IL FEDELE HA IL DIRITTO DI SAPERE: Sì O NO?

 

di Stefano Maria Chiari

Preti maltesi sono stati minacciati dai loro vescovi di sospensione a divinis se non danno la Comunione ai divorziati. Un prete colombiano  è stato di fatto sospeso a divinis per lo stesso motivo.

Ora,  è chiaro che ciò nasce dalla Amoris Laetitia – interpretata come un sì incondizionato alle Comunioni di divorziati conviventi. Ma la lettura del testo non autorizza affatto questi atteggiamenti punitivi, persecutori, da parte dei vescovi “aperti”. Anzi, mantiene volutamente una notevole ambiguità.

“Non tutte  le discussioni dottrinali, morali o pastorali  devono essere risolte con un intervento del magistero”   E’ un continuo invito , agli stessi sacerdoti, a distinguere caso per caso-. “un nuovo incoraggiamento ad  un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari”;  “il colloquio col sacerdote, in foro interno, concorre  alla formazione  di un giudizio corretto su ciò che ostacola la  possibilità di una più piena partecipazione alla vita della Chiesa e sui passi che possano favorirla”.

Ora, mi sembra evidente che un sacerdote, fatto tutto “il discernimento”  necessario, giunga alla convinzione di non dovere, in coscienza, dare l’Eucarestie a  due divorziati che vivono more uxorio;  allora cosa c’entra l’intervento autoritario  del vescovo, anzi prevaricatore della coscienza del suo sacerdote?

Qui si vede  benissimo come è necessario che il Papa risponda   ai “dubia” dei quattro cardinali. Non crei queste lacerazioni. Se vuole la Comunione ai divorziati, lo dica chiaro.

 

Da semplice fedele mi  sono spesso domandato se io possa pretendere dal Pontefice un atteggiamento di chiarezza risolutiva in ordine a questioni oggigiorno un po’ sospese nell’ambiguità; domanda che suppone un’esigenza talmente stringente da esigere la necessità di una medesima forza come quella richiesta nel caso della correzione fraterna.

Se è vero, come è vero, che noi fedeli laici non siamo neppure sacerdoti tanto meno vescovi, è altresì non meno rispondente a verità che abitiamo la Casa di Cristo,la Chiesa, dove il suo vicario è costituito a confermare nella Fede, a pascere greggi, pecore ed agnelli; in questa Casa ci si aspetta pertanto un ordine,una indicazione certa in relazione alla nostra salvezza.  Il Concilio Vaticano I spiegò magistralmente il ruolo del Papa in tal senso e ne dichiarò addirittura l’infallibilità.

Ora, quel Concilio fu davvero ispirato: da esso è possibile dedurre potere e limiti delle affermazioni pontificie ed anche di rimando doveri e diritti dei fedeli,tenuti all’obbedienza.

Il Papa può fissare per sempre un dogma,in fede e morale, ma lo deve fare osservando rigorosamente le condizioni ivi richieste. Questo costituisce una ricchezza incalcolabile per la Chiesa di Cristo, la Chiesa Cattolica, che ha dalla sua la grandissima serena certezza di manifestare senza dubbio alcuna la verità in ordine a ciò che si deve credere e in ordine a ciò che si deve fare per ottenere la salvezza eterna, dando attraverso i sacramenti la forza per aderire alla fede rivelata e per compiere quanto necessario per avere la vita. In una parola,abbiamo la possibilità di vivere Cristo, ieri, oggi e sempre,attualizzando il suo Mistero di luce e di amore, trasformando osmoticamente la nostra vita in Dio, divinizzandoci.

Questo esige ovviamente che il Papa abbia voglia ed intenzione di definire infallibilmente tali verità, parafrasando il CVI, non per inventare nuove dottrine,  ma per attualizzare l’eterna verità del Vangelo.

In questo il fedele è protetto e salvato, se segue il dettame di Cristo come raccontato nella Chiesa, ha la vita eterna; “chi ascolta voi, ascolta me”.

Allora, sembra facilissimo: seguiamo sempre il Papa e saremo salvi. E’ sempre vero? certamente!! quando questa regola aurea trova eccezione?

Possiamo affermare con certezza: quando disattende le parole di Cristo.

Cristo chiamò Pietro “satana”

 

abbiamo avuto Papi e Pontefici traditori della Fede, in diversi modi e misura; e se anche questa ricostruzione fosse falsata, nulla ci autorizza comunque a prescindere da quello che il CVI volle fissare come norma e regola: il Papa è infallibilmente assistito soltanto nei casi e circostanze ivi previste. Fuori da queste ipotesi? Quello che afferma il Papa è carta straccia? assolutamente no! ma Non ha la capacità ed il potere di vincolare infallibilmente il fedele, soprattutto ove palesemente contraddica un insegnamento consolidato.
Cristo apostrofò Pietro come satana, proprio”due righe” dopo averlo investito (non è un caso,ma Provvidenza per i nostri tempi!!), per il semplice fatto che egli “pensava secondo gli uomini e non secondo Dio“; contraddire la Chiesa in una verità già nota ed acclarata è come contraddire Gesù!!!

L’insegnamento falso, contrario ad un insegnamento sicuro, benchè sostenuto dal Papa, va pertanto evangelicamente rifiutato come impartito da satana. Dal momento che la Fede cattolica si fonda sulla ragione, in essa trova applicazione il principio di non contraddizione: esemplificativamente, non si può credere all’ecumenismo come cosa buona, se esso è stato in passato bollato a fuoco dal solenne Magistero Pontificio.

Riassumendo: il Papa è infallibile quando usa di tale infallibilità e non sempre! Qualora la usasse(cosa mai avvenuta dopo il CVII, proprio per l’allergia definitoria del modernismo!!)  su questione già definite ,sarebbe tamquam non esset ! il Papa non può dire “Dio è quattro”, anche nella più solenne delle sue dichiarazioni! sarebbe al di là del suo potere, così come spiegato ed infallibilmente insegnato nel CVI.

Torniamo ai dubia.

Posso io fedele pretendere che il Papa prenda posizione su una questione tanto seria e delicata: comunicarsi in peccato mortale?!  al punto da vanificare l’efficacia di tre sacramenti insieme? matrimonio, s.Eucaristia e confessione?

La risposta non può che essere affermativa.

Noi semplici fedeli abbiamo il dovere di obbedire a Cristo attraverso la Chiesa, avendo al contempo il diritto di conoscere cosa davvero insegni la Chiesa!

…ma al riguardo GPII aveva già magistralmente chiarito tutto.   L’unione con Cristo, pur essendo sempre possibile anche nelle situazioni più disparate, passa per la continenza.

 

 

In una parola: misericordia si!, ma senza mai mischiare diavolo con acqua santa,  e a chi oppone che questo è troppo lontano dalla realtà concreta delle persone e delle loro drammatiche esistenze, si deve rispondere che la Grazia può tutto ed arriva ovunque e pensare che Dio abbandoni è un grave atto di sfiducia in Dio e nella sua Parola!! si ha sempre la forza di seguire i comandamenti,  per chi vuole.

Del resto, l’attuale traduzione italiana del Pater della CEI tradisce questa orribile eresia : non ci abbandonare alla tentazione… Biblisti ignoranti della S.Scrittura e del greco! pur di accomodare la divina Parola alla loro rachitica visione tradiscono il Testo sacro, facendogli dire quel che non afferma! Eiserchomai significa indurre, entrare dentro.   Non sanno nulla di dialogo con la tentazione, dialogo vietato!, la cui punizione è l’induzione (Eva insegna!),loro che del dialogo sono fautori in tutto.

 

Del resto l’inaccettabile e vergognoso silenzio del Papa (mi perdoni Santità!! di esso a Dio risponderà di certo!)..basta un si oppure un no!, è in realtà rotto dalla prassi: vescovi che sospendono a divinis i sacerdoti non sacrileghi!.

 

L’Avvenire che smonta e banalizza e dubia…

ora il Papa deve parlare!!! deve dire: no.  Attenzione: potrebbe dire anche “si”! ciechi e tardi di cuore!

la Chiesa ha sbagliato per 2000 anni? bene! lo dica; capiremmo davvero di chi è il vicario!!

 

Stefano Maria Chiari