«I vescovi sostengano i Gay pride», la svolta del Sinodo su donne e mondo Lgbt.

«Le aperture su convinventi e divorziati: cosa dice il documento

25 Ottobre 2025 – 16:47 Alba Romano

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zuppi

Con 781 voti favorevoli su 809, l’assemblea approva il testo “Lievito di pace e di speranza”. Il documento indica un rinnovamento della pastorale, più inclusione e attenzione ai temi della pace e del disarmo. Il cardinale Zuppi: «Liberi dal “si è sempre fatto così”»

Il pomeriggio di venerdì 24 ottobre ha visto la conclusione della Terza Assemblea sinodale italiana. Una maggioranza schiacciante. 781 sì su 809 votanti hanno sancito l’approvazione del Documento di sintesi del Cammino sinodale delle Chiese in Italia, che prevedrebbe un approccio più inclusivo nei confronti delle donne e della comunità omosessuale da parte della Chiesa. La relazione ha il titolo “Lievito di pace e di speranza”. Per il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, è stato «un successo e un segno di maturità ecclesiale». Al centro, l’approccio pastorale dei prossimi anni, che è frutto di un lungo lavoro collettivo iniziato tre anni fa e voluto da Papa Francesco per una Chiesa più partecipata e aperta. Hanno votato vescovi, delegati diocesani e invitati che hanno preso parte alle varie tappe del percorso. Le 75 proposte contenute nel testo rappresentano una sintesi del cammino fatto nelle diocesi, con l’obiettivo di tradurre in pratica le intuizioni emerse dal basso.

Una Chiesa più aperta a donne, laici e comunità LGBTQIA+

Tra le novità più significative, il documento indica la necessità di un maggiore coinvolgimento delle donne nei processi decisionali e negli organismi pastorali, superando resistenze ancora presenti in diverse diocesi. Il testo parla anche di una Chiesa «attenta al variegato mondo Lgbtq+». Vengono citate espressamente le persone transgender e invitando comunità e parrocchie a non discriminare nessuno. Le aperture verso le persone in situazioni affettive considerate “irregolari” — come divorziati risposati, conviventi e coppie unite civilmente — segnano un ulteriore passo avanti nella linea di inclusione tracciata da Bergoglio. Nel documento si chiede alla Cei di sostenere, «con la preghiera e la riflessione», le giornate promosse dalla società civile contro ogni forma di violenza e discriminazione. Dalla violenza di genere all’omofobia, dalla pedofilia al bullismo.

Formazione, pace e disarmo

Accanto al tema della corresponsabilità ecclesiale, il documento approvato all’unanimità dal Comitato nazionale del Cammino sinodale, guidato da monsignor Erio Castellucci. Pone l’accento su due priorità: formazione e pace. La formazione viene indicata come condizione necessaria per una Chiesa matura e partecipativa. La pace invece — emersa come terza priorità nell’ultimo anno — diventa un campo d’impegno concreto. Il testo richiama infatti la responsabilità dei credenti di fronte ai conflitti in corso. Propone anche un ripensamento del ruolo dei cappellani militari, in coerenza con la scelta nonviolenta del Vangelo.

Le parole del cardinale Zuppi

Nel suo intervento conclusivo, il cardinale Zuppi ha ricordato il cammino che ha portato alla stesura del documento, sottolineando il superamento della logica del “si è sempre fatto così”. «Ora è compito dei pastori — ha detto — assumere tutto, individuare le priorità e coinvolgere forze vecchie e nuove per dare corpo alle parole». La decisione di rinviare l’Assemblea generale della Cei, presa lo scorso aprile dopo le difficoltà incontrate nella seconda sessione, è diventata per Zuppi «un’occasione per ripartire insieme con nuovo slancio».

Il messaggio di Papa Leone XIV

Anche da Papa Leone XIV, che ha raccolto l’eredita di Papa Francesco, e dal prefetto del Sinodo, monsignor Prevost, è arrivato un richiamo a una Chiesa. Quest’ultima deve saper «alzare la voce per cambiare il mondo». Il Pontefice ha invitato i vescovi a raggiungere giovani e famiglie, a «fare proprio il grido dei poveri» e a considerare la custodia del Creato come una sfida decisiva per il futuro. Prevost, ha ribadito la necessità di accogliere le donne nelle strutture ecclesiali e di superare i pregiudizi che ancora limitano la piena espressione dei loro talenti. Come ha sintetizzato uno dei vescovi presenti: «Il testo forse non è perfetto, ma è frutto del tentativo di mediare posizioni e intuizioni. Non è compromissorio, ma profetico. E la profezia, nella Chiesa, appartiene al popolo di Dio».

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Ben vengano i chiarimenti, ma se sono necessari significa che le cose non erano chiare.

La Conferenza Episcopale Italiana ha approvato le 124 proposte raccolte nel «Documento di sintesi» del Cammino sinodale, dal titolo “Lievito di pace e di speranza”.

Il testo, frutto del lavoro di 4 anni, è stato votato da circa 800 delegati con un consenso superiore al 95%.

Si tratta di una guida pastorale indirizzata alla Chiesa italiana che conteneva alcuni punti controversi e preoccupanti per l’ambiguità del linguaggio utilizzato.

Il vicepresidente CEI: “Sessualità LGBTQ+ è un diritto”

Ad aumentare la tensione sulla votazione ha contribuito un’intervista a mons. Francesco Savino, vicepresidente della CEI, sulle persone omosessuali: «A loro non va negata la possibilità di essere amate e di amare, anche a livello intimo, a livello sessuale. Perché negare quello che io definisco un loro diritto?».

E’ preoccupante che il vescovo di Cassano all’Jonio contraddica il Catechismo della Chiesa cattolica, il quale propone un’altra strada, pur faticosissima, alle persone omosessuali cattoliche. Quella della castità.

Bene l’accoglienza, ma senza complicità

Tornando al documento votato ieri, il paragrafo “Tutti, tutti, tutti” richiede un accompagnamento più marcato a coloro che vivono ai margini della vita della Chiesa.

Si parla di «situazioni affettive e familiari stabili diverse dal sacramento del matrimonio (seconde unioni, convivenze di fatto, matrimoni e unioni civili, etc.)», di «coppie conviventi, che hanno in animo» il matrimonio, di «riconoscimento e accompagnamento delle persone omoaffettive e transgender che già appartengono alla comunità cristiana».

Incontrare, accompagnare, accogliere chi vive ai margini è lodevole, benemerito e coerente con la missione evangelica. Ma va sempre ancorato alla verità che la Chiesa custodisce e proclama, altrimenti l’accoglienza scivola nella confusione, e la carità si trasforma in complicità.

Notiamo comunque che il paragrafo parla di coppie conviventi che intendono sposarsi e di persone omoaffettive e transgender. Passa quindi correttamente dal considerare la coppia eterosessuale alla singola persona nel caso di unioni omosessuali.

Ma, oltre a sentirsi giustamente parte della Chiesa, se si riprendono le parole del vicepresidente della CEI (citate sopra) bisogna capire quale tipo di accompagnamento sul tema relazionale, affettivo e sessuale. Incoraggiarle o accompagnarle nell’orientare la vita alla (difficile) proposta della Chiesa, contenuta nel Catechismo?

I vescovi sostengo i Gay Pride?

Più controverso il paragrafo di sostegno alle «“giornate” promosse dalla società civile», tra cui quelle contro «l’omofobia e transfobia».

Sui nostri social ci siamo già chiesti cosa significhi sostenere queste giornate, spesso organizzate da associazioni anticlericali e utilizzate per denigrare la Chiesa stessa.

Un passaggio talmente ambiguo che oggi molti quotidiani online hanno titolato«”I vescovi sostengano i Gay pride“, la svolta del Sinodo».

I chiarimenti della CEI

Così i vescovi hanno dovuto chiarire le loro intenzioni dopo il voto, constatando che questi paragrafi hanno raccolto il maggior numero di voti “non favorevoli”.

«Un invito che è stato equivocato»ha dichiarato l’arcivescovo Erio Castellucci, presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale, «come se la Cei avallasse il Gay Pride».

Ci mancherebbe, ovviamente, ma se tutti hanno interpretato male evidentemente il problema è di chi parla non di chi ascolta.

Ben vengano iniziative contro abusi e discriminazioni di qualunque tipo ma i vescovi italiani sanno che la Giornata contro l’omofobia del 17 maggio viene usata per attaccare la Chiesa e rivendicare il matrimonio e l’omogenitorialità?

Sicuri di voler supportare queste iniziative?

Ogni volta che si insegue il mondo

Ulteriori chiarimenti sono arrivati da mons. Valentino Bulgarelli, segretario del Comitato nazionale: «Tutte le proposte hanno al centro la persona. L’unica nostra preoccupazione è incontrare come comunità cristiana la gente e stare dentro gli snodi della loro vita».

Prendiamo atto di queste intenzioni che, come ripetiamo, riteniamo meritorie finché si rivolgono alla singola persona e al suo maggior coinvolgimento nella vita della Chiesa in quanto fedeli e peccatori, come tutti.

Resta il fatto che la necessità di chiarimento implica che le cose non erano chiare.

Questo succede ogni volta che i vescovi si sentono in soggezione della società, vorrebbero per una volta tanto l’applauso per essere finalmente “moderni” e iniziano a usare il linguaggio mondano.

La Chiesa non è chiamata a inseguire il mondo, ma a servirlo con verità e carità.