Le belle arti in Casa Podesta. Ed altre “fake news”

 

Ho esitato  a mostrare queste foto, che sembra siano parte della collezione d’arte contemporanea di Tony Podesta, il fratello dei John Podesta, capo della campagna di Hillary,  rovinato dalle e-mail spifferate da Wikileaks.  Ma  sono convinto che la campagna detta  “fake news”, l’attacco dei media mainstream contro l’informazione alternativa sul web,  sia stata scatenata non solo (e non tanto) perché si attribuisce ai social la sconfitta di Hillary con “notizie  false”, bensì quando le indagini autonome di centinaia di indagatori è  arrivata a scoprire troppi dettagli sul cosiddetto “Pizzagate”,  la rete  pedofila che  sembra  far capo alla pizzeria Comet Ping Pong di James Alefantis,  frequentata dalla Washington che conta.   Allora è scattato il depistaggio e la cortina fumogena: “Sono fake news!  Internet ne è piena! Censurare! Chiudere! Punire!”.

Queste foto  infette e malate  sono dunque un contributo all’indagine  – che speriamo diventi, un giorno, giudiziaria – come indizi di reato.

Nel settembre 2004, il molto autorevole quotidiano della capitale, Washington Post, ebbe accesso alle  ricche residenze di Tony Podesta di Woodley Park e Falls Church  e alla sua collezione d’arte. Sotto  il tono  adulatorio e compiaciuto, la giornalista Jessica DAwsonnon riusciva a nascondere una  certa inquietudine per ciò che aveva visto. Citava in particolare le opere di quattro artiste-donne molto rappresentate in casa Podesta,  l’australiana  Patricia Piccinini, Anna Gaskell,  Annee Olofsson, e  Mary Geerlinks.

http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/articles/A43480-2004Sep22.html

ecco qui alcune opere della Piccinini:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Di Anna Gaskell:

 

 

 

 

 

 

 

Anne Olofsson

 

 

 

 

 

Evidente citazione “nera” della vergine e  martire   Santa Cecilia del Maderno a Roma:

 

 

 

 

 

 

Margi Geerlinks

 

 

 

 

 

Ama il prossimo tuo come te stesso” (sul pancino)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ognuno valuti da   sé  cosa rappresentino queste opere d’arte, quali pulsioni soddisfano, quale  ripugnante  mondo infero evocano.

 

Su Hillary Clinton e su come essa venga a far parte di questo mondo, avevo dimenticato un dettaglio: lo ritrovo in un utile libro appena uscito, “Dizionario Elementare del Pensiero Pericoloso”,   a  cura di Giampaolo Barra, Mario Jannaccone e Marco Respinti (IdA, 673  pagine, 25 euro).

Vi si ricorda che Hillary Clinton, nei lontani anni ’60,   da studentessa,  fu affascinata da Saul Alinsky, lo incontrò,  e dedicò a  lui la sua tesi di laurea  in scienze politiche al Wellesley College, Massachusetts : “There  is only the Fight. An Analysis of the Alinsky Model” (Esiste solo la lotta: analisi del Modello Alinsky).

Dal Dizionario, sulla vita dell’impareggiabile  modello:

Saul Alinsky (1909-1972) nasce a Chicago da una famiglia di ebrei russi immigrati. Lavora a lungo a fianco dei comunisti, impegnandosi anche nella raccolta di fondi per le Brigate Internazionali durante la Guerra di Spagna (1936-39).  […]  Si dedica alla Criminologia, entrando in buoni rapporti con Al Capone e poi  con il suo successore Frank Nitti (1888-1943).  Resosi  conto dell’impossibilità di impiantare il marxismo in Usa, Alinsky si concentra allora sull’organizzazione delle minoranze e dei “diseredati”, diventando una delle personalità più influenti della controcultura degli anni ’60  da cui vengono molti dirigenti del Partito Democratico e i leader del movimentismo di sinistra”.

Saul Alinsky: “I veri rivoluzionari si infiltrano nel sistema”

Benchè “rosso  estremista” assoluto (radical, secondo il termine americano),  Alinsky ebbe generosissimi donatori fra  i miliardari, di cui fu  il vezzeggiato favorito. Tra questi,  il banchiere d’affari Eugene Meyer, che fu governatore della Federal Reserve dal 1930  al 1933; partner della Lazard Brothers,  e proprietario con la moglie del Washington Post: da lì vennero i dollari per l’organizzazione della  sua Industrial Area Foundation, che fu  una  vera scuola di sovversione per capi  di “emarginati” nei sobborghi degradati,  l’introduzione del rosso nel bel mondo e alle case editrici alla moda, che  pubblicarono i suoi  saggi incendiari. Fu la  molto  perbene Random House  a pubblicare  nel ’71 il  suo Rules for  Radicals.

Il saggio “contiene le dodici regole del buon estremista che intende stravolgere  la società; fra queste, Alinsky consiglia di operare per aumentare artificialmente l’insicurezza, l’ansia e l’incertezza, di adoperare le minacce, e   pure  di spingere gli avversari ad usare la violenza  perché questo attira simpatie e guadagna il consenso delle masse”.

Ciascuno può constatare come  queste tattiche siano state applicate dai movimenti “di sinistra” dal ’68  (la sinistra dei figli di  papà) , ma ancor meglio dalle oligarchie capitaliste e globalizzatrici   che hanno il potere dall’11 Settembre 2001-  costituite essenzialmente da quegli stessi figli di papà “rivoluzionari” nel ’68, poi subentrati  ai papà nelle  più alte poltrone della finanza, della politica, del  Bilderberg o Trilateral Commission, o alle direzioni dei giornali. Esattamente come la giovane ricca Hillary, sedotta dal radicalismo rosso di Alinsky da studentessa, poi andate a Yale nell’università dei miliardari a preparare la sua  carriera di potere.

Sbaglierebbe chi riducesse Alinsky   alla figura del sovversivo rosso materialista ed ateo.   In testa  al suo libro, iscrive una dedica “al primo di tutti i radicals, il primo ribelle al   sistema che seppe instaurare un regno proprio: Lucifero”.

Nel marzo 1972, in una celebre intervista a Playboy facilmente reperibile su Internet, l’ultima, Alinsky si dichiara  ovviamente radicalmente anti-cristiano: ““Nessuno possiede la verità, e il dogma, qualunque forma assuma, è il nemico ultimo della libertà umana”,  “so che l’ossessione dell’uomo verso la questione dell’aldilà viene dal suo ostinato rifiuto di confrontarsi con la propria mortalità. Diciamo che se c’è un aldilà, io senza riserve scelgo di andare all’inferno.”

Ciò che lo ha fatto adottare come modello anche dai satanisti dei vari culti. “Sul proprio sito Theistic Satanist, Diane Vera, ‘apostola’  femminista del satanismo occultista, intitola  un suo scritto del 2005 “A  role model for  left-wing satanists” , Alinsky “un modello di comportamento per satanisti di sinistra”.  Sic: satanisti di  sinistra.

di Patricia Piccinini

Influì su Maritain, filosofo cattolico

E’ dunque inquietante apprendere che  il “cattolico convertito”  Jacques Maritain, uno dei filosofi da cui dipendono intellettualmente  i prelati progressisti degli  anni 50-80 (fra cui monsignor Montini, futuro Paolo VI), intrattenne con  Saul Alinsky, l’amico   luciferino dei  banchieri dei Meyer e dei gangsters,  un’amicizia epistolare, per ben 25 anni.Maturata su affinità elettive di natura sociale, politica e culturale, come la fede nella democrazia, la valenza morale della libertà, il riscatto delle minoranze oppresse, i mezzi per affermarli, e sviluppatasi nel corso degli anni nell’intensità di rapporti personali. Si colgono, nelle lettere, i motivi di una comune pietas per il mondo delle sofferenze, la tensione verso l’attuazione di forme di giustizia nel quadro del bene comune e del riscatto personale”,  hanno scritto  Bernard Doering e Lucio D’Ubaldo i curatori dell’epistolario (Maritain e Alinsky: un’amicizia. Settantaquattro lettere fra il 1945 e il 1971,  Il Mulino, Bologna 2011, pagg. 210, euro 18).

Tanto più che Maritain fu lo sdoganatore, per l’ingenuo mondo cattolico, di Léon Bloy  (1846-1917):  quel  “credente”  che si dichiarò depositario del terribile segreto che lui solo  aveva capito: dopo Cristo il cui avvento non è bastato a liberare l’uomo (è infatti ancora obbligato dai Comandamenti), i vangeli annunciano “il Paraclito”, l’avvento del Liberatore ultimo, che “coincide con Lucifero al punto che separarli è quasi impossibile.  Chi può capire, capisca”.  Fu infatti Satana  a promettere la vera liberazione da ogni legge e soggezione già nell’Eden: “Voi sarete  come dèi” .

Siamo qui irretiti in un mondo di idee luciferine-liberatorie, di sinistra, di destra o  di centro importa poco.   Importa più ricordare che Barak  H. Obama, operatore sociale Chicago,   dal 1999 al 2002 fu direttore stipendiato del  Woods Fund,a fianco di  William  Ayers, fondatore del gruppo terrorista di sinistra “Weathers Underground”; e il Woods Fund raccoglie  fondi sia per il Partito Democratico, sia per   la Midwest Academy, “la più antica scuola per organizzatori di comunità,  di cittadini e di individui impegnati nel cambiamento sociale progressista”-   secondo i metodi e le regole di Alinsky.  Obama è entrato nella “setta di Alinsky” fin dal 1985, quando fece pratica come “organizzatore sociale”a Chicago nel Development Community Project, e organizzava “chiese di  negri” –  senza frequentarle lui stesso, fino a quando glielo fecero notare. Frequentava invece, con il futuro sindaco di Chicago, e suo braccio destro alla Casa Bianca,   l’ebreo Rahm Emanuel, “la più antica bathouse gay  dei quartieri alti di Chicago”, la Men’s Country  dalle costose tariffe di ammissione,  di cui potete vedere  qui il sito promozionale:

http://www.manscountrychicago.com/

Anche questa notizia –  l’omosessualità di Obama – è stata seppellita  sotto il silenzio  dai mainstream media, che hanno cerecato di screditarla   già dieci anni fa come “fake news”, per  tirare la volata alla resistibile ascesa dell’operatore sociale Obama, di cui era già scritto che sarebbe stato presidente e Nobe per  la Pace. Cosa alquanto difficile, perché a fare la scoperta, con una indagine a Chicago fra i frequentatori del club, è stato Wayne Madsen,  il miglior giornalista anti-sistema sul campo (ex agente del NSA)

http://atlah.org/2010/06/10/wayne-madsen-special-report-obama-and-emanuel-members-of-same-gay-bath-house-club-in-chicago/

Ma soprattutto perché la madre di un giovane negro gay, Donald Young, corista della Trinity United Church of Christ  (Black LIberation Theology), assassinato  in una vera e propria esecuzione il  24  dicembre 2007, proclama che il suo povero  figlio era l’amante del Presidente, ed è stato ucciso per  eliminare un testimone del passato gay di Obama. Altri   testimoni  però, come un omosessuale di nome Larry Sinclair, han raccontato  di aver avuto incontri al sesso e cocaina  con l’operatore sociale negro  e Alinskyte Obama.

Mom of Murdered Obama Gay Lover Speaks Up

https://fellowshipoftheminds.com/2010/05/31/larry-sinclairs-gay-sex-with-obama/

 

Luciferini, “sinistri”, progressisti,  omicidi di testimoni (ricordate il body count che viene accreditato ad Hillary), sesso innaturale, peccato del Nono Cerchio coi bambini, evocazione “artistica” dei mostruosi tormentatori  del mondo delle tenebre  in casa Podesta. Tout se tient, sembra.

Speriamo che un giorno  costoro rendano conto alla giustizia degli uomini. Prima che a quella di Dio.