Marc Rutte (NATO) ha fatto pressione su Trump affinché non faccia pressioni sull’Ucraina per un accordo di pace

Il viaggio di Rutte a Washington era  finalizzato a fare pressione su Trump affinché allentasse la pressione su Zelensky. Un precedente articolo del Financial Times aveva affermato che Rutte avrebbe esortato la Casa Bianca “a non costringere l’Ucraina ad accettare un accordo di pace contro la sua volontà”.

e il re d’Olanda ha cominciato a mostrarsi in mimetica. “Il Paese, ha affermato, deve “armarsi fino ai denti”

Il Segretario Generale della NATO Mark Rutte, dopo l’incontro di giovedì con il Presidente Donald Trump e il Primo Ministro norvegese Jonas Gahr Støre, ha dichiarato che tutti i leader occidentali, incluso Trump, sono sulla stessa lunghezza d’onda nel considerare la Russia una “minaccia a lungo termine” per il territorio NATO.

Rutte si è mostrato ottimista sul fatto che Trump possa contribuire a porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina, affermando che recentemente sono stati compiuti “passi enormi”, che impongono alla Russia di rispondere con azioni positive o concessioni. Ma è chiaro che ci sono molte tensioni e disagi nell’alleanza militare occidentale, data l’immagine di una maggiore pressione statunitense contro l’Ucraina e Zelensky in particolare.

Questo si è visto nel tira e molla sul destino della Crimea. Mercoledì Trump ha scatenato un’enorme critica nei confronti del presidente ucraino per il suo rifiuto di un piano statunitense che avrebbe riconosciuto la sovranità russa sulla penisola di Crimea. Trump aveva affermato su Truth Social, riferendosi a Zelensky, “se vuole la Crimea, perché non hanno combattuto per ottenerla undici anni fa, quando è stata consegnata alla Russia senza sparare un colpo”… e “Può ottenere la pace oppure può combattere per altri tre anni prima di perdere l’intero Paese”.

Il re dei Paesi Bassi: “Olanda deve  prepararsi alla guerra”

e spinge per lo sviluppo dei droni

I leader dell’UE si mobilitano per un conflitto prolungato in Ucraina e promuovono l’idea di un esercito europeo non più dipendente dall’America, il monarca dei Paesi Bassi si è unito al coro.

“Abbiamo dato per scontato che avremmo sempre avuto libertà e pace”, ha dichiarato Re Guglielmo Alessandro alla caserma del Tenente Generale Best, scrive De Telegraf. “Purtroppo, l’Ucraina e altri conflitti dimostrano che non è più così. E che dobbiamo davvero prepararci per continuare a vivere in pace e sicurezza. Se non si è preparati, allora non si sta andando bene”, ha concluso. Un simile riarmo significa che i Paesi Bassi devono ricostruire la loro industria della difesa, ha continuato il monarca, aggiungendo: “Devono davvero essere in grado di ricominciare a produrre per un conflitto”.

Il Paese, ha affermato, deve “armarsi fino ai denti” per rimanere al sicuro.
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#Macron ha provato a imbucarsi nel dialogo tra #Trump e #Zelensky. Il Presidente americano lo ha allontanato con garbo e la terza sedia è scomparsa quasi per “miracolo”. Del resto, il luogo si prestava al mistico. #VonDerLeyen? Anche oggi #DonaldTrump se la fila domani.

Sicché

Il giornalista indipendente e commentatore politico Michal Tracey esprime un forte monito sulla situazione attuale per quanto riguarda i progressi nella pace in Ucraina…

“A parte  i gesti pubblici e gli atteggiamenti diplomatici (pur importanti), lo status quo politico persiste in larga misura. Le sanzioni statunitensi non sono state modificate. A parte una breve interruzione a marzo, le armi statunitensi continuano ad affluire all’Ucraina. L’Europa si sta rimilitarizzando, seppur a intermittenza.L’Ucraina non ha piani credibili per riconquistare un territorio importante attualmente occupato dalla Russia. Pertanto, la principale concessione che si dovrebbe ottenere a questo punto, in termini di dinamiche di potere di fondo, spetta alla Russia.

Congelare il conflitto secondo le attuali linee era stato precedentemente denunciato da Putin come intollerabile. Ora sentiamo dire che le linee generali della proposta di Trump includono non solo il congelamento delle attuali linee, ma anche il permesso all’Ucraina di controllare parti significative di quello che Putin ha dichiarato essere territorio eterno della Federazione Russa. Oltre al controllo da parte degli Stati Uniti della centrale nucleare di Zapohirizia (anch’essa situata su territorio annesso da Putin), la Russia sarebbe inoltre costretta ad abbandonare il suo obiettivo bellico originario di “smilitarizzare” l’Ucraina, sebbene sia possibile che questa disposizione possa essere soggetta a modifiche tecniche.

Nel frattempo, non vi è alcuna indicazione che Stati Uniti/UE/NATO cesseranno di armare l’Ucraina nell’ambito del “cessate il fuoco”. Anzi, gli armamenti potrebbero intensificarsi, come promesso dal primo ministro norvegese in un incontro odierno con Trump. È molto facile immaginare che i “milblogger” e i falchi russi si infurieranno profondamente se Putin accettasse le condizioni proposte da Trump, almeno per come sono state pubblicamente riportate. Potrebbe facilmente essere spacciato per una capitolazione da parte della Russia. Il riconoscimento della Crimea da parte degli Stati Uniti potrebbe essere un piacevole vantaggio collaterale, ma potrebbe non avere un impatto diretto sulle principali rivendicazioni che hanno dato origine all’invasione del 2022.

La Russia non ha mai corso seri rischi di perdere la Crimea, quindi il riconoscimento da parte degli Stati Uniti, in pratica, sarebbe un cambiamento per lo più di natura legalistica. In definitiva, non ha molto senso che Trump si opponga pubblicamente a Putin in questo momento. (Nonostante il suo post “Vladimir, STOP!”, che tutto sommato è piuttosto blando.)

Resta da chiarire se i gesti pubblici siano sufficienti per far accettare a Putin termini di cessate il fuoco, che potrebbero essere facilmente spacciati per una capitolazione, ma non è IMPOSSIBILE che si possa raggiungere un accordo, se Putin è disposto a ridimensionare significativamente i suoi obiettivi

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Marco Travaglio:

«Al momento, di certo ci sono soltanto due dati: il piano di riarmo è fuorilegge; e a calpestare le più elementari regole democratiche è la stessa Commissione che dà patenti di democrazia e antidemocrazia a destra e a manca, in nome di depositaria di alti “valori” che è la prima a tradire.

Basti pensare che aprì procedure d’infrazione per violazioni dello Stato di diritto contro Polonia e Ungheria, ma poi graziò la Polonia perché s’era allineata agli ordini Nato (ormai tutt’uno con l’Ue) sull’Ucraina, mentre continua a martellare l’Ungheria perché Orbán non si allinea al bellicismo e predica financo il negoziato con la Russia.

E intanto non muove un dito contro la Romania che ha cancellato le elezioni perché rischiava di vincerle l’euroscettico Georgescu, arrestato ed escluso in base ad accuse mai formalizzate. Né contro la Germania che fa votare il suo piano di riarmo dal Parlamento scaduto perché in quello nuovo appena eletto la maggioranza è in bilico. A riprova del fatto che i sedicenti “democratici” europei sono sempre più simili agli autocrati che dicono di combattere, ma con una fondamentale differenza: sono molto più stupidi.»”….

Domenico Quirico

«La sgradevole realtà della sconfitta bussa alla porta. E l’Europa dei sedicenti volenterosi offre il miserando spettacolo di un improvviso, umiliato silenzio. Inutile girarci attorno: questa guerra è una colossale bancarotta delle élite dell’Unione e dei Paesi, Francia e Gran Bretagna in testa, che hanno dettato la linea dal momento in cui le truppe russe varcarono la frontiera ucraina.

Sconforta soprattutto il deserto di piani e di idee dei Capitan Fracassa del vecchio continente. Sono incapaci di riconoscere (dopo tre anni!), di fronte alla lezione impietosa di una guerra, la rivelazione delle condizioni di obsolescenza in cui versano. La vecchia e sciagurata formula «è l’Ucraina che deve decidere come e quando vorrà fare la pace» viene ruminata con delicatezze propiziatorie.

Ormai si constata ci si rammarica si prende atto: si tenta ipocritamente di mantenere la bilancia esatta tra il colpevole e la vittima mentre si sta studiando il modo meno vergognoso di abbandonarla al proprio destino. Quello che è ancora più scandaloso e crudele è ciò che si legge tra le righe, e quel silenzio vale a dire la confessione della impotenza, la rinuncia, l’accettazione del fatto compiuto. Senza la dignità di dirlo.

Il riconoscere di aver fallito fa la muffa nella penombra delle cose non dette. Fino a quando sarà possibile nascondere la verità ai propri elettori? È questo il loro vero tarlo.»

Pino Cabras:
URSULA GUERRAFONDERLEYEN

La Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha tentato di imporre un mega-piano militare da 800 miliardi di euro senza consultare il Parlamento UE, sfruttando in modo fraudolento l’articolo 122 dei Trattati, riservato alle emergenze reali. Un attacco frontale alla democrazia, prontamente smascherato: sia il Servizio giuridico del Parlamento che la Commissione JURI hanno bocciato la manovra, definendola un abuso istituzionale senza giustificazioni.

Von der Leyen, che si riempie la bocca di “Stato di diritto”, dimostra invece di essere la prima a violarlo: punisce Polonia e Ungheria con sanzioni esemplari per presunte irregolarità, ma copre gli stessi crimini se commessi da alleati come Germania e Romania. Due pesi, due misure: l’Europa delle lobby, non dei cittadini.

Il problema non è solo il tentativo di svuotare ogni controllo parlamentare, ma il tradimento dei presunti valori fondativi dell’UE. Von der Leyen trasforma definitivamente l’Unione in un mostro autoritario, ossessionato dal potere militare e dall’ipocrisia politica. Gli affossatori della Grecia ora vogliono affossare tutti. Mentre la UE spreca risorse per alimentare conflitti, ignora le vere emergenze: povertà, ambiente, sicurezza, disuguaglianze.

Questa non è Europa: è un club di élite che gioca con i soldi pubblici e con le parole più  vuote sulla pace. È ora di smascherarne il volto antidemocratico.

La medusa tossica cotonata e i suoi complici sono il volto passivo-aggressivo di un nuovo bellicismo spregiudicato che vuole demolire le classi medie per sacrificarle alla mangiatoia dei pescecani dell’economia di guerra.
La Festa della Liberazione è da declinare oggi sull’oggi.