Cristo si è umiliato anche nella nascita

Matteo D’Amico

 

Lo splendore del Santo Natale
La splendida festa del Santo Natale non può non commuoverci nel modo più profondo: il Figlio di Dio, il
Verbo eterno, non è stato geloso della Sua eguaglianza con il Padre, ma ha accettato di incarnarsi nel
seno purissimo della santa Vergine Maria, di farsi uomo e di nascere, povero fra i poveri, in una misera
stalla, per espiare sul Golgota i nostri peccati. Il Creatore del mondo è venuto per essere umiliato,
deriso, rifiutato, abbandonato, torturato e ucciso. E’ venuto per essere crocifisso, per morire al nostro
posto, per lavare con il prezioso balsamo del suo sangue divino le piaghe della nostra anima infetta e
deforme: Lui, il Signore dell’universo, il Re glorioso, è venuto a morire per ridare a noi, morti, la vita. E
Betlemme è già luogo di agonia e di strazio infiniti, significa già crocefissione e abbandono. Il sacro
cuore del Bambino Gesù, in virtù dell’unione ipostatica, contempla dal primo istante della Sua
incarnazione la sua agonia, le torture e le offese che dovrà subire, la spaventosa flagellazione, l’atroce
coronazione di spine, la trafittura coi chiodi delle mani e dei piedi, la fuga dei discepoli, il suo corpo
santo denudato, la sua carne lacerata e ridotta a brandelli esposta al riso e al disprezzo dei peccatori e
dei demoni, la sua vergognosa morte sulla croce.
Già nella mangiatoia di Betlemme il Divin Bambinello, in quanto vero Dio, è, al tempo stesso,
infinitamente felice, in quanto vero uomo è infinitamente desolato, perché già immerso nei dolori della
Sua passione e della Sua morte.
Come Gesù Bambino, così anche noi, a Lui incorporati dal santo battesimo, sue membra vive,
dobbiamo lasciarci inondare dalla gioia sconfinata del Salvatore che finalmente giunge e, al tempo
stesso, con Lui soffrire di fronte al peccato che devasta il mondo, all’impurità che sommerge, come un
mare in tempesta, anche i popoli un tempo cristiani, all’incredulità e all’eresia che sono penetrate, senza
più freni, nel clero e nell’episcopato e fin nelle più alte sfere della Santa Chiesa Cattolica.
Gioia e desolazione devono abitare insieme il nostro cuore, come abitano quello del Divin Bambinello, e
nella luce segreta di questa gloriosa battaglia chiediamo una sola cosa, un solo grande dono: che Colui
che ha creato il mondo si degni di convertirci e di santificarci presto e molto.