Crìa cuervos y te sacaràn los ojos, recita un proverbio spagnolo, alleva corvi e ti caveranno gli occhi, come è nell’istinto del nero uccellaccio. Il penoso tramonto dell’Occidente – giunto al sabba conclusivo- porta ogni giorno nuovi segni della fine. Oltre mezzo secolo di distruzione civile e smantellamento di ogni base etica hanno prodotto una non-società folle che ha azzerato ogni riferimento all’ordine naturale e al comune buon senso. L’ambito in cui la rivoluzione regressiva ha raggiunto il massimo del capovolgimento è quello sessuale. Logica conclusione di un processo di lunga data che scoppiò nelle sottoculture del Sessantotto.
In Germania una pastora protestante ha officiato una cerimonia “religiosa” per sposare quattro omosessuali maschi. Poligamia gay- ma la correttezza politica prescrive il termine poliamore- benedetta da una chiesa con encefalogramma piatto. E’ accaduto a Berlino e l’elemento più devastante è che, all’interno del canone inverso occidentale, ha ragione la trentenne sacerdotessa luterana tedesca dai capelli fucsia e braccialetto con scritto love is love . Veniamo ai fatti. La cerimonia è stata officiata da tale Lena Müller, che ha vantato su Instagram di aver celebrato il suo primo "matrimonio poliamoroso", un'unione tra quattro
uomini. "Quattro giovani si sono detti sì lo voglio, hanno celebrato l'amore con noi e si sono affidati alla colorata benedizione di Dio", ha scritto accanto alla foto che la ritrae con il gruppo multi coniugale.
I partecipanti hanno scelto il versetto di Paolo "l'amore non verrà mai meno” della Prima Lettera ai Corinzi- riferito però a Dio- e si sono dichiarati "una comunità aperta e generosa". La pastorella fucsia ha descritto le “nozze” come "espressione di inclusione e diversità". L’ evento- termine più appropriato di cerimonia o rito- non ha validità legale poiché la poligamia non è (ancora) ammessa in Germania. Sconcertante la dichiarazione del vescovo luterano di Berlino, che ha minimizzato l’accaduto, definito un atto informale all’interno di un festival nuziale che permetteva celebrazioni simboliche. Nessuna presa di distanza dottrinale – i cosiddetti matrimoni omosessuali sono ammessi dal protestantesimo luterano- ma un comunicato di appoggio in cui la Chiesa Evangelica di
Berlino-Brandeburgo si dice “costernata per l’odio che sta ricevendo Lena Müller”. Non poteva mancare l’ accusa di discorso di odio lanciata a chi dissente, prova ulteriore della deriva ideologica di alcuni ambienti protestanti.
La ragazza in abito talare si è definita "prete per l’inclusione e il femminismo intersezionale, queer friendly e antirazzista”; ha affermato che “si notava subito che [gli sposi] si amavano molto”. Si è detta certa che i quattro sono davvero sposati davanti a Dio, arrivando a sostenere “che cosa potrebbe mai avere Dio contro il fatto che siano quattro anziché due” ? Senza commento. La Müller ha progettato l'evento come momento di orgoglio rivolto alle persone LGBTQ+. Gli sposini novelli provengono da Lettonia, Thailandia e Spagna, il che fa presumere che neppure appartengano alla chiesa protestante. Comunicano tra loro in inglese, un bel segno di cosmopolitismo, assai utile in camera da letto.
Quel che è successo, tuttavia, è perfettamente logico e naturale. La poligamia/poliamore è ormai considerato una forma accettabile di matrimonio nell’universo più radicale, la cui elementare forma mentis progressista è convinta che dove c'è amore tutto è permesso, e oltrepassi qualsiasi legge morale civile o religiosa. La giovane fucsia, stereotipo radical in cui tutti dicono e scrivono le stesse parole vuote ripetute ossessivamente da tipi umani usciti dall’officina queer, non ha tutti i torti, all’interno del canone capovolto. Se si abbattono le fondamenta del matrimonio è normale che l’edificio crolli. Dal punto di visto della logica progressista, la pastora trae coerenti deduzioni: se anche le coppie omosessuali si sposano nelle chiese protestanti in nome del vago principio love is love – che Obama pose alla base del “gaymonio”negli Usa- non resiste alcun argomento per difendere la limitazione del contratto matrimoniale a due soli contraenti. In fondo, è lo stesso criterio delle società commerciali.
La pastora Lena ha solo portato alle estreme conseguenze una logica già inscritta nel “matrimonio per tutti”. Se questo non è più legato alla natura complementare dell’uomo e della donna, ma a un generico sentimento consensuale, non c’è più motivo di fermarsi al numero due. È il destino di ogni rivoluzione: distruggere le basi e poi stupirsi che la società crolli. Quando si abbandona il principio delle nozze come alleanza tra uomo e donna aperto alla nascita di nuovi membri della comunità , ogni limite diventa arbitrario. Quando si chiama legalmente matrimonio l’unione di due soggetti senza riguardo al sesso, in base al principio che omnia vincit amor ( sino all’esaurimento unilaterale del sentimento o presunto tale) non si può più escludere nessuno e il divieto della poligamia diventa discriminazione.
Aprire una porta obbliga a spalancarla, nella civilizzazione in fase terminale sganciata dalla realtà, dall’etica e finanche dalla biologia Se è sufficiente una relazione romantica basata sul consenso per essere riconosciuti dallo Stato come coniugi, con che diritto si dovrebbe dire sì a due omosessuali e no ad un genitore e ad un figlio/a (maggiorenne o minorenne) che intendono veder riconosciuta legalmente la loro relazione, godendo dei relativi effetti civili? Seguendo questa logica perversa, non possiamo distinguere, giudicare, opporre argomenti etici, biologici o agitare il tabù dell’incesto, che pure un patrono della modernità culturale, l’antropologo Claude Lévi-Strauss, considerava tratto comune fondante delle civiltà umane. Con quali argomenti limitare il matrimonio/contratto a due sole persone?
Forse l’amore che lega un numero indeterminato di esseri vale meno di quello di due, etero o omosessuali? Perché discriminare i sodalizi amorosi di gruppo vietando il matrimonio poligamico? Vietato vietare fu lo slogan vincente del Sessantotto. In Norvegia il Partito del Progresso, di destra (!!!) , invoca la legalizzazione “una legge neutrale che affermi che ognuno può sposare chiunque voglia e quante persone voglia». L’esponente del Movimento Cinque Stelle Carlo Sibilia, già sottosegretario nei governi Conte I, Conte II e Draghi ha proposto una norma “ che dia la possibilità di contrarre matrimonio (o unioni civili) anche tra specie diverse purché consenzienti”. ( fonte: www.uccronline.it) In attesa di stabilire le modalità del consenso legale dei labrador e dei gattini, al parlamento europeo una deputata svedese chiede di istituire le nozze tra un essere umano e un oggetto.
Giove toglie il senno a chi vuole rovinare, ma in tutto questo c’è una torbida coerenza: se il matrimonio è un contratto privato tra soggetti consenzienti legati da una relazione sentimentale, chi e con quali argomenti si potrà vietare di riconoscere la poligamia, l’incesto, la pederastia, con lo psicologo ad accertare la maturità di intenzioni del minore? Sino a pochi anni fa, riflessioni come la presente avrebbero fatto sorgere serissimi dubbi sulla sanità mentale dell’autore. Ci dichiariamo folli per autodifesa. I tempi cambiano e diventano innaturali come la capigliatura della pastora Lena, avanguardia clericale – forse inconsapevole- di un viaggio nell’ abisso intrapreso da decenni. In questo penoso crepuscolo, dobbiamo ammettere una sconfitta esistenziale: non essere riusciti a “bloccare il moto all’indietro e verso il basso, il buio caotico, il ritorno allo stato barbarico. “ (Nikolaj Berdajev).