Forse è stato l’Avvertimento?

“Nella mia esperienza pre-morte ho visto lo Stige, un fiume nero con gli occhi dei morti”: parla Emanuele Parsi

«Ricordo tutto il periodo in coma. Uno Stige, un fiume melmoso, nero, che stava sotto i miei piedi, come Ulisse e Achille. Ricordo di avere visto le radici degli alberi da sotto, come fossi in un crepaccio. E di tanto in tanto, voci lontane».
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Un malore il 29 dicembre 2023 ha messo a rischio la sua vita. Oggi Vittorio Emanuele Parsi, docente ordinario di Relazioni internazionali alla Cattolica ma non cattolico, racconta;

Il racconto di Parsi è dettagliato e il professore precisa di non avere “visto luci intense”: “Non guardavo il mondo dall’alto come Jung, che racconta di essersi sentito come sospeso nello spazio, sotto di sé l’intero globo terrestre. Al contrario, ho visto il mondo dal basso, da sottoterra, mi pareva di stare nell’Ade, gli Inferi di Omero. Vedevo lo Stige, un fiume nero dal quale mi guardavano migliaia di puntini di luce: gli occhi dei morti, penso. Provavo con acutezza la fatica della salita, e mi preoccupava l’incertezza dell’esito: sapevo che avrei potuto non farcela. Ricordo di aver chiesto aiuto ai miei genitori, da tempo scomparsi: datemi una mano, devo tornare da lei. E alla fine, proprio con in un happy end hollywoodiano, mi sono risvegliato e la prima cosa che ho visto è stata il suo viso”.

Vittorio Emanuele Parsi, docente ordinario di Relazioni internazionali alla Cattolica di Milano e volto tv, racconta quel momento al Corriere della seraquel momento di “quasi morte” (NDE, Near Death Experience): “Ricordo più di ogni altra cosa il mio desiderio intensissimo di poter rivedere Tiziana (Panella, giornalista e compagna, ndr), di non rinunciare a una felicità da poco scoperta, di non interrompere una cosa bellissima appena iniziata. Ho ancora la sensazione che sia stato quel desiderio a svegliarmi dal coma, che pure è durato una settimana. Altrimenti mi sarei lasciato volentieri andare. All’inizio provavo una tale spossatezza che ho pensato: tanto vale finirla qui. Mi sembrava che la cosa più importante fosse superare, senza soffrire troppo, il trauma del momento del trapasso. Ma poi ho avuto una scossa. Devo rivederla, mi sono detto. E ho cominciato a risalire dalla foiba, arrampicandomi lungo una parete rocciosa“.

non nutro aspettative su quello che verrà dopo. Però la cosa che mi ha sorpreso è che non provavo paura».

La conversazione con Antonio Polito sul Corriere tocca anche il grande successo editoriale de La Morte non Esiste di Stéphane Allix che sostiene che esiste un livello di coscienza indipendente dal funzionamento cervello: “Mi sembra una ipotesi più ragionevole di altre, meno magica, più accettabile per la nostra mente illuminista. Comunque, a me del dopo interessa fino a un certo punto. Mi preoccupa di più il momento del passaggio: saprò morire in dignità?“.

Parsi afferma di restare “un laico. Un figlio dell’Illuminismo. Per me vale il peut-être di Montaigne, il sapere umano ha dei limiti, la ragione non può portarci a nessuna verità certa. Ma neanche un’idea intelligente sul dopo, come quella del cloud, mi porterà a riflettere su ipotesi metafisiche: diciamo che la metto lì, la inserisco nel file delle possibilità. Ciò che è invece certo è che essere andati oltre il buio illumina la tua vita, questo sì”.

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