strada dopo la strage, che uccidono altri agenti. Un video ripreso dall’alto, dal tetto: e chi lo ha girato?

Amchai Stein vicedirettore della tv israeliana Channel 1 da un tetto “, dicono le prime informazioni. Poi la notizia scompare ed autore del video si dichiarerà   tale Martin Boudot, giornalista di agenzia  Ma  nel video di Stein o Boult, si vede benissimo che c’era anche un altro operatore, che riprende più in basso da un balcone: chi era? Mai saputo.

Il misterioso secondo operatore video, in alto a sinistra, con un cappello che sembra un elmetto, riprende la scena dei due terroristi che, subito dopo aver compiuto la strage di Charlie Hebdo, sparano a un’auto della polizia (quella bianca in fondo). Chi è l’operatore, non si è mai saputo.

https://www.lastampa.it/2015/01/11/blogs/underblog/charlie-hebdo-dubbi-domande-e-ipotesi-dal-web-lj0ufjRbfDDIPmFlE5g7dP/pagina.htm

Fatto sta che mentre i Kouachi sono in fuga  fuori da Parigi,  a Parigi accade un altro atto  di terrorismo, molto più  fotogenico e accessibile ai tg: nel supermercato ebraico HyperKasher, Amedi Coulibaly, un negretto, prende in ostaggio clienti e bottegai ebrei, ne uccide quattro.

Il povero Coulibaly non era stato “radicalizzato” da un imam whabita, bensì dalla  piacente fidanzatina  che lo sedusse e avviò a progetti jihadisti, Hayat Boumediene.  Una seduttrice.   I media scrissero che quella tragica sera lei era con lui nel mercato kasher, ma non era vero: giorni dopo  la ragazza è  riapparsa a Istanbul  la segnalano i servizi turchi. E’ con un altro  uomo, con cui sarebbe andata in Siria.

Tutte queste storie di attentati islamici  commessi con guerriglieri francesi,   possono anche essere interpretate come  un seguito di vendete e ritorsioni di servizi,  francesi e israeliani, ciascuno dei quali manovrava i suoi  jihadisti?  Non ne avremo mai la certezza.  Salvo quella che ci dà Castaner accogliendo i 134  jihadisti: “Sono francesi prima di essere guerriglieri”, dopotutto. In Siria, hanno fatto un  bon boulot.