Perché non sappiamo più produrre il nostro grano

(MB – Ricevo e posto):

Poiché la mia attività lavorativa è quella di tecnico libero professionista, ho letto con interesse l’articolo dedicato, lo scorso 11 Settembre alla Crisi del grano, l’allarme dei pastifici: “Manca grano e prezzi aumenteranno””. Personalmente questa crisi viene da lontano e brevemente cercherò di spiegare il mio punto di vista. E’ doverosa una premessa: agli inizi del 1993, venni contattato da un mio vecchio insegnante delle scuole superiori che, senza tanti giri di parole, mi chiese se volessi collaborare presso il suo studio di progettazione agraria e pianificazione territoriale e poter così sviluppare le mie conoscenze didattiche applicate al lavoro professionale. Accettai di buon grado e le prime esperienze di lavoro furono legate agli interventi di miglioramento fondiario in ambito prettamente agro-pastorale -sale mungitura, ovili, stalle-; poi anche all’ambito dei rimboschimenti grazie alle norme europee al tempo in essere, per tutte il Reg. (CEE) 2080/92 il quale, vado a memoria ma farò delle verifiche, prevedeva grazie alla progettualità data dai tecnici liberi professionisti, della tipologia di terreno e di intervento deciso: imboschimento su terreni agricoli di latifoglie a rapido accrescimento, imboschimento su terreni agricoli di eucalipto e/o acacie, imboschimento su terreni agricoli di resinose, imboschimento su terreni agricoli di latifoglie o piantagioni miste contenenti almeno il 75% di latifoglie – arboricoltura da legno, imboschimento su terreni agricoli di latifoglie o piantagione miste contenenti almeno il 75% di latifoglie – bosco, imboschimento su terreni agricoli di latifoglie da frutto. L’intervento garantiva: contributo per i costi di manutenzione delle superfici imboschite, contributi per mancati redditi, miglioramento delle superfici boschive, rinnovamento e miglioramento delle sugherete, viabilità forestale, fasce tagliafuoco e punti d’acqua.

I contributi d’impianto arrivavano fino al 90% a fondo perduto, vincolava i terreni per almeno 20 anni durante i quali il proprietario percepiva il cd. mancato reddito con cifre diverse a seconda della qualità del terreno imboschito e della superficie interessata dal progetto; in cambio si doveva impegnare, nei primi 5 anni a garantire che l’impianto non avesse fallanze oltre una predeterminata percentuale, doveva garantire, con le strisce parafuoco, la viabilità e i punti d’acqua una razionale vigilanza anti-incendio e accettava il non utilizzo dei terreni per i 20 anni. Alla fine del periodo il proprietario dei terreni avrebbe avuto un bosco ed il legnatico che avrebbe potuto ricavare dal governo del bosco. Attenzione, governo non disboscamento. Come si arrivò al Reg. (CEE) 2080/92? Negli anni precedenti, la Comunità Europea arrivò alla decisione di attuare tale Regolamento sulla base di un rapporto nella quale, tra le varie motivazioni, ci fu anche quella che riguardava la sovrapproduzione di grano in Europa; per cui, il ragionamento legato alla sovrapproduzione di grano fu: siccome si produce troppo mettiamo alcune porzioni di territorio -europeo- a riposo; come si può convincere un agricoltore a mettere a riposo una superficie che gli garantisce un reddito alto e dunque benessere? invogliando con i contributi, sia d’impianto che di mancato reddito, a mettere da parte la propria attività lavorativa e la propria indipendenza economica. Questo detto in maniera semplicistica; è un rapporto che non riesco più a ritrovare tra i miei documenti, dovrei cercarlo, se lo ritrovo vi mando gli estremi.

La CEE descriveva tutti i vantaggi, ossia recupero delle terre agricole non utilizzate e convertite in bosco il quale a sua volta combatteva la produzione di CO2; grazie alla conversione dei campi in bosco non si aveva più la sovrapproduzione di grano da mandare al macero.

Non veniva/non viene detto questo: dopo circa 20 anni si iniziò a parlare di produzioni del grano inferiori alle attese ed inferiori alla richiesta da parte della popolazione mondiale, come se non si sapesse che il pane e la pasta si possono fare anche con il grano; si diceva: “poiché abbiamo poco grano, dovremo iniziare a produrre di più e meglio con gli OGM”, e la CEE iniziò a prevedere la coltivazione con gli OGM o ad importare prodotti OGM anche al suo interno.

Io chiedo: ma che tipo di programmazione -economica, agricola, ambientale- è, quando una comunità di nazioni sbaglia la previsione produttiva di un bene alimentare di così capitale importanza, per un periodo di tempo così breve? Siamo davvero in presenza di un errore imprevedibile? e perchè il Canada, la Russia invece nel mentre sono diventati i granai anche dell’Europa?. Forse è un errore programmato??, infatti adesso abbiamo questa situazione: chi impiantò nel 1995 il bosco in luogo dei suoi 30 ettari di grano, da allora non ha più grano, i terreni sono stati messi a riposo per 20 anni retribuiti, sono state perse le sementi locali, si è persa la cultura di fare grano, la cultura di fare la pasta ed il pane in casa. Nel mentre il vecchio proprietario è deceduto, i figli hanno ereditato un bosco ma non sanno più coltivare, non sanno fare il mestiere di agricoltori, non sanno più riconoscere un grano o una farina di qualità, non sanno più fare il pane né la pasta; non hanno più il mancato reddito. Il bosco è diventato un terreno vincolate proprio per la sua importanza dal punto di vista ambientale e, se non con sforzi burocratici, difficilmente potrà venire variata la sua destinazione colturale.

Il senso quale è?

Ogni tanto possiamo vedere il senso di quegli interventi: il Canada produce troppo poco, la domanda di grano sale ed i prezzi aumentano, a favore di chi lo vedremo. Nel mentre noi italiani -europei- non sappiamo più produrre grano, e non abbiamo altro se non la memoria, ma non la memoria storica di chi era capace di produrlo perché nel mentre è morto.

Siamo diventati molto più poveri, ci mancano il mancato reddito e non abbiamo più indipendenza imprenditoriale né economica, ci manca il lavoro di agricoltori, non sappiamo più farci da mangiare, e siamo costretti a comperare tutto senza sapere la qualità degli ingredienti, ci possiamo lamentare delle varie forme di allergia come la celiachia; si accettano i prodotti OGM, ecc., ecc.. Scusate la lunghezza, ho scritto di getto e forse potrete trovare qualche errore.

Ma, ripeto, sono solo punti di vista.

Saluti e buon lavoro,

Antonello Canova