Ancora uno sforzo, ministro…

Gli scafisti sono le ONG straniere. Il nuovo governo ne sta prendendo atto. Speriamo che seguano i divieti d’ingresso che sta “valutando”.

piantedosi

Senza avere la pretesa di dire cose nuove – Francesca Totolo ha già scritto interi libri su business che sfrutta i “migranti” – ricordo che

La Ocean Viking appartiene alla SOS Méditerranée che si auto-definisce “’organizzazione europea, marittimo-umanitaria per il salvataggio della vita in mare,ato fondato nel giugno 2015 dall’ex capitano tedesco Klaus Vogel e dalla francese Sophie Beau dopo che la marina italiana ha concluso l’operazione di salvataggio Mare Nostrum nel 2014. Il suo quartier generale è a Marsiglia , in Francia.Costo al giorno 14 mila euro. Ha un’altra nave di soccorso, Aquarius, che costa 11 mila euro al giorn0.

‘è qualcuno che paga in modo sicuro e costante queste cifre, il perché non è mai stato chiaro: si intravvedono enti che paiono collegati allo stato tedesco.

Ciò e ancor più vero per i proprietari della Humanity, che sono le ONG Sea Watch e “United4Rescue”, duye ONG tedeschissimeche possiedono molte altre navi., Come SOS Méditeranéee sono state fondate nel 2015, operano da allora, e dunque anno speso decine di milòioni, al ritmo di 5-6 milioni di euro ogni anno epr una nave del tonnellaggio della Ocean Viking: abbastanza da esaurire qualunque “donatore” animato da spirito di carità; si sa, o l’Onu è li a confermrlo, che dopo qualche anno “i donatori si stancano”. Il fatto che questi enti “caritativi” tedeschi questi non conoscano alcuna “donor fatigue”, e continuino ad operare da anni senza la minima diminuzione a scaricare sulle coste italiane 200-500 “migranti” per volta – e non si capisce perché, battendo le loro navi bandiere tedesche o francesi, i migranti non siano considerati arrivati su suolo tedesco e francese – può significare che

  1. i loro stati li finanziano per creare un problema politico all’Italia e tenerla in stato d’accusa;
  2. ci guadagnano. I “Migranti” che vengono “salvati” da queste ONG, infatti , non son “i poveri dell’Africa che fuggono dalla fame e dalla guerra ” i poveri in Africa non hanno la cifra – sui 10 mila dollari – che costa a ciascun “migrante” intraprendere l’avventuroso viaggio dal sub-Sahara alla Libia o Tunisia: sono i ricchi africani che, indebitandosi e chiedendo i soildi alle loro famiglie, si pagano i passaggi – è una forma di investimento (e d’illusione) che furoreggia tra i giovani maschi africani, come ha denunciato anche qualche cappo di Stato o vescovo dell’Africa, implorando questi giovani a restare nel paese e a non impoverirlo della loro presenza produttiva.

Il ministero dell’Interno non manca certo dei mezzi per indagare iun questo senso.