La Funivia. Il parere dell’ingegner Raffaele Giovanelli

La funivia sul Mottarone era stata appena revisionata con il costo di ben 4 milioni e 400 mila euro. Si è spezzata la fune di trazione vicino alla stazione d’arrivo. Le nostre manutenzioni quando vengono effettuate (formalmente) e quando non vengono effettuate, come il ponte Morandi, hanno lo stesso risultato: un disastro. Il prevalere del potere degli amministrativi e degli incompetenti in Italia non è più materia di codice penale, che per l’inerzia e la partigianeria della magistratura viene applicato post, quando si contano i danni e i morti. Dopo il crollo del ponte Morandi un sopralluogo straordinario ha mostrato la situazione precaria di molti ponti autostradali italiani. L’allora ministra piddina DeMicheli ordinò lavori di manutenzione in galleria proprio durante i mesi estivi, bloccando il traffico autostradale nel Nord ed in Liguria in particolare, quando il traffico aveva ripreso essendosi allentata la minaccia del virus. Molti grandi viadotti mostrano i piloni con i ferri scoperti, dopo che lo strato superficiale di cemento è caduto.

Non si è rotta la fune principale di sostegno ma la fune di trazione. Come negli ascensori ci sono le guide lungo cui scorre la cabina che viene mossa da funi di trazione. Nelle funivie il cavo principale di sostegno equivale alle guide dell’ascensore. Su questo cavo che regge gran parte del peso della cabina, poggiano le ruote del carrello. Se si rompe la fune che solleva l’ascensore, scattano apposite ganasce che bloccano l’ascensore sulle guide per impedire che cada.  Nella funivia si è rotta la fune di trazione. Sarebbero dovute scattare le ganasce per bloccare la cabina alla fune di sostegno. Ma non sono scattate. Per cui la revisione che avevano fatto era fasulla. La cabina è andata indietro in caduta libera, lungo la fune di sostegno, sino a schiantarsi contro un pilone. Quindi di sono verificate due malfunzioni: primo la rottura della fune di trazione, secondo non ha funzionato il sistema che avrebbe dovuto bloccare la cabina alla fune portante. Se questo sistema di blocco non ha funzionato la funivia era una trappola mortale che è scattata quando si è rotta la fune di trazione. Fune che non era sovraccarica perché grazie alle norme anticovid i passeggeri non erano 40 ma solo 15.

La rottura di una fune d’acciaio non si verifica per la rottura di qualche filo metallico ma è necessaria la rottura di almeno quasi la metà dei fili della fune. C’è stato il periodo di inattività di un anno dopo la recente verifica e qualche rifacimento. È impensabile che la corrosione in pochi anni dall’ultimo controllo abbia compromesso la fune, che doveva essere controllata e protetta dopo l’ultima revisione. Dopo un anno di fermo per precauzione si poteva fare compiere alla cabina della teleferica un viaggio a vuoto, senza passeggeri con una zavorra di peso in blocchi di cemento equivalenti al peso di 40 passeggeri.. Qualche ora di tempo, la teleferica sarebbe caduta ma non sarebbe morto nessuno.

Ma pare sia troppo chiedere questo, da noi la precauzione è impopolare. Ma noi pensiamo in grande, pensiamo all’impossibile ponte di Messina, il più grande del mondo con un costo imprecisabile, ma certamente altissimo.