“Noi vogliamo il cambio di regime in Russia”

“Gli obiettivi che abbiamo nei confronti della Russia sono molto grandi: non vogliamo niente di meno che un cambio di regime in Russia, che è molto difficile da ottenere con la pressione economica “della sola UE “.Se vuoi davvero mettere la Russia in ginocchio economicamente, avrai bisogno di una grande coalizione di paesi, perché l’Europa da sola non può ottenere tutto ciò che è necessario.”.

Parola di un economista-principe, anzi il “massimo economista” tedesco, secondo DWN. Gabriel Felbermayr (in realtà “austriaco”), presidente da un anno del Kiel Institute for the World Economy (Institut für Weltwirtschaft, IfW) , dopo essere stato per anni direttore dello Ifo Institute for Economic Research, i più grande ed influente “pensatoio” (think tank) economico in Germania, e suggeritore del governo.

Sulle questioni economiche, non su quelle politiche. Fino ad oggi.

Perché adesso dicendo in una intervista molto importante (alla Radio Tedesca) che “non vogliamo niente di meno che un cambio di regime in Russia”, “uno dei più importanti economisti del paese sta rendendo pubblico che stanno perseguendo l’obiettivo quasi ufficiale di un cambio di potere in un altro paese importante”, nota DWN […] E chi intende l’economista quando dice “noi”? (“Non vogliamo niente di meno che un cambio di regime”)? Chi vuole niente di meno che un cambio di regime in Russia: gli economisti tedeschi? il governo tedesco? la Commissione UE? La leadership della NATO? Tutti loro?”.

Una risposta può essere la volonterosa partecipazione della Cancelliera all’accusa che è stato Putin a far avvelenare – con lo scampato avvelenamento col Novichok (che non perdona) quello che i media occidentali, sudando sette camice, si sforzano di far passare per “il maggior avversario politico di Putin”, quel Navalni dal 2%.

Come nota a margine: dopo aver “guarito” Navalny dal novichok, il governo tedesco lo ha nascosto nella Foresta Nera (“riabilitazione”), dove ha prodotto il video sul presunto palazzo di Putin per conto di una società di produzione americana di Los Angeles .

Un falso messo in piedi con quel misto disarmante di arroganza ingiuriosa, arbitrarietà pressapochista, e puerilità che tradisce la “firma” dei circoli di Bruxelles, che credono alla propria propaganda, ossia di rappresentare il più perfetto “stato di diritto” e di volerlo diffondere con sanzioni a paesi che non obbediscono ai “nostri valori”, LGBT, nozze gay, uteri in affitto aborto liberissimo, gender, azzeramento del CO2, vaccini Pfizer, niente debito pubblico…

Infantilismo

L’intervista dell’economista Gabriel Felbermayr alla DeutchlandFunk verteva appunto sul fatto che il rappresentante per gli affari esteri dell’Ue Josep Borrell era andato a Mosca a pretendere da Lavrov il rilascio di Aleksei Navalni, nella convinzione che – appunto – l’Europa sola conosce lo “stato di diritto” – e la Russia no. Tipico miscuglio eurocratico di gratuita ingiuriosità e infantilismo, a cui Lavrov ha risposto da adulto, ricordando a Borrell che nella sua Catalogna – altro che Navalny – ci sono decine di politici in prigione per il “reato” di aver chiesto un referendum; ha inviato a Borrell un video che con i vari pestaggi delle polizie europee nelle manifestazioni non autorizzate nei paesi dell’ Europa occidentale.

Una immagine del video di Lavrov: al manifestante picchiato, la democrazia controlla se è positivo al covid. Il video è stato rimosso da Youtube, per democrazia.

Lavrov ha aggiunto che sull’avvelenamento di Navalny l’Europa ha mentito e si è dimostrata un partner inaffidabile. Per concludere: “Il principale problema a cui siamo confrontati tutti è la mancanza di normalità nelle relazioni fra Russia e Unione Europea. Una situazione malsana che non giova a nessuno”.

Tornato Borrell con le pive nel sacco, gli eurodeputati lo hanno accusato di aver “preparato male l’incontro”: si aspettavano di vederlo tornare con Navalny, consegnato con umili scuse dal non-stato-di-diritto? L’infantilismo dilaga, evidentemente, nei circoli di potere in Europa. E in fondo anche la dichiarazione esplosiva del Massimo Economista tradisce il delirio di onnipotenza tipico del cinquenni: dopo aver confermato che “noi non vogliamo di meno che il cambio di regime in Russia”, ha aggiunto che le sanzioni della sola Europa non bastano. “Se vuoi davvero mettere la Russia in ginocchio economicamente, avrai bisogno di una grande coalizione di paesi. Almeno la Cina sarebbe necessaria a bordo e, idealmente, l’India e altri partner commerciali della Russia”. Almeno la Cina e l’india. Almeno. Xi e Narendra Mody saranno sedotti dal nobile progetto di unirsi a Berlino per rovesciare Putin e mettere al potere a Mosca Navalny, onde costui possa inserire nella Costituzione russa il diritto dei froci a sposarsi cancellando l’odiosa che matrimonio è solo fra uomo e donna.

Se poi la David Sassoli riesce a convocare Darth Vader e il Lato Oscuro della Forza, il cambio di regime a Mosca è assicurato.

Mentre questi bambinoni infantileggiano pericolosamente, e si apprestano ad appioppare a Putin altre più gravi sanzioni il 22 febbraio, il notiziario economico tedesco ricorda che “negli ultimi anni, l’economia tedesca ha dovuto assorbire la maggior parte dei danni causati dalle sanzioni russe. È quanto scrive l’Istituto Ifo in un’analisi pubblicata nell’ottobre 2020: “L’indagine sulle aziende mostra anche che le aziende della Germania orientale sono particolarmente colpite dalle sanzioni – in Sassonia, ad esempio, il 60% delle aziende si vede ostacolato nell’esportazione in Russia. I problemi con l’export vengono citati molto più spesso (dal 28% delle aziende) rispetto alle difficoltà con le importazioni (del 5%) o gli investimenti (del 7%). 9. Le aziende del settore manifatturiero, in particolare nell’ingegneria meccanica, sono quelle più frequentemente colpite in termini relativi. Anche i settori automobilistico, chimico e logistico sono ampiamente colpiti. Il 55% delle grandi e il 42% delle piccole e medie imprese trarrebbero vantaggio dalla revoca delle sanzioni dell’UE contro la Russia, soprattutto nel settore manifatturiero “.

E non avete ancora visto niente.