Vescovo di Sanremo: Cattolici, scegliete da che parte stare!

Monsignor Antonio Suetta
Diocesi Ventimiglia – Sanremo
Festival di Sanremo – Comunicato del Vescovo
Pubblicato il: 2 Febbraio 2022

Una triste apertura del Festival della Canzone Italiana 2022 ha purtroppo confermato la brutta piega che, ormai da tempo, ha preso questo evento canoro e, in generale, il mondo dello spettacolo, servizio pubblico compreso.

La penosa esibizione del primo cantante ancora una volta ha deriso e profanato i segni sacri della fede cattolica evocando il gesto del Battesimo in un contesto insulso e dissacrante.
Il brano presentato, già nel titolo – Domenica – e nel contesto di un coro gospel, alludeva al giorno del Signore, celebrato dai cristiani come giorno della fede e della risurrezione, collocandolo in un ambiente di parole, di atteggiamento e di gesti, non soltanto offensivi per la religione, ma prima ancora per la dignità dell’uomo.
Non stupisce peraltro che la drammatica povertà artistica ricorra costantemente a mezzi di fortuna per far parlare del personaggio e della manifestazione nel suo complesso.

Indeciso se intervenire o meno, dapprima ho pensato che fosse conveniente non dare ulteriore evidenza a tanto indecoroso scempio, ma poi ho ritenuto che sia più necessario dare voce a tante persone credenti, umili e buone, offese nei valori più cari per protestare contro attacchi continui e ignobili alla fede; ho ritenuto doveroso denunciare ancora una volta come il servizio pubblico non possa e non debba permettere situazioni del genere, sperando ancora che, a livello istituzionale, qualcuno intervenga; ho ritenuto affermare con chiarezza che non ci si può dichiarare cattolici credenti e poi avvallare ed organizzare simili esibizioni; ho ritenuto infine che sia importante e urgente arginare la grave deriva educativa che minaccia soprattutto i più giovani con l’ostentazione di modelli inadeguati.

Sono consapevole che la mia contestazione troverà scarsa eco nel mondo mediatico dominato dal pensiero unico, ma sono ancora più certo che raggiungerà cuori puliti e coraggiosi, capaci di reagire nella quotidianità della vita ad aggressioni così dilaganti e velenose. Soprattutto sono convinto di dover compiere il mio dovere di pastore affinché il popolo cristiano, affidato anche alla mia cura, non patisca scandalo da un silenzio interpretato come indifferenza o, peggio ancora, acquiescenza.

Vero è, come dice il proverbio, che “raglio d’asino non sale al cielo”, ma stimo opportuno sollecitare le coscienze ad una seria riflessione e i credenti al dovere della riparazione nella preghiera, nella buona testimonianza della vita e nella coraggiosa denuncia.

Sanremo, 2 febbraio 2022.
✠ Antonio Suetta
Vescovo di Ventimiglia

Gianluca Marletta:

SI DIVENTA CIÒ CHE SI PENSA, QUESTO È IL MISTERO.”
(Maitry Upanishad, VI,34)

A scanso di equivoci, questo non è un post ironico o peggio finalizzato ad un volgare sfottò; questo post nasce da una riflessione che riguarda tutti, ognuno di noi, sempre.

Premesso anche che ho sempre considerato la Ferragni una bella ragazza, sono rimasto davvero basito (e un po’ intristito) dal vederla ridotta cosí… Inevitabilmente, ho riflettuto su come anche il nostro aspetto esterno, prima o poi, tenda ad adeguarsi alla nostra interiorità.

Ora, vedendo la Ferragni ridotta ad un forma spettrale, larvale, tristemente simile a certi ectoplasmi evocati nelle sedute spiritiche, il pensiero non poteva non andare a ciò che tale personaggio ha rappresentato negli ultimi, bui anni del nostro paese: ovvero la marionetta, la corifea d’ogni ideologia degradante e terminale proposta da “chi comanda il mondo”.

Certo, lei in fondo l’ha fatto solo per soldi: i poteri hanno pagato e lei ha venduto il prodotto. Ma anche in questo caso, l’implacabile legge indicata dalle Upanishad indú opera: si diventa ciò che si pensa (e si desidera) sia pre che post mortem.

Di contro, pensavo, quante ragazze non bellissime ma dall’anima profonda e bella sanno irradiare luce solo con un sorriso. O, se vogliamo fare un esempio estremo ma significativo, quale bellezza, forza, sapienza traspare dalle foto dei grandi santi, anche di chi non esteticamente perfetto e, spesso, passato per il fuoco di prove terribili.

Giá …lo sguardo! Perchè la cosa che colpisce di più, piú ancora del fisico intristito e sfiorito, è lo sguardo della Ferragni: sguardo assente, inespressivo, inanimato.

Si diventa sempre ciò che si pensa o, per dirla con il Vangelo, “dov’è il tuo tesoro lí è il tuo cuore”: e questo vale qui in terra, in cielo, negli inferi o in qualsivoglia stato che il nostro essere rivestirá. E se anche rinunciamo alla fatica di pensare, diventeremo comunque … immagine di ciò che le “forze” che ci colonizzano vogliono che noi diventiamo.

ferragn
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