Madame Boldrini, perché si sente autorizzata a darci lezioni?

L’altro giorno ho sentito la filippica della Boldrini sull’ultimo delitto:  “I femminicidi non finiranno se non saranno anche gli uomini a rivoltarsi contro questa infamia”; poi la prevedibile analisi sociologica progressista, in base alla quale accusa i maschi omicidi come venienti da un passato retrogrado e primordiale, quello dei “tabù”, della “discriminazione” (  i tempi della “verginità e del matrimonio indissolubile”, evidentemente)   – ovviamente disconoscendo invece che questo genere di delitti viene al contrario dalla ipermodernità:  dall’effetto che ha sui rozzi e sui semplici  (quelli che si chiamavano “gli umili” quando ancora  erano educati  nel timore di Dio), privati di un minimo di educazione all’autocontrollo,  la continua propaganda sul loro diritto supremo alla felicità sessuale e al piacere, alla liberazione degli impulsi, allo spettacolo della sensualità promossa e offerta da tutti gli schermi.

Nello spulciare il web, vedo che la signora proclama incessantemente la sua visione schematicamente semplicista,  dove attribuisce costantemente i mali del nostro tempo alla “arretratezza”  e ad “oscurantismo” a cui  propone come rimedio la “liberazione”:  preferibilmente “delle donne”  dalla “discriminazione”, dai tabù, dallo squallido maschilismo.  Una riduzione caricaturale, da rotocalco femminile, dei motivi illuministici più vieti.  Ci  sono siti che raccolgono le frasi più tipiche della erinni del  pensiero unico  più prevedibile e  scontato: “Dobbiamo dare  l’esempio concreto di una cultura dell’accoglienza come un nostro  che sappia misurarsi con la sfida della globalizzazione. Una sfida che porta anche una maggiore opportunità di circolazione delle persone perché nell’era globale tutto si muove”.  Gli immigrati “sono molto più contemporanei di noi.  Loro che nascono in un Paese crescono in un altro e lavorano in un altro ancora sono le avanguardie del futuro, perché questo credo che sarà il nostro modo di vivere”; “«Lo squallido bullismo maschile antico di secoli» ; le case popolari “saranno date prima ai rom e agli extracomunitari con figli a carico”,   “il nostro parlamento appartiene ai partigiani”;  persino lo (autobiografico) “«Se una donna ha un compagno di 11 anni di meno, diventa subito uno scandalo, e questo dimostra un maschilismo inaccettabile, un’arretratezza allarmante»:   tutto diventa in lei rivendicazione contro il passato retrogrado, il nemico in agguato dell’oscurantismo.  Anche ai (misteriosi) funerali laicissimi  di stato tributati per  Valeria Solesin, la ragazza Erasmus generation uccisa al Bataclàn, con intervento delle alte personalità pubbliche, lei (che ovviamente c’era) ha scritto sul registro: “Addio Valeria  con te hanno portato via una giovane donna consapevole. Che tu possa diventare esempio per le ragazze che sono in cerca della loro strada”  (scongiuri per le ragazze).

Una fissa. Che dà qualche motivo  solido  alla  diagnosi di Salvini, “E’ fuori di testa”.  E anche   tra i fedelissimi progressisti, ormai non manca  chi la canzona. Un tweet su Repubblica: «Il mondo della Boldrini è semplice: o avidi o disagiati. Lei vuole mediare senza spettinarsi».  Si potrebbe ridere bonariamente.

Ciò che la rende   però insopportabile è  il tono saccente e spocchioso cui impone  le sue apodittiche certezze alla società tutta,   la certezza  altezzosa  che la sua autorità l’autorizzi a dar lezioni al popolo,  perché lei è nel vero e nel giusto. Che titolo ha per ergersi a sacerdotessa del politicamente corretto più scontato? Chi l’ha messa a sorvegliare le opinioni ‘scorrette’? Come si autorizza a fare la direttrice di una psico-polizia di cui auspica l’instaurazione , per esempio con la censura  da internet del “bullismo arretrato”?

Vorrei ricordare – soprattutto a lei – che non rappresenta nessuno. Non è il popolo italiano che l’ha messa alla terza carica dello Stato; né vi è stata messa da una classe dirigente illuminata  attratta dalla sua intelligenza superiore e  dalla sua originalissima Weltanschauung;  è su quella poltrona (come ammette Repubblica) “per via di uno stratagemma tattico di Pier Luigi Bersani, che sperava in questo modo di aprire un canale con il M5s”

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Vogliamo ricordare quelle elezioni del 2013? Dopo il golpe internazionale che aveva cacciato  il Cavaliere (che se lo meritava), messo al potere  il gestore internazionale della punizione all’Italia Mario Monti, il Bersani radunò le forze per dare al Monti, e quindi alle oligarchie finanziarie transnazionali,  quel  mandato elettorale che gli mancava.

Creò una coalizione che si chiamava – ricordate? – Italia Bene Comune.  Metteva insieme tutta la “sinistra” disposta a  starci sotto la famosa egemonia del Partito: il PD,   Sinistra Ecologia Libertà del noto Vendola (nelle cui liste si esibisce  la Boldrini), più fantomatiche entità chiamate Partito Socialista Italiano,  Il Megafono-Lista Frocetta (del noto governatore della Ficilia),  Centro Democratico (di Tabacci), democristiani   dispersi in astinenza  disotto-poltrone,  più collegamenti locali con la Volkspartei, con   Verdi  sciolti e a pacchetti, con   Aostani autonomisti, ed altri spezzoni    localistici nati e morti, o nati-morti.  Una  torma di nani, mostri, zombies, orchetti e frocetti da  emulare le  legioni  del re di Mordor.

Ebbene: è il caso di ricordare –come fa’ volentieri Matteo Renzi – che Bersani,  nonostante quel  suo esercito  da horror, perse quelle elezioni.

 

Con solo il 29 per cento dei voti,  si prese alla Camera la maggioranza dei  seggi (345 seggi su 630), assegnato grazie a uno scarto di poco più dello 0,30% del totale dei voti rispetto alla coalizione di centro-destra guidata da Silvio Berlusconi, e solo grazie al premio di maggioranza che gli regalava la  legge Calderoli, definita dallo stesso autore una porcata.   Al Senato,  occorreva al Bersani  un’alleanza. Provò penosamente con Beppe Grillo, fu processato in diretta dai grillini.  E’ in quella che  mette la Boldrini alla presidenza della Camera,   credendola gradita alla base grillina, ma anche per dare una  poltrona di gran peso al SEL, che già scalpitava  per uscire dalla coalizione, in piena soggezione alla patologia  senile della sinistra libertaria, il frazionismo sub-atomico.

Come forse non si ricorderà, Bersani dovette rinunciare,  sconfitto e scornato, a fare il premier;  il presidente Napolitano, il gran controllore del golpe, mise al suo posto il giovane Letta.  Per governare si dovette ricorre all’acquisto di alcuni berlusconiani   in vendita (ovviamente siculi):  pagandoli carissimo, con   il ministero dell’Intermo ad Alfano.

A quel punto, Niki il Vendola sbatte  la porta  – Letta è di destra-   e abbandona la  torma   perdente  di orchetti e frocetti di Bersani.

La Boldrini resta presidente della Camera,  gonfia di  potere istituzionale,  senza più il partito da cui s’è fatta votare. Ridotta, per così dire,   ai suoi mezzi intellettuali e politici, che sono quello che sono.

“Italia Bene Comune”   si dissolve di fatto – del resto non era mai stata altro che polvere e cenere, pulviscolo   cosmico e materia oscura.  La carriera di Bersani  come Sauron  è al capolinea.

La Boldrini resta lì, invece:   messa lì per uno stratagemma  momentaneo dell’aspirante Sauron,  elevata alla terza carica da una coalizione che non esiste più;   ed esponente di un partito la cui esistenza in vita è ancor più dubbia, dopo che il Vendola l’ha lasciato  per  coronare la sua vita privata di sodomita con l’affitto di un utero. Difficile far passare per progressista il profittare della nuova schiavitù.  Il neo-mammo è il primo ad esserne cosciente, e infatti  – lui così loquace, prima –  è scomparso totalmente dalla politica.  Non chiama più le agenzie per dare il suo parere. Non è comparso nemmeno  quando è avvenuto il disastro ferroviario  nella regione di cui, pure, è stato governatore.   E’ uscito dalla politica  che gli ha dato tanto pane e companatico. Come non ci fosse mai stato, e non aspettasse che la pensione per chiudere, e stare col fidanzato. Un fulgido esempio di calloso, bruto  egoismo, che mai sarà dimenticato.

Sinistra Ecologia e Libertà, del  resto, già si spacca nel 2014; era anch’esso un pulviscolo elettorale messo insieme   con lo sputo. Alla fine del 2013  SEL contava 34.279 iscritti, leggo su Wiki.  Mi stupirebbe se adesso fossero  più della metà.  Non credo che la Boldrini possa contare di rappresentare nemmeno quelli, ormai. No, signora: lei è stata messa lì da un  trucchetto   fallito da parte di una coalizione che non esiste più,   come pedina  di un progetto anti-democratico andato in bancarotta, eletta  nelle liste  di un partitino microscopico che è finito nel nulla  e non è mai veramente esistito. Lei non ci rappresenta, dottoressa. E’ un resto di tutto ciò che è svanito.  Non rappresenta gli italiani. Rappresenta il Nulla.  Non ha alcuna autorità se non per convenzione – retrograda e oscurantista – di un Porcellum   e di una politica dei poteri forti globali. Se ne renda conto,  si goda la  ricca sinecura, ci risparmi il suo altezzoso atteggiarsi a  sacerdotessa del pensiero unico – che oltretutto, lo conosciamo già.

 

P.S.

 

Quanto  al farsi un “compagno” di 11 anni più giovane,    spero di non espormi all’accusa di  “maschilismo inaccettabile e arretratezza allarmante”  se noto che rivela molto  sulla sua psicologia.   Giusto per ricordare: anche un’altra  femminile Presidente della Camera, messa   sulla   eccelsa  poltrona da analoghe improbabili circostanze senza averne le necessarie minime qualità,   ha fatto lo stesso:  Irene Pivetti sposò un innocente di 10 anni più giovane.  Dev’essere una sorta di disturbo professionale. Con lo sposo bambino,  si scongiura il rischio  che la posizione di dominatrix venga messa in crisi.   Il fatto che la Pivetti ex presidente della Camera abbia tentato  poi la carriera di soubrette, a 40 anni suonati e con le gambette stortignaccole, la dice lunga dove può  portare una “ddonna”  l’assenza al  suo  fianco di un vero uomo adulto e consigliere.