Gesù “era accecato dal nazionalismo e dal rigorismo teologico”. Ma una migrante lo ha “convertito”.

Recupero articoli sulla nuova teologia anticristica creata da un gesuita per compiacere  “El Papa”

Per il gesuita di turno: “Cristo indietrista”

Per i guardiani della rivoluzione bergogliana, quelli che vedono rigidità ovunque (mi dà l’idea di qualcosa di freudiano…) neppure Gesù Cristo si salva! In questo commento al Vangelo di domenica p. Spadaro dice che Gesù sarebbe stato “accecato dal nazionalismo e dal rigorismo teologico”.

GESÙ!

Poi grazie all’insistenza della cananea lui sarebbe stato “sconvolto” nell sua rigidità, “confuso” e “convertito”, quindi “guarito” e “libero dalla rigidità e dagli elementi teologici, politici e culturali dominanti del suo tempo”.

Questo sarebbe il “seme della rivoluzione”.

In questa analisi sta davvero il seme della loro ideologia, quella per cui bisogna convertire pure Nostro Signore, grazie a quelli che stanno fuori, perché schiavo di pregiudizi, precomprensioni, elementi condizionanti dati dalla cultura e dalla storia. Leggere queste cose è sempre illuminante, per capire da dove vengono certe ideologie, o certe ossessioni… (Federico Michielan).

Le bestemmie ereticali di padre Antonio Spadaro S.I. sul Fatto Quotidiano

Il Vocabolario Treccani definisce la «bestemmia» come «espressione ingiuriosa e irriverente contro Dio e i santi e le cose sacre: bestemmia è un parlare oltraggioso contra il Signore, ed è direttamente contrario alla lode divina […]. La teologia cattolica distingue una bestemmia ereticale, quando contenga cose contrarie alla fede, una bestemmia semplice, costituita da mera ingiuria».

A tutto ciò non si è sottratto padre Antonio Spadaro S.I., direttore della rivista La Civiltà Cattolica, edita dalla Compagnia di Gesù, nel suo commento settimanale al Vangelo (Mt 15, 21-28), pubblicato domenica 20 agosto sul quotidiano ultra-laicista Il Fatto Quotidiano.

Ecco dunque che uno tra i teologi di riferimento di papa Francesco rilegge il passo evangelico in un’ottica non più cattolica, ma riveduta e corretta, anzi «illuminata» dallo pseudo-catechismo «edizione Casa Santa Marta», di cui il teologo gesuita è entusiasta cultore ed araldo, inanellando – con chiarezza ed una sicurezza che non ammette replica – i seguenti attribuiti diretti a Nostro Signore Gesù Cristo:

  • indifferente alla sofferenza;
  • stizzito ed insensibile;
  • inscalfibilmente duro;
  • teologo non misericordioso;
  • beffardo ed irriguardoso nei confronti della povera madre;
  • con una caduta di tono, di stile e di umanità;
  • accecato dal nazionalismo e dal rigorismo teologico;
  • rigido, confuso e da convertire;
  • malato e prigioniero dalla rigidità e dagli elementi teologici, politici e culturali dominanti del suo tempo;
  • lodatore della fede pagana.

Ovviamente dalle parti di Santa Marta tutto tace sulle bestemmie ereticali di padre Antonio Spadaro S.I.

L.V.

Semi della rivoluzione. Gesù loda la grande fede di una donna pagana

Gesù è a Gennèsaret, sulla riva destra del lago di Tiberiade. La gente del luogo lo aveva riconosciuto e la notizia della sua presenza si era diffusa per tutta la regione, di bocca in bocca. Molti gli portavano malati, che venivano guariti. Era una terra dove la gente lo doveva accolto e capito. Le sue azioni erano efficaci. Ma il Maestro non si ferma. Matteo (15,21-28) – che scrive per i giudei – ci dice che se ne va verso nord ovest, la zona di Tiro e di Sidòne, cioè in zona fenicia, e dunque pagana.

Ma ecco si sentono urla. Sono di una donna. È cananea, cioè di quella regione abitata da un popolo idolatrico che Israele guardava con disprezzo e inimicizia. La storia pretendeva che Gesù e la donna fossero nemici, dunque. La donna urla: “Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio”. Il corpo di questa donna, la sua voce si impongono erompendo come sulla scena di una tragedia. Impossibile per Gesù non reagire davanti al caos che interrompeva bruscamente il cammino.

E invece no. “Ma egli non le rivolse neppure una parola”, scrive laconico Matteo.

Gesù resta indifferente. I suoi discepoli gli si avvicinano e lo implorano stupefatti. Quella donna stava commuovendo coloro che pure la giudicavano male! Le sue urla avevano rotto la barriera dell’astio. Ma Gesù non se ne cura. “Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!”, lo supplicano i suoi, cercando usare con discrezione la carta della sua insistenza e del fastidio che la sua presenza avrebbe dato al camino [sic!] del Maestro.

Al silenzio, segue la risposta stizzita e insensibile di Gesù: “Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele”. La durezza del Maestro è inscalfibile. Ora addirittura Gesù fa il teologo: la missione ricevuta da Dio si limita ai figli d’Israele. Dunque, niente da fare. La misericordia non è per lei. È esclusa. Non si discute.

Ma la donna è ostinata. La sua speranza è disperata, e abbatte non solo ogni supposta inimicizia tribale, ma anche l’opportunità, la sua stessa dignità. Si getta davanti a lui e lo supplica: “Signora, aiutami!”. Lo chiama “Signore”, cioè riconosce la sua autorità e la sua missione. Che cosa può pretendere d’altro Gesù per agire? Eppure risponde in maniera beffarda e irriguardosa nei confronti di quella povera donna: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”, cioè ai cani domestici. Una caduta di tono, di stile, di umanità. Gesù appare come fosse accecato dal nazionalismo e dal rigorismo teologico.

Chiunque avrebbe desistito. Ma la donna no. Lei è decisa: vuole sua figlia guarita. E coglie al volo l’unica fessura lasciata aperta dalle parole di Gesù, lì dove aveva fatto riferimento ai cagnolini domestici (e dunque non a quelli randagi). Essi condividono la casa dei loro padroni, infatti. E dunque con una mossa che la disperazione rende astuta dice: “È vero, Signore, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. Poche parole, ma ben poste e tali da sconvolgere la rigidità di Gesù, da conformarlo, da “convertirlo” a sé. Gesù, infatti, senza esitare, risponde: “Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri”. E da quell’istante sua figlia fu guarita. E anche Gesù appare guarito, e alla fine si mostra libero, dalla rigidità dagli elementi teologici, politici e culturali dominanti del suo tempo.

Dunque, che cosa è accaduto? Gesù, fuori dalla terra di Israele, ha guarito la figlia di una donna pagana, disprezzata per essere cananea. Non solo: le dà ragione e ne loda la grande fede. Qui c’è il seme di una rivoluzione.

Monsignor Viganò:

 “Ma il regno dell’Anticristo non si crea dal nulla: prima occorre cancellare quel che rimaneva del regno di Cristo nelle istituzioni, nella cultura e nella quotidianità dei cittadini. La dissoluzione morale è una delle vie più semplici per soggiogare le masse, incoraggiandole al vizio e deridendo la virtù; e ovviamente distruggendo la famiglia naturale, cellula fondamentale della società, eliminata la quale i figli diventano commodity, prodotti che chi ha soldi può ordinare su internet, alimentando una rete criminale vastissima e sempre più fiorente, senza parlare dell’industria della maternità surrogata. Divorzio, aborto, eutanasia, omosessualismo e pansessualismo, mutilazioni per la transizione di genere si sono dimostrati efficaci strumenti per eliminare non solo la Fede rivelata, ma anche i più sacri principi della Legge naturale.

Ed è di fatto una religione, quella che va instaurandosi con l’ideologia woke; una religione che come quella vera, ma con scopi diametralmente opposti, intende imporsi nella società, permeare con i propri dogmi le istituzioni, le leggi, l’istruzione, la cultura, le arti, le attività umane. I globalisti applicano i principi cattolici della “regalità sociale”, ma proclamano Satana re delle società: Te nationum præsides honore tollant publico: colant magistri, judices; leges et artes exprimant. Te delle nazioni i Principi manifestino Re con pubblico onore: Te adorino i maestri, i giudici; le leggi e le arti esprimano. Sono le parole dell’inno di Cristo Re, ma le vediamo blasfemamente applicate dai sacerdoti del Nuovo Ordine Mondiale al loro re, il Principe di questo mondo, e all’Anticristo a suo tempo.

Attenzione, però: il globalismo, come emanazione del pensiero massonico e rivoluzionario, apparentemente proclama la democrazia e condanna i regimi assoluti; ma di fatto sa benissimo che la Monarchia di diritto divino è la migliore forma di governo possibile, perché assoggetta tutti – anche lo stesso Re, che è vicario di Cristo nelle cose temporali – a una legge trascendente cui tutti devono obbedienza.”