“Dall’inizio dell’Operazione Al-Aqsa Flood nell’ottobre 2023, le Forze Armate yemenite hanno abbattuto 19 droni MQ-9 Reaper statunitensi. Il Dipartimento della Difesa statunitense stima il costo di ciascun Reaper a circa 33 milioni di dollari”
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Iran, ad esempio, produce migliaia di droni a costo di un ciclomotore ciascuno (10 mila euro) e può usarli a sciami come quelli a cui li vende (Putin, Yemeniti…) i droni economici rappresentano oggi la più grave minaccia per i carri armati .. il “sofisticatissimo” ma abbattibilissimo Reaper e’ il più grande scandalo del Pentagono, a meno che non lo sia il carro armato Abrams, che ha bisogno di benzina avio per muoversi, non avendo l’industria USA dell’armamento mai voluto – o saputo – produrre motori diesel. Per confronto, i carri armati di Mosca vanno con qualunque carburante, anche col gasolio navale che è quasi catrame.
Il Pentagono, che ingoia la più immane spesa pubblica della storia mai dedicata all’armamento, non è un gigante titanico : è un obeso americano, rimpinzato di costosissime armi da salotto dalle industrie private del sistema militar-industriale (private, per obbedire al mito della “maggior efficienza del privato sul pubblico, ma in pratica di stato perché non hanno un mercato, ma un unico cliente, il Pentagono”.
La guerra ucraina ha dimostrato che la titanica spesa militare USA ha prootto arretratezza tecnologica USA. Perciò Trump ha scelto il nuovo ministro della Difesa affidandogli il difficile e pericoloso compito di togliergli il grasso e dargli efficienza militare.

Erik Price, padrone di Blackwater, il famoso gruppo di mercenari nelle guerre in Iraq e Afganistan, amico di Trump ha spiegato come la Russia ha imparato in 3 anni di guerra a neutralizzare le armi USA. l’esperienza in Ukraina ha consentito ai russi di perfezionare la guerra elettronica e sabotare e intercettare in pratica i missili USA. Per cui ora gli USA sanno che non di non essere all’altezza in una guerra convenzionale. In pratica, l’esperienza pratica di 3 anni di guerra ha concentrato le risorse tecnologiche dei russi e ora hanno trovato sistemi elettronici di intercettazione per tutto quello che hanno gli USA
Pete Hegseth invita i dirigenti della difesa ad accelerare i loro piani di ricapitalizzazione il sistema della sicurezza nazionale ha un’opportunità senza precedenti di ristrutturarsi radicalmente e prepararsi non alle guerre di ieri, ma alla sicurezza di domani.
Così spera il generale Tim Ray, che è probabilmente parte del problema per la mentalità commerciale che rivela, in questo commento postato da Zero Hedge:
DOGE e il team del Segretario Hegseth proveranno a snellire le procedure burocratiche, rivedere le acquisizioni di armamenti e raddoppiare l’innovazione. Questi sono miglioramenti logici. Molti sono essenziali. Ma come riparare un aereo a metà volo, il tempo è l’indicatore di performance definitiva. Ed è il senso di urgenza, agilità e adattabilità che permetteranno il successo dell’America.
Soprattutto, superare un avversario non significa spendere di più. Apple ha sconfitto Nokia con cicli di progettazione rapidi incentrati sull’esperienza utente, nonostante Nokia abbia speso quasi dieci volte di più in ricerca e sviluppo. Una spesa superiore crea un insieme impressionante di capacità, ma un vantaggio competitivo duraturo richiede un’attenzione costante ai risultati, non solo alle capacità.
Il periodo successivo alla Guerra Fredda non richiedeva né sufficiente urgenza né flessibilità da parte degli appaltatori della difesa e della base industriale. L’industria era a suo agio e forniva al Paese la maggior parte di ciò di cui aveva bisogno con contratti a costo maggiorato, con margini di profitto del 10-12% stabiliti dal Congresso. Sforamenti di costo e ritardi venivano tollerati e contribuivano ad aumentare i profitti.
Quando i budget smisero di espandersi, si verificò un consolidamento. l’allora Vice Segretario alla Difesa William Perry, incoraggiò gli appaltatori della difesa a consolidarsi per mantenere i profitti. E così fecero. E il numero di grandi appaltatori passò da oltre cinquanta a cinque. Agilità, innovazione e reattività svanirono nel processo.
Meno non significa più. La Strategia di Difesa Nazionale (NDS) del 2018 ha espresso questo concetto quando ha immaginato una Base Industriale per la Sicurezza Nazionale (NSIB) più ampia, come una “rete di conoscenze, capacità e persone – inclusi il mondo accademico, i Laboratori Nazionali e il settore privato – che trasforma le idee in innovazioni [e] le scoperte in prodotti commerciali di successo”. Questo esprime l’approccio globale alla sicurezza nazionale che ha sempre garantito agli Stati Uniti il suo vantaggio.
… E Zuckerberg sta per fallire?
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Il metaverso di Meta ha prodotto uno di più grandi buchi nella storia dell’industria tecnologica
un buco nero in cui sono stati risucchiati 46 miliardi di dollari, stando ai dati pubblicati da Yahoo Finanza.
Se guardiamo il grafico, vediamo che a fronte di spese annuali miliardarie, i ricavi sono stati minimi. Anche l’incremento graduale degli investimenti non ha prodotto rientri apprezzabili.
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insomma,
Nessuno vuole il metaverso di Meta
nel 2020 Meta ha speso ben 7,7 miliardi di dollari nel metaverso, per ricavi di appena 1,1 miliardi di dollari. Nel 2021 l’investimento è aumentato a 12,4 miliardi di dollari, con i ricavi che sono cresciuti a 2,3 miliardi di dollari.
ulteriore spinta sull’acceleratore del 2022, con investimenti di 15,8 miliardi di dollari, ha visto un calo dei ricavi su base annua, che sono scesi a 2,2 miliardi di dollari. Il 2023, infine, è sato l’anno più disastroso, con investimenti di 18 miliardi di dollari per ricavi di soli 1,9 miliardi di dollari. Vedremo com’è andata nel 2024, quando ci sarà il prossimo incontro con gli azionisti.
La situazione è così pesante che l’azienda ha deciso di tirare le somme definitive nel 2025, decidendo se portare avanti questo settore o abbandonarlo del tutto.
I problemi principali affrontati da Meta, oltre al totale disinteresse da parte del pubblico, sembrerebbero essere l’organizzazione caotica di Reality Labs (la divisione che si sta occupando del metaverso
Peter Schiff: l’economia americana è un castello di carte?
Peter inizia rivelando lo squilibrio fondamentale che guida l’economia statunitense: la sua dipendenza dal consumo di beni che non produce, pagati stampando dollari:
Siamo in grado di consumare ciò che non produciamo e lo paghiamo stampando denaro. E così il mondo riceve la nostra inflazione e noi la sua roba. Quindi abbiamo la parte migliore dell’affare. Ora usano la nostra carta per acquistare i nostri asset finanziari, le nostre azioni, le nostre obbligazioni, i nostri immobili. Quindi stanno accumulando asset e ne ricavano il reddito. Quindi quello che stiamo facendo è assecondare il nostro presente e sacrificare il nostro futuro.
Questo comportamento indulgente è insostenibile, sostiene Peter. Per stabilizzare veramente l’economia statunitense, gli americani devono essere preparati a sacrifici e tagli alla spesa pubblica, riforme che i politici sono riluttanti a perseguire:
Perché per liberare risorse per costruire fabbriche, non possiamo spendere tutti questi soldi e accumulare questi enormi deficit per estromettere tutto il nostro capitale. Quindi dobbiamo tagliare Medicare, la previdenza sociale, la difesa nazionale, e gli americani devono smettere di spendere. Dobbiamo risparmiare i nostri soldi per costruire quelle fabbriche. Non nasceranno dal nulla. Quindi c’è molto duro lavoro da fare. Ma ovviamente nessuno ha il coraggio di farlo. Tutta la nostra economia è un castello di carte costruito sul dollaro sopravvalutato, sui nostri deficit commerciali, sui nostri consumi eccessivi e sui tassi artificialmente bassi. E tutto questo sta per crollare.
Lungi dal risolvere i problemi economici, Peter avverte che l’attuale combinazione di politica monetaria e dazi di Trump esacerberà l’inflazione e la stagnazione economica esistenti, spingendo l’America sempre più in recessione:
Siamo già in stagnazione. Avremo solo un’inflazione più elevata e un’economia più debole. Saremo in recessione e ci sarà molta inflazione. Principalmente perché i dazi reindirizzano l’inflazione dai mercati finanziari all’economia reale. Abbiamo beneficiato dello spostamento dell’inflazione verso il mercato azionario e quello obbligazionario. Tutto questo si invertirà. Ecco perché, se si guarda a ciò che sta accadendo oggi, le azioni estere stanno salendo notevolmente. Oggi possiedo molte azioni che sono salite del 3%, 4%, 5%, 6%, che si trovano in Europa, in Asia e in Sud America. In questo momento il denaro viene risucchiato fuori dagli Stati Uniti, l’opposto di ciò che vuole Trump. I capitali non stanno arrivando in America, stanno fuggendo dall’America.
Considerata questa realtà, Peter offre consigli pratici agli investitori, incoraggiandoli a spostarsi dagli asset statunitensi sopravvalutati verso opportunità di investimento all’estero più solide dal punto di vista fondamentale, in particolare nei metalli preziosi:
Dovrebbero investire in azioni minerarie, azioni di società che operano nel settore dei metalli preziosi, che beneficeranno dell’aumento del prezzo dell’oro. L’oro è sopra i 3.000 dollari. Sta salendo con la de-dollarizzazione mondiale. Le banche centrali acquisteranno più oro e meno titoli del Tesoro. Questo è ottimo per i titoli delle società minerarie aurifere. Non è un bene per il governo statunitense, perché chi comprerà quei titoli del Tesoro? I deficit saranno molto più ampi in questa recessione. Credo che la Fed li acquisterà, e questo comporterà un’inflazione ancora maggiore. Non solo i dazi faranno salire i prezzi, ma anche l’inflazione che la Fed creerà. La debolezza del dollaro aumenterà il peso dei dazi.
Peter conclude che, mentre l’America si trova ad affrontare sfide economiche strutturali gravissime , molte economie internazionali hanno una strada più facile da percorrere. Possono semplicemente reindirizzare la loro capacità produttiva esistente verso l’interno, disaccoppiandosi da un dollaro in collasso:
Tutto ciò che il mondo deve fare è convertire la sua capacità produttiva già esistente e utilizzare quelle fabbriche, utilizzare quei lavoratori, utilizzare quelle risorse, catene di approvvigionamento e infrastrutture per produrre prodotti per sé stessi invece che per gli americani.