Tradizione, geopolitica ed atomica

di Luigi Copertino

Ora che Putin ha accusato l’Occidente di aver superato ogni limite ed ha minacciato l’uso dell’arma nucleare i nostri media si stracciano le vesti facendo finta di non comprendere il senso del discorso del Presidente della Federazione Russa, che è stato una replica alle analoghe minacce occidentali. Infatti è da mesi che qui in Occidente si va sbandierando l’opzione nucleare, senza che nessuno dei nostri giornalisti – salvo eccezioni – si sia stracciato le vesti. Quello che i nostri media hanno chiamato “il delirante discorso di Putin” altro non è che la risposta ai deliri di parte occidentale. Non è stata forse Liz Truss, la neo-premier inglese, ad affermare, appena nominata, di essere pronta ad usare l’atomica pur di abbattere la Russia? Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, non ammicca continuamente alla possibilità della guerra nucleare? Non è stato Joe Biden, appena eletto, ad insultare pubblicamente Putin e la Russia? L’indisponibilità dei nostri ridicoli commentatori a porgere l’orecchio anche alle voci deliranti provenienti da Occidente è pari alla loro disonestà intellettuale. I toni, sin dal 2014, è l’Occidente ad alzarli. Ricordiamoci della Nuland, durante gli eventi dell’Euromaidan, che mandava a “vaff…” l’Ue, tanto per ribadire che l’Europa, inesistente politicamente e militarmente, è solo una colonia degli Stati Uniti d’America. Comunque c’è poco da ridere. Washington e Bruxelles stanno tirando troppo la corda. Il progressismo liberal e l’eurocrazia monetarista e transumanista di Bruxelles ci stanno portando allo scontro frontale.

Nei conflitti geopolitici, spesso lo dimentichiamo, hanno il loro peso anche i fattori spirituali, filosofici, storico-culturali, identitari e persino religiosi. Non solo, dunque, interessi economici, strategie, rapporti di forza e posizionamenti militari. Sono convinto che una delle principali cause della completa assenza dell’Europa, nello scenario geopolitico globale, risieda nel fatto che le forze politiche europee latamente riconducibili all’area “sovranista”, ed ascritte alla famiglia conservatrice (senza alcuna distinzione tra nazional-conservatorismo e liberal-conservatorismo, due realtà assolutamente non sovrapponibili sotto un profilo filosofico-politico), come ad esempio Fratelli d’Italia, sono atlantiste e del tutto conquistate alla causa di un Occidente confuso con l’Europa per mancanza di conoscenze storiche adeguate (sarebbe il caso di ricordare ai nostri “sovranisti” la dottrina Monroe che dal XIX secolo ispira la politica estera statunitense).

Patriottismo, sovranismo, identitarismo, comunitarismo e radicamento nella Tradizione oggi albergano certamente più in Russia che in Occidente. L’ideologia liberale e liberal dell’Occidente è intessuta di globalismo, progressismo, nichilismo, deradicamento antropologico-sociale, egemonia del capitale finanziario e mercificazione della vita. L’Occidente devoto alle proprie radici sognato dai nostri conservatori, come Giorgia Meloni, non esiste. Anzi è proprio nel ramo anglosassone ed anglicano del conservatorismo europeo che sta l’origine della decadenza nichilista occidentale. Quel conservatorismo anglosassone è stato solo il primo decimo della febbre che sta uccidendo l’Europa ed è arrivata oggi a 40 gradi mentre mostra, tra un gay pride e l’altro, di voler superare anche tale punta massima.

L’illusione occidentalista dei nostri conservatori europei è evidente anche ai ciechi. Una Meloni, ad esempio, sembra non capire, o fa finta di non capire, che i nemici della Russia sono gli stessi che la attaccano ogni giorno da Bruxelles e dagli Stati Uniti, con la complicità dei nostri media schierati con il progressismo liberal (che ha conquistato anche gli stessi conservatori timidi quando si tratta di affermare i principi dell’etica naturale).

I russi non hanno alcun interesse a distruggere casa nostra. Vogliono che non siano i neocon ed i progressisti occidentali a distruggere la loro. La Nato ha progressivamente avvicinato i suoi missili al territorio russo contro i patti, sebbene soltanto verbali, stipulati al momento dello smantellamento del Patto di Varsavia. Nell’accerchiamento occidentale della Russia solo un cieco può non vedere l’intento americano di provocarne la destabilizzazione interna, come sempre usano fare gli Stati Uniti quando vogliono assoggettare una nazione. Il primo passo verso la guerra quindi lo ha fatto la Nato. La corresponsabilità di Putin inizia solo nel 2022 ed è una, comprensibile, corresponsabilità di reazione al fallo dell’avversario. Non ha iniziato lui. E d’altro canto, nell’invadere l’Ucraina, ha imitato ciò che la Nato aveva fatto in precedenza in Serbia e Kosovo, ed altrove. Eguale! Come si può opporre a Mosca l’intangibilità dei confini internazionalmente riconosciuti di uno Stato quando la Nato ha arbitrariamente staccato il Kosovo dalla Serbia, bombardando Belgrado e provocando migliaia di morti. Pur volendo stare alla più che discutibile narrazione occidentale della vicenda kosovara – la repressione di Belgrado sull’etnia separatista albanese come motivo dell’intervento Nato – come si può contestare a Putin la giustificazione della protezione delle popolazioni separatiste russe del Donbass dalla repressione di Kiev, per quanto possa essere, come analogamente nel caso occidentale nei Balcani, una copertura anche di altri interessi. L’Occidente non può ora condannare la Russia avendo praticato la stessa arbitraria politica, per mezzo di una guerra di aggressione, prima di essa.

I nostri media, esperti nella reductio ad hitlerum di qualsiasi statista che non si sottometta ai paradigmi occidentali, accusano Putin di aggressività, al momento solo verbale, verso l’Europa. In realtà, se si ascoltano attentamente i discorsi ufficiali del leader russo, egli non si è mai mostrato nemico dell’Europa ma soltanto delle oligarchie eurocratiche. Oligarchie che Putin sempre distingue dai popoli europei. Da europeo gli do ampie ragioni. Infatti è incomprensibile come ci si possa sentire, in quanto europei, solidali e dalla parte di quelle oligarchie. Le stesse che ogni giorno intervengono da Bruxelles ad ammonire i popoli quando essi non seguono le loro indicazioni e scelgono liberamente e democraticamente altrimenti.

Per rinfrescarci un po’ la memoria, nel link che segue un articolo “preveggente”, anno 2019, dell’amico Maurizio Blondet sui piani, elaborati dai neocon americani, per smembrare la Russia partendo dalla faglia ucraina. Giustamente Maurizio chiudeva il suo pezzo osservando che Mosca non sarebbe rimasta inerte di fronte a questa aggressione attuata attraverso rivoluzioni colorate. Oggi possiamo dire che così è stato. L’Occidente ha iniziato ad attuare il piano neocon ed è arrivata la guerra. È giunto il momento di pregare che l’élite occidentale rinsavisca e non forzi la situazione al punto tale da provocare la scintilla del passaggio all’arma nucleare. L’Ucraina può benissimo accettare una situazione, perlomeno di fatto se non di diritto, di indipendenza proclamata del Donbass, ed anche di una sua adesione alla Russia, come ha fatto la Serbia, costrettavi dalla Nato, con il Kosovo. Ma, certo, morire nel fuoco atomico per la vanagloria di un Zelensky e per le mire egemoniche americane su Kiev non è accettabile per nessuno.

https://www.maurizioblondet.it/per-la-russia-pronto-un-piano-kivunim/