CONTRACCEZIONE FEMMINILE – Quello che (non) sappiamo

Di |  – Blog di Sabino Paciolla

“…, mentre il nostro orologio biologico continua a ticchettare fino al trillo finale che ci coglie inconsapevoli e sconfitte, vittime di un’ideologia che ci ha convinte che l’importante è non dipendere mai da un uomo e non vivere mai per un bambino.”

Gravidanza

Da qualche tempo è stato annunciato che l’immunologo indiano Pran Talwar ha scoperto un vaccino per impedire temporaneamente le gravidanze nelle donne che lo assumeranno, attraverso la neutralizzazione del cosiddetto “ormone della gravidanza”, l’HGC, impedendo così l’impianto dell’ovulo fecondato. I rischi che questa scoperta potrebbe comportare sono sconosciuti, e non è così assurdo pensare che l’effetto, dichiarato temporaneo, possa risultare irreversibile. Il fatto poi, che sia stato reso pubblico questo vaccino proprio nello stesso periodo in cui si discute della necessità di ridurre la popolazione mondiale in nome della salvezza del Pianeta, rende lo scenario ancora più inquietante.

Ad ogni modo, abbiamo ancora la possibilità di evitare questa piaga, e di non ripetere lo stesso errore che abbiamo commesso in passato con la liberalizzazione della contraccezione femminile.

Poco tempo fa l’AIFA ha annunciato che nei consultori sarà possibile reperire la pillola anticoncezionale gratuitamente a qualsiasi età, così da renderne ancora più facile l’assunzione.

Se in Italia la pillola anticoncezionale viene ancora presentata come panacea di tutti i mali da ginecologi che diagnosticano ovaie policistiche e dermatologi che non sanno in quali altri modi curare le acni ormonali, oltre ai casi in cui viene effettivamente prescritta come contraccettivo, in Francia, in Canada, e soprattutto negli USA, viene messa in discussione la sua affidabilità.

Infatti, oltre agli effetti che l’assunzione della pillola produce sulla salute fisica, come l’aumento del rischio di trombosi e ictus, delle probabilità di cancro al seno e del peso, esistono effetti prodotti sul nostro cervello che tutte le donne dovrebbero conoscere prima di fare questa scelta.

La dottoressa Sarah Hill, docente alla Christian University of Texas, ha pubblicato nel suo libro “This is your brain on birth control” i risultati di alcuni studi molto interessanti e per lo più sconosciuti. (1)

La dottoressa ci spiega che, sebbene illustri medici dichiarino che il cervello femminile non risente degli sbilanciamenti di ormoni causati dall’assunzione di contraccettivi ormonali, in realtà questo è scientificamente impossibile. Nel corpo femminile, infatti, sono presenti in ogni organo dei recettori che, attraverso l’afflusso di sangue, riescono a comprendere dal livello degli ormoni in quale fase del ciclo mestruale si trova la donna, o se è in stato di gravidanza. In questo caso, ogni organo deve adeguarsi svolgendo il suo ruolo in modo appropriato, poiché è una situazione delicata e il nostro corpo lo sa, cervello compreso. Questi recettori nel corpo femminile sono dunque molti di più e molto più sensibili rispetto a quelli presenti nel corpo maschile, proprio perché un uomo, per quanto ad oggi si voglia affermare il contrario, una gravidanza non dovrà mai portarla avanti, di conseguenza lo sbilanciamento ormonale “artificiale” prodotto dalla pillola viene recepito da ogni singolo organo, cervello compreso.

Ma quali sono gli effetti che questo comporta?

Per capirlo occorre innanzitutto precisare quali sono gli ormoni naturali che entrano in gioco durante il ciclo femminile, questo si divide in quattro fasi: la maturazione dell’ovulo che potrà essere fecondato, il distacco dell’ovulo dall’ovaio e il suo riassorbimento, la fase premestruale e la mestruazione, un periodo di “inverno” in cui tutto è fermo, e poi si ricomincia. Nella fase iniziale comprendente l’ovulazione, viene prodotto in grandi quantità l’estrogeno, l’ormone che ci fa sentire attraenti ed energiche, mentre nella fase appena precedente e corrispondente alla mestruazione aumenta il progesterone, ovvero l’ormone che stimola i recettori GABA nel nostro cervello, quelli che ci aiutano a stare calme e rilassate riducendo l’ansia, e la neuroplasticità, quindi la capacità di apprendere cose nuove.

Nelle pillole anticoncezionali progestiniche, il progesterone è sostituito da un ormone artificiale chiamato appunto progestinico, e la produzione di estrogeni è assente, mentre nelle pillole estro-progestiniche l’estrogeno è sostituito con l’etinilestradiolo, sintetizzato dall’ormone naturale.

La dottoressa Jolene Brighten, naturopata esperta in endocrinologia e autrice del libro “Beyond the pill” (2), ci spiega che il progestinico è utile solo ad impedire la gravidanza: il cervello, percependo un alto livello costante di questo ormone che viene prodotto naturalmente dopo l’ovulazione, viene ingannato e convinto che l’ovulazione sia già avvenuta, e che quindi non sia necessario portare un altro ovulo a maturazione: se l’ovulo non matura, non c’è alcun rischio che venga fecondato. Il problema è che l’ormone artificiale non produce tutti gli altri effetti sopra elencati, fondamentali per la donna (3); inoltre, essendo spesso prodotto tramite la sintesi di testosterone, nel corpo femminile si verifica un eccesso dello stesso ormone che porta al suo rifiuto (down regulation). Per questo, durante l’assunzione della pillola, le donne possono subire gli effetti tipici di un calo di testosterone: perdita della libido, cali d’umore caratterizzati anche da irragionevoli pianti isterici, addirittura riduzione della massa muscolare comune soprattutto tra le atlete.

La dottoressa Hill specifica, inoltre, che i due ormoni del ciclo femminile sono prodotti su ordine dell’ipotalamo, una ghiandola che si trova nel cervello con la funzione di regolare gli ormoni, la memoria, la temperatura corporea e altre funzioni vitali, che viene “messo a riposo” dai contraccettivi ormonali che lo “sostituiscono”: non è improbabile che a causa di ciò possa atrofizzarsi, riducendo quindi le sue dimensioni e di conseguenza la sua funzionalità.

Entrambe le dottoresse poi, spiegano come tendano a cambiare i gusti inerenti all’attrazione per le donne che fanno uso di contraccettivi ormonali. In particolare, viene dimostrato che le donne, soprattutto nella fase dell’ovulazione, tendono a provare attrazione per uomini dai tratti facciali particolarmente mascolini, interpretati come indizi fisici di un alto livello di testosterone, e cercano partner che abbiano un indice genetico diverso dal loro: è il nostro istinto che ci spinge a fare questa scelta, poiché dall’unione di due geni differenti nasceranno bambini molto più forti e con meno rischi di problemi gravi per la salute. Viceversa, le donne che assumono la pillola tendono ad essere attratte da volti di uomini con tratti più femminili, interpretato come indizio di un più basso livello di testosterone, e da partner che abbiano un indice genetico simile al loro.

La dottoressa Hill ci parla di un esperimento, tra i tanti che sono stati compiuti, a cui hanno partecipato alcune coppie composte da uomini e donne, alle quali veniva chiesto se avessero conosciuto il loro compagno mentre assumevano contraccettivi ormonali o meno. È stato poi richiesto a un gruppo di esterni, inconsapevoli delle risposte delle donne, di valutare la mascolinità dei volti degli uomini: il risultato è stato che i volti di quelli che avevano iniziato la relazione mentre la compagna assumeva la pillola erano considerati più femminili. La causa sarebbe l’assenza o il bassissimo livello di estrogeni: infatti, quando aumenta questo ormone, aumenta proporzionalmente anche l’attrazione per il testosterone nel proprio partner, che ricerchiamo tramite indizi fisici di un’elevata mascolinità.

La dottoressa Brighten, a sua volta, ipotizza che l’attrazione rivolta a soggetti con indice genetico simile al proprio derivi dall’alto livello di progestinico nel corpo femminile durante l’assunzione della pillola: il progesterone raggiunge livelli molto elevati durante la gravidanza, un periodo di vulnerabilità della donna che necessita di aiuto e di supporto, di conseguenza il cervello recependo l’aumento dell’ormone potrebbe ricercare partner che trasmettano un senso di sicurezza e “famigliarità”, corrispondenti a caratteristiche genetiche simili.

Inoltre, tutto il mondo scientifico concorda sul fatto che vi siano effetti collaterali a livello psichiatrico anche gravi collegati all’assunzione della pillola e indicati nel bugiardino stesso. È comune l’aumento dei casi di depressione: lo ha dimostrato uno studio danese svolto su oltre un milione di donne. È risultato che tra le donne che assumevano la pillola estro-progestinica il rischio di depressione aumentava del 23%, mentre tra le donne che facevano uso della pillola progestinica aumentava addirittura del 30%. (5) Inoltre, soprattutto tra le adolescenti di età compresa tra i 15 e i 19 anni, è stato dimostrato un rischio molto più elevato di tendenza al suicidio, specialmente nei primi tre mesi di assunzione. (6)

La dottoressa Hill si concentra su questo argomento: ad oggi permettiamo che migliaia di ragazzine assumano un contraccettivo ormonale che potrebbe avere effetti irreversibili sul lungo termine e che ancora non conosciamo. Di fatto, il cervello non è completamente sviluppato fino ai vent’anni e durante il periodo dell’adolescenza subisce un importante processo evolutivo: non si conoscono le conseguenze che potrebbe avere l’intervento di un farmaco ormonale in una fase così delicata. Non si può escludere, sostiene l’esperta, che i casi di depressione sperimentati durante l’assunzione della pillola da giovanissime, possano ripresentarsi sul lungo periodo anche da donne adulte, dopo aver già interrotto l’assunzione da tempo.

Altri risultati degli studi della dottoressa Hill, ci dimostrano che i livelli di cortisolo sono pericolosamente più bassi nelle donne che assumono contraccettivi ormonali. Il cortisolo è l’ormone che ci permette di reagire alle situazioni di stress, e che aiuta il cervello a memorizzare quel determinato fatto in modo da renderci preparati ad affrontarlo nel caso si dovesse ripetere: la sua riduzione potrebbe modificare anche la struttura cerebrale. E non è la sola ad affermarlo.

Ci sono diversi studi, infatti, che dimostrano come la pillola anticoncezionale produca effetti anche sulla struttura del nostro cervello: la psicologa Belinda Pletzer ha dichiarato che le donne che assumono un contraccettivo ormonale presentano un aumento di materia grigia cerebrale nelle aree in cui dovrebbe essere meno presente, assumendo così le caratteristiche tipiche di un cervello maschile. (7)

La neuro endocrinologa Nicole Petersen invece, ha ricavato dal suo studio che l’utilizzo di contraccettivi ormonali assottiglia alcune importanti strutture cerebrali come la corteccia orbitofrontale laterale, che regola le emozioni e le nostre reazioni agli stimoli dall’esterno, e la corteccia cingolata posteriore, che ci permette di valutare le nostre emozioni interiori. Questa potrebbe essere una delle cause imputabili all’aumento dei rischi di depressione e ansia tra le donne che fanno uso della pillola. (8)

Queste ricerche per fortuna stanno aumentando, ma diventano sempre più preoccupanti. Non è facile compiere questi studi, poiché le donne andrebbero tenute sotto osservazione in ogni singola fase del ciclo, e soprattutto è difficile ottenere dei risultati che possano essere definiti sicuramente obiettivi e indiscutibili: se si consegna un farmaco placebo a una donna sessualmente attiva convinta di prendere la pillola, si corre il rischio che rimanga incinta.

Ed è proprio quello che vogliamo evitare. In una società in cui si registra un disastroso calo delle nascite e dove non esistono le più minime tutele per la maternità, noi ci occupiamo di spendere milioni di euro da fondi pubblici per donare pillole anticoncezionali, mettendo a rischio, non solo il nostro Paese che rimarrà un immenso cimitero, ma anche le stesse donne e ragazze che ne faranno uso senza neanche essere istruite su quello che assumono. D’altra parte, chi potrebbe farlo? Spesso sono gli stessi medici che gliele prescrivono a non essere minimamente a conoscenza del funzionamento della pillola e dei suoi effetti collaterali.

Sarebbe meglio, prima di pretendere libertà sessuale assoluta per le adolescenti, educarle a un sano rapporto con il loro corpo, spiegandogli come si svolge il loro ciclo che è un segno fondamentale di salute e di vita, e che è un così grave spreco interromperlo per anni, correndo chissà quali rischi.

Sarebbe molto più utile di un rapido colloquio in consultorio, che alle ragazze venissero spiegate alternative alla contraccezione, come i metodi naturali di controllo della fertilità: il metodo Billings ad esempio, che consiste nella monitoraggio giornaliero delle perdite e dei propri tempi del ciclo mestruale, in modo da riconoscere i giorni dell’ovulazione; o il metodo della temperatura basale, che impone di misurarsi la temperatura vaginale quotidianamente, in modo da riconoscere i giorni fertili corrispondenti all’ovulazione in cui la temperatura è più alta. Sono metodi che richiedono una consapevolezza che forse molti ragazzini, ma anche adulti diciamocelo, non hanno: impongono l’astensione dall’avere rapporti nei giorni di fertilità e una conoscenza approfondita del proprio corpo.

Eppure, io penso che insegnarli ai ragazzi sarebbe davvero una svolta, non per forza perché li seguirebbero, ma piuttosto perché gli permetterebbe di entrare in contatto con una sessualità sana, basata sulla condivisione, il consenso, la comprensione, e tutti, maschi e femmine, imparerebbero come funziona davvero il miracolo della vita e il significato del ciclo femminile. Li allontanerebbe, forse, da quel sistema di promiscuità in cui vengono cresciuti, e li spronerebbe a cercare un sentimento e una condivisione, oltre al semplice atto che in sé può dare solo una soddisfazione temporanea, un piacere passeggero che lascia il tempo che trova.

Invece di convincere le ragazze che possono fare quello che vogliono senza paura dei rischi, perché tanto una soluzione c’è sempre (vedi l’aborto), gli si insegnerebbe che proprio perché sono loro quelle più vulnerabili nel rapporto, in quanto corrono il rischio di rimanere incinte, devono accettare questa responsabilità e renderla un valore aggiunto: una cautela maggiore nello scegliere la persona con cui condividere una parte molto intima di loro stesse. Allo stesso modo si insegnerebbe ai ragazzi a meritarsi questa condivisione, e ad accettare anche le loro eventuali responsabilità, perché alla fine si sa che per fare un bambino ci si deve volere in due (anche se, grazie ai “progressi” scientifici recenti, anche su questo si comincia già ad avere da ridire).

In conclusione, queste pillole anticoncezionali che ci sono state propinate cinquant’anni fa come l’inizio della libertà per la donna, non sono state altro che l’inizio di una nuova forma di prigionia che ha reso le donne oggetti: soprammobili da vetrina da osannare quando allontanano l’idea dei figli e si concentrano sulla carriera, tappeti da calpestare quando scelgono di dedicare la loro vita alla famiglia e al matrimonio. Cresciute in una società che ci convince che siamo uguali agli uomini, o meglio alla visione che vogliono che abbiamo di loro, che possiamo concentrarci sul lavoro e su noi stesse per anni prima di iniziare una relazione stabile e di creare una famiglia, mentre il nostro orologio biologico continua a ticchettare fino al trillo finale che ci coglie inconsapevoli e sconfitte, vittime di un’ideologia che ci ha convinte che l’importante è non dipendere mai da un uomo e non vivere mai per un bambino. La stessa ideologia che riduce la nostra femminilità a una mera esposizione del nostro corpo, convincendo fin troppe ragazze che sprecare la propria giovinezza mostrandosi su siti creati appositamente a questo scopo le renda delle donne indipendenti, quando invece potrebbero diventarle davvero solo se investissero questi anni per costruirsi una vita degna di rispetto.

Per raggiungere i propri obiettivi, anche lavorativi e di carriera, una donna non ha bisogno di pillole anticoncezionali gratuite, per essere libera non ha bisogno di promiscuità e libertà sessuale assoluta, per essere apprezzata non ha bisogno di spogliarsi o di ricercare continue attenzioni.

Ha bisogno di una società che la rispetti, che le riconosca la sua essenza e la sua capacità straordinaria di dare la vita, che le permetta di esprimersi al meglio in ogni ambito sociale senza che debba privarsi della gioia di una famiglia, che la inviti ad abbracciare la sua femminilità e il suo corpo.

In conclusione, se pensiamo che la contraccezione femminile sia stata una conquista per la donna ci sbagliamo di grosso: è una gabbia in cui ci hanno rinchiuse dopo la rivoluzione sessuale sessantottina, e da dove sarebbe anche ora di uscire. Il giorno in cui questo femminismo finto e superficiale lascerà il posto a una vera consapevolezza dell’essere donne, ce la faremo.

Note:

  1. https://www.youtube.com/watch?v=RdwLAyWHBVs
  2. https://drbrighten.com/?s=hormonal+birth+control
  3. https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0028390801001873
  4. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/23528282/
  5. https://jamanetwork.com/journals/jamapsychiatry/fullarticle/2552796
  6. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/29145752/
  7. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/25446458/
  8. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4478200/

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