British Medical Journal: “Sulla transizione di genere mancano studi serii!”

Ecco cosa scrive il caporedattore del prestigioso BMJ:

  • degli oltre 100 studi che hanno esaminato il ruolo dei bloccanti della pubertà e del trattamento ormonale per la transizione di genere, solo due erano di qualità passabile;
  • l’asticella metodologica per gli studi di medicina di genere è stata fissata troppo in basso, generando risultati della ricerca difficili da interpretare;
  • offrire trattamenti senza un’adeguata comprensione dei benefici e dei danni non è etico.

Eppure questa base di prove inconcludente e inaccettabile è stata utilizzata per le linee guida cliniche influenti, come quelle della World Professional Association for Transgender Health (WPATH), a volta sono state inserite a cascata nello sviluppo di successive linee guida a livello internazionale.

Fonte: https://www.bmj.com/content/385/bmj.q837

E così, la più seria rivista di medicina della storia dice la verità che tutti sospettavamo: noi che mai, dall’asilo all’università e sul lavoro mai abbiamo incontrato una persona che accusasse  la disforia di genere, si identificasse in donna se uomo,o viceversa.

Un disturbo nuovissimo che porta alle atroci “terapie” di moda in USA, dal blocco della pubertà con i farmaci tumorali fino alle atroci operazioni chirurgiche  che amputano  organi sessuali maschili o ricavano false vagine..

E’ un disturbo, quindi, nato non dalla fisiologia-e patologia, ma dalla ideologia dominante.   Non a caso sono i genitori americani ricchi  e avanzati a “scoprire” il disturbo nei figlioletti,  che poi rafforzano e coltivano cominciano a vestire il maschietto da bambina e chiamandolo “Jane” in attesa che decida lui-lei quale genere(sesso)avere, nel frattempo gli si blocca pubertà col farmaco.

Basterà  il fondamentale articolo del BMJ a far cessare le atrocità terapeutiche del disturbo  inesistente?  Possiamo solo sperare. Ma non troppo…. ci sono profitti enormi  in gioco,e poi l’ideologia…