Bergoglio, Bonino, De Mattei, Soros, … che compagnia! (di Danilo Quinto)

La paladina del diritto all’aborto e del diritto all’eutanasia, la grande italiana Emma Bonino, come la definì alcuni anni fa l’inquilino di Santa Marta, è divenuta oggi – come avvenne negli anni ’90 rispetto all’intervento della NATO nell’ex Jugoslavia –  una delle maggiori sostenitrici della guerra che l’Occidente ha dichiarato alla Russia, in un gioco pericolosissimo che può portare, da un giorno all’altro, ad esiti imprevedibili e catastrofici per l’intera umanità. La Bonino ha dichiarato, durante una manifestazione del 25 aprile 2022 che si è tenuta a Roma: «La resistenza dell’Ucraina è la nostra resistenza (…). Putin è il responsabile unico di questa aggressione violenta, non provocata ed ingiustificabile. Putin sarà processato, non resterà impunito, come non lo è stato Milosevic. E la Corte penale internazionale si sta già muovendo. Si arriverà a spiccare un mandato di cattura, che sarà l’altro passo nell’isolamento del capo del Cremlino, come le sanzioni dal punto di vista economico». La Bonino, da esperta qual è, sa già come fare: per processare Putin, dice, «la prima competenza è della magistratura ucraina, soprattutto se supportata dall’invio di esperti di Paesi amici». L’isruttoria sul criminale Putin, quindi, è già confezionata: i comunicati stampa e le dichiarazioni di Zelensky costituiranno certamente la parte più corposa del dossier a suo carico, avallata dagli esperti dei Paesi amici. Chapeau!

L’Occidente – che sotto l’ombrello della NATO, un’organizzazione che avrebbe dovuto essere smantellata dopo la dissoluzione dell’ex URSS e la mano esecutiva degli Stati Uniti, che non hanno fatto trascorrere un solo anno della loro storia senza una guerra da combattere, ha seminato guerra e distruzione in tutte le aree del mondo – ha trovato nel nemico Putin la sua stessa ragione di esistenza. Della popolazione russa e di quella ucraina, ai leader occidentali non importa nulla, così come non importa della sua stessa popolazione, che già sta pagando un dazio enorme come conseguenza delle sanzioni comminate al nemico russo. Il risultato della politica bellica occidentale, che arma sempre più l’Ucraina – è di questi giorni la decisione del Pentagono di inviare ulteriori armamenti – senza chiedere a Zelensky quali siano le richieste dell’Ucraina, senza dire una sola parola di pace e senza operare per la pace, è l’economia di guerra, di cui ha parlato il nuovo leader nostrano, il ministro Speranza, che dalla disastrosa gestione sanitaria della cosiddetta pandemia è passato ad occuparsi – con disinvoltura – di quello che della pandemia rappresenta il naturale seguito: la guerra, insieme al suo Presidente del Consiglio, che invoca la pace invitando a spegnere i condizionatori d’aria.

Perché siamo già in guerra, anche se la quasi totalità degli italiani non l’hanno compreso o non vogliono comprenderlo, come non non hanno voluto comprendere la prova generale della pandemia, con la quale – soprattutto nella prima fase – si è testata la capacità della propaganda di annichilire il cervello delle persone e di renderle succubi di un disegno preciso, volto a seminare prima il terrore, poi a derubare la loro vita, sacrificando tutti i loro diritti inviolabili e tutte le loro libertà.

Quando George Soros – che ebbe un ruolo decisivo nel colpo di Stato in Ucraina del 2014, volto a deporre il governo filo-russo, al fine di consentire che quel Paese divenisse filo-occidentale – afferma su MarketWatch (intervista tradotta dal Sole 24 Ore il 12 marzo 2022), che l’invasione russa ha dato inizio a una guerra che «potenzialmente può distruggere la nostra civiltà, ma l’alleanza fra le due autocrazie russa e cinese potrebbe esserlo anche di più (…)», indica all’Occidente la linea da seguire: «Putin, forte del sostegno dell’autocrate cinese», aggiunge Soros, «si è concentrato con un’incredibile brutalità nella realizzazione del sogno della sua vita, un’ultima opportunità di lasciare un segno nella storia della Russia (…) Possiamo solo sperare che Putin e Xi Jinping vengano spodestati prima che possano distruggere la nostra civiltà».

La quasi totalità degli esponenti dell’intellighentia occidentale, segue la linea politica indicata da Soros, che fa parte di quel cerchio illuminato di persone che attraverso la finanza, i potentati economici, il dollaro e il sistema bancario internazionali, dirigono le sorti del pianeta, al fine di costruire un Nuovo Ordine Mondiale: l’azione intrapresa dalla Russia lo scorso 24 febbraio – lo dicono apertamente –  rappresenta un’opportunità per sbarazzarsi di Putin (e forse anche del leader cinese), che intende distruggere la civiltà occidentale. Ma come, avete fatto accordi economici per la fornitura di gas – che hanno decretato la dipendenza dell’intero continente europeo dalla Russia- con un personaggio che intende ora distruggerci? Avete condiviso con lui la gestione perversa della globalizzazione ed ora – d’un tratto – non è più vostro sodale?

Anche molti cattolici esprimono certezze. Il professor Roberto de Mattei, che già sulla pandemia ha mostrato di avere le idee chiare, promuovendo l’inoculazione del siero sperimentale, sostiene (intervista a La Verità del 25 aprile 2022): «La guerra di Putin è una scelta razionale che va inquadrata in una vasta geofilosofia della storia. Il progetto di Putin non è solo quello di conquistare il Donbass o l’Ucraina del Sud, ma di opporre all’Occidente, che considera intrinsecamente corrotto, la sua visione poststalinista della “Terza Roma” (…). La guerra in Ucraina è una proxy war, che ricorda quella tra Stati Uniti e Unione Sovietica nella penisola coreana, tra il 1950 e il 1953. Allora i sovietici si servirono degli eserciti della Corea del Nord e della Cina maoista per promuovere la propria volontà di espansione in Asia orientale. Qui invece non è la Russia ad avvalersi della Cina, ma la Cina che cerca di trarre il massimo vantaggio dal conflitto. Ed è la Cina, non la Russia, a mio parere, il reale antagonista della Casa Bianca (…) La “globalità” della guerra non sta tanto nell’intensità della lotta, o nel passaggio dalla guerra convenzionale a quella nucleare; sta nella sua estensione mondiale. È infatti probabile che nuovi fronti bellici si aprano nel Caucaso e lungo la linea geopolitica euroasiatica che, dalla Russia, conduce fino alla Cina». Ciò che sta accadendo – aggiunge de Mattei – realizza esattamente lo scenario indicato da Bergoglio nel 2014: la terza guerra mondiale a pezzi.

Chi sta provocando questa terza guerra mondiale a pezzi (prendendo per buona l’espressione di Bergoglio, che di guerre se ne intende – ha ragione Roberto de Mattei – considerata la guerra che ha dichiarato a Cristo da oltre nove anni a questa parte)? Bergoglio, pur sottolineando, con l’ipocrisia che lo contraddistingue, di non voler nominare un Capo di Stato estero, è esplicito quando afferma durante il suo viaggio a Malta: «Il vento gelido della guerra è provocato da qualche potente che, tristemente rinchiuso nelle anacronistiche pretese di interessi nazionalisti, provoca e fomenta conflitti».

Quel potente – al quale il capo della diplomazia vaticana, il cardinale Pietro Parolin, ha fatto sapere che è legittimo il diritto a difendere il proprio popolo e il proprio Paese e questo comporta talvolta anche il triste ricorso alle armi, legittimando così il prolungamento della guerra e il rischio che questa si trasformi in una devastazione totale – è Putin. Il comunista Putin, l’ex agente del KGB Putin, il dittatore Putin, l’assassino Putin – così, in un’intervista televisiva del marzo 2021, lo definì Biden, al quale Putin rispose: «Ricordo che quando eravamo giovani e giocavamo in cortile, si diceva: “io sono gomma e tu sei colla. I cattivi nomi rimbalzano su di me e si attaccano a te”. Questo non è solo uno stupido proverbio infantile. Il significato è psicologicamente molto profondo: vediamo sempre i nostri tratti nelle altre persone e presumiamo che siano proprio come noi» – va punito ed eliminato. Come si è permesso, costui, di mettere in discussione le strategie politiche e militari dell’Occidente e perfino di cercare un alleato (la Cina), per contenere gli effetti delle sanzioni che colpiscono il suo Paese da anni? Doveva subirle quelle sanzioni, così come doveva subire l’adesione all’Unione europea di quasi tutti i Paesi ex-comunisti – mentre, la sua proposta di adesione della Russia fu respinta anni fa – e l’ingresso nella NATO di molti di quei Paesi.

Un paese, l’Ucraina, è stato usato da quasi vent’anni dagli apparati strategici e militari occidentali per condurre la guerra contro la Russia. Quando Putin decide di por fine alla minaccia documentata della sicurezza nazionale del suo Paese con un’azione speciale, come la definì – se avesse voluto distruggerla e annientarla, avrebbe impiegato due giorni! – si scatena l’inferno: l’intero Occidente – che aveva negli anni precedenti coltivato il terreno di una possibile risposta russa, fino ad installare nel territorio ucraino apparati e siti bio-chimici militari che minacciavano direttamente la Russia – intravvede nella mossa di Putin la possibilità di eliminarlo dalla scena politica mondiale. Si scatenano le sanzioni contro la Russia, si inviano armi all’Ucraina, si costruisce la figura mediatica di un eroe – il presidente dell’Ucraina – che va in giro per il mondo non per spiegare che cosa vuole, non per la causa della pace, ma per chiedere la no-fly zone e che la guerra si allarghi e si danno in pasto all’opinione pubblica notizie di pseudo-fosse comuni, come avvenne nel territorio dell’ex Jugoslavia, per legittimare l’intervento della NATO o come avvenne per l’Iraq, quando gli americani s’inventarono l’esistenza di armi chimiche per eliminare Saddam Hussein e destabilizzare l’intera regione mediorientale.

Se il nemico dell’Occidente è Putin, i suoi amici chi sono? Quei potentati occidentali che hanno l’obiettivo – come la vicenda pandemica ha dimostrato – d’instaurare un Nuovo Ordine Mondiale tecnocratico, fondato sulla dittatura sanitaria? Chi è amico dell’Occidente, l’elite globalista che mira al transumanesimo e vuole ridurre di qualche miliardo la popolazione mondiale e che sta alacremente lavorando per una crisi economica globale, preceduta dall’aumento dei prezzi di prima necessità, delle materie prime, dai razionamenti, dalle possibili carestie e dalla fame? Chi è amico dell’Occidente, coloro che mettono nel conto delle loro azioni il rischio di una terza guerra mondiale nucleare e lavorano – di fatto – perché quest’obiettivo si realizzi, non perseguendo la pace e armando forsennatamente uno dei due contendenti in lotta, per distruggere l’altro? Chi è amico dell’Occidente, chi agisce pensando che Dio non esista o chi vuole manipolare Dio e le sue leggi per costruire un mondo anti-umano e anticristico? Chi è amico dell’Occidente, il cattolico Biden, favorevole all’aborto al nono mese di gravidanza, in vigore in nove Stati americani e alla teoria del gender? Sono questi gli amici dei popoli occidentali?

Molti analisti internazionali occidentali ritengono che in occasione della Festa Nazionale russa del prossimo 9 maggio – che celebra la vittoria sul nazismo, per la quale la Russia versò il sangue di oltre venti milioni di suoi cittadini e durante la quale il Capo delle Forze Armate russe entra nella Piazza Rossa segnandosi con la Croce di Cristo, imitato da tutti i militari e le persone presenti – Vladimir Putin trasformerà la sua azione speciale in una guerra totale: introdurrà la legge marziale nel suo Paese e chiederà una mobilitazione di massa. Se questo accadrà, a futura memoria si sappia che la responsabilità non sarà del criminale capo del Cremlino, ma di coloro che nel mondo occidentale – primo fra tutti, il Presidente degli Stati Uniti, che trova il tempo di recarsi a Kiev, ma rifiuta d’incontrare Putin in Indonesia e, a seguire, tutti gli Stati europei, a cominciare dall’Italia, che esegue la politica estera dettata da oltre oceano – hanno utilizzato l’Ucraina in questi anni ed il conflitto aperto lo scorso 24 febbraio, per dichiarare in modo dissennato guerra alla Russia e pensare di ottenere in questo modo l’eliminazione dalla scena politica internazionale di quel Paese e del suo leader.

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