CRISI O NON CRISI, I SOLDI PER I “MEMORIALI DELLA SHOAH” NON MANCANO MAI

PAOLO SENSINI – Più passa il tempo e più gli eventi storici o pseudo tali si scoloriscono inesorabilmente dalla memoria collettiva. Nulla può contro lo scorrere del tempo. Così accade in genere per tutto ciò che rientra sotto il capitolo “Storia”, eccetto uno: l’Olocausto o Shoah. In questo caso ci troviamo di fronte a un fenomeno esattamente inverso: più passa il tempo e più esso s’ingigantisce e si dilata nell’immaginario occidentale. Ma forse ciò accade perché abbiamo a che fare con qualcosa che non rientra più dentro i canoni di ciò che abitualmente definiamo come Storia, ma ha assunto uno statuto metafisico, anzi più propriamente religioso. Potremmo infatti definirla “Holocaustica Religio”, come ebbe a dire l’ebreo ortodosso Yeshayahu Leibowitz, considerato la “coscienza d’Israele”. Non si spiegherebbe altrimenti l’introduzione obbligatoria in tal senso di libri di testo per tutti i cicli scolastici, viaggi studenteschi negli ex-campi di concentramento, giornate della Memoria, cattedre universarie, continue pubblicazioni editoriali sull’argomento, rievocazioni in appositi format televisivi e cinematografici, paginate sui quotidiani e riviste, leggi che perseguono con ammende e pene carcerarie coloro che non si uniformano alla versione stabilita durante il Processo di Norimberga, Memoriali. Di questi ultimi ne sono stati edificati in gran quantità e po’ dovunque per il mondo, compresi gli Stati Uniti dove non vi è stata mai alcuna persecuzione anti-ebriaca. Solo in Italia sono previsti ben quattro Memoriali, di cui uno a Milano, Ferrara, Roma, il cui costo previsto si aggira sui 51 milioni di euro, e Bologna. Quest’ultimo sorgerà nella nuova piazza tra via Carracci e il ponte di via Matteotti, luogo di transito che connette la città storica all’espansione urbana di inizio ’900, e che una volta completata sarà uno dei punti di accesso per la nuova stazione Alta Velocità. “Sono riusciti a trasmettere grande emozione ed energia”, ha spiegato Daniele De Paz, presidente della Comunità ebraica felsinea, riferendosi ai criteri che hanno fatto vincere il progetto scelto dalla keillah bolognese. A pagare, però, saranno come al solito altri: in primo luogo i cittadini italiani attraverso le loro tasse, la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, il Comune di Bologna, l’Ordine degli Architetti e le Ferrovie dello Stato. L’I-Taglia si troverà pure in stato di “crisi”, con un numero di poverì che tocca ormai la cifra di dieci milione di persone, ma di fronte a spese del genere i soldi non mancano mai.

http://moked.it/blog/2015/07/03/qui-bologna-il-memoriale-prende-forma/