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ULTIMATUM A PUTIN. DOVE VUOLE ARRIVARE LA MAY?

Maurizio Blondet 12 Marzo 2018 71

La domanda vera e inquietante è: dove vuole arrivare Theresa May  accusando esplicitamente la Russia dell’avvelenamento del   suo doppio agente Sergei Skripal? E con questi  toni:   ha dato  un ultimatum di 36 ore all’ambasciatore  russo “per spiegare come lo stato ha  sviluppato l’agente nervino usato a Salisbury, o  seguiranno gravi misure”, per questo “uso illegale della forza in territorio del Regno Unito”.  

Londra proclama infatti che è stato usato il Novichok, un agente letale da guerra chimica prodotto dai sovietici negli anni ’70. Nel ’92, quando Mosca ha aderito alla Convenzione di Proibizione per lo sviluppo, produzione, conservazione ed uso delle armi chimiche, le dovrebbe aver distrutte.

Spero  che nessuno creda che Mosca non abbia mezzi meno clamorosi per eliminare un avversario, che usare un gas nervino  vietato,  dieci volte più potente  del VX di cui basta una goccia  per uccidere un uomo, e senza nemmeno riuscirci, visto che Skribal è ancora vivo. Bisogna ritenere che i servizi ex sovietici  siano parecchio regrediti.

Nel settembre 1978, a Londra un passante colpì “inavvertitamente”  con la punta dell’ombrello il piede di Georg Markov,  giornalista anti-comunista; si scusò e  passo oltre. Markov mori poco   dopo, l’ombrello aveva sparato una capsula di ricino. Londra non elevò proteste nemmeno lontanamente paragonabili all’attuale caso Skripal.

Ci vuol molta buona volontà  a credere che i russi abbiano voluto ammazzare  adesso un agente  traditore che dal 2010 viveva apertamente a Salisbury senza nascondersi, che sedeva su unapanchina davanti a un ristorante con la figlia,  e inoltre fallendo nell’atto criminoso.

Così come non si poté credere, se non in malafede, che i servizi russi abbiano ucciso l’ex agente Litvinenko usando il Polonio 201; quale servizio è così stupido da lasciare   la firma, sotto forma di una immensa e inconfondibile traccia radioattiva?

Solo un decennio dopo  il superpoliziotto francese Paul Barril, funzionario a riposo della Gendarmerie Nationale e  fondatore del GIGN (l’Antiterrorismo di Parigi), raccontò a un giornale svizzero una versione più credibile. Litvinenko  lavorava per Boris Berezovski, l’oligarca ebreo riparato a Londra, ma aveva tradito per denaro; “è stato un italiano a somministrare il Polonio 2010”, disse Barril.

https://www.opednews.com/articles/Operation-Beluga-A-US-UK-by-William-Dunkerley-Antiterrorism-Database_France_Litvinenko_Putin-160327-385.html

. L’esecuzione  del traditore fu poi usata per   mettere in  cattiva luce il governo di Mosca e Putin in  persona,  una operazione che  i servizi americani e britannici  chiamarono  “Operazione Beluga”.   Forse si ricorderà che un Mario Scaramella  aveva incontrato Litvinenko quasi un  mese prima;   ma sia aggiunga che il personaggio, napoletano,  non è mai stato incriminato, ed è noto come faccendiere e  inventore di complotti russi (impagabili le sue rivelazioni  venti  bombe  nucleari sovietiche   che starebbero nel fondo del Golfo di Napoli) e conquistò la fiducia di Paolo Guzzanti  (il giornalista e papà di due  comici), allora senatore berlusconiano, di cui divenne il maggior  “informatore”  nella sfortunata Commissione Mitrokhin: Guzzanti si bevve “verità”   inverosimili del faccendiere napolitano,  finendo nel  ridicolo e nel  rimbambimento la sua breve carriera politica.

https://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Scaramella

L’eliminazione con sarin di Sergei  Skripal, agente ormai inutilizzabile dagli inglesi (dunque spendibile?)  sembra palesemente usata per una riedizione del Piano Beluga, molto più virulenta.  Si è evidentemente cercato un vero e precipitoso  casus belli dell’Occidente contro Mosca.

Le ipotesi è che possa essere  il frutto della riunione, tenutasi a Washington l’11 gennaio  e  rivelata da un dispaccio riservato britannico; dove  il “Piccolo  Gruppo Americano sulla Siria” (Hugh Cleary un funzionario del Foreign Office, Bonnafont un francese del Quay d’Orsay,   David Satterfield del Dipartimento di Stato  più un saudita e un giordano) hanno discusso  i modi, pretesti  e i trucchi per mantenere una forte presenza americana in Siria e impedire la soluzione politica del conflitto siriano che Mosca vuole.  Spartizione della Siria; uso della propaganda sulle sofferenze di Goutha; probabile discussione su  un false flag con gas al cloro (di questo si è parlato in una riunione successiva del Piccolo Gruppo, tenuta a Parigi il 23 gennaio), reinquadrameno della Turchia sono stati i  fini   enunciati.

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Ma in questi ultimi giorni, qualcosa sta accelerando.  Secondo il portale Israeinfo,   gli Usa e Israele si preparano ad attaccare i siti militari iraniani in Siria; il servizio sionista Aman ha consegnato a Washington una carta dettagliata dell’ubicazione di  queste basi.

https://israinfo.co.il/2018/03/11/ssha-i-izrail-soobshha-udaryat-po-iranskoj-voennoj-infrastrukture/

Contemporaneamente  gli USA avrebbero dato a Israele il semaforo verde per  attaccare Hezbollah

http://www.presstv.com/DetailFr/2018/03/07/554704/Les-tatsUnis-auraient-donn-leurfeu-vert–Isral-pour-attaquer-le-Hezbollah

L’esercito siriano ha sfondato a Goutha Est,  sicché i terroristi dell’Occidente hanno le ore contate.

Si aggiunga l’intensificarsi,  da parte della lobby a livello internazionale, della campagna di demonizzazione di Vladimir Putin, la sua reductio ad Hitlerum  – che può essere un sinistro segno preparatorio del peggio: il nuovo Hitler va schiacciato.  Tanto più che Putin, in una intervista alla NBC  sabato, ha notato a proposito del Russiagate, che i russi che vengono  accusati dal Deep State di essersi  ingeriti nelle elezioni americane, non sono russi ma “ucraini, tatari, ebrei con cittadinanza russa….forse hanno un doppio passaporto  o una green card; forse gli Usa li hanno pagati per questo”.  Ciò che ha fatto  urlare di sdegno l’American Jewish Commitee: “Sono frasi che ricordano i Protocolli dei Savi di  Sion!”.

Fin dove vuole  arrivare la May col suo ultimatum  dunque? Che propositi ha questa stentorea accusa?

Christopher Steele (a sinistra) conosceva Skripal. Lavoravano insieme per la Orbis.

Il Telegraph ha raccontato che Skribal, che aveva comprato a Salisbury una casa da 340 mila sterline, abitava vicino  all’ex agente britannico che lo aveva reclutato nel 1995 quando era un colonnello del GRU: Pablo Miller (J), addetto d’ambasciata a Tallin.  E Pablo Miller lavora (o guida?) la Orbis Business Intelligence: ossia l’agenzia   che  il clan Clinton ha pagato perché raccogliesse materiale “sporco” su Donald Trump. Operazione   che ha portato al famigerato dossier  “A luci rosse”  confezionato da Christopher Steele, un altro ex agente britannico  che ha lavorato almeno un decennio in URSS, e che ha avuto contatti  con Litvinenko. Forse  anche Skripal, che “lavorava”  per la Orbis, sapeva troppo di questa faccenda che coinvolge le più alte sfere del Deep State (contattato inizialmente da Jeb Bush,  Christopher Steele è stato arruolato non solo dai Clinton ma anche dall’FBI  che l’ha compensato per la stesura del falso dossier). Insomma  potrebbe anche tutto ridursi alla necessità di coprire  una faccenda vergognosamente sporca dei servizi e para-servizi Usa e britannici.

https://www.telegraph.co.uk/news/2018/03/07/poisoned-russian-spy-sergei-skripal-close-consultant-linked/

Posted in I pezzi miei
Tagged may, skripal, steele
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