Il Padrone ha paura: di Tarquinio e Cecilia Strada

I due pacifisti candidati nel PD hanno suscitato questo altolà del Padrone… su Linkiesta

Leggete e gustate: è la Voce del Padrone in purezza.

Altro colpo di genio del Pd, ora la linea su Ucraina e Israele è ignorare i suoi capilista

L’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio parla di pulizia etnica a Gaza. E, come la figlia del fondatore di Emergency, non voterà per nuovi aiuti militari all’Ucraina

Mario Lavia

Il Partito democratico ritiene che Israele stia conducendo una pulizia etnica? Non risulta. Non c’è nessuna presa di posizione ufficiale in questo senso. Però è quello che sostiene Marco Tarquinio, candidato numero quattro nella circoscrizione del Centro: «In Palestina non parlerei di genocidio, è una parola pesante che va usata a ragion veduta, ma Israele sta compiendo un’operazione di pulizia etnica. C’è una tendenza a svuotare un territorio da quelli che lo abitano, si chiama «domicidio», la distruzione sistematica delle case». Le parole sono importanti. «Pulizia etnica» era quella di Milosevic e Karadzic in Kosovo.

Piano piano, a sinistra il termine si sta adoperando con facilità a proposito di Israele, alimentando l’equiparazione indegna tra il paese ebraico e i nazisti. Nel “tarquinese”, infatti, «pulizia etnica» pare un modo gentile per non dire genocidio: ma da quelle parti siamo.

Allora sarebbe utile sapere perché nel Pd, se non si è d’accordo, nessuno dice niente. Già sentiamo la risposta: e che ci mettiamo a discutere in campagna elettorale? Sta bene, ma ci si renda conto che non dicendo niente si alimenta l’idea di una ambiguità, di una doppiezza, se non addirittura di una presa per i fondelli degli elettori che forse non hanno chiaro che votando Pd indirettamente aiutano anche l’ex direttore di Avvenire, finito ormai sulle posizioni dei (non molti) studenti che fanno casino nelle Università.
Dopodiché si può legittimamente passare sopra questa macroscopica contraddizione per qualche superiore bene del partito, ma la contraddizione resta e non la si può cancellare appellandosi al pluralismo delle candidature: c’è un limite oltre il quale il pluralismo diventa furbizia, e questo pare proprio il caso.

Lo stesso discorso vale per Cecilia Strada, capolista al Nord ovest, che ha già giurato (come il solito Tarquinio) che a Bruxelles non voterà per nuovi aiuti militari all’Ucraina. Nemmeno questa è la posizione ufficiale del Pd. Si parte dunque con i dissensi già incorporati e con la doppiezza come tattica elettorale.

Meno grave, ma altrettanto sconcertante, è quanto sta avvenendo nel rush finale della composizione delle liste proprio al Nord ovest, dove Patrizia Toia, già quattro legislature (vent’anni) a Bruxelles, ha ottenuto l’ennesima deroga dal partito e dunque sarà ancora in lista.

La Direzione, da remoto, ha ratificato ieri sera la deroga proposta dalla segretaria del rinnovamento, giacché Elly Schlein non ha saputo opporsi alle pressioni di Confindustria e dei cattolici del Pd in favore di Toia, ex popolare e apprezzata europarlamentare, persona molto competente che in questi anni ha padroneggiato diversi dossier. Dopo tanti anni avrebbe però potuto favorire lei stessa un ricambio, magari a favore di altri deputati altrettanto rilevanti a Bruxelles, se non di più. In assenza di questa generosità, la giovane leader poteva alzare il ditino e chiederle per favore di fare un passo indietro, dopo vent’anni. E invece no.

Se qualcuno è di sinistra, voti Tarquinio e la Strada

Chi è questo Lavia?

“Sinistra per Israele” – i Padroni del Discorso che proteggono il genocidio dall’area della “sinistra”