Armi silenziose per guerre tranquille. I demoni. (3)

Roberto PECCHIOLI

Nel carcere senza sbarre, i moventi dell’istruzione sono l’addestramento strumentale, l’addomesticamento del gregge umano e il suo allevamento. Lo intuì Friedrich Nietzsche nel Crepuscolo degli idoli. L’ immoralità del potere sorge dal rifiuto di educare alla distinzione tra giusto e sbagliato, bene e male. Huxley ne spiega la ragione: “Un esame eccessivamente critico da parte di troppi cittadini medi di ciò che dicono i loro pastori e padroni potrebbe rivelarsi profondamente sovversivo. Nella sua forma attuale, l’ordine sociale dipende, per continuare ad esistere, dall’accettazione, senza troppe domande imbarazzanti, della propaganda messa in circolazione dalle autorità”.

Fuori dalla prigione istituzionale, siamo prigionieri psicologicamente, obbligati a pensare, sentire e agire come vogliono i governi, rappresentanti dei grandi interessi privati. Tutto è posseduto in regime di monopolio dalle Grandi Imprese e dai Grandi Governi. Bisogna impegnarsi, come tentarono di fare Chesterton e Belloc, padri del distributismo economico, a diffondere il più ampiamente possibile la proprietà privata.

Alla stregua di Spengler, Huxley odiava le grandi concentrazioni urbane studiate da Lewis Mumford, e scongiurava di ravvivare i piccoli agglomerati rurali, la prossimità che permette l’incontro e la cooperazione tra persone, non di funzioni specializzate.

“ Negli USA – l’America è l’immagine profetica di come sarà il resto del mondo urbano industriale – recenti sondaggi hanno rivelato che la maggioranza degli adolescenti, gli elettori di domani, non crede nelle istituzioni democratiche, non bada alla censura delle idee impopolari, non ritiene possibile il governo del popolo da parte del popolo e accetterebbe senz’altro di essere governata da un’oligarchia di esperti assortiti, se questo permettesse di continuare a vivere nelle condizioni in cui li ha abituati un periodo di grande prosperità.”

Una delle ossessioni del nostro tempo è la sicurezza. La tempesta epidemica ha svelato che per l’illusione di un’effimera salvezza fisica, la maggioranza – un po’ perché è la natura umana, molto per indottrinamento di lungo periodo – è disposta a rinunciare alle libertà. I giovani soprattutto sono sottomessi. Ha vinto mezzo secolo di sottocultura “sesso, droga, rock and roll “. A margine del rave party di Viterbo, il ministro dell’Interno ha rivendicato la sua inazione asserendo di avere evitato che i partecipanti fossero diecimila, anziché trentamila. La domanda che non abbiamo ascoltato è perché un’altra generazione sia perduta, perché esercitino tanto fascino certi eventi e condotte.

La risposta è: armi silenziose per guerre tranquille. Occorre diffondere la convinzione che il potere- nelle sue varie ramificazioni dall’unica regia – è intrinsecamente nemico dei popoli e della verità. La sua azione secolare ha per mezzo la divisione e per scopo la servitù volontaria.  “Ogni uccello che ha imparato a cibarsi di una buona dose di insetti e vermi senza dover usare le ali, rinuncia rapidamente al privilegio del volo e resta definitivamente a terra”. (Huxley). Insomma, date la televisione e salsicce calde, la terza e quarta dose della punturina, ma non mettete in crisi con le responsabilità, non stordite con il fantasma della libertà. Arduo scalfire una dittatura scientifica.

Il più grande romanziere russo, Fiodor Dostoevskij, enunciò una potente filosofia della storia nel racconto del Grande Inquisitore, il sogno febbrile di Ivan Karamazov, il più tormentato dei tre fratelli, l’uomo “moderno” che accetta di abitare in un mondo senza alcun principio assiologico, randagio, autosufficiente, amorale. Cristo torna sulla terra, viene acclamato salvatore, ma è incarcerato dall’Inquisitore, un cardinale novantenne. E’ condannato al rogo per aver voluto portare la libertà ad un popolo incapace di usufruirne.  L’inquisitore gli ripete: “Perché sei venuto a infastidirci?” Quando Satana tentò Gesù, dimostrò una grande conoscenza dell’uomo. Suggerì di trasformare le pietre in pane affinché gli uomini credessero in lui, ma Cristo non lo fece per lasciare la libertà agli uomini. L’ inquisitore – metafora del potere di ogni tempo- sa che l’uomo libero è un essere angustiato dalle domande. “Sfamaci, avrebbero richiesto gli uomini ai loro aguzzini   giacché chi ci aveva promesso il fuoco dei cieli non ce l’ha dato. Saremo noi a sfamarli dando a credere di farlo nel nome tuo”, confessa il vecchio.

Deposta la libertà, gli uomini si persuaderanno di non poter essere liberi in quanto deboli, viziosi, inetti e ribelli. La libertà è un privilegio insostenibile per la maggioranza. Il Grande Inquisitore spiega la necessità di un’autorità forte, che egli incarna, che dia al popolo i bisogni materiali e richieda loro obbedienza, ingannandoli nel nome di Cristo. “Noi diremo che obbediamo a te e che governiamo in nome tuo. Così l’inganneremo di nuovo” A questo punto scoppia la confessione drammatica del Grande Inquisitore, la frase rivelatrice: “noi non siamo con te, ma con Lui. Ecco il nostro segreto! Il potere è con Lui, il Maligno, l’unico che può correggere la follia irrealizzabile della libertà.

Vi sono il gregge e il pastore, il Grande Inquisitore. Può ridurre o aumentare il numero delle pecore, orientarne il comportamento. E’ l’idea che attraversa la civiltà dal tempo del libro V della Repubblica di Platone: il comando del filosofo-re circondato da guardiani (i phylakes). Oggi diremmo che è attorniato da una classe di ingegneri sociali. Li evocò Vance Packard nei Persuasori occulti: “Alla fine – diciamo intorno all’anno 2000 – forse tutta questa profondità di manipolazione della varietà psicologica sembrerà sorprendentemente antiquata. Forse i biofisici prenderanno il sopravvento con il biocontrollo, che è persuasione profonda spinta al limite. E’ la nuova scienza del controllo dei processi mentali, delle reazioni emotive e delle percezioni sensoriali mediante segnali bioelettrici”.  Strumenti e obiettivi dell’oligarchia? “L’elettronica potrebbe prendere il controllo degli umani indisciplinati e risparmiare agli indottrinatori e ai controllori del pensiero un sacco di problemi. Sembra relativamente semplice”. Vent’anni dopo, l’allarme sarebbe venuto da un filosofo borderline, Michel Foucault, con la teoria del biopotere.

Il cervello umano non è che un giocattolo: “Aerei, missili e macchine utensili sono già guidati dall’elettronica, e anche il cervello umano, essendo essenzialmente un computer, può esserlo. Grazie al biocontrollo, gli scienziati hanno già cambiato il senso dell’equilibrio delle persone. Ne hanno fatto animali con la pancia piena, che hanno fame e hanno paura anche quando non hanno nulla da temere”. Il fine ultimo è il controllo dell’uomo stesso. “Non sarebbe permesso pensare come persone. Pochi mesi dopo la nascita, un chirurgo potrebbe dotare ogni neonato di una presa montata sotto il cuoio capelluto e di elettrodi che raggiungono le aree del tessuto cerebrale. Le percezioni sensoriali e muscolari del bambino, la sua attività potrebbero essere modificate o controllate da segnali emessi da trasmettitori”.

Nulla di diverso dall’introduzione di microchip sottocutanei o di sostanze geniche in grado di modificare a lungo termine i comportamenti. Fantascienza? No, il progetto concretissimo del post umanesimo di cui sono palesi banditori organismi come il Forum di Davos del Grande Reset.

Per Platone il compito della classe dirigente è il controllo della popolazione, da realizzarsi in segreto, per il pericolo di ribellioni. Nella società da lui disegnata sono proibiti i matrimoni d’amore e la famiglia; la riproduzione è garantita dallo Stato.  “Tutta questa gioventù, avendo la stessa casa e la stessa mensa e non avendo nulla di proprio, starà sempre insieme; e vivendo così mista nelle palestre e in tutti gli altri esercizi, una necessità naturale la condurrà a formare unioni. In uno Stato dove i cittadini devono essere felici, non si può permettere di formare unioni a caso. “

Gli uomini della Repubblica platonica sono strumenti. Rivolto al suo interlocutore, prosegue: “Allevi cani da caccia e uccelli rapaci in casa tua. Ti sei preso cura di cosa si fa per accoppiarli e farli riprodurre?  Tra questi animali, non ce ne sono alcuni che prevalgono sugli altri? Senza tutte queste precauzioni nell’accoppiamento, non sei convinto che la razza dei tuoi cani e dei tuoi uccelli degenererebbe molto? Di quali uomini superiori avremo bisogno come magistrati, se è lo stesso per la specie umana!”

L’uomo è solo un animale evoluto e complesso, come per Darwin. Nel Novecento, questa concezione è stata portata alle estreme conseguenze da Alexandre Kojève, filosofo franco-russo. Morte, violenza, nulla sono l’altra faccia della libertà dell’uomo, che deve esercitarle sia contro sé stesso, reprimendo la sua individualità e i suoi istinti, sia nei confronti degli altri. Una ferrea disciplina sociale, culminante nel lavoro forzato e nel terrore può portare al completo soggiogamento della natura. Raggiunto questo stadio, anche tutte le disuguaglianze potranno essere eliminate e, in un mondo in cui il lavoro è sostituito dalle macchine, gli uomini torneranno a una condizione preculturale, conducendo una vita pressoché animale. La società delle api nella prospettiva della fine della storia cui aspirano potenti correnti oligarchiche.

Come per l’Inquisitore, anche per Platone la menzogna è giustificata dal fine di riconfigurazione dell’umanità.  Il sogno di sostituirsi a Dio è antico quanto la nostra civiltà al capolinea. Packard evoca lo stesso scenario di Kojève e, nel tempo, la stessa volontà di diminuire drasticamente il numero di capi del gregge umano che consuma troppo.  La soluzione è un ordinato macello attraverso il biopotere.

Una prospettiva riprodotta dalla Fuga di Logan, film del 1976. Nel XXII secolo la sovrappopolazione ha indotto il governo (mondiale) ha troncare la vita umana all’età di 21 anni.  Il controllo dell’età è reso possibile dall’impianto di cristalli colorati nella mano destra, che cambiano colore con il tempo e diventano neri l’ultimo giorno di vita. Vi è un singolare punto d’incontro tra sociologia, filosofia della storia, scenari inquietanti (Kojéve fu collaboratore dei servizi segreti francesi) mentre al pubblico sono dati in pasto – la società dello spettacolo – film il cui scopo è insieme di inquietare e rassicurare, inducendo a pensare che la realtà non sarà tanto negativa quanto la sua rappresentazione.

Nell’ ideale di Platone, i figli di cittadini d’élite sono educati dai governanti. I figli di cittadini meno stimati e quelli che hanno deformità, li nasconderanno in qualche luogo segreto che sarà vietato rivelare. Nel secolo XXI possiamo fare di meglio: eugenetica di massa, aborto, riproduzione assistita, scelta dei figli per catalogo – meglio se “prodotti” da genitori surrogati, i poveri che lavorano, come sempre, per i ricchi. Il progetto pare delineato: un mondo a numero chiuso di animali e umani. Un futuro zootecnico già presente in cui sorveglianza e manipolazione sono rese possibili dalla tecnica e da operazioni planetarie come l’epidemia che ha cambiato il mondo.

Durante il Rinascimento Platone fu un paradossale modello per utopie letterarie come l’abbazia di Thélème di Rabelais, la cui unica regola era “fa ciò che vuoi”, ripresa dal sinistro satanista britannico Alastair Crowley a Cefalù. La regolamentazione e il controllo del gregge umano ritornano, aggiornati. Il controllo è completo, l’umanità è anestetizzata e non si ribella. Come intuì Orwell, mancano le parole-  nascoste dal potere – per organizzare dissidenze e rivolte.

Il primo grande affresco di come sarebbe stato il mondo nichilista indifferente a Dio è nel romanzo I Demoni di Dostoevskji. In un secolo e mezzo, I Demoni hanno vinto e, se non diventiamo degenerati (la nuova “normalità”) siamo una minaccia per la sicurezza. Zbigniew Brzezinski, stratega del potere americano, anello di congiunzione del governo visibile e delle strutture “profonde” riservate, scrisse nel 2015 che la Russia- ostile alle teorie gender e omosessualiste – minaccia la “nuova concezione della sessualità”.

Dostoevskij descrive la deriva verso il culto del male. Kirillov, uno dei Demoni, sibila allucinato: “Il maestro che si prende gioco con i bambini del loro dio e della loro famiglia è uno di noi. L’avvocato che difende un assassino dimostrando che era più istruito delle sue vittime e che, per ottenere denaro, non poteva non uccidere, è uno di noi. Gli studenti che, per provare una sensazione, uccidono un contadino, sono dei nostri. I giurati che assolvono sistematicamente tutti i criminali sono dei nostri.”

“Sapete quanto dovremo alle teorie in voga? Quando ho lasciato la Russia, la tesi di Littré, che identifica il crimine con la follia, era di gran moda; torno, e già il delitto non è più una follia, è il buon senso stesso, quasi un dovere, almeno una nobile protesta”.

Le colpe dei demoni fattisi potere hanno una radice precisa nei padri. La generazione dei radicali idealisti del suo tempo per il grande russo; gli intellettuali e le avanguardie post borghesi foraggiate dal capitalismo della dissoluzione nel mezzo secolo che precede il presente. Verchovenskij e Stavrogin, gli altri Demoni, non sarebbero tali senza un’educazione indulgente, assente, di genitori convinti di risolvere tutto con il denaro.

Dostoevskij annuncia la decomposizione che in Russia condurrà alla tragedia bolscevica. In Occidente alcuni demoni approderanno a Davos. E’ un caso che sia anche l’ambientazione della Montagna Incantata di Thomas Mann, l’agonia in sanatorio nel confronto tra il cinico Nafta e il positivista Settembrini? Altri predicheranno rivoluzioni da cattedre ben retribuite. Per i Demoni “un decimo dell’umanità avrà diritti di personalità ed eserciterà un’autorità illimitata sugli altri nove decimi”. Questi diventeranno un gregge costretto all’obbedienza passiva. Dostoevskij intuiva il male americano: è negli Usa che i suoi eroi negativi si formano, iniziati della dissoluzione. Così celebrano un milionario: “Lasciò tutta la sua fortuna alle scienze positive, il suo scheletro all’accademia della città, e la sua pelle per farne un tamburo, a condizione che notte e giorno fosse eseguito su quel tamburo l’inno nazionale d’America. Siamo pigmei rispetto ai cittadini degli Stati Uniti”.

L’ America è il potere mimetico che tutti devono emulare (René Girard). Gli illuminati spiegano il loro complesso d’inferiorità e la loro sottomissione ipnotica: i russi sono solo bambini di fronte agli Americani.  “Quando, per un oggetto da un copeco, ci veniva chiesto un dollaro, lo pagavamo non solo con piacere, ma anche con entusiasmo. Ammiravamo di tutto: spiritismo, legge di Lynch (il linciaggio senza processo N.d.R.), pistole, vagabondi. “

L’America non ha mai dovuto sforzarsi per impressionare gli sciocchi. Le sue università hanno fatto il resto, trasformando le élite occidentali in agenti dell’imperialismo oligarchico. Il risultato è quello che Emile Durkheim chiamava anomia, la dissoluzione delle norme fondamentali di comportamento, morali, civili e culturali.

Tra letteratura, filosofia, sociologia, le armi silenziose hanno vinto la guerra e reso pressoché impossibile una rinascita spirituale per cancellazione non solo di Dio, ma di ogni afflato di trascendenza. Ma le guerre non sono mai “tranquille”. Per Nicolàs Gòmez Dàvila si può essere partigiani irriducibili solo delle cause perdute, ma non è sconfitta del tutto una causa che ha ancora dei sostenitori. La causa della libertà è quella della verità, dell’umanesimo contro la disumanizzazione e il potere impersonale delle macchine, cioè dei loro padroni. Per Calderòn de la Barca, il filo della verità è così forte e costante che, per quanto si assottigli, è impossibile spezzarlo. (fine)