Da Viglione un contributo non semplicista

MB: Dal sito di Aldo Maria Valli riprendo questo intervento che al di là degli “entusiasmi [di pancia, aggiungo io, il che è deludente] nell’area della resistenza alla dittatura sanitaria” lumeggia le difficoltà insormontabili per l’area della resistenza – che è assolutamente minoritaria, anzi peggio sconosciuta agli elettori per il semplice fatto che la TV non ne ha mai parlato – non si dice di raccogliere voti, ma anche solo di essere presente alle elezioni accuratamente affrettate dal potere.

Lo posto non come “er contributo ar dibbattito” delle comiche politiche italiote, ma contributo alla riflessione – che è cosa profondamente diversa nella tragica temperie in cui ci troviamo, come minoranza negligibile e perseguitabile perché senza controllo delle TV (che è la chiave di tutto). E chiederei allo stesso Viglione se riflettere su una alleanza al di là delle nostre posizioni confessionali, di quelli che si stanno opponendo al globalismo: dal Partito Comunista del Marco Rizzo coraggioso oppositore da sinistra (è accreditato di un 2,5% di voti), Italexit di Paragone (altro 2,5%), il partito di Conte M5S depurato, che nei sondaggi sta all’11% . Pensare ad un CLN, un Comitato di Liberazione Nazionale, analogo a quello a cui contro il regime fascista aderirono dai comunisti ai monarchici e cattolici: per tornare a dividersi dopo, in regime di pluralismo Del resto, come dice Viglione, “occorre primariamente evitare la vittoria della Sinistra, male assoluto a 360 gradi.” E che quasi certamente vincerà – perché ha le tv dalla sua e noi contro – e ci perseguiterà. MB

Di seguito l’intervista a Viglione

Attualità politica. Dopo la crisi, quali prospettive? E perché Draghi ha mollato proprio adesso? Ne parliamo con il professor Massimo Viglione, storico, presidente della Confederazione dei Triarii e tra i fondatori del Comitato Liberi in Veritate.

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Massimo Viglione, dunque Draghi se n’è andato. Che significa?

Vedo un grande entusiasmo, nell’area della resistenza al globalismo e al totalitarismo sanitario, per la caduta del governo Draghi. Ciò naturalmente è pienamente comprensibile, ma io credo che dovremmo essere più realisti sulla chiave di lettura da dare in confronto a quanto fatto da altri politici o intellettuali di area.

Per quanto può essere vero che a livello internazionale il globalismo stia passando un momento non facile con l’evidente fallimento della guerra anti-russa e con il progressivo allargamento del polo anti-Nato denominato – finora – Brics, e che tali risvolti possano aver anche influito sulle difficoltà politiche dell’uomo per antonomasia esponente del primo dei due schieramenti, tendo a pensare che quanto accaduto sia stato voluto dallo stesso Draghi, così come anche degli stessi artefici della sfiducia, ovvero le forze del cosiddetto centro-destra.

Il primo perché è pienamente consapevole che la sua parabola ha raggiunto l’apice e sta velocemente discendendo; di conseguenza, la sua leadership sarebbe stata del tutto rovinata e infangata tanto dalla terribile crisi economica che ci aspetta in autunno (per la quale Draghi non ha nessuna ricetta, non fosse altro perché il compito – la celebre “agenda” – affidatogli dai suoi veri referenti politici e finanziari è proprio quello della distruzione dell’Italia, sia economicamente che socialmente), quanto dalla sempre più esasperate pretese dei partiti, che avrebbero logorato senza rimedio la sua fama di uomo vincente.

I secondi perché a loro volta pienamente consapevoli (e specialmente Forza Italia e Lega) del fatto che il loro elettorato si sta sciogliendo come neve al sole, a causa proprio del loro vergognoso appoggio incondizionato per un anno e mezzo alla politica anti-italiana, anti-umana direi, di Mario Draghi (complici perfino nella folle e inumana sospensione dello stipendio agli ultracinquantenni non vaccinati), del suo totalitarismo sanitario e vaccinista, della sua transizione ecologica (da nessuno voluta e tanto meno capita, se non in chiave di rovina economica e umana degli italiani); e, di conseguenza, del fatto che se nemmeno ora avessero colto la palla al balzo, sarebbero giunti alle elezioni in piena rovina politica e partitica.

Ma vi è anche un altro aspetto da considerare nella decisione di porre fine a questo rovinoso governo: la volontà – da parte di tutti costoro – di bloccare il prima possibile la realizzazione di forze politiche alternative, che stanno ogni giorno acquisendo sempre maggiore consenso popolare. Con le elezioni anticipate (che – notiamolo – molto “stranamente” Mattarella, sempre ultra-restio ad andare al voto, ha questa volta immediatamente concesso! Inutile dire che il democristiano Mattarella fa sempre quello che “deve fare”…), si viene a spezzare il meccanismo di crescente consenso per ridare spazio al cosiddetto “centro-destra”, che si rifarà una “verginità” politica tornando a parlare di politica antifiscale, abbassamento dei prezzi, riforma della giustizia, eccetera. E, probabilmente, mitigherà un poco il rigore del totalitarismo sanitario e della transizione ecologica.

È l’estremo tentativo di spezzare la catena del consenso delle nuove forze politiche della resistenza, dato anche che raccogliere le settantamila e passa firme per poter presentare le liste elettorali in tre settimane è impresa ai limiti dell’impossibile, specie in agosto (guarda caso) e con un così piccolo margine di tempo (hanno perfino spostato indietro la data delle elezioni dal 2 ottobre al 26 settembre).

Insomma, a mia opinione tanto Draghi per i suoi motivi quanto il centro-destra per porre rimedio al calo dei consensi hanno avuto tutto l’interesse a creare le condizioni per le elezioni anticipate e pure il più presto possibile e specialmente facendo coincidere con il mese di agosto la possibilità di creare nuove liste (che diviene di fatto impossibilità). La riprova di quanto detto ce la dà proprio Mattarella. E il cerchio si chiude.

Per questo non sarei per niente felice di questa situazione. Perché, anche se vincesse il centro-destra, avremmo un governo dei peggiori e più vergognosi complici di Draghi e del totalitarismo sanitario ed ecologico, che farebbero pure la parte degli eroi; e se invece poi vincesse il centro-sinistra, sarebbe la catastrofe definitiva e la rovina totale del nostro Paese e di ognuno di noi, anche dal punto di vista antropologico, oltre che economico-sociale.

Ma quale Parlamento eleggeremo?

Un Parlamento dimezzato, grazie allo stoltissimo referendum da poco passato, quindi ancora più facilmente manovrabile, composto di uomini superpagati, del tutto avulsi dalla realtà del popolo italiano del quale a loro non interessa assolutamente nulla e pronti all’accettazione supina e zerbina di ogni forma di schiavitù ai poteri globalisti in cambio del loro lauto stipendio, dei loro scandalosi privilegi sociali e poteri politici e del fatto che ormai nessuno – almeno nelle loro previsioni – li toglierà più da quei due palazzi che sono ormai solo due casematte degli uomini di Davos.

Purtroppo gli italiani di tutto questo non capiscono nulla, come capri che vanno inconsapevolmente al macello. A parte ovviamente le eccezioni, che si accrescono ogni giorno ma che sono ancora poche in rapporto ai quaranta milioni di votanti.

A questo punto, chi votare?

Votare i tre partiti del centro-destra sarebbe a dir poco scandaloso, anzi, ignominioso, per chi ha capito di quali imperdonabili colpe e immense responsabilità si sono resi complici dal marzo 2020 (Fratelli d’Italia incluso, sia chiaro), mettendosi come schiavetti agli ordini dei poteri globalisti, e anzi facendo la parte dei pazzi fanatici del totalitarismo sanitario (vedi i governatori delle regioni del nord) o della guerra contro Putin (vedi la Meloni).

Dipenderà quindi se qualcuno dei nuovi partiti della resistenza anti-globalista riuscirà a presentare le liste elettorali, e chi vi riuscirà. Perché, purtroppo, senza che ci nascondiamo dietro un dito, anche fra queste nuove forze le differenze ideologiche e umane sono spesso abissali o comunque significative e non permettono, a chi ha valori oggettivi ed eterni, come il caso del Comitato Liberi in Veritate (LiVe), di cui sono co-fondatore e vicepresidente, con i suoi venticinque punti, di venire a compromessi ideali.

Del resto, occorre anche primariamente evitare la vittoria della Sinistra, male assoluto a 360 gradi. Quindi, non è una scelta facile e richiede anche tempo per ponderare bene le proprie posizioni. Noi, come LiVe, ci stiamo organizzando e stiamo valutando come procedere: al più presto daremo notizie al riguardo.

Vedi qualche ragione di speranza?

Quando un corpo è completamente marcio, occorre che soccomba per poter creare una nuova vita. L’Italia è marcia fino al midollo e gli italiani sono ciechi che confidano nei loro aguzzini. Pertanto, ora viene il tempo di nuove forze spirituali, politiche e culturali che costruiscano una società completamente nuova, che diano risposte ineccepibili e oggettivamente valide a tutti coloro che si stanno svegliando, con un progetto totalmente radicato nei valori eterni della Tradizione classico-cristiana e italica.

Occorre una vera Contro-rivoluzione, e per questo abbiamo creato il Comitato Liberi in Veritate, che si è dato come statuto politico e ideale il programma in venticinque punti (www.liberiinveritate.it) che si sta velocemente affermando con presìdi locali sul territorio nazionale e che risponde – unico in Italia per piena fedeltà spirituale, ideale e culturale – all’invito di monsignor Viganò a una grande Alleanza anti-globalista mondiale.

Noi ci siamo”