“L’industria europea nelle mani di Biden: così il potere si sposta verso l’America”

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Pubblicato il 03/11/2022 da Miguel Martinez

Noterete che il titolo dell’articolo è tra virgolette, perché è una citazione.

Non è una citazione da un comizio di Marco Rizzo.

E’ il titolo di un articolo sul meinstrimissimo Corriere, scritto dall’economista Federico Fubinimembro peraltro della advisory board della famosa Open Society Foundation di Soros.

Insomma, se lo dice persino lui…

“Non mi ero reso conto fino in fondo di cosa stesse accadendo con il progredire dei mesi di questa terribile guerra in Ucraina.

Razionalmente lo sapevo, ma non avevo tirato tutte le somme. Forse non sono stato il solo, in Italia e in Europa. Ma ora i fatti sono lì, davanti a noi: erano decenni che noi europei siamo più stati tanto nelle mani degli Stati Uniti sul piano militare, industriale, strategico. E questa debolezza europea – se si protrae – è in grado di ribaltare le narrazioni degli ultimi vent’anni. Potrebbe non essere più l’Estremo Oriente a erodere la base industriale dell’Italia e dell’Europa. Quel ruolo potrebbe passare all’Estremo Occidente: l’America.

La frase “siamo più stati” probabilmente contiene un refuso, ma il concetto è chiaro.

Fubini ricorda che i semiconduttori – il 90% dei quali vengono prodotti attualmente a Taiwan
“sono nel 21esimo secolo quel che erano gli schiavi nell’antichità: fanno gran parte del lavoro e la maggiore potenza è quella che ne controlla di più.”

Sappiamo tutti vagamente che la globalizzazione si regge su una delicato sistema di accordi, che vietano quei “trade distorting subsidies” che possono agevolare la concorrenza sleale di un paese contro l’altro.

Gli Stati Uniti, con la guerra, hanno fatto saltare quest’ordine, scegliendo l’autarchia.

Il Chips and Science Act mette 50 miliardi di dollari a disposizione delle imprese private americane per sviluppare semiconduttori sul suolo degli Stati Uniti.
“Ma non è questo il solo settore industriale che Biden sta sussidiando fortissimamente. Dall’informatica quantistica, alle biotecnologie, all’idrogeno, alla produzione di pannelli solari e altre tecnologie per l’energia rinnovabili, la Casa Bianca è già impegnata a finanziare a fondo perduto la sua industria di frontiera per 100 miliardi di dollari all’anno per i prossimi cinque anni.”

Normalmente, tali sussidi sarebbero caduti immediatamente sotto la censura europea. In guerra, no.

Fubini coglie un’altra ovvietà: “Ad essi si aggiungono 40 miliardi stanziati per l’Ucraina, che servono in gran parte a passare ordini all’industria della difesa americana perché il Pentagono possa continuare a sostenere Kiev. Un ministro europeo (non italiano) stimava di recente che il livello medio di sussidi industriali negli Stati Uniti è talmente superiore a quello prevalente in Europa, che per un’impresa i conti sono presto fatti: se investe in America, anziché da questa parte dell’Oceano, riceve dal governo sostegni quattro volte superiori.”

Fubini non aggiunge che tutti questi sussidi sono anch’essi pagati sostanzialmente da noi, grazie al meccanismo studiato da Michael Hudson e su cui non ritorniamo qui.

In questo contesto, gli Stati Uniti, dopo aver imposto all’Europa di boicottare il gas russo, ci vendono il loro gas alle loro condizioni, anche se qualcuno mugugna:
Non possiamo accettare che il nostro partner americano ci venda il suo Gnl a un prezzo quatto volte superiore a quello al quale vende agli industriali americani», ha dichiarato i 12 ottobre il ministro francese, Bruno Le Maire, intervenendo all’Assemblea Nazionale a Parigi.”

Il fracking – una specialità tutta americana per una serie di motivi – è un’attività che a breve rende moltissimo, e garantisce l’autarchia statunitense; ma ha costi enormi, per cui tutto questo meccanismo è indispensabile per metterlo in moto: Fubini accenna appena a questo, criticando solo “l’ambientalismo” per cui noi europei non ci dedicheremmo alla stessa pratica.

Fubini attribuisce la causa al fatto che siamo troppo ambientalisti e, non armandoci da soli, contiamo sull’America per difenderci; ma coglie perfettamente l’effetto:
“Dunque dobbiamo tacere, perché non vogliamo dotarci di una nostra credibile capacità di difesa. A maggior ragione dobbiamo tacere perché abbiamo e avremo sempre più bisogno del gas liquido americano, a caro prezzo, prodotto con tecnologie che noi ci rifiutiamo di utilizzare sui nostri territori. Tutto questo mette l’Europa in una stato di inferiorità strategica, competitiva e industriale con pochi precedenti recenti. Rischiamo una deindustrializzazione a favore dell’alleato atlantico, a causa dei nostri stessi errori. Eppure non ne stiamo parlando.”

Fin qui Fubini.

Due commenti, miei.

Ciò di cui Fubini parla è chiaramente una questione di sovranità. Uno stato/sistema straniero usa le nostre risorse, per imporci di acquistare da lui i prodotti fondamentali per la nostra sopravvivenza, al suo prezzo. Su scala si spera meno tragica, è un meccanismo non tanto diverso da quello con cui l’Impero Britannico provocò le tremende carestie indiane del tardo Ottocento.

Giorgia Meloni, che si dichiara sovranista, deve gestire quindi il capitolo italiano della fine di decenni di benessere europeo.

Come primo gesto, la Meloni difende vittoriosamente la sovranità del proprietario di un capannone industriale abbandonato minacciato dall’invasione di qualche centinaio di perditempo in un rave party.

Nel mito, gli achei venuti da Occidente e che attraversano il mare, conquistano la città di Troia con il noto stratagemma:

i duci achèi costrussero, con arte
ispirata da Pèllade divina,
un enorme cavallo, una montagna
intessuta di tavole e di travi,
come se fosse una votiva offerta
per il ritorno; e n'ando lungi il grido.
Ma, tratti a sorte i lor migliori eroi,
li chiusero di furto entro gli oscuri
suol fianchi e tutta empirono d'armati
la sterminata cavità del ventre.

Fulminante il parallelo con il rigassificatore che vogliono portarre a Piombino, e che riassume simbolicamente e materialmente tutto ciò di cui parla Fubini.

Il bello è che mentre litigano sui capannoni invasi, stanno tutti insieme a tirare la fune per portare il cavallo dentro le mura.

E se non era sì contrario il Fato
e sì stolto il cuor nostro, ei ben ci aveva
spinti a squarciar le argoliche latèbre
col ferro! E Ilio ancor sarebbe! Ancora
alta staresti, rocca priamìde!

Invito tutti a guardare il documentario Il metodo Piombino, cui ho dato una piccolissima mano anch’io.