Caterina Tortora
Bagno di folla e applausi scroscianti per Giorgia Meloni al Meeting di Rimini. La platea la accoglie come una star di casa, tra citazioni letterarie e toni da novella crociata cristiana. Ma dietro la facciata, la solita minestra riscaldata: orgoglio nazionale a comando, fedeltà atlantica e qualche strizzatina d’occhio a chi sogna un’Europa dei popoli.
Ucraina, la fede cieca nell’“articolo 5”
Meloni non molla l’osso: “robuste garanzie di sicurezza” per Kiev, come se il paese fosse già dentro la NATO. Ricorda tronfia che la proposta italiana – modellata sull’articolo 5 (difesa collettiva: un attacco a uno è un attacco a tutti) – è “la principale sul tavolo”. Applausi. Ma mentre lancia strali contro Putin e la Russia “capitolazionista”, la premier dimentica che l’unico vero dialogo resta quello imposto da Washington. Di “negoziato” parla, sì, ma solo se parte dal presupposto che Mosca sia colpevole e Kiev vittima santa. Insomma, la linea dura dell’Europa dei falchi, rivestita di retorica riminese.
Israele, la doppia morale
Quando il discorso vira su Gaza, il registro cambia. Israele, dice Meloni, “aveva diritto alla difesa dopo il 7 ottobre”. Certo, un diritto infinito che giustifica bombardamenti su ospedali, giornalisti, comunità cristiane. Meloni lo ammette quasi sottovoce: “la reazione ha superato la proporzionalità”. Ma intanto la linea è chiara: sostegno a oltranza a Tel Aviv, con qualche carezza umanitaria da sbandierare a favore di telecamera. L’Italia sarebbe addirittura il primo paese non musulmano per evacuazioni sanitarie da Gaza. Ottimo, brava: si bombarda con una mano, si evacua con l’altra.
PNRR e il miracolo della “malata d’Europa”
Meloni gonfia il petto: l’Italia non è più “la malata d’Europa”, anzi diventa modello di stabilità. Lo dice lei, e lo certificano – secondo la premier – Bruxelles e i mercati. Peccato che il tanto osannato PNRR resti una gabbia di vincoli, la stessa che strangola comuni e regioni, e che “l’attuazione migliore d’Europa” significhi semplicemente eseguire ordini altrui con disciplina. Il vanto è quello del bravo scolaro che non alza mai la testa, non del leader che rompe schemi.
Europa, radici e catene
Dal palco Meloni si traveste da europeista ribelle: basta burocrazia, basta ideologie cieche, l’UE deve riscoprire radici culturali e religiose. Ovazione. Ma tra le righe è sempre la stessa storia: “solo chi è in grado di difendersi da solo è veramente libero”, dice, rilanciando la necessità di una colonna europea della NATO, di pari forze e dignità rispetto a quella americana. In altre parole, l’ennesimo richiamo all’esercito europeo come strumento di emancipazione. Ma subito dopo ammette che senza Washington non si muove un chiodo. È la solita finta indipendenza: più Europa sì, ma sempre all’ombra della Casa Bianca.
Conclusione
Applausi e ovazioni non cambiano la sostanza: l’Italia resta stretta nella morsa di Bruxelles e a guinzaglio di Washington. Altro che nuovo corso: è sempre la stessa minestra servita con contorno di retorica patriottica.
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Il Presidente Meloni al Meeting di Rimini 2025
Rimini, 27/08/2025 – Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, interviene alla 46a edizione del Meeting di Rimini, “Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi”.
https://www.governo.it/it/articolo/il-presidente-meloni-al-meeting-di-rimini-2025/29602