Le “idee sbagliate”, e il presepe senza volto.

Roberto PECCHIOLI
Cronache dal bosco. Qui in alto tutto bene: l’aria è pura, “si può vedere più vasta parte di
mondo che mai per l’innanzi” ( Così parlò Zarathustra). Le stelle sono più vicine e vano è il
chiacchiericcio di chi sta sotto. Si fanno strane riflessioni tra il serio e il faceto. Ad esempio
che sulla fisiognomica umana non aveva tutti i torti il positivista Cesare Lombroso.
Abbiamo acceso la TV e ci è capitato di vedere una signora di cui tutto, anche in assenza di
audio, dal taglio dei capelli all’abbigliamento sino a una certa impostata durezza del volto
atteggiato a sdegno moralistico, mostrava l’appartenenza alla tribù progressista,
sottospecie intellettuale. Pontificava su un tema imperdibile: la democrazia può ammettere
le idee sbagliate?
Esibiva il grottesco suprematismo di chi strologa pensoso di “idee sbagliate” senza
nemmeno un punto interrogativo, tanto dava per scontati i suoi postulati. Un esempio
dello sfacciato suprematismo etico di “color che sanno”. La loro scienza finisce sovente in
invettiva contro il fascismo eterno, epitome di ogni male del mondo. Chi trova un nemico
trova un tesoro. Le cui idee , specie se non ci si prende il disturbo di valutarle, sono sempre
“sbagliate”. Accusa, giudice, carceriere, tutto nella stessa persona. E tutto- va da sé- in
nome della democrazia e della libertà. Anche il febbrile Saint Just, il rivoluzionario più
coerente, sbraitava contro i nemici della libertà, a cui si doveva togliere la libertà in nome
della stessa. Finì anch’egli sotto la lama di Louisette, il nomignolo della ghigliottina. C’è
sempre qualcuno più puro che li epura. Nessuna minaccia, solo la constatazione della noia
ripetitiva di un pensiero in fase terminale. Parla per anatemi, sbava come il cane di Pavlov
al suono della campanella e si conoscono in anticipo i suoi frusti argomenti. Luoghi
comuni pronunciati con l’indice accusatore ed il volto atteggiato a cupo moralismo. O forse
è cattiva digestione.
Subito si è affacciata la libera associazione , la tecnica psicanalitica che invita a esprimere
senza censure pensieri, idee, immagini, sensazioni che affiorano alla mente. Abbiamo
pensato al rapporto del Censis di pochi giorni fa. Tre quarti degli italiani non crede più alla
politica né ad alcun principio o valore collettivo. Un popolo che non partecipa, indifferente,
che si astiene dalla partecipazione pubblica–la libertà dei moderni prescritta dal liberale
Constant- pacifista per paura e assenza di spirito comunitario, non per imperativo morale.
Tre italiani su dieci sembrano preferire un regime autoritario e la schiacciante
maggioranza, a dare retta al rapporto, si rifugia nella sessualità. Compulsiva, sganciata
dall’amore e dalla funzione sua propria, la possibilità di procreare. Secondo il Censis il
rapporto “restituisce l’immagine di un età selvaggia in cui si sgretolano i vecchi argini del
Novecento senza intravvedere un orizzonte condiviso. “
La pensiamo all’opposto: abitiamo da casuali contemporanei un’Italia non selvaggia,
piuttosto addomesticata, senza punti in comune, ridotta al culto del “ particulare” ,
rinchiusa nei fatti propri, capace di accettare tutto- anche la perdita della libertà- pur di
essere lasciata in pace. La stanchezza della vecchiaia. La domanda al ceto intellettuale è
spontanea: non pensate di avere gravi colpe? Da tre generazioni diffondete idee che
distruggono il tessuto sociale e revocano in dubbio ogni valore e credenza collettiva. Avete
decostruito , cioè smontato, tutto ciò che reggeva l’edificio. La vostra eredità sono le
macerie. Strologate di idee sbagliate senza mettere in discussione voi stessi. In realtà avete
vinto. Il vostro compito era precisamente quello: distruggere, cancellare. Le termiti non si
chiedono la ragione per la quale, in sciami, attaccano dal basso scavando gallerie nel
terreno o nel legno a partire dalle fondamenta, divorando le strutture dall'interno verso

l'esterno, lasciando solo un sottile strato superficiale che nasconde la devastazione sino
all’implosione finale. Lo fanno perché è l’istinto della specie. Le vostre “idee giuste” hanno
eroso una civiltà, l’hanno decomposta e adesso lavorano alla dissoluzione finale. Ben
scavato, vecchia talpa, scrisse Carlo Marx .
Il problema è che voi- quasi tutti di ascendenza marxista- avete lavorato per il re di
Prussia, ossia per il liberismo globalista. Conviene: cattedre, potere politico e culturale, agi,
prebende, perfino l’impagabile privilegio di chiamare idee sbagliate tutto ciò che vi
disturba. Conseguenza? L’assenza di norme condivise, l’anomia che Emile Durkheim
considerava il nemico mortale di ogni società. Il potere invertito in un mondo capovolto.
In Valle d’Aosta cinquanta persone sono indagate per avere inseguito un rapinatore.
Delinquenti (stranieri) sono assolti o condannati a pene irrisorie per stupro, alla faccia del
consenso di cui parla la stupida legge che sta passando. Sputare sulla polizia e insultare chi
è in uniforme sono “fatti tenui” da non portare a giudizio. E’ assolto un gentiluomo – non è
di Cuneo e neppure di Agrigento- che ha staccato la falange a una conduttrice ferroviaria.
Le famiglie dei rapinatori ottengono risarcimenti dai derubati che hanno reagito; catturare
chi commette reati può costare caro a chi lo deve fare per professione. Tutte idee giuste,
migliori di quelle sbagliate nel paradiso artificiale della società aperta a testa in giù.
Nel mondo al contrario perché la gente dovrebbe credere in qualcosa- qualunque cosa- se
si insegna da innumerevoli cattedre che l’unica verità è l’assenza di verità e la sola vera
legge è l’assenza di legge (Foucault), se “noi” siamo colpevoli e tutti gli altri vittime da
risarcire? L’ immagine della terra desolata è il simil presepe organizzato dal municipio di
Bruxelles, capitale del pantano europoide. I liberissimi liberali, liberisti, libertari, inclusivi
e tolleranti hanno allestito figure senza volto. Zombie privi di direzione, simili a quelli
descritti da Emmanuel Todd ne La sconfitta dell’Occidente. Un mondo accecato in cui
l’individuo è privato dei valori fondamentali, solo, incapace di azione collettiva, condotto al
nichilismo, la tensione che spinge verso il nulla, veleno dell’anima e del corpo. L’angoscia
del vuoto si rovescia nella sua deificazione. Emerge la passione per la distruzione delle
cose, delle persone, della realtà stessa.
L’attuale stato psicologico dell’Occidente è questo: figurine di paglia incolori, senza volto,
che una cultura al capolinea spinge al cupio dissolvi , l’insano desiderio di autodistruzione,
il rifiuto esistenziale capitolo terminale di una civiltà esanime. Il suo ultimo desiderio è
includere, ossia assorbire tutto come una spugna, non distinguere bene e male, non
esprimere giudizi di merito, se non il rifiuto ossessivo di se stessa. Tutto si equivale, tranne
le “idee sbagliate”, ossia il bagaglio immenso accumulato nei millenni. In questo periodo
dell’anno, inclusivo è escludere la dimensione religiosa del Natale, sino a obliterarne il
significato letterale. Chi nacque, di grazia? Inclusivo è l’albero, che non significa nulla;
sgradito, ingombrante è il presepe, che rappresenta, ossia richiama, ricorda la narrazione
da cui siamo nati. Si arriva a vietare nelle feste scolastiche il nome di Gesù ( un’altra “idea
sbagliata” ?) mentre nessuno dei maestrini arcobaleno contesta i centri commerciali,
tempio della postmodernità ridotta a mercato.
Abbiamo osservato senza meraviglia l’assembramento nei negozi di un marchio italiano
che vende a caro prezzo esclusivamente gadget, oggetti privi di funzione, inestetici e
anestetici, pressoché informi. Trionfano l’inutile, il superfluo, il brutto, disputati a caro
prezzo. Affermarlo è un’altra “idea sbagliata”. Usciti da noi stessi, senza volto e senza
luogo, vaghiamo in attesa della fine meritata, che non sembra interessare alcuno, tanto
meno gli intellettuali. Tra due generazioni al massimo, il mondo in sfacelo che chiamiamo
libero, avanzato, progressista, sarà scomparso per sterilità demografica e vuoto di principi.
Le idee non saranno più giuste o sbagliate, bensì cancellate da chi non avrà neppure fatto

lo sforzo di conquistarci. Saremo semplicemente sostituiti. I morti non si conquistano, si
seppelliscono.
Le civiltà muoiono per indifferenza verso i valori peculiari che le fondano, scrisse Nicolàs
Gòmez Dàvila. Mentre dibattiamo di idee sbagliate, l’ UE approva nuove forme di censura.
Poco se ne parla. Meglio affermare senza arrossire, come un giornalone italiano, in
riferimento alle polemiche intorno a Più libri, più liberi, che la censura difende la libertà.
Orwell fu un dilettante nell’inventare il bispensiero, l’arte di esprimere palesi
contraddizioni: la pace è guerra, l’ignoranza è forza, la libertà è schiavitù. Ora la censura è
libertà. Una massa ottusa non pensante si adegua sbadigliando. Ancora Dàvila: nessuno
può ribellarsi all’oscurantismo progressista e democratico sperando di vincere, ma
incombe il dovere di rendere testimonianza.