Buon Natale ai papà

Danilo Quinto

L’unico augurio che mi sento di fare per questo Santo Natale è quello di preservare i vostri figli dalla corruzione morale e materiale che li circonda, che ha raggiunto vette ineguagliabili rispetto al passato anche recente e che permea le entità nazionali e sovranazionali, come le cronache documentano in questi giorni; di difenderli dagli altari e dagli idoli di questa Italia pagana, che ha abbandonato Dio – come l’intero mondo cosiddetto occidentale – e non sa più distinguere il Bene dal male, così da non accorgersi che i dèmoni, in questo momento, hanno abbandonato gli inferi e si sono trasferiti tutti sulla Terra. Se non si ravvederà, farà la stessa fine di Sodoma e Gomorra, dove Dio, pur disposto ad esaudire le richieste che Gli rivolse Abramo, non trovò nessun giusto e fece piovere fuoco dal cielo. Questa è la fine che merita quella che Gesù nel Vangelo definisce generazione incredula e perversa (Mt 17,14-20).

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Per quest’opera non potete delegare nessuno. Non potete essere aiutati dallo Stato, nelle sue varie articolazioni o dalla Scuola o dell’Università, che in un tempo ormai lontano concorrevano con la Famiglia a formare le coscienze o dal pensiero degli intellettuali laici, che sono tutti omologati alla volontà del potere e quindi non esistono più – come gli ultimi tre anni hanno dimostrato – né tanto meno dalla Chiesa modernista, che ha rinunciato da decenni, con tutti i suoi papi post-conciliari, senza eccezione alcuna, ad indicare e predicare la porta stretta da percorrere su questa Terra per santificare la vita delle creature fatte a immagine e somiglianza di Dio, preferendo inchinarsi al mondo e servire i suoi desideri.

Potete fare affidamento solo sulla vostra fede, sulla vostra forza e sul vostro coraggio interiori per insegnare ai vostri figli che la loro vita sarà irta di ostacoli se vorranno solcare la strada del Bene e amare le piaghe dell’Uomo-Dio che si è immolato per redimere l’uomo dal peccato.

Perché Gesù propone una via semplice, ma nello stesso tempo aspra: senza la condivisione della Sua Croce e delle sue sofferenze, senza offerta e sacrificio, è impossibile conseguire la salvezza eterna e assaporare già su questa Terra la gioia del Paradiso, pur se immersi nella privazione del bene che viene di continuo proposta, con tutti gli strumenti a disposizione della società dei consumi, da coloro che sono nemici di Dio.

Insegnate ai vostri figli a non aver paura di nessun uomo, ma di temere solo Dio e il Suo giudizio; a battersi sempre per la Verità e ad abiurare la menzogna; ad essere avidi di sapere e di conoscere e ad attrezzare la loro vita immergendosi nello studio e nella cultura, per acquisire così la vera libertà interiore, di pensiero e di azione; ad agire con umiltà, responsabilità, onore, disciplina, costanza; ad utilizzare i loro talenti, che devono produrre frutti, per sé stessi e per il prossimo; ad avere obiettivi, a pensare in grande e guardare il Cielo, piuttosto che le miserie della Terra; a fare ciò di cui hanno passione; ad esprimere un giudizio sui loro comportamenti e su quelli degli altri, come invita a fare Gesù; a non accettare compromessi di alcuna natura; a non vendere la loro anima a mammona e a non farsi attrarre dalle forze malefiche che paralizzano, angosciano e fanno perdere la propria identità e la propria dignità; ad agire tenendo presente che questa vita è un dono e a considerare la morte parte integrante del loro percorso terreno, che non si può né evitare né esorcizzare, inseguendo i deliri di chi vuole imitare il Creatore.

Insegnate ai vostri figli quello che afferma san Tommaso d’Aquino (nulla est caritas sine iustitia, sine intelligentia humilitate: quello che siamo, le situazioni che viviamo, quello che ci circonda, è buono di una perfezione limitata, raccolta in modo perfetto, eterno e infinito soltanto in Dio) e quello che spiega sant’Agostino nel De Civitate Dei, sulla divisione tra due amori che viviamo: «Di questi due amori l’uno è puro, l’altro impuro; l’uno sociale, l’altro privato; l’uno sollecito nel servire al bene comune in vista della città celeste, l’altro pronto a subordinare anche il bene comune al proprio potere in vista di una dominazione arrogante; l’uno è sottomesso a Dio, l’altro è nemico di Dio; tranquillo l’uno, turbolento l’altro; pacifico l’uno, l’altro litigioso; amichevole l’uno, l’altro invidioso; l’uno che vuole per il prossimo ciò che vuole per sé, l’altro che vuole sottomettere il prossimo a se stesso; l’uno che governa il prossimo per l’utilità del prossimo, l’altro per il proprio interesse. Questi due amori si manifestarono dapprima tra gli angeli: l’uno nei buoni, l’altro nei cattivi, e segnarono la distinzione tra le due città fondate nel genere umano sotto l’ammirabile ed ineffabile provvidenza di Dio, che governa ed ordina tutto ciò che è creato da lui: e cioè la città dei giusti l’una, la città dei cattivi l’altra. Inoltre, mentre queste due città sono mescolate in un certo senso nel tempo, si svolge la vita presente finché non saranno separate nell’ultimo giudizio: l’una per raggiungere la vita eterna in compagnia con gli angeli buoni sotto il proprio Re, l’altra per essere mandata nel fuoco eterno con il suo re in compagnia degli angeli cattivi».

Io, l’ultimo dei peccatori, auguro che sia questo il Vostro, il nostro Natale. Un Natale di fede, di carità e soprattutto di speranza. Come scriveva il convertito Charles Péguy ne Il portico del mistero della seconda virtù: « (…) La Speranza è una bambina da nulla. Che è venuta al mondo il giorno di Natale dell’anno scorso. Che gioca ancora con babbo Gennaio. Eppure è questa bambina che traverserà i mondi. Questa bambina da nulla. Lei sola, portando le altre, che traverserà i mondi compiuti (…). La piccola speranza avanza tra le sue due sorelle grandi e non si nota neanche … E non si fa attenzione, il popolo cristiano non fa attenzione che alle due sorelle grandi. La prima e l’ultima. E non vede quasi quella che è in mezzo. La piccola, quella che va ancora a scuola. E che cammina. Persa nelle gonne delle sue sorelle. E crede volentieri che siano le due grandi che tirino la piccola per la mano. In mezzo. Tra loro due. Per farle fare quella strada accidentata della salvezza. Ciechi che sono che non vedono invece che è lei nel mezzo che si tira dietro le sue sorelle grandi. E che senza di lei loro non sarebbero nulla. Se non due donne già anziane. Due donne di una certa età. Sciupate dalla vita. È lei, quella piccina, che trascina tutto. Perché la Fede non vede che quello che è. E lei vede quello che sarà. La Carità non ama che quello che è. E lei, lei ama quello che sarà. Dio ci ha fatto speranza (…) Questa bambina è irriducibile. Lei replica per così dire alle sue sorelle; a tutte le virtù, a tutti i misteri. Quando loro scendono lei sale, quando tutto scende solo lei risale e così le doppia, le decuplica, le allarga all’infinito».

17-anni

 

Sono rimaste poche copie del mio ultimo libro, Da servo di Pannella a figlio libero di Dio, che racconta buona parte della storia della mia vita. Se siete interessati, scrivete il Vostro indirizzo postale e la Vostra email a pasqualedanilo.quinto@gmail.com o telefonate al numero 340.0727761.