Sinodalità, espressione di una Chiesa “liquida”. Stefano Fontana.

Ricordiamo Garabandal: un “cattivo sinodo” poi l’ Avvertimento

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Sinodalità, espressione di una Chiesa “liquida”

È stato reso noto ieri e presentato in conferenza stampa il testo dell’Instrumentum Laboris del Sinodo sulla sinodalità che inizierà il prossimo 4 ottobre 2023 e durerà ben due anni.

Si tratta del documento di lavoro per i sinodali, dopo l’esaurimento delle varie fasi preparatorie che, a loro volta, avevano prodotto altri documenti. Cosa possiamo capire dell’aria che tira leggendo questo documento di lavoro? L’impressione sintetica che se ne ricava è che si tratta di un testo “liquido”, incerto sui principi, aperto alle strumentalizzazioni, passibile dei più diversi esiti. Le indicazioni per i sinodali riguardano una serie di atteggiamenti da assumere e non delle verità da seguire, delle prassi da attuare e non delle convinzioni da difendere e proporre, delle relazioni da tenere e non delle verità da far proprie.

Come si sa, non è per niente chiaro cosa si intenda per “sinodalità”. Il cardinale Burke ha ricordato che si sa che la Chiesa è “una, santa, cattolica e apostolica”, come si recita nel Credo, non si sa invece cosa voglia dire che è sinodale. La Chiesa ha al proprio interno anche una dimensione di collegialità, ma non per questo è collegiale, così ha anche una dimensione di sinodalità, ma non per questo è sinodale. Teologicamente, l’idea è incerta e vaga. Perfino autori teologicamente moderati, come il curatore dell’ultimo numero della rivista della facoltà di teologia della Santa Croce, Miguel de Salis, riconoscono che non si è oggi “del tutto attrezzati per formulare una visione coerente e completa dell’argomento”.

L’unica cosa che oggi viene proposta come certa – anche dal documento di cui parliamo – è che la sinodalità è un processo, un cammino. Stabilire cosa altro sia, oltre a questo, è affidato al processo stesso, il processo appunto del sinodo sulla sinodalità. Lo si stabilirà strada facendo, essendo essa in progress, è una idea itinerante, e quindi sempre processuale e inconclusa. La sinodalità è, in altre parole, una esperienza storica, continua, inesauribile e, possiamo anche aggiungere per indicare meglio l’origine filosofica di questa visione, dialettica.

Per questo motivo l’Instrumentum laboris spiega le caratteristiche della Chiesa sinodale mediante il ricorso all’esperienza fatta da chi è stato coinvolto nelle varie fasi preparatorie, diocesane, nazionali e continentali [si è trattato, in realtà, di una minoranza infinitesimale del “popolo di Dio” e per di più composta da ceti ecclesiali scelti appositamente, ma non è questo il punto che qui interessa, pur non essendo insignificante].

L’esperienza è un processo e durante questi appuntamenti preparatori, secondo gli estensori del nostro documento, sono state via via maturate da tutti alcune idee sulle caratteristiche di una Chiesa sinodale. Ora, quella di esperienza è la nozione filosofica e teologica più vuota e vaga che esista, ed è anche molto pericolosa quando le si assegna un significato di evento dello Spirito. Il fatto di incontrarsi e di partecipare ad un processo viene caricato di un significato rivelativo di una comunicazione divina. Si rimane molto colpiti dai tanti passaggi dell’Instrumentum Laboris in cui il “sentire” (l’esperienza, possiamo tornare a dire) dei partecipanti alle varie fasi del processo preparatorio viene chiamato abusivamente, o almeno troppo frettolosamente, ascolto della voce dello Spirito.

Siccome la sinodalità è ritenuta un processo frutto di una attiva partecipazione del popolo di Dio e quindi una esperienza attiva e di prassi, il documento di lavoro del sinodo caratterizza la “Chiesa sinodale” proprio tramite degli atteggiamenti da assumere, delle prassi da realizzare. Una di queste è l’ascolto: la Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto. Un’altra è l’umiltà: la Chiesa sinodale è una Chiesa che sa di avere molto da imparare. Una terza è l’atteggiamento dell’incontro e del dialogo con tutti (naturalmente anche in riferimento all’emergenza ecologica). Arriva poi la caratteristica di una Chiesa che non ha paura della verità di cui è portatrice, ma la valorizza senza costringere all’uniformità (una Chiesa plurale, vien da pensare… ma quanto plurale?). Poi non poteva mancare una Chiesa accogliente e aperta a tutti. Infine, la caratteristica più stravagante: una Chiesa in contatto con la sana inquietudine dell’incompletezza.

Non si faticherà a constatare l’assenza di consistenza teologica di queste espressioni. Per questo possiamo dire che l’instrumentum laboris è un testo “liquido” che, come tale, rimane aperto ad ogni conclusione, anche le più rivoluzionarie. Un testo in riferimento al quale possiamo aspettarci di tutto.

Un caso? No, perché il cuore di tutto è il processo, in cui la sinodalità consiste. La liquidità favorisce il processo, la sostituzione della verità con la relazione, il come che diventa prioritario sul cosa e sul perché. L’Instrumentum è come un trailer di un film di cui nessuno conosce la trama e nessuno sa come andrà a finire. Il regista ha voluto così in modo da avere la possibilità di indirizzarlo durante il suo corso, quando la sinodalità farà emergere una nuova “opinione pubblica ecclesiale” titolare del nuovo munus docendi.

Pugno di vescovi coraggiosi blocca il Comitato Sinodale tedesco.

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, portiamo alla vostra attenzione questo articolo di InFormazione Cattolica, che ringraziamo per la cortesia. Buona lettura e

Il cardinale Woelki e altri tre vescovi bloccano i finanziamenti al Comitato sinodale tedesco

Il cardinale Rainer Maria Woelki (nella foto), Arcivescovo di Colonia, assieme e altri tre vescovi hanno bloccato i finanziamenti al Comitato sinodale tedesco.

Il cardinale Woelki e i tre vescovi bavaresi, Gregor Maria Hanke di Eichstätt, Stefan Oster di Passau e Rudolf Voderholzer di Regensburg, hanno votato contro il finanziamento del comitato sinodale che si appresta a introdurre un consiglio sinodale tedesco permanente per vigilare sulla Chiesa in Germania. L’argomento è abbastanza chiaro: i soldi non dovrebbero essere messi in qualcosa che Roma potrebbe rifiutare.

La Conferenza episcopale tedesca ha rilasciato un comunicato affermando che “per la grande maggioranza dei vescovi diocesani, è importante che le 15 decisioni dell’assemblea sinodale siano attuate il prima possibile”. Tuttavia, prosegue il comunicato, visto che è necessaria una decisione unanime dei vescovi per fornire risorse finanziarie e umane, “e quattro vescovi hanno dichiarato che non accetteranno ulteriori finanziamenti del Cammino sinodale”, ora è necessario trovare altri modalità di finanziamento.

“La prima riunione del Comitato sinodale si svolgerà, come previsto, il 10 e 11 novembre 2023”, ha affermato la Conferenza episcopale.

Una delle questioni chiave sarà il finanziamento del controverso progetto, visto che la Sinodal Road è già costata diversi milioni di euro. Sebbene i dati sui finanziamenti per la commissione sinodale triennale non siano stati resi pubblici, il portavoce della Conferenza episcopale tedesca (DBK) Matthias Kopp ha dichiarato al National Catholic Register che fino a maggio erano stati spesi 5,5 milioni di euro per il Sinodo, durante la sua fase iniziale di tre anni di assemblee.

I quattro vescovi che hanno votato contro il finanziamento del comitato sinodale in una riunione dei 27 vescovi diocesani a Berlino hanno affermato in un comunicato stampa congiunto che “il progetto di organizzare ora un comitato sinodale in Germania, che poi istituirà un consiglio sinodale, va contro la chiara istruzione del Papa. Pertanto, non possiamo andare avanti con questo passo in questo momento. Non è improbabile che in questo momento, con molti soldi e sforzi, istituiremo un altro organismo le cui competenze non sono affatto chiare, per poi scoprire alla fine che non possiamo farlo in questo modo”.

Woelki, Hanke, Oster e Voderholzer hanno spiegato che nel Cammino sinodale sono state prese decisioni che “destano preoccupazione tra tanti credenti in tutto il mondo: si tratta di profonde questioni di dottrina, in particolare della dottrina della Chiesa, della persona, dei sacramenti”. Hanno anche sottolineato che “porterebbe a una polarizzazione ancora maggiore se fosse ulteriormente promosso in Germania. È vero che i temi del Cammino sinodale tedesco sono all’ordine del giorno anche in altri Paesi occidentali, ma ovunque ci sono voci forti che difendono la dottrina tradizionale della Chiesa”.

I testi del Cammino sinodale tedesco già adottati, affermano questi vescovi, devono ora essere portati alla discussione con Roma e al processo sinodale della Chiesa universale.

“Questo è stato concordato anche durante la visita ad limina dei vescovi a Roma lo scorso novembre, ma in nessun momento si è parlato di un nuovo organismo”.

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