Un rapporto Usa aveva previsto tutto. Anche la “mente” di Parigi

Mentre finisco di scrivere, Erdogan ha fatto abbattere un Sukhoi russo al confine con la Siria. l’abbattimento è stato confermato dai russi. Erdogan ha la possibilità di invocare la clausola NATO che obbliga tutti noi ad entrare in guerra contro Mosca? Gli eventi precipitano. Giusto a futura memoria, per comprendere meglio come sono andate le cose.

Era il 13 maggio, sei mesi prima del 13 novembre di sangue a Parigi. In Usa, il Department for Homeland Security declassificò un rapporto che “prevedeva” (o anticipava?) un grave attentato in Europa. Commesso da Abdelhamid Abbaoud, l’uomo che è stato designato come “il cervello” della strage, dato per ucciso nell’incursione poliziesca nella casupola di Saint-Denis.

Il titolo del rapporto è: “Le future operazioni ISIL in Occidente possono somigliare al piano interrotto in Belgio”. Lo potete  leggere qui.

https://info.publicintelligence.net/DHS-FutureOperationsISIL.pdf

Il riferimento è ad una operazione della polizia belga che nella cittadina di Verviers, presso la frontiera tedesca, fece irruzione in un covo islamista, uccise due persone, ne catturò altri 15 come sospetti terroristi, nove a Molenbeek e altri in Francia. Fu un’incursione preventiva: i catturati e gli uccisi non avevano ancora fatto niente, ma progettavano (telefonandosi) di aggredire poliziotti e uomini in divisa per strada. Il fattaccio avvenne meno di una settimana dopo la strage di Charlie Hebdo.

http://www.theguardian.com/world/2015/jan/15/three-killed-belgium-counter-terror-raids-reports-verviers

La polizia belga ha dato pochissimi particolari sulla trama che sventò. Secondo il documento della Homeland Security, “il leader del gruppo, Abdelhamid Abaaoud diresse l’operazione da una casa sicura di Atene usando un telefono cellulare, mentre altri membri operano in diversi paesi europei”. Infatti “l’attività del gruppo si estende a diversi stati europei, Francia, Grecia, Spagna, Olanda”.

la primula nera
la primula nera

Il preteso cervello Abaaoud riuscì a scappare, come si vantò lui stesso in seguito, in Siria, nonostante avesse alle calcagna metà dei servizi europei. Mentre era in Siria, gli sono stati attribuiti alcuni attentati connessi in Europa (sempre come mandante) per esempio quello molto pubblicizzato – e fortemente sospetto – dello scorso agosto, sventato dai tre “eroici soldati americani” in libera uscita sul treno Amsterdam Parigi. I tre eroi, ci è stato raccontato, erano lì tranquilli seduti, quando riconobbero il suono dello scatto dell’otturatore di un kalashnikov; si avventarono sul tizio che usciva dal WC con l’arma e lo misero fuori combattimento – ragion per cui Hollande li ha insigniti della Legion d’Onore.

Il terrorista,Ayoub El Kazzani, un marocchino che ha abitato in Spagna per 7 anni e poi in Belgio, era un senza fissa dimora, disse di aver trovato le armi in una borsa su una panchina, e di voler fare una rapina. Non è chiaro – né mai è stato chiarito – come la “mente” Abaaoud avrebbe guidato dalla Siria lo sciagurato.

molto mediatico
molto mediatico

Il fuggiasco Abaaoud era occupatissimo in Siria: non tanto a fare il guerrigliero, quanto a farsi notare mediaticamente. “Molto attivo sui social media dal 2014”, testimonia Wassim Nasr, giornalista di France 24 che ha il compito di spulciare i jihadisti veri e presunti su detti media; lui, la “mente”, si presentava su Facebook come “il turista terrorista”, perché appunto si vantava della libertà di movimento con cui si spostava tra Francia e Atene, Belgio e Siria. E siccome aveva portato in Siria il fratellino Yunes, solo 13enne, lo ha definito “il più giovane terrorista del mondo”.

Non basta. Abaaoud la “mente” ha fatto avere ad un giornalista della tv belga (RTBF) un video-selfie, dove si mostra mentre guida una jeep dietro cui trascina dei corpi umani insanguinati, che sta portando alla fossa comune ad Azaz, in Siria (o almeno così pare). Nel video si vanta. “…Adesso sulla via di Allah così trattiamo i kufar (i miscredenti), quelli che ci combattono, che combattono l’Islam”, dice, con il ghigno più ben riuscito fra i cattivissimi jihadisti. La tv belga diffonde il video all’inizio del 2014. A febbraio, Abaaoud è di nuovo agli onori della cronaca: viene intervistato nientemeno che da Dabiq, universalmente noto “magazine di Daesh”, il periodico di lusso, patinato e a colori stampato dal Califfato (o ad Hollywood?) in lingua inglese.

Quello che alla “mente” preme soprattutto rendere noto nell’intervista, è con quanta facilità egli sfugge alle polizie europee: “Di colpo c’era la mia foto su tutti i media ma, alhamdoulillah (sian rese grazie ad Allah), i kuffar erano resi ciechi da Dio. Sono stato perfino arrestato da un poliziotto che ha guardato la foto che aveva di me, ma non ha notato la somiglianza e mi ha lasciato andare”.

Il che pone qualche domanda: le polizie europee sono state accecate da Allah o l’hanno lasciato andare volontariamente? O anche: Abdulhamid preparava la sua propria immagine di primula nera inafferrabile? O “qualcuno” stava creando detta immagine per farla indossare ad Abdulhamid?

Chi ha visto qualche pdf di Dabiq non può – se è onesto – dubitare per un momento che la patinatissima rivista a colori in inglese, è rivolta a suggestionare un pubblico internazionale, non degli aspiranti jihadisti; che come medium di Daesh suona falso lontano un miglio. Inoltre, che Abdulhamid è come terrorista un po’ troppo mediatizzato per essere una “mente”, anzi “La Mente” di tutto ciò.

Due copertine di Dabik
Due copertine di Dabik

I cervelli delle imprese criminali non si mettono in mostra, tramano nell’ombra. Persino France24, mainstream che più non si può, lo ha notato: “un terroriste trop médiatique”…

http://www.france24.com/fr/20151120-abdelhamid-abaaoud-terroriste-medias-sociaux-attentats-paris-ei-belgique-syrie

Ma non è permesso dubitarne, dato che adesso è lo Homeland Security – ossia i nostri generosi alleati che ci proteggono – a dichiararlo “la Mente”. Anzi a prevedere in anticipo che Abdulhamid avrebbe commesso attentati in tutta Europa, dato che ormai l’ISIS è qui tra noi a fare danni, inafferrabile ma pericolossimo – come attesta il medesimo rapporto declassificato. E’ ovvio che appena sono avvenuti gli eccidi di Parigi il 13 novembre, i media – soprattutto gli americani – hanno attinto alle notizie e alla narrativa che hanno trovato già bell’e pronta nel rapporto della Homeland Security.

Michael Chertoff
Michael Chertoff

Allora forse converrà ricordare cosa è il Department of Homeland Security. Un ministero che non esisteva, che Bush jr. creò per “la sicurezza della patria” un giorno dopo l’11 Settembre 2001. E chi ci mise a capo? Michael Chertoff, figlio di un rabbino e di una hostess della El Al, la compagnia era israeliana, diventata famosa per aver sventato un dirottamento di palestinesi. Insomma un israeliano con doppio passaporto. Quali erano i meriti di Chertoff? Nel 2001, come uno dei procuratori di New York, aveva “espulso per visto scaduto” – quindi sottratto alle indagini – i cosiddetti “israeliani danzanti”, ossia i giovanotti israeliani di una azienda di traslochi che la polizia di New York aveva colto perché erano stati visti filmare l’incendio delle Twin Towers facendo gesti di vittoria” con le mani. L’azienda di traslochi per cui (illegalmente) lavoravano, la Urban Moving System, era gestita da un israeliano, Dominc Suter, che appena i suoi uomini furono bloccati, se la filò in Israele lasciando l’azienda coi computer accesi e i telefoni cellulari sotto carica: aveva fretta. Probabile che la Urban Moving System fosse la ditta che, coi suoi camion e van di traslochi, aveva traslocato le tonnellate di esplosivo dentro le Tower? Forse. Si capisce quindi l’utilità di Chertoff nella poltrona della Homeland Security, e dello stesso Dipartimento per controllare la narrativa occidentale sul terrorismo islamico.

https://wikispooks.com/wiki/9-11/Israel_did_it#Five_Dancing_Israelis

David Cohen
David Cohen

La cosa diventa ancor più chiara se si apprende che da febbraio scorso, a numero 2 della CIA è stato nominato David Cohen, praticamente un confidente di Netanyahu, della cui promozione la stampa ebraico-sionista s’è rallegrata: “E’ la prima volta nella storia che un giudeo sale ad una poltrona così alta nel servizio americano, prima una roccaforte WASP”.

http://www.actuj.com/2015-01/monde-juif/1338-le-nouveau-numero-2-de-la-cia-s-appelle-david-cohen

Questo David Cohen era noto per aver strutturato una postazione CIA denominata Alec Station, esclusivamente dedicata a “dare la caccia a Bin Laden” (con i successi che potete constatare), ossia probabilmente ad impedirne la cattura.

http://cryptome.org/0004/cia-alec-station.pdf

Lo stesso Cohen gestiva un’altra stazione della CIA , segreta anche quella, che era situata – pensate un po’ – dentro il famoso Edificio 7 del World Trade Center, quello che l’11 settembre 2001 collassò senza essere stato colpito da nessun aereo; la stazione fu ‘smobilitata’ grazie a quella demolizione controllata e non ne è rimasta traccia. Ma a che scopo una stazione CIA segreta dalle cui finestre si potevano vedere le Twin Towers mentre crollavano?

La incredibile circostanza fu rivelata non da complottisti fanatici, ma dal New York Times:

http://www.nytimes.com/2001/11/04/national/04INTE.html

David Cohen, lasciata stazione fumante dietro di sé, non restò disoccupato: la polizia di New York lo assunse con lo stipendio di 146.161 dollari annui come “capo dell’intelligence”: funzione essenziale per “non” arrivare mai ai mandanti e agli attori del mega-attentato attribuito a Bin Laden.

http://www.nytimes.com/2002/01/25/nyregion/ex-cia-spy-chief-to-run-police-intelligence.html

David Cohen, molto vicino a Chertoff, ha avuto come chaperon e suo promotore nella carriera Mark Deutch, che è stato capo del controspionaggio estero alla Cia a metà anni ’90 . Ovviamente per conto di Israele.

Dunque la narrativa sugli attentati di Parigi – e su quelli che “sicuramente” il famoso Califfo ordinerà in Europa – è pienamente fabbricata e controllata dalla Homeland Security. Il nostro alleato che pensa al nostro benessere e sicurezza, e che è una ciste israeliana incistata nella sicurezza Usa.

Date queste informazioni, forse si comincia a capire il motivo per cui il capo dei servizi francesi Bernard Bajolet è andato a Washington ad incontrare il capo della CIA, John Brenan, in un panel cui hanno partecipato il britannico John Sawers, ex direttore dell’MI6, e l’israeliano Yaakov Amirdror, un capo dei servizi israeliani che adesso è un dirigente di JINSA (Jewish Institute for National Security Affairs), un think tank dove i sionisti più fanatici coltivano i rapporti (cordialissimi) col settore militare industriale americano.

Del resto Bajolet è stato sostituito da Hollande a capo del DGSE– scadrà il mese prossimo. Alcuni dei suoi sottoposti al DGSE gli remavano contro. Uno dei suoi nemici  è stato scelto da Hollande per sostituirlo: Christophe Bigot, ex ambasciatore in Israele, molto amico del Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche in Francia (CRIF) , ammiratore del sionismo.

http://www.lefigaro.fr/mon-figaro/2015/01/05/10001-20150105ARTFIG00397-rififi-au-sommet-de-la-dgse.php

Così i servizi sono finalmente in buone mani. I francesi possono dormire tranquilli. Abdlahamid è morto a Saint Denis. A meno che non riappaia vivo e vegeto a rilasciare interviste video e a Dabiq: come sapete, è la primula nera, la mente del jihadismo. Non mi stupirebbe se se la fosse cavata e il cadavere nelle macerie fosse di chissà chi. Allah lo protegge. E forse anche la Homeland Security.

(fonte principale: Panamza)