Non solo case e feste: Lucano assumeva parenti, amici e “compagni” con i soldi destinati ai migranti

Decreto Sicurezza Bis, approvato alla Camera.

 

 – Riace, un’isola felice nel mare torbido e agitato della Calabria. Lì, gli amici di Mimmo Lucano, l’ex sindaco dei migranti, oggi in esilio forzato dalla procura di Locri, non avevano problemi. Non dovevano lottare per trovare un lavoro, nessun sacrificio per arrivare a fine mese. Per gli amici di “Mimì” un posto sicuro c’era sempre. Anche in Calabria dove, secondo l’Ufficio statistico dell’Unione Europea, i giovani senza lavoro sono il 52,7%. A rivelarlo sono le carte dell’inchiesta “Xenia”, di cui noi de Il Giornale siamo entrati in possesso.

I soldi dello Stato non mancavano e Mimmo Lucano, secondo l’accusa, non si faceva problemi ad assumere compagni “bisognosi”, anche grazie a dei contratti fasulli. A beneficiarne anche il nipote di Cosimina Ierinò, il braccio destro del “re dei migranti”. È il 5 luglio del 2017 quando Cosimana chiede a “Mimì”: “…vorrei che integrassimo mio nipote Cosimo da qualche parte, se è possibile, lo so che ti chiedo troppo, ma se è possibile…”. Il nipote di Cosimina aveva idee “geniali” per rilanciare il modello Riace e fare cassa. “Sai perché? – dice Cosimina a Lucano – … perché lui l’altra volta mi ha detto ma perché non fate un sito on-line per vendere le cose in giro, metterle in rete, fare ordini…”

La giovane mente vorrebbe fare business con i prodotti creati dai profughi di Riace nelle botteghe del piccolo paese. Peccato che, quei laboratori artigianali, non fossero sempre in funzione. Si animavano solo per le visite istituzionali. I migranti venivano pagati per fare le comparse, come i pastori nei presepi viventi, fingevano di lavorare. Una vera e propria messa in scena. A provarlo sono le intercettazioni.

Per Mimmo Lucano l’assunzione di Cosimo non si può fare. Lo Stato non paga per gestire la vendita online dei prodotti. Un lavoro che sarebbe dovuto essere pagato direttamente dalle associazioni di Riace, ma per Lucano c’è un modo e lo suggerisce a Cosimina: “In questi termini non è possibile, sai cosa dobbiamo fare?… dobbiamo ritagliare un minuto di tempo per fare un’ipotesi di rendicontazione del 2017 per lo SPRAR, la Prefettura, dei Minori, tutte cose, quando facciamo questa rendicontazione vediamo tutto il costo del personale, io sono convinto che ne manca… però come lo giustifichiamo come operatore SPRAR? … come lo giustifichiamo? …perché fargli il contratto di lavoro, per rendicontarlo deve essere …noi ci dobbiamo giustificare… suggeriscimi un ruolo nell’ambito del progetto SPRAR, che si occupa dell’amministrazione? … che collabora … fa parte dell’amministrazione?” chiede Lucano al suo braccio destro. Cosimina risponde prontamente: “anche! …perché io sono addetta alla banca dati…” ma Lucano trova il modo per assumerlo: “sistema di rendicontazione… l’unica cosa è questa, facciamo queste due cose e poi lo puoi chiamare subito!”

Ma c’è un motivo se Cosimina chiede a Lucano di far assumere il nipote: “non pensare che te l’ho chiesto per cosa ma… te l’ho chiesto perché mi dispiace che deve lavorare dal cinese, oggi l’ho visto che scaricava pacchi, è da un mese che lavora là… lui (Cosimo il nipote ndr) questo lavoro lo potrebbe fare anche da casa Mimì…” Dice Cosimina con il “cuore in mano a Lucano che risponde: “sì… ogni tanto viene qua con te, per prendere coscienza di tutto… noi gli diamo uno stipendio di 7-800 euro, poi quando gli facciamo la cosa gli dici… come gli altri, come tutti, il suo ruolo è questo!” Ma Lucano è chiaro: “l’importante che costruisca in rete tutto questo sistema e che collabori con te per rendicontazione, perché poi sia veramente attinente in modo che lo possiamo giustificare con la rendicontazione SPRAR…”

Peccato che, facendo una ricerca sul web, (dove rimane ogni traccia) non troviamo nulla del lavoro creato da Cosimo. Ma si sa, “Mimì” è un uomo dal cuore grande. Tanto a pagare era lo Stato.

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