Un paese “diversamente mondialista”

Luciano Garofoli

Ho passato le festività pasquali andando  a trovare mia figlia ad Oslo, in Norvegia, dove vive e lavora.

 

Sono arrivato la Domenica delle Palme e non ho rinunciato alla messa cattolica. Mia figlia spulciando internet[1] aveva gli orari possibili per poter assistere alla funzione religiosa: non prima delle 18. Le opzioni erano due o una funzione religiosa in lingua inglese o, in alternativa, una in vietnamita.

La Norvegia è una nazione multietnica e multi confessionale in cui diverse realtà coesistono pacificamente.

Ma nonostante tutto le radici cristiane sono sempre ben evidenziate e mai nascoste: basti pensare che nel paese è festa nazionale il giorno dell’Ascensione di Nostro Signore al cielo che come ben sappiamo cade sempre di giovedì. Tutto secondo la tradizione anche in un paese a maggioranza protestante!

Solo la minoranza mussulmana è sempre la più intollerante e chiassosa in materia religiosa, come al solito. Ma qui viene guardata con un misto di sufficienza e disprezzo: l’integrazione è obbligatoria, si deve imparare la lingua ed imparare  a coesistere in maniera quasi forzosa.

Non conoscendo affatto l’inglese ho partecipato alla cerimonia in maniera molto “aleatoria”. Diciamocelo francamente la celebrazione della messa nella lingua nazionale ha fatto diventare la stessa una specie di Torre di Babele in cui viene compresa soltanto da quelli che parlano l’idioma particolare. Con il latino questo tipo di problema non sussisteva di certo e chiunque fosse entrato in una qualunque chiesa a qualunque latitudine avrebbe potuto seguire la messa con sicurezza e piena coscienza di quanto stesse succedendo.

Altra cosa curiosa, ma qui davvero non si può recriminare, le palme benedette altro non erano che dei rametti di cipresso: a quelle latitudini ovviamente non si trovano né palme, né tanto meno olivi in quanto il clima è sicuramente inadatto a poter coltivare tali piante.

Nonostante ciò la chiesa di Sant’Olaf era gremita e la partecipazione attenta e composta.

Padre Paul, il titolare della parrocchia, il giorno di Pasqua ha detto, in un ottimo italiano, che nella Settimana Santa aveva dovuto organizzare e far celebrare ben ottanta funzioni religiose in almeno otto lingue diverse.

Le comunità più numerose presenti sono quella polacca, quella del sud est asiatico con i  vietnamiti in testa, seguite da croati, francesi, filippini e spagnoli ed italiani.

Il giorno di Pasqua, alla messa in italiano, erano presenti almeno una cinquantina di connazionali che risiedono e lavorano ad Oslo, con  sincerità molti di più di quelli che quotidianamente frequentano una messa in una qualsiasi  parrocchia nazionale. A celebrare un sacerdote dell’Africa francese che parlava un italiano perfetto e che ha fatto una predica davvero molto profonda e dottrinariamente ineccepibile: sicuramente da non far rimpiangere certi pretonzoli nostrali.

Gli immigrati in Norvegia sono 387 000, ossia il 7,4% della popolazione totale, ma, considerando anche gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza, questa percentuale sale circa al 10%.

Si predica e pratica accoglienza, integrazione, ma poi mica arrivano barconi carichi di illusi disperati in cerca dell’Eldorado. Qui i migranti arrivano con gli aerei, o con i traghetti dalla Danimarca e possono stare solo sei mesi con visto turistico: poi arriva la polizia che li prende, li porta in aeroporto o al traghetto per la Danimarca e buon viaggio. E se fanno i furbi? Rientrano con stratagemmi? Processo per direttissima e … galera!

Questo è un modo civile di comportarsi e di concepire lo stato ed il rispetto delle sue leggi.

Tanto per cambiare, come già detto sopra, i più esagitati, quelli che rifiutano l’integrazione e cha fanno sempre casino sono i mussulmani pakistani, iracheni, marocchini: ma attenzione se passano il segno la polizia ci va giù pesante ed espulsioni garantite. Ritornano nel paese da dove sono arrivati e non rientrano mai più: il sistema informatico funziona eccellentemente e la magistratura non si sogna nemmeno di “interpretare le leggi e trovare cavilli strani! La legge si fonda anche sull’auctoritas che ne garantisce il rispetto: i signori buonisti sono serviti!

Anche, forse però, prime avvisaglie di ordine gerarchico selettivo: ma se vogliamo essere onesti mantenimento di un ordine costituito e salvaguardia di un prezioso bene comune.

Rimuginando sulla cosa subito ho cominciato a pensare che lo stato di avanzamento della “Grande Opera”era qui ben mascherato, ma davvero ad un punto molto molto avanzato.

La Norvegia è una monarchia costituzionale, dal 1905 anno in cui si scisse l’unione tra la corona danese e quella norvegese  e quindi nacquero due stati separati e distinti: il Regno di Danimarca e quello di Norvegia. Un separazione consensuale e molto gelida i due “conviventi forzosi” non si erano mai piaciuti molto visto anche l’atteggiamento un po’ spocchioso dei danesi!

Da quella data la casa regnante ad Oslo è la Schleswing Hollestein Sonderburg Glücksburg molto legata alle case regali inglese, belga, portoghese, bulgara . Infatti il principe Alberto, il marito della Regina Vittoria era il nonno della principessa del Galles Maud, appunto figlia di Edoardo VII, andata in sposa al Re di Norvegia Haakon VII, nonno dell’attuale sovrano Harald V.

I legami strettissimi di parentela divennero anche legami di amicizia a causa della invasione dello stato nordico avvenuta il 9 aprile 1940 con l’Operazione Weserübung da parte dei tedeschi i quali volevano assicurarsi il rifornimento delle piriti di ferro delle miniere svedesi di Kiruna che arrivavano nel porto norvegese di Narvik.

Spesso il Re Harald V chiede, in via confidenziale, il parere della Regina Elisabetta anche su questioni di stretta rilevanza privata, come facevano anche i suoi predecessori.

Per esempio il Re Olaf V si trovò a dover affrontare un  grave problema dinastico quando il figlio Harald di qualche anno più giovane della Regina Elisabetta, decise di fidanzarsi con Sonja Haraldsen una borghese. Il legame fu tenuto segreto e la ragazza spedita in Inghilterra per cercare di interrompere il legame sentimentale stabilito con il Principe ereditario. Nel 1968 il Principe minacciò di rinunciare ai diritti al trono se il matrimonio con Sonja non fosse stato accettato dal Re. Come Edoardo VIII, a suo tempo.

La Regina Elisabetta con molto pragmatismo consigliò al sovrano di acconsentire alle nozze, in quanto molto legata al Principe Harald suo coetaneo ed evitare una crisi dinastica inutile.

Qualche anno fa, mutatis mutandis, Harald V dovette affrontare una situazione simile, se non peggiore con il suo primogenito Haakon Magnus. Questi si fidanzò non solo con una borghese  Mette-Marit Tjessem-Høiby, ma addirittura madre di Marius Borg Høiby, nato da una sua precedente relazione con Morten Borg. Il Principe ereditario ha sposato Mette-Marit e ne ha anche adottato il figlio non suo.

Il motto della casa reale norvegese è ben chiaro, molto impegnativo, ma anche davvero ben assimilato dai reali di ogni epoca: Alt for Norge[2] tutto per la Norvegia.

Queste parole compaiono anche sotto il volto del Re Harald V impresse sulle rare monete in circolazione.

Una considerazione sulla moneta val la pena farla ed è molto positiva: innanzitutto in nessun posto a cominciare dagli aerei della compagnia privata Norvegian, come in nessuno dei negozi o ristoranti di Oslo viene accettata moneta che non sia la divisa nazionale. Nessuna valuta estera né Dollaro, né Euro né nessuna altra moneta può essere data in pagamento, sarebbero sempre rifiutate. A bordo degli aerei si può pagare anche in valuta danese o svedese, ma solo in quell’ambito di circuito scandinavo che ha visto la storia di questi paesi intrecciarsi e spesso essere legata in modo molto significativo.

Se si usa la carta di credito, questa, grazie ai circuiti di “garanzia internazionali”, viene accettata sempre e la transazione va in porto anche in valuta estera, ovviamente!

Di contanti ne girano comunque molto pochi: di comune prassi è l’uso massiccio della carta di credito che viene accettata in qualsiasi esercizio commerciale e pubblico.

Questo fa della Norvegia una nazione molto allineata a standard di economia globalizzata.  La stessa bandiera deriva dal Dannebrog danese con una croce blu sovrapposta a quella bianca a simboleggiare nei colori rivoluzionari francesi lo stesso desiderio di libertà del popolo norvegese dalla Danimarca prima e dalla Svezia dopo. Bandiere nazionali o auriflamme sventolano dappertutto issate su pennoni altissimi insieme anche al simbolo di Oslo con raffigurato San Halvard, il santo patrono di Oslo, e rappresenta il santo vestito con una tunica rossa, cappa e elmo seduto sopra un trono di leoni e nelle mani i suoi attributi: una ruota di mulino e delle frecce. Ai suoi piedi, accostata, una donna nuda. Sullo sfondo, un cielo azzurro con quattro stelle dorate. Antico sigillo medioevale.

Tuttavia non manca anche in cose così importanti, una certa ironia che permea il popolo norvegese.

Un artista, Lars Lamberg ha voluto rendere omaggio, a modo suo, a questi ideali rivoluzionari ed ha creato dei bagni pubblici (realizzati anche a Parigi) fatti tutti da tre moduli colorati di blu, bianco e rosso come quelli della bandiera francese. In ognuno, sulla parete esterna, c’è scritto Liberté Fraternité Égalité e quando si entra nel bagno si sente suonare la Marsigliese e l’inno americano. Uno di questi moduli è piazzato, ad Oslo, in Spiker Suppa proprio di fianco all’edificio dello Stortinget il parlamento nazionale. Non è ben chiaro quanto la cosa sia un sublimine per riaffermare certi valori e quanto invece sia anche un vedere il tutto sotto un’ottica dissacratoria ed ironica.

Nella società del paese scandinavo è stato imposto, altro dettame tipico della globalizzazione, un rigido sistema di “politicamente corretto”: quindi non si può pubblicamente ironizzare contro nessuno, non si devono prendere posizioni troppo violente nei confronti di qualunque cosa, bisogna sempre  avere un continuo rispetto verso tutto e tutti. Una specie di minuetto su questo sì può fare, questo invece no, perché sconveniente od offensivo. Poi magari in privato si dice che i negri puzzano o che gli italiani sono tutti mafiosi: certi concetti li si ripetono in continuazione anche ai bambini quando capita l’occasione.

Di più: la Norvegia, prima della seconda guerra mondiale era leader per gli studi sull’eugenetica e diversi scienziati famosi lavorarono a progetti di questo genere, ben prima dell’ascesa di Hitler al potere in Germania. La politica dello stato è sempre stata orientata in senso neutralista e pacifista eppure altri famosi scienziati, sempre nel periodo anteriore allo scoppio del secondo conflitto mondiale, stavano studiando con ottimi risultati l’impiego dell’acqua pesante come moderatore di reazione nella fissione atomica. Forse uno dei motivi per cui la Germania invase la nazione scandinava era oltre al controllo delle piriti di ferro svedesi, proprio anche il poter entrare in possesso di questi studi avanzatissimi in questo settore. Sta di fatto che tutto quello che riguardava l’atomica tedesca era basato sul territorio norvegese.

In ultima analisi il regno non vedeva di malocchio poter vendere le piriti svedesi alla Germania, altrettanto di buongrado avrebbe fatto nei confronti degli Inglesi e l’essere privati di questi introiti dava molto fastidio.

In fondo erano una nazione neutrale …  non fecero altrettanto i turchi nello stesso periodo?

All’epoca lo sviluppo economico era piuttosto scarso: le risorse erano la pesca, la conservazione e la vendita di merluzzi e salmoni, un’agricoltura piuttosto limitata dal clima e qualche rara risorsa mineraria. La scoperta dei giacimenti del Mare del Nord risale ad anni molto recenti.[3]

L’invasione ha lasciato traumi profondi: spaccò il paese in due tra favorevoli e contrari ai tedeschi. Il Re  andò in esilio in Gran Bretagna dai parenti, ma Quisling formò un governo filo germanico e migliaia di volontari norvegesi andarono a combattere in Russia sotto le insegne delle divisioni Waffen SS Viking e Nordland, la Crociata Antibolscevica bandita dalla Germania.

Nei confronti dei tedeschi il trauma non si è mai ricomposto e sono sempre visti con un certo tipo di diffidenza. Ma altra contraddizione spiegabile con il “Tutto per la Norvegia”tutto quello che è servito e serve per l’informatizzazione del paese è quasi tutto Made in Germany. Dalle centraline elettroniche che dirigono il traffico ed i mezzi pubblici, agli apparati di avionica degli aeroporti, agli autobus, ai treni, ai convogli del metro ed alle automobili sono quasi tutte di marca tedesca. L’Italia potrebbe fornire eccellenti soluzioni elettroniche in questi campi: colossi come Finmeccanica coi suoi vari marchi, o Iveco tanto per fare degli esempi, sono in grado di poter dare dei prodotti a prezzi competitivi e ad altissima tecnologia. Siamo presenti in maniera visibile, soltanto come fornitori di eccellenze alimentari e questo la dice lunga sul tipo di immagine che diamo all’estero grazie alla sconsideratezza dei governanti ed alla massiccia propaganda che il Grande Reich tedesco fornisce sul nostro modo di essere stato e sul nostro modo di fare economia.

La Norvegia possiede immensi giacimenti di petrolio e di gas naturale sul Mare del Nord.

Qui le linee strategiche seguite sullo sfruttamento di queste fonti è davvero molto interessante e nel senso della tradizione, della prudenza, della lungimiranza  e del senso del futuro: le risorse non sono di certo infinite quindi vanno gestite con un’ottica di forte senso del bene comune nazionale.

Con i proventi ricavati dalla vendita di queste risorse energetiche naturali è stato creato un grande fondo di investimento, quello che comunemente, in questi casi, si chiama un Fondo Reale, atto a garantire alle future generazioni una sicurezza che continui a fornire ricchezza anche quando le riserve petrolifere saranno esaurite. Quindi i ricavi conseguiti con questi investimenti non vengono toccati ma accumulati e reinvestiti. Solo in caso di calamità naturali da esso si può prelevare fino ad un 5% del valore per eventualmente far fronte a queste emergenze. Fino ad ora non si è mai fatto ricorso a tale clausola di garanzia.

Nel portafoglio di questo potente strumento finanziario, ci sono azioni di società di tutto il mondo tanto per dire esso possiede circa un due tre per cento di Finmeccanica che fornisce anche cospicui dividendi annuali. Ed allora che senso ha comprare centraline elettroniche Siemens, o treni tedeschi, o autobus Man o addirittura i Solaris fatti in Polonia, invece che quelli che vengono costruiti dalla ditta italiana, o dalla Breda sempre del Gruppo Finmeccanica che fornirebbe maggiori dividendi al Fondo? Mistero! Oppure gestione delle linee politico strategiche di interesse nazionale indirizzate in maniera alternativa a quello che uno straniero viziato da “internazionalismo e globalismo” potrebbe concepire

Ma l’orizzonte strategico più che all’Europa è puntato sul Baltico dove si è dipanata tanta parte della storia norvegese. E poi i paesi che si affacciano su quel mare, Russia esclusa ovviamente, sono grandi clienti del petrolio e del gas del  Mare del Nord di competenza della Norvegia. Quindi va da sé che l’interscambio sia più elevato.

Il concetto di reciprocità funziona con una naturale logica: in barba ancora una volta alla globalizzazione ed al libero mercato!

Eppure quando Amundsen, il grande esploratore polare ed eroe nazionale norvegese, nel 1926 decide di raggiungere il Polo Nord scelse di farlo con un dirigibile. Aveva provato  a farlo con aereo americano ma la missione fallì, per ovvi motivi metereologici allora insuperabili. Amundsen scelse il meglio che ci potesse essere a quell’epoca: uno dei dirigibili concepiti  e realizzati in Italia da Umberto Nobile. Presi i necessari contatti, Amundsen riesce ad acquistare dal governo italiano uno dei suoi dirigibili militari l’N1 che verrà ribattezzato Norge.

La spedizione è finanziata da un industriale americano Lincoln Hellsworth che si dedicò molto all’eplorazione polare sia del Polo Nord che del Polo Sud.

La spedizione fu un grande successo: il dirigibile partì dalle isole Svalbard e raggiunse l’Alaska. Il 12 maggio 1925 fu individuato e sorvolato il Polo Nord sul quale vennero gettate le bandiere dei tre esploratori: quella italiana di Nobile era però tre volte più grande delle altre due. Amundsen da buon norvegese, anche a ragione, ne rimase molto contrariato.[4] Ma da vero generoso ed umano gentiluomo qualche anno dopo perderà addirittura la vita partecipando alla ricerca dei superstiti del dirigibile Italia abbattutosi sulla banchisa polare. Grandissimo esempio di attaccamento a valori più alti  e nobili!

Forse che la tecnologia italiana del tempo era più apprezzata di quella odierna? Altro mistero della terra dei ghiacci polari![5]

Viene da chiedersi: ma come possono sussistere e coesistere nella mentalità del popolo più informatizzato del mondo, come essi stessi si definiscono, stati d’animo così antipodici e  contrastanti?

Come si può concepire che questo bellissimo paese abbia un tasso di natalità di quasi il 2%,[6] tra i più alti in Europa e poi permetta, a scopo di studio dicono, la riesumazione di alcuni cadaveri di morti di “spagnola” congelati sotto il terreno delle isole Svalbard?

Oppure come si può permettere che sotto la bandiera di un esasperato ecologismo  si realizzi lo Svalbard Global Seed Vault una gigantesca cassaforte nel mezzo dei ghiacciai, sempre nelle isole Svalbard, un bunker protetto da ogni catastrofe concepibile da mente umana pieno di piante, semi e dna di qualsiasi animale esistente sulla terra. Il sospetto che esso sia stato costruito in previsione di un evento bellico catastrofico è fortissimo. Accanto a questo si sta preparando, in gran segreto, anche un bunker che dia la possibilità di ospitare, sempre in  caso di catastrofe naturale o bellica, alcuni selezionati capi di stato della terra per preservare le loro vite.

Ed infine come può essere concepibile la fedeltà al motto Alt for Norge molto orientato in senso nazionalistico e quasi autarchico, con la visione di un annullamento del singolo individuo nel collettivo e nella realizzazione di un società multietnica e colorata? Qui gioca anche il senso del solidarismo che nasce dal vivere in una terra dalle condizioni climatiche difficili, man mano che si sale verso il circolo Polare Artico.

Oppure come si può essere ecologisti ad oltranza e poi trivellare le acque del Mare del Nord per pompare metano e petrolio, o proibire solo in tempi recentissimi la famosa caccia alle foche (anche se qui una giustificazione plausibile esiste in quanto questa era l’unico mezzo di sussistenza di popolazioni artiche che altra risorsa non avevano da un punto di vista economico) o cacciare ancora balene?

Penso solo che se per certi versi la Norvegia è un grande impianto pilota per la creazione del cittadino del Novus Ordo Saeclorum, le centrali mondialiste e della globalizzazione selvaggia avranno sicuramente i loro seri problemi per domare questo popolo di Vikinghi così attaccati alle loro tradizioni, alla loro terra, alle loro radici storiche.

Ad Oslo morbidamente distesa su un bellissimo fiordo, si persegue una politica di costruzione  a ritmo serrato di grandi opere pubbliche e private modernissime.

Opere imponenti alcune di una certa grazia estetica altre decisamente orribili che si affiancano senza una logica le une alle altre. Un fascinoso Opera Huset o Teatro dell’Opera  che lambisce il mare completamente bianco di marmo e travertino, il museo di Munch, dietro si intravvede la costruzione del nuovo museo dedicato sempre a lui e tutta una serie di gru grandissime che tirano su palazzi ed edifici. Più lontano si intravvede il museo costruito da Renzo Piano galleria privata di arte moderna che ospita anche mostre temporanee di artisti famosi, che sta alla fine di una darsena affiancata da tanti edifici compositi.

Più lontano sulla collina campeggia maestosa ed imponente la fortezza Fortezza di Akershus costruita nel XIII secolo che silente veglia vigile su una città così piena di contraddizioni a cavallo tra tradizione e modernità tra radici antiche che solcano il mare sui drak dei Vikinghi e nuove mode transnazionali e globaliste. Insomma tra il martello di Thor ed una grossa tigre che si affianca all’altra scultura in Jernbanetorget la piazza della stazione.

Quando lunedì di pasquetta riparto il treno che porta da Jernbanetorget Stazione di Oslo verso l’aeroporto di Gardermoen, fila silenzioso e veloce tra le prime luci dell’alba. Intorno tutta una coltrice bianca ricopre campagna, fattorie, casali strade. Quando l’aereo prende posizione in pista, dal nulla si materializza uno strano veicolo buffo e orrido allo stesso tempo. Ha un braccio lunghissimo che si alza con in cima una cabina da cui si irradiano dei buffi tubicini lunghi ed ineguali. Si allunga sopra l’aereo come una possente cavalletta e dai tubicini comincia ad uscire un liquido che si porta via la neve ed il ghiaccio accumulatosi sulle ali e sulla carlinga, poi si ripiega su se stesso  e se ne va. L’aereo prova i flap, poi parte spedito verso un cielo di un azzurrino strano, striato di nubi.

Certo inglobare questo popolo nella marmellata mondialista sarà difficile, duro, forse anche impossibile, ma in fondo i drakkar vichinghi a chiglia piatta affrontavano il mare in tempesta guidati, anche se fragili, da mani sicure e forti e riuscivano a vincerlo: qui nessuno rinnega quelle radici e forse questo li salverà.

luciano garofoli

 

 

 

[1] L’informatizzazione in questo pese è elevatissima. Su internet trovate qualsiasi cosa anche la più banale: l’orario di arrivo dei mezzi pubblici , quello di apertura e chiusura dei negozi o dei musi, l’orario appunto delle celebrazioni religiose.

[2] La vera dizione del motto della famiglia reale sarebbe Alt for Noreg nome antico del paese, ma il motto è stato modernizzato. Questo della modernizzazione e quasi della cancellazione strisciante della storia  passata  è quasi una fissazione. Interi quartieri di Oslo che avevano subito danni a causa di un incendio devastante sono stati demoliti e ricostruiti con strutture moderne alcune anche abbastanza discutibili esteticamente. Per fare un esempio cito il Bar Code fatto di palazzi ineguali  e dalle fogge più stravaganti e disparate. Sicuramente questa è  un’opinione personale, ma la tensione verso tutto ciò che è moderno desta una forte attrazione in questo angolo del nord Europa.

[3] Attualmente l’estrazione di greggio e gas naturale è molto limitata  a causa del bassissimo costo del Brent. La cosa non è molto remunerativa quindi lo si tiene nei pozzi estraendone solo pochissimo. Si preferisce pagare i sussidi di disoccupazione agli addetti al settore piuttosto che estrarre in perdita. Tanto per seguire la logica del libero mercato!

[4] Alle esplorazioni artiche è dedicato un bellissimo museo: il Fram. Esso è il nome della nave da esplorazione adoperata da Fridtjof Nansen, Otto Sverdrup, Oscar Wisting e Roald Amundsen tra gli anni 1893 e 1912. Essa fu impegnata sia in Artico che nell’Antartide con degli ottimi risultati scientifici. Ora è all’interno di un grande museo fatto a forma triangolare insieme all’altra nave più piccola ma dello stesso tipo la Maud dal nome delle regina di Norvegia moglie del Re Haakon VII. Un bel complesso museale che permette di visitare la nave dall’interno e che ricrea anche delle condizioni reali in cui interegivano gli esploratori e gli scienziati dell’epoca: c’è di tutto dalle stoviglie agli abiti, agli strumenti, alle bottiglie di liquore alle macchine fotografiche che immortalarono i momenti più significativi delle varie spedizioni. I visitatori possono anche sentire il freddo che i sentiva all’esterno della nave sulla banchisa polare!  E’ anche permesso suonare la campanella della nave con molto piacere dei più piccoli.

[5] Quella dei dirigibili come mezzo di trasporto alternativo ai mezzi gommati è una mia fissa. L’Italia in materia era all’avanguardia.  Leggo su Libero del 12 maggio  che un velivolo a metà tra aereo e dirigibile l’Airlander 10 ha compiuto un volo di collaudo in Inghilterra. E’ grande come un campo da calcio  ed è mosso da motori a bassissimo impatto ambientale e può viaggiare anche per 5 giorni ad una quota di tangenza di ben seimila metri. E come al solito noi stiamo disquisendo sul sesso degli angeli mentre le nostre autostrade scoppiano di TIR e la qualità dell’aria va sempre di più degradandosi.

[6] Fonte Banca Mondiale: ma come mai la Banca Mondiale si occupa di indagini sulla popolazione, sul grado di fertilità degli stati? Ovvio che ciò non rientra strettamente nei suoi compiti istituzionali, ma sono dati che servono per imporre ai richiedenti prestiti drastici ridimensionamento della popolazione se vogliono ricevere prestiti per costruire necessarie infrastrutture.