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Gli Ebrei, secondo Nietzsche, “sono in Europa la razza più antica e più pura”, al cui interno si può a sua volta distinguere una “razza superiore”, conservatasi tra Portoghesi e Mori, mentre il “clima falso” e la “vicinanza di sgraziati e oppressi Slavi, Ungheresi e Tedeschi” ha portato alla decadenza degli altri.
Egli apprezza l’ebraismo dei re, in cui lo stesso “Javé era l’espressione della coscienza del potere, del piacere di sé” e promessa di vittoria; rintraccia nel sentire delle classi dominanti ebraiche “volontà di potenza” affermativa; afferma che “sulla terra non si è ancora rappresentata la solennità della morte e una specie di santificazione della passione in maniera più bella che da parte di alcuni Ebrei dell’Antico Testamento: dai quali anche i Greci sarebbero potuti andare a scuola”.
Ebrei e Romani, a suo giudizio, sono popoli parimenti “geniali”, simili nel risultare fecondatori, fondatori di nuovi ordinamenti e “se il cristianesimo ha fatto tutto per orientalizzare l’occidente, in compenso l’ebraismo ha essenzialmente contribuito a occidentalizzarlo sempre di nuovo”, ecc. (cfr. Nietzsche. Atlante della sua vita e del suo pensiero, a cura di Giorgio Penzo, Rusconi, Milano 1999, pagg. 112-113).
Imperdonabile per un intellettuale:
Nemmeno capiva la differenza fra “razza” e “cultura”, che è determinante negli uommini. Gli ebrei sono resi cattivi non dalla razza, ma dal Talmud.
Le Kessler sono nella pena eterna, perché questo spetta a chi sceglie il suicidio assistito. Aggravata dal fatto di aver dato il cattivo esempio.
NOTE
(1) 1) Cfr. Kant, Dühring e Nietzsche sul cristianesimo e l’ebraismo – Alexander Jacob, https://band.us/band/84909813/post/15223; PURTROPPO, https://band.us/band/84909813/post/13796.
(2) “E qui va sottolineata una strategia stilistica che è stata notata negli scritti di Nietzsche: usare le armi retoriche degli antisemiti contro di essi: dunque sono loro ‘i malriusciti’, sono loro che dovrebbero essere cacciati dalla Germania e dall’Europa. In Ecce homo dichiara di non sopportare la ‘razza tedesca’. Non solo: il sottile veleno di Nietzsche si insinua anche nelle lettere alla sorella, moglie dell’antisemita Bernhard Förster. Nella lettera per il compleanno di lei, del 5 giugno 1885, ironizza sul fatto che il marito, vecchio antisemita, la chiami con un appellativo ebraico, Eli; e comeaugurio le invia una frase di una lettera agli Efesini di Paolo di Tarso (pure ti auguro ‘che tu sia felice e goda di una vita lunga sopra la terra’). Il tema dell’ebraismo diventa uno dei temi centrali negli ultimi anni di vita cosciente, in cui Nietzsche ritorna a ripetere e a variare in maniera quasi ossessiva gli stessi argomenti, sentendosi tra l’altro coinvolto sul piano personale dal fatto che il cognato, in nome delle sue idee, aveva trascinato la sorella Elisabeth in un’impresa fallimentare. Per quanto non possa sfuggire l’accento drammatico che talora assume per Nietzsche l’intera questione, esiste anche un aspetto che non è stato quasi mai messo in luce, ovvero l’ironia, la vena umoristica, l’umor nero che va accentuandosi negli anni. Tra l’altro egli tenderà a identificarsi con l’’adorable Heine’, quintessenza de ‘l’esprit de Paris’, che probabilmente rilegge e riscopre anche attraverso i francesi. In un frammento dell’autunno 1887 afferma che nella sfera dell’arte gli ebrei hanno sfiorato la genialità con Heine e Offenbach. In un altro del 1888, che essi rappresentano un antidoto contro la chiusura nazionalistica. In Ecce homo tributerà a Heine un riconoscimento che si accompagna a una sorta di identificazione sul piano dello stile ma anche, a ben guardare, sul piano di un’identità nazionale non ben definita.
www.band.us (https://www.band.us/band/84909813/post/15223)
Kant, Dühring e Nietzsche sul cristianesimo e l’ebraismo 15 novembre 2025 di…
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