Anche golpista
Quando le elezioni in Romania furono annullate, Thierry Breton, ex commissario europeo, dichiarò: “Lo abbiamo fatto in Romania e lo faremo anche in Germania.” Vale la pena ricordare questa citazione quando le stesse istituzioni ora fanno la predica agli altri sulla coercizione e sulle norme democratiche
DI TYLER DURDEN
MERCOLEDÌ 24 DICEMBRE 2025 – 08:45
L’America finalmente traccia una linea nella sabbia contro gli interferenti stranieri…
Modernity.news Steve Watson spiega in dettaglio che l’amministrazione Trump ha vietato il visto all’ex commissario europeo Thierry Breton e ad altri quattro attivisti “anti-disinformazione”, accusandoli di costringere le aziende americane di social media a censurare i punti di vista che non gradiscono.
La mossa segnala una politica di tolleranza zero nei confronti della censura extraterritoriale, soprattutto dopo i recenti attacchi dell’UE a X di Elon Musk.
Il segretario di Stato Marco Rubio lo ha spiegato chiaramente: “Per troppo tempo, gli ideologi in Europa hanno condotto sforzi organizzati per costringere le piattaforme americane a punire i punti di vista americani a cui si oppongono. L’amministrazione Trump non tollererà più questi atti eclatanti di censura extraterritoriale”.
Il sottosegretario di Stato per la diplomazia pubblica e gli affari pubblici Sarah B. Rogers ha dichiarato: “Queste sanzioni sono legate ai visti. Non stiamo invocando severe misure finanziarie in stile Magnitsky, ma il nostro messaggio è chiaro: se passi la tua carriera a fomentare la censura del discorso americano, non sei il benvenuto sul suolo americano”.
L’elenco include Thierry Breton, che ha notoriamente minacciato Elon Musk per aver ospitato un’intervista con Donald Trump su X nel 2024. Altri esclusi sono Imran Ahmed, CEO del Center for Countering Digital Hate (CCDH), che ha collaborato con democratici come Amy Klobuchar per “uccidere il Twitter di Musk”; Joan Donovan, fondatrice del Critical Internet Studies Institute; Kate Starbird, co-fondatrice del Center for an Informed Public dell’Università di Washington; e Jim Davey, co-fondatore dell’Institute for Strategic Dialogue.
Questa ritorsione arriva in un momento di crescente tensione tra l’amministrazione Trump e l’UE. Come abbiamo già spiegato in precedenza, Bruxelles ha inflitto a X una multa di 140 milioni di dollari ai sensi del Digital Services Act per aver rifiutato di ottemperare alle loro richieste di censura, segnando un palese attacco alla libertà di espressione.
Musk ha reagito con veemenza, dichiarando che “i commissari dell’UE sono responsabili dell’omicidio dell’Europa” e chiedendo di “sciogliere l’UE e restituire il potere al popolo”. Ha sottolineato l’impennata di popolarità di X in tutta Europa nonostante la multa, sottolineando che è diventata la principale app di notizie in tutti i paesi dell’UE.
La faida si è intensificata quando il presidente del Consiglio dell’UE Antonio Costa ha avvertito Trump di “tenere le mani lontane dall’Europa” nel contesto della repressione della libertà di parola. Costa ha condannato l’“ingerenza” degli Stati Uniti negli affari europei, ignorando la deriva autoritaria del blocco nei confronti dei contenuti online.
Lo stesso Trump ha criticato aspramente la direzione presa dall’Europa, esortando i cittadini a contrastare l’immigrazione incontrollata e l’eccesso di regolamentazione che “mettono in pericolo il continente così come lo conosciamo”. Nelle interviste ha sottolineato che “l’Europa deve stare molto attenta… Vogliamo che l’Europa rimanga l’Europa” e ha definito la multa inflitta dall’UE a X “brutta” e ingiusta.
Breton, che ha lasciato la Commissione europea nel 2024, ha criticato il divieto definendolo una “caccia alle streghe”, paragonando la situazione all’era McCarthy negli Stati Uniti, quando i funzionari venivano cacciati dal governo per presunti legami con il comunismo.
“Ai nostri amici americani: la censura non è dove pensate che sia”, ha dichiarato su X.
Anche la Francia ha condannato il divieto di visto nei confronti di Breton, ma il team di Trump rimane impassibile. Questa azione sottolinea l’impegno dell’America a proteggere i suoi giganti tecnologici dalle vessazioni normative straniere, dando priorità alla sovranità e al libero dibattito rispetto ai dettami globalisti.
Mentre Bruxelles raddoppia gli strumenti di sorveglianza come il DSA e le proposte di legge sul controllo delle chat, che minacciano la privacy scansionando i messaggi privati, la reazione degli Stati Uniti mette a nudo l’ipocrisia delle élite dell’UE che predicano la democrazia mentre costruiscono un quadro orwelliano.
Con Trump al comando, ci si può aspettare una maggiore difesa delle libertà contro tali eccessi. Questo divieto nei confronti di Breton e dei suoi alleati è un messaggio chiaro: i tentativi di censurare le piattaforme statunitensi dall’estero avranno delle conseguenze. L’era della tolleranza nei confronti delle prepotenze globaliste è finita.
[ZH: A tutto questo abbiamo una semplice risposta: ]
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