Roberto Pecchioli
La compagnia di giro degli antifà della Kultura ha emesso un’altra bolla di condanna in
base alla bibbia dalle mille sfumature di rosso: la casa editrice Passaggio al Bosco non deve
partecipare alla rassegna Più libri, più liberi. Compulsando attentamente il catalogo,
l’occhiuto Santo Uffizio scarlatto ha scovato un altro reprobo a cui vietare l’accesso,
l’editore Idrovolante. Se fossimo a modino ci limiteremmo ad osservare che il copione di
costoro è logoro, scontato, un riflesso pavloviano da affidare a un terapeuta. Oppure che il
titolo della fiera – assai azzeccato- dovrebbe impedire censure ideologiche. Più libri, più
liberi, anche di rigettare o schifare le tesi esposte. Con argomenti, però, non con anatemi,
divieti e risibili conclusioni, come quella che Passaggio al Bosco e Idrovolante siano editori
nazisti. Vecchia, stucchevole, ossessiva reductio ad hitlerum di tutto ciò che non piace alla
gente che si piace. Narciso riconosce solo se stesso.
Invece passiamo all’attacco. In biblioteca abbiamo numerosi libri editi da Passaggio al
Bosco e qualcuno di Idrovolante, esattamente come testi pubblicati da editori di ogni
orientamento e finanche un fumetto di Zerocalcare, tra i firmatari dell’appello censorio.
Orgogliosamente, rivendico di essere un autore di Passaggio al Bosco, nel cui catalogo
figurano due miei saggi, Volontà di impotenza e Elogio dell’appartenenza, oltreché
collaboratore della casa editrice di Marco Scatarzi, per la quale ho tradotto alcuni testi,
nessuno dei quali nazista. Ma che ve lo dico a fare, inquisitori nostalgici dell’Indice dei
Libri Proibiti. Lo sapete benissimo, siete bene informati. Vi rode solamente che qualcuno
non la pensi come voi ed esprima un pensiero alternativo.
Per questo rimpiangete l’imprimatur- l’autorizzazione alla stampa- una volta in capo
all’autorità ecclesiastica. Il passaggio al bosco, per Ernst Juenger, immenso scrittore e
pensatore tedesco ( 1895-1998), è il destino riservato ai ribelli, quelli veri, che mantengono
ferme convinzioni e idee. Soprattutto ce l’hanno le idee, le convinzioni, una visione del
mondo. Passano al bosco per mantenere la dignità, per misurarsi con la realtà e cercare la
verità, convinti che il Ribelle in ogni epoca ha vita dura. Nessun piagnisteo: accetta a fronte
alta e schiena diritta il destino che ha scelto.
Lo stesso di cui parlò il vostro – ma l’ arte è di tutti, ciò che voi non potete capire- Bertolt
Brecht allorché scrisse “ci siamo seduti dalla parte del torto perché tutti gli altri posti erano
occupati”. Per noi non ci sono posti neppure dalla parte del torto. Dobbiamo sparire, non
prima di esserci vergognati di esistere. Invece io confesso che ho vissuto- una citazione di
un poeta comunista, Pablo Neruda- e che fin dall’adolescenza ho considerato un punto
d’onore (onore, orrore) essere diverso da voi. Diverso, non superiore! Una scelta decisa
dopo avervi visto all’opera. Ribelle perché al gregge ho preferito, nel passaggio al bosco
sull’ idrovolante, la faticosa carriera di lupo solitario. Tanto solitario da essere odiato da
voi – altro punto d’onore- e tenuto ai margini anche dalla politica teoricamente vicina, che
preferisce il compromesso, gli affari e segue con affannato ritardo il pensiero dominante. A
proposito, firmatari dell’appello, siete proprio voi la punta del pensiero dominante, ossia,
diceva Gramsci, della classe dominante. Tanto dominante, nella cultura di cui avete
conseguito l’egemonia per vigliaccheria altrui, che non tollera – voi, i tolleranti per
eccellenza!- neppure qualche libro, nel mare magnum dell’editoria, che strida con il vostro
modo di pensare.
Pur non essendo “de sinistra”, tantomeno progressista, frequento le librerie da imbucato,
per non turbare i Buoni e Giusti, certi che chi non è come loro è analfabeta o malvagio.
Scaffali interi sono dedicati al fascismo, al nazismo, a svelare trame vecchie e nuove del
mostro, nelle infinite forme che assume negli incubi il Proteo nero. Alcuni autori sono
firmatari dell’appello contro Passaggio al Bosco. Senza il nemico assoluto qualcuno non
potrebbe impartire lezioncine ben pagate e dovrebbe cercarsi un lavoro. Invece emette
sentenze inappellabili senza neppure ascoltare gli imputati, distribuisce patenti di
fascismo, nazismo, razzismo, populismo e di ogni altro “ismo” che gli passa per la testa.
Chi scrive, ormai al tramonto della vita, ha conosciuto emarginazione, irrisione, odio sin
dall’adolescenza. Luccicano come medaglie, fiero di non avere risposto sullo stesso tono.
Nessun odio, nessun desiderio di rivalsa praticando censura, maldicenza, esclusione
uguale e contraria. Un giornale di destra lamenta che alla rassegna Più libri, più liberi
partecipi un editore vicino alla sinistra più estrema. Bene così: bisogna conoscere per
decidere; esiste un pezzetto di verità in ciascun uomo. Perciò occorre ascoltare ogni
campana senza pronunciare condanne preventive. Questo significa essere liberi, e vi sono
grato, avversari di tutta una vita, per avermi stimolato, costretto a studiare, trovare
argomenti per contrastarvi, produrre idee, pronto a modificarle se la coscienza o la realtà
avvertono che sono sbagliate.
Ho cambiato molte opinioni in oltre mezzo secolo di impegno. Qualcuna è venuta perfino
da chi mi impediva la parola, e ancora vuole toglierla in nome di pregiudizi e superiorità
morale auto affermata. Chi brucia i libri- o ne vieta la diffusione- usa violenza. Nessuna
idea deve essere vietata purché non usi il metodo della violenza. Fisica innanzitutto, ma è
violento anche il furore cieco dell’interdetto, dell’odio (il “discorso di odio” che attribuite
agli altri!) del bavaglio preventivo. Chi ha paura delle idee altrui non è sicuro delle proprie.
Facile, quando si esercita il potere culturale, dare i voti, promuovere e bocciare. Più facile
ancora farlo senza darsi la pena di conoscere l’opinione altrui. Ma le idee, come il vento,
circolano e sempre circoleranno. Rassegnatevi, abbiamo affrontato nemici più temibili.
Ribelli, siamo passati al bosco, in cui si sta benissimo anche per la vostra assenza. Chi non
ha il coraggio delle proprie idee, scriveva Ezra Pound, o non vale nulla o non valgono
niente le sue idee. Umilmente, pensiamo di avere buone ragioni. Chi non accetta il
confronto lo teme. Per questo usciamo dal bosco. Dimenticavo: gli editori proibiti
ringraziano per la gratuita pubblicità.