Suvvia Giorgetti, un po’ di sovranismo! Come fanno Olanda e Belgio…

Il Wall Street Journal ha “smascherato” la raffineria di Priolo, rivelando che raffina petrolio russo e poi vende il distillato gli americani, “aggirando le sanzioni”. Ciò comunque sta per finire,apprendiamo, perché la Commissione Europea ha sancito l’embargo anche sul greggio come sanzione: la sanzione entra in vigore dal 5 dicembre; l’ultimo petrolio russo è già stato raffinato, e la raffineria dovra sospendere l’attività.

“con ricadute pesanti sui lavoratori siciliani”, leggiamo da l’Inkiesta “ La raffineria di Priolo ha circa mille dipendenti ed è responsabile del 20% del volume di raffinazione italiano con circa 10 milioni di tonnellate annue, che possono arrivare a un massimo di 14. Indirettamente, l’azienda dà lavoro ad altre 2mila persone circa che, se consideriamo tutta l’area industriale di Siracusa a cui l’azienda è connessa, arrivano ad essere diecimila. Il volume finanziario generato in Sicilia è di circa 600 milioni di euro l’anno, mentre tutta l’area industriale vale il 51% del Pil della provincia di Siracusa.

Una potenziale chiusura dell’impianto avrebbe esiti disastrosi per l’economia siciliana, con effetti a cascata sul Sud Italia e gli approvvigionamenti di greggio in Italia. Il nuovo ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Russo si sta già occupando della vicenda. «Un primo provvedimento è già avvenuto, con la lettera del comitato per la sicurezza finanziaria del Mef, che certifica che l’azienda non è sottoposta a sanzioni. È un primo significativo passo, in poche ore, a cui ne seguiranno altri per creare il miglior contesto possibile perché l’azienda possa superare il passaggio decisivo del 5 dicembre e continuare la sua attività», ha detto Urso, non escludendo anche un possibile intervento per la raffineria di Priolo tramite Sace”.

Giova sperare.

L’Europa sanziona, noi obbediamo con zelo, e come al solito le sanzioni alla Russia colpiscono noi, perché la Russia ha dirottato altrove le sue esportazioni. Come mostra la tabella sotto riportata dal New York Times:

La Cina ha aumentato il suo export dalla Russia del 64%, l’India del 310%, la Turchia del 198… ma, – oh meraviglia! – Dal grafico vediamo che anche tre paesi europei, soggetti alla UE; hanno aumentato i loro scambi (import export) con la Russia: Spagna, ma soprattutto Belgio ed Olanda – i “frugali” del Nord che ci controllano arcigni i deficit e il debito pubblico. A noi. Che obbediamo come servi alle sanzioni, suicidando Priolo. Vuoi vede che Belgio e Olanda (e Spagna) invece non lo fanno? Che in UE le sanzioni le applica chi vuole e come vuole? E che noi siamo i più fessi?

Vorremmo suscitare su questo fatto l’attenzione del ministro Giorgetti – incoraggiandolo alla lettura dell’articolo apparso su Scenari Economici, che ha una soluzione originale alla nostra (presunta) mancanza di fondi per lanciare l’economia:

“Sovranismo degli investimenti” di Giancarlo Giorgetti

Fabio Conditi e Paolo Becchi

Incentivare un approccio più dinamico e consapevole alla gestione del risparmio, canalizzandolo nel nostro paese verso impieghi produttivi e sostenibili” è ciò che ha affermato Giancarlo Giorgetti nella sua prima uscita pubblica per la giornata mondiale del risparmio, dopo essere diventato il nuovo Ministro dell’Economia e delle Finanze del Governo di Giorgia Meloni.

Gianni Trovati sul Sole 24 Ore e anche Fabio Savelli sul Corriere della Sera, lo hanno definito una sorta di “sovranismo degli investimenti”, che potrebbe convogliare nell’economia reale nazionale una parte consistente del risparmio che oggi viene investito prevalentemente all’estero.

Per questo motivo, ha proseguito, “Oggi in questo tempo di incertezze, per rendere effettivo il dettato costituzionale, dobbiamo incoraggiare il risparmio e destinarlo, anche attraverso nuovi strumenti, al sostegno dei processi di transizione (quali quella digitale e green) e, allo stesso tempo, tutelarlo dai rischi connessi all’inflazione”.

Questo è un tema cruciale.

Servono nuovi strumenti per tutelare ed incoraggiare il risparmio degli italiani in tutte le sue forme, ma anche fare in modo di renderlo maggiormente produttivo, canalizzandolo verso gli investimenti nell’economia reale nazionale.

Oggi, infatti, la ricchezza finanziaria degli italiani, più di 5000 miliardi di euro, viene impiegata principalmente nelle seguenti modalità:

  • 1600 miliardi di euro sono lasciati nei depositi bancari infruttiferi, dove scontano una progressiva perdita del potere d’acquisto, sono sempre a rischio bail-in e non si traducono in alcuna forma di sostegno all’economia reale e produttiva;
  • 3200 miliardi di euro sono investiti in azioni, fondi comuni e polizze assicurative, con prodotti finanziari più o meno rischiosi, masempre più sofisticati e personalizzati, che però finiscono col dirottare gli investimenti prevalentemente sui mercati globali;
  • solo 200 miliardi di euro sono investiti dai risparmiatori italiani nell’acquisto diretto di titoli dello Stato, perché poco interessati a Btp con media-lunga scadenza, soggetti ad ampie oscillazioni del prezzo, che rischiano di far perdere anche una parte del capitale, se venduti prima della scadenza per necessità.

In un articolo precedente, abbiamo cercato di individuare un nuovo strumento innovativo e tecnologico, il conto di risparmio, che permette non solo di tutelare ed incoraggiare il risparmio degli italiani, ma anche di canalizzare queste risorse finanziarie verso maggiori investimenti nell’economia reale nazionale.

https://www.nicolaporro.it/governo-meloni-ecco-come-evitare-lausterity/

Lo Stato dovrebbe aprire un conto di risparmio gratuito presso il Tesoro, a tutti i cittadini e le imprese residenti in Italia, dove il semplice deposito di una somma di denaro equivale ad aver acquistato un titolo di stato dematerializzato, cioè elettronico, che però non fluttua sui mercati finanziari e quindi ha un valore stabile e garantito nel tempo.

I conti di risparmio sono in pratica molto simili ai “buoni fruttiferi postali rimborsabili”, con la differenza che sono anche cedibili, essendo possibili pagamenti tra conti di risparmio. Le banche private potranno gestirli in remoto per conto dei clienti, in cambio di provvigioni e commissioni, come avviene oggi per la gestione dei conti titoli.

In pratica si tratta di una forma di finanziamento alternativa all’emissione di Btp o di altri titoli di stato, ma più vicina alle reali esigenze dei risparmiatori italiani, perché sono garantiti dallo Stato e non soggetti al bail-in, hanno un buon rendimento non soggetto a tassazione, difendono il potere d’acquisto del deposito e possono anche essere utilizzati come strumento di pagamento, senza la necessità di disinvestire.

Il conto di risparmio sarebbe quindi, un nuovo strumento di investimento sicuro, stabile, fruttifero e cedibile, in grado di attenuare i fenomeni inflattivi ed al contempo, di garantire stabilità nella gestione del debito sovrano e soprattutto, in grado di produrre effetti benefici per l’economia del nostro paese.

Nel suo discorso alla Camera Meloni aveva dichiarato che “Il risparmio privato delle famiglie italiane ha superato la soglia dei 5000 miliardi di euro ed in un clima di fiducia potrebbe sostenere gli investimenti nell’economia reale”.

L’Italia ha una ricchezza finanziaria tra le più alte al mondo, se solo il 10%, pari a 500 miliardi di euro, fosse investita nei conti di risparmio anziché in titoli finanziari collocati nei mercati, non solo avremmo tutelato ed incoraggiato il risparmio degli italiani, ma avremmo anche trasformato una parte consistente del nostro debito pubblico in nuovi investimenti per il rilancio dell’economia reale e produttiva nel Paese.

Paolo Becchi e Fabio Conditi.