Prassi teoretica dell’elitismo nell’economia di mercato: liberalismo, malthusianesimo e diritti civili – Parte II

(da Orizzonte48, il blog di Luciano Barra Caracciolo))

« EUGÉNIE: Sul mio onore, no! Non mi sento minimamente inclinata ad essere casta; anzi, direi che sono tutta portata per il vizio ad essa opposto! Ma, Dolmancé, la carità e la beneficenza non potrebbero rappresentare la felicità per alcune anime sensibili? »

« DOLMANCÉ: Bah, virtù da persone ingrate! Lungi da noi, Eugénie! Ma non farti ingannare d’altronde, mia bella amica: la beneficenza è un vizio dell’orgoglio più che una vera e propria virtù dell’animo. È per ostentazione che uno da una mano ai propri simili, e mai con il solo scopo di fare una buona azione; ci si sentirebbe veramente contrariati se l’elemosina fatta non avesse tutta la pubblicità possibile. Non credere neanche, Eugénie, che quella azione possa avere i buoni getti che uno s’immagina; per quel che penso io, è proprio un imbroglio. È una cosa che abitua il povero ad aiuti che deteriorano la sua energia; non lavora più perché conta sulla vostra carità, e quando questa comincia a mancargli diventa un ladro o un assassino. Sento che tutti si domandano come poter eliminare l’accattonaggio, e nel frattempo seguitano a fare tutte quelle cose che non possono che moltiplicarlo.
Ma domando e dico: non volete aver più mosche nella vostra stanza? Non lasciate più in giro lo zucchero che le attira! Non volete più poveri in Francia? Non distribuite più elemosine e soprattutto, eliminate le case di carità! L’individuo nato nell’indigenza, vedendosi privato di queste pericolose risorse, impiegherà tutte le sue forze e i mezzi ricevuti dalla natura per tirarsi fuori dallo stato in cui è nato, e non vi importunerà più. Senza pietà distruggete dalle fondamenta queste detestabili case dove avete la sfrontatezza di accogliere i frutti del libertinaggio del povero, cloache spaventose che vomitano ogni giorno nella società uno sciame disgustante di nuovi individui che possono sperare solo nel vostro portafoglio. 

A che serve, domando io, mantenere certi individui con tante attenzioni? Hanno paura che la Francia si spopoli? Non abbiano mai questo timore!
Una delle principali colpe dell’attuale governo consiste proprio nel fatto di avere una popolazione fin troppo numerosa, e quegli individui superflui non direi proprio che costituiscano una ricchezza per lo Stato. Certi individui in sovrannumero sono come rami parassiti che, vivendo completamente a carico del tronco, finiscono sempre per estenuarlo. Ricordatevi che, sotto qualsiasi governo, quando la popolazione è superiore ai mezzi di sussistenza, quel governo se la passa male. Esaminate attentamente la situazione della Francia e vedrete se non è vero. E le conseguenze sono evidenti! I Cinesi, più saggi di noi, si guardano bene dal lasciarsi soffocare da una sovrappopolazione. Nessun ricovero per i vergognosi frutti del vizio; si abbandonano certi rifiuti come i postumi d’una digestione. Nessuna casa per poveri: in Cina non le conoscono nemmeno. Là tutti lavorano e sono felici; nulla àltera l’energia del povero, e ciascuno può dire come Nerone: Quid est pauper? »
 Il marchese de Sade

De Sade scriveva queste amenità tre anni prima di Malthus.
Questo può dimostrare alcune cose. Intanto che Malthus non ha “scoperto” leggi “scientifiche” indagando la realtà, ma ha dato veste scientifica a ideologie già esistenti.

Secondo, la longue durée prova che si tratta di idee che hanno la funzione molto generale di fornire una filosofia pseudoscientifica, quindi deresponsabilizzante, quindi nichilistica, a una molteplicità di situazioni economiche e sociali (di cui l’immiserimento “austero” è la più ovvia, ma non chiaramente l’unica): questo elevato livello di astrazione, ossia che non è corretto legarlo troppo a particolari situazioni specifiche, va sottolineato. Stando con Eric Fromm, di ideologia sado-masochistica: sadica in quanto deresponsabilizza dall’inflizione della sofferenza in nome di logiche incoercibili (la “natura”: i costi in fondo non ne sono che un esempio) certificate dalle  pseudoscienze; masochista quando è introiettata dalle vittime.

« l’uomo non deve mai cadere nell’errore di credere che egli è veramente il padrone della natura, come la pseudoscienza vorrebbe illuderlo – ma deve capire la fondamentale necessità insita nello sviluppo della natura, e comprendere come anche la sua esistenza è soggetta alle leggi dell’eterna lotta. Solo allora egli sentirà che in un mondo dove si aggirano i pianeti e i soli e dove sempre la forza è padrona della debolezza, piegandola a sé o spezzandola, non ci sono delle leggi speciali per gli uomini. Anche per essi valgono le eterne leggi di questa grande saviezza. L’uomo potrà cercare di capirle, mai di prescinderne. »  Il “Mein Kampf” di Adolf Hitler, Kaos edizioni, Milano, 2002, pag. 237

Ora citiamo direttamente Fromm (Fuga dalla libertà): « Il tratto comune a tutto il pensiero autoritario è la convinzione che la vita sia determinata da forze estranee all’uomo stesso, al suo interesse, ai suoi desideri. La sola felicità possibile risiede nella sottomissione a queste forze. L’impotenza dell’uomo è il “leitmotiv” della filosofia masochistica. »

Altri esempi, citiamo un sostenitore della “durezza del vivere europeista”:

« La stessa priorità assegnata alla stabilità dei prezzi nella Costituzione tedesca può essere interpretata come un patto intergenerazionale. In più paesi gli ultimi decenni, caratterizzati dall’espansione dell’indebitamento pubblico e dal crescente impoverimento delle risorse naturali, sembrano richiedere, ancor più che nel passato, la difesa dei diritti delle generazioni future. »

« Fin qui ho distinto, con la figura delle due constituencies, i poli tra i quali si dispiega il governo dell’economia: la politica e il mercato. Uno di essi esprime l’aspirazione dei cittadini a «prendere in mano il proprio destino», l’altro le possibilità e i limiti posti da leggi di natura. »

« Ho consapevolmente usato, in queste pagine, il termine «leggi di natura». E un uso a cui molti oppongono quasi un rifiuto morale, ribellandosi all’idea che il carattere impersonale e cogente delle leggi della natura possa essere presente nei comportamenti umani e sociali. Quel senso di ribellione è comprensibile, addirittura nobile; è all’origine del progresso materiale e civile della società. Ma è anche causa di miseria, ingiustizia, oppressione.

 

Credo che almeno per le due proposizioni economiche alle quali l’ho applicato, sia appropriato parlare di «leggi di natura», leggi cioè che operano indipendentemente da, e se necessario contro, la volontà stessa degli uomini: una legge, che direi «fisica», espressa dal Manzoni con la frase, già citata, secondo cui né il «bisogno di cibo» né le «derrate fuor di stagione» possono essere impediti o imposti dal governo; e una legge che direi «sociale» secondo cui, come vide Adam Smith, una mano invisibile trae un bene collettivo dall’interazione degli egoismi individuali. Il mercato si conforma naturalmente alla prima di queste leggi, addirittura esprime la seconda. » T. Padoa Schioppa, Il governo dell’economia, Il Mulino, Bologna, 1997, pagg. 25, 30 e 94).

 

« Ogni bambino nato in soprannumero rispetto all’occorrente per mantenere la popolazione al livello necessario deve inevitabilmente perire, a meno che per lui non sia fatto posto dalla morte degli adulti […]  pertanto […] dovremmo facilitare, invece di sforzarci stupidamente e vanamente di impedire, il modo in cui la natura produce questa mortalità; e se temiamo le visite troppo frequenti degli orrori della fame, dobbiamo incoraggiare assiduamente le altre forme di distruzione che noi costringiamo la natura ad usare.
[…]
Invece di raccomandare ai poveri l’igiene, dobbiamo incoraggiare il contrario. Nelle città occorre fare le strade più strette, affollare più persone nelle case, agevolando il ritorno della peste. In campagna occorre costruire i villaggi dove l’acqua ristagna, facilitando gli insediamenti in tutte le zone palustri e malsane. Ma soprattutto occorre deplorare i rimedi specifici alla diffusione delle malattie e scoraggiare quelle persone benevole, ma tratte decisamente in ingannano, che ritengono di rendere un servizio all’umanità ostacolando il decorso della estirpazione completa di particolari malattie 
[come il cancro, ndB] » Thomas Malthus,Saggio sui principi della popolazione,1798 (pagina sconsigliata ai deboli di cuore)

« Nessuna razza di esseri viventi è salva dal decadere se non opera la selezione; e la razza umana non sfugge menomamente a tale legge. […]

In ogni razza nascono elementi di scarto, che debbono essere distrutti dalla selezione. » Vilfredo Pareto,  Manuale di economia politica con una introduzione alla scienza sociale, 1919

La macchina per darsi l’eutanasia da sé. inventata da uno “scienziato” australiano, può essere fabbricata con una stampante 3D

Sarco porta il mondo un passo più vicino alla meta in cui ogni persona razionale può concludere la propria vita in un modo pacifico e affidabile nel momento in cui sceglie di farlo »

Come si evince dalla collezione degli excerpta nella prima parte di questa lugubre trattazione, il momento della Rivoluzione Francese sembra segnare, nella parole di Malthus, un momento fondamentale nelle élites, apparentemente terrorizzate dalla progressività sociale portata dalle contraddizioni in grembo all’illuminismo e al contempo ansiose di sfruttare al meglio il fiorire delle incredibili possibilità messe a disposizione dalla scienza: gli intellettuali “aristocratici” iniziano a coltivare l’idea che il progresso scientifico avrebbe potuto annichilire il progresso sociale.

Abbiamo anche visto come per motivi strutturali, i ceti svantaggiati dalla posizione subalterna trovino la propria forza nel numero: una forza che, in potenza, poteva sovvertire l’ordine costituito rivoluzionando le istituzioni in essere.

Inoltre, si evince come la reazione alle rivendicazioni democratiche e socialiste siano ritenute tanto pericolose da dover rinnegare completamente l’etica «umanitarista» ereditata dall’illuminismo per far posto ad una saggia responsabilità dei “migliori”, le “aristocrazie”, le élites, che dovranno occuparsi della “specie umana” come un «chirurgo», che «con pietose parole», ovvero tramite la retorica moralistica, «conforta l’ammalato», manipola psicologicamente il popolo, «mentre con mano sicura, e che pietà non trattiene, ne taglia le membra»: la metafora di Pareto è sufficientemente chiara. L’etica sociale si sbriciola in favore del più becero dei moralismi.

Il pensiero malthusiano, come abbiamo visto, è complementare al liberalismo classico, ed è vivo e lotta insieme a noi:

« Ci sono solo due modi per evitare un mondo di dieci miliardi di persone. O i tassi di natalità adesso scendono velocemente, oppure debbono salire i tassi di mortalità. Non c’è altro modo. Ci sono, ovviamente, tanti modi per far salire i tassi di mortalità. Nell’epoca termonucleare si può fare in maniera molto veloce e decisiva. Carestie ed epidemie sono gli antichi modi in cui la natura controlla la crescita demografica, e nessuno delle due è scomparsa dalla scena… »

Robert McNamara, presidente della Banca Mondiale, 2 ottobre 1979

« Lavoriamo ad uno scopo unico: ridurre i livelli demografici. O i governi lo fanno come diciamo noi, con dei bei metodi puliti, oppure finiscono nei disastri di El Salvador, Iran o Beirut. Quello demografico è un problema politico. Quando la popolazione è fuori controllo, occorrono governi autoritari, anche fascisti, per ridurla… »

« Il modo più rapido per ridurre la popolazione è con la fame, come in Africa, o con le malattie come la peste. […] La gente si riproduce come bestie… »

Thomas Ferguson, Ufficio affari demografici del Dipartimento di Stato, intervista del febbraio 1984

« Cercando un nuovo nemico contro cui unirci, pensammo che l’inquinamento, la minaccia dell’effetto serra, della scarsità d’acqua, delle carestie potessero bastare […] Ma nel definirli i nostri nemici cademmo nella trappola di scambiare i sintomi per il male. Sono tutti pericoli causati dall’intervento umano […] Il vero nemico, allora, è l’umanità stessa »

Club di Roma, The First Global Revolution, 1991

2.0 Il malthusianesimo secondo Pareto: excerpta e considerazioni.

« si possono dividere gli ostacoli in preventivi, che operano prima e sino al momento della nascita, e in repressivi, che operano dopo la nascita. »

« Il posto più pericoloso per un afroamericano è il ventre materno » Manifesto.

« L’aborto è un “bene sociale” perché riduce il numero di “bambini marginali”, con cui [Gruber] intende i poveri dei centri urbani – coloro che egli dice si può contare sul fatto che avrebbero commesso crimini se mai fossero nati. [Secondo Gruber]l’aborto legale aveva risparmiato ai contribuenti americani $ 14 miliardi in servizi sociali e ridotto i crimini »

« I pro-life si sono sempre chiesti perché la comunità nera non abbia risposto in modo più aggressivo al fatto che così tante cliniche abortiste si trovino in quartieri poveri e perché il tasso di aborto dei negri è molto più alto di quello dei bianchi »

Di seguito citiamo alcuni passi di Pareto in cui si evidenzia la concezione elitista della relazione tra demografia, economia politica e moralismo e come le motivazioni sottostanti siano paludate da positivismo e matematizzazione.

Oltre ad edificarsi su come pensano e come desiderino che si agisca politicamente i principali riferimenti delle élite, lo scopo di queste ulteriori citazioni è di mettere in luce gli aspetti più scabrosi delle riforme strutturali degli ultimi decenni consacrati alla globalizzazione liberale: quello più inquietante che appare emergere è riconducibile alla contestuale proposta di concessione di particolari diritti civili in concomitanza della sottrazione dei diritti sociali.

I diritti civili, oltre a cosmetizzare moralisticamente la deindustrializzazione e l’abbattimento della qualità e della speranza di vita, sembrano in gran parte propugnati non per semplice distrazione delle masse oppresse, ma per imporre un’agenda politica malthusiana.

Sì, anche l’emigrazione è considerata una politica malthusiana da secoli.

(/leggete  il resto su:

http://orizzonte48.blogspot.com/2018/06/prassi-teoretica-dellelitismo.html?m=1