Quando Amnesty International “lavora” per il Dipartimento di Stato

Lo scorso febbraio, Amnesty International ha pubblicato un rapporto  in cui sosteneva che a Damasco, nella prigione di Seydnaya, il regime di Assad , fra  il 2011 e il 2015, ha impiccato  13.135 prigionieri,  tutti “civili”, e “fatto morire per tortura e per fame migliaia di persone”.

Il rapporto è stato immediatamente citato dal Dipartimento di Stato, con l’aggiunta che nella orribile prigione, anzi  “mattatoio di Assad”  (per il Guardian) si usano forni crematori. Più precisamente, “un edificio che noi crediamo un crematorio”, diramò l’assistente segretario di Stato per il Medio Orienta Stuart  Jones.  “Il Dipartimento di Stato ha dati che sono uccisi in quel carcere fino a 50 prigionieri al giorno”.

A leggere davvero il rapporto di Amnesty, si scopre che l’astronomica cifra di 13.135 impiccati civili risulta  da calcoli aritmetici “basati sulla  testimonianza di persone non citate per nome nel rapporto”.  Insomma la celebre organizzazione “umanitaria”  ha messo in gioco il suo prestigio, credibilità, e fama di oggettività  per appoggiare il programma di  aggressione del Dipartimento di Stato (Cia, NATO ecc.)contro la Siria. E’ ovvio l’effetto che il rapporto vuole raggiungere: perbacco, Assad ha i crematori! Necessita d’urgenza un intervento umanitario contro il nuovo Hitler!

La  cosa si spiega ricordando  che la direttrice esecutiva di Amnesty International fra il 2012 e il 20’13, Susan Nossel (j), è  una femminista americana che  prima, nel 2009, ha lavorato – guarda la combinazione –  per il Dipartimento di  Stato di Hillary Clinton, col grado di “deputy assistant Segretary of State”;  in quella veste “ha guidato l’impegno Usa presso il Consiglio Onu dei Diritti Umani, promuovendo risoluzioni contro Iran, Siria, Libia, Costa d’Avorio in tema di diritti umani, libertà d’espressione  di associazione; nonché la prima risoluzione ONU sui diritti di lesbiche, gay, bisessuali  e transgender”.  E’ anche la curatrice della nota storia “persecuzione delle Pussy Riot”  e autrice della relativa grancassa mediatica.

Una bella carriera fra pubblico, privato e “umanitario”

Amnesty sostiene di essere “Indipendente da ogni governo, ideologia politica, interesse  economico o religioso”. Non trova alcuna  esitazione ad accettare donazioni della Open Society di Soros,  portatrice di una precisa ideologia  politica.  Dal 2008 al 2010, ha accettato anche donazioni dalla NED, National Endowment for Democracy,  che è una “organizzazione non governativa” si fa per dire, dipendendo ufficialmente dal Congresso Usa che  l’ha creata e la finanzia per diffondere la democrazia nel mondo, èd è sempre presente laddove fioriscono rivoluzioni colorate.  I soldi arrivano alla NED tramite l’USAID, l’Agenzia  USA per lo Sviluppo Internazionale.

E’ istruttivo  apprendere che, quando il finanziamento  che la NED dava ad Amnesty ha cominciato ad essere discusso sui media alternativi,   dati ufficiali suoi finanziamenti, che Amnesty pubblica regolarmente, son cominciati a sparire  dal web. Oggi è difficile  recuperare l’elenco dei donatori degli anni 2008-2010 che conferma  che a quel tempo Amnesty lavorava a fianco della  NED.  Sul sito ufficiale della nobile ONG   sono proprio scomparsi i rapporti sui finanziamenti anteriori al 2014.

Interessante   anche il fatto  che certe donazioni sono condizionate;  ossia, a quel che pare,   la loro accettazione obbliga Amnesty  a dedicarsi alle battaglie volute dal donatore. La Open Society di Soros fon dal 2008  ha stanziato una   sovvenzione di tre anni per i suoi scopi statutari:  fra cui specificamente “i diritti dei migranti”.  Soros ha finanziato specificamente la branca americana di Amnesty.  Nel 2011, Amnesty ha pubblicato un rapporto  di legittimazione dell’intervento umanitario in Libia, in base al quale Hillary  Clinton ha potuto vantarsi  in tv di aver fatto uccidere Gheddafi (“We came, we saw, he died” – veni, vidi, lui morì”)  e i diritti umani  in Libia, preda di bande armate e trafficanti, sono esemplarmente applicati.

“Non accettiamo denaro da governi o partiti politici, in modo da essere liberi di criticare i governi che calpestano i diritti umani”, proclama l’orgogliosa ONG.

La branca israeliana di  Amnesty, nel 2008 e 2010,  ha  accettato due  donazioni dal governo Usa (sempre via Dipartimento di Stato:  un’antica amicizia); nel 2011, dal governo olandese (tramite l’ambasciata).  La cosa fu criticata e discussa sul web a suo tempo:

Breaking Its own Rules: Amnesty’s Researcher Bias and Govt Funding

La branca britannica di Amnesty ha accettato un grosso dono ( complessivamente 3. 149.000  sterline) dal governo britannico – che tanto si prodiga per i diritti umani  degli yemeniti mandando i sui piloti a bombardarli sotto comando saudita  –   attraverso un ministero, il Department for International Development.

https://www.gov.uk/government/organisations/department-for-international-development

Nel 2009 il governo di Londra è stato il terzo donatore per misura dello stanziamento.  Il governo norvegese  l’ha finanziata con quasi 4 milioni di sterline in 5  anni, attraverso Theleton Norvegia.  Anche Amnesty Australia ha ricevuto donazioni governative.

Finanziamenti che Amnesty accetta con limpida coscienza perché, spiega, tali finanziamenti statali   sono permessi dalla sua alta etica   in quanto  sono “per l’educazione ai diritti umani”. Il che  rivela l’implicita convinzione che Usa e Gran Bretagna, per definizione, non violano mai i diritti  umani, essendone anzi loro i definitori, formulatori ed apostoli: ossia sono loro che definiscono quali diritti sono violati, quali nazioni che li  violano.

Magari qualcuno potrebbe giudicare questo un pregiudizio ideologico radicale nella “filosofia” di Amnesty: ma no, cosa andate a pensare. Da Mosca non accetterebbe un rublo, per esempio.

 

Come nacque   la NED, National Endowment for Democracy

Sulla NED e   la sua nascita,  occorre rifarsi al prezioso ultimo saggio dello storico  William Engdahl, purtroppo in tedesco,  Geheimakte NGOs

“Durante la presidenza di Ronald Reagan, scandali sulle operazioni della Cia sono venute a  conoscenza dell’opinione pubblica: Cile, Iran, Guatemala, MK-Ultra….Fu allora che il direttore della CIA, Bill Casey, ha  proposto al presidente di creare  una ONG “privata” – appunto il National Endowment for Democracy, creata nel 1983.  Uno dei suoi fondatori, Allen Weinstein, scompasro nel 2015,  ha detto  nella sua  ultima intervista al Washington Post che la NED “fa ciò che fa la CIA, ma come privato”.  Poco dopo hanno visto la luce a Washington altre ONG, la Freedom House, l’Istituto per la Pace, la Open Society di Soros…i fondi che ricevono sono spesso trasferiti attraverso l’USAID del Dipartimento di Stato per nasconderne la provenienza. […]

“Tutti gli sforzi di cambi di  regime gestiti dal Governo Usa da questa data, Solidarnosc in Polonia, il colpo di Stato di Eltsin,la “rivoluzione arancione” in Ucraina, le primavere arabe, sono stati organizzati da questo gruppo di  ONG promotrici della “democrazia”. Non è strano che Russa, Cina ma anche l’Ungheria facciano di tutto per bandire come non gradite queste ONG”.

The CIA and the NGOs