Accademismo degli stracci

Nei giorni in cui una mano innocente ha dati fuoco alla “Venere degli Stracci” in piazza a Napoli, era molto sintomatico come i giornalisti intervistassero l’autore come un maestro a loro notissimo e rispettatissimo, e definissero l’ammasso distrutto distrutto “Il Bello”. Seriamente, con un tremito nella voce.

Ovviamente questa perversione del gusto fa tutt’uno con le altre perversioni – sessuali per cominciare – di cui il Potere promuove, anzi ne impone la “normalità” e la bellezza. Che i giornalisti, servi volontari del Potere, ne condividano sinceramente la perversione non è affatto strano, ovviamente. Devono essere giovani e ignorantissimi, perché ignorano che la “novita trasgressiva” del cosiddetto “artista” è una copia – persino s biadita e perbenista – del passato.

L’orinatoio esposto da Marcel Duchamp con il titolo “Fontana” è del 1917. Più di un secolo fa. Arte vecchissima. Voleva essere trasgressione e sberleffo dadaista all’arte del Bello. Era così trasgressiva che 16 copie furono ordinate all’artista del cesso, pagategli profumatamente (se si può usare questo aggettivo ) e sono esposte nei più prestigiosi musei d’arte moderna, ovviamente per prima a New York

800px-marcel_duchamp2c_19172c_fountain2c_photograph_by_alfred_stieglitz-6503527

Le 90 scatolette numerate “Merda d’Artista” di Piero Manzoni sono del 1961. La spiegazione era questa: “Manzoni considera che il vero valore simbolico di un’opera risieda nel rapporto con il corpo dell’artista (è l’artista a essere sacralizzato dal mercato), le cui manifestazioni assumono dunque, nella dimensione del paradosso critico, un valore equivalente a quello delle reliquie”.

sony-dsc

l n. 04 alla Tate Modern di Londra, il barattolo n. 80 si trova al Museo del Novecento di Milano, il Centro Georges Pompidou di Parigi possiede la scatoletta n. 31 e al Museum of Modern Art di New York troviamo la n. 14.

A Milano, il 7 dicembre 2016, un collezionista privato si è aggiudicato l’esemplare n. 69 a 275.000 euro, compresi i diritti d’asta, nuovo record mondiale d’asta.

Manzoni dichiarò di essersi ispirato ai “ready made” di Duchamp. Era insomma cominciata una “tradizione”, comodissima con cui gli “artisti” esibivano la propria impotenza creativa, la sterilità dell’arte dovuta a ben più profondi motivi – riconducibili alla perdita di Dio – nel cachinno ridanciano.

Vite senza peso e senza radice – scriveva Ortega y Gasset – deracinées dal loro destino, si lasciano travolgere dalla più lieve corrente. Quasi nessuno oppone resistenza a questi gorghi superficiali che si formano in arte o nelle idee, in politica e nei costuni. E del pari, più che mai trionfa la retorica. Il surrealista che crede di aver superato tutta la storia letteraria quando ha messo per iscritto (e qui una parola che non è necessario trascrivere) laddove altri scrissero “gelsomini e ninfe”. Però con ciò non ha fatto che estrarre una retorica – che finora giaceva nei pozzi neri”.

Un secolo dopo l’orinatoio, 62 anni dopo la Merda di Manzoni – un punto definitivo, insuperabile di Trasgressione impotente da sgorbio contro ogni Tradizione – sapete come chiamare la vecchia e risaputa Venere stracciona messa a fuoco? La stanchissima ripetizione di un canone approvato e compensato la Potere. Si chiama Accademia

Ecco la definizione di Accademismo dalla Treccani

Scrupolosa osservanza di forme e norme tradizionali, di solito accompagnata da scarsa originalità, specialmente nelle arti figurative.

In senso specifico, il carattere proprio della pittura, scultura e architettura «ufficiali» della seconda metà dell’Ottocento, che si manifesta, nella pittura e nella scultura, come mescolanza di motivi neoclassici e di motivi naturalistici, nell’architettura come eclettica ripetizione di stili del passato.

Per questo ai giornalisti piace: è Accademia, qualcosa che da conformisti sentono propria , non li destabilizza, non li costringe a farsi domande..è la trasgressione che non graffia più nemmeno per finta. E’ il Perbenismo ufficiale. E’ un’ideuzzza ribellista sfruutata da un secolo -art pompier della provocazione : il massimo del minimo.

…Che noia.