Svizzera: iniziativa popolare a difesa della neutralità – di GIUSEPPE RUSCONI

www.rossoporpora.org – 22 febbraio 2023

Sulla stampa internazionale (anche italiana) si sono letti di recente articoli in cui si riferiva di un abbandono da parte della Svizzera della tradizionale politica di neutralità in relazione alla guerra in Ucraina. Giustificati? Per il momento ancora no, ma non mancano segnali inquietanti che hanno spinto la destra moderata del Paese a lanciare un’iniziativa popolare per l’inserimento nella Costituzione (al di là del cenno già presente) del concetto dettagliato di neutralità permanente.

De facto è dalla sconfitta di Marignano del 1515 (‘battaglia dei giganti’, 25-30 mila svizzeri e milanesi contro quasi 50mila francesi e veneziani guidati da Francesco I) che la Svizzera è neutrale. Una condizione confermata ufficialmente dalla Dieta federale nel 1674, concretamente abrogata dal 1798 al 1813 (invasione napoleonica), di nuovo riconosciuta (“neutralità perpetua”) e stavolta internazionalmente dal Congresso di Vienna nel 1815, codificata nel 1907 durante la Conferenza dell’Aja.

Se nel XVI, XVII e XVIII secolo la neutralità svizzera si fondava in primo luogo su motivi di coesione nazionale, nell’Otto e Novecento sono state prevalenti quelli di politica estera (sebbene per quanto riguarda la Prima e la Seconda Guerra mondiale le ragioni di politica interna siano state importanti), legate alla disponibilità alla mediazione (“buoni uffici”) e all’aiuto umanitario. La storia dimostra che non fu sempre una neutralità perfetta, soprattutto se si guarda a quanto successe durante la guerra 1939-45, quando il Governo elvetico – che pure aveva già accolto decine di migliaia di rifugiati – si piegò (de facto per costrizione, per preservare il Paese dall’invasione nazista) anche a compromessi dolorosi da cui derivarono vere e proprie tragedie umane per chi cercava la salvezza e fu respinto, mandato a morte al di là della frontiera (ricordate un drammatico film-verità del 1980 di Markus Imhof, “Das Boot ist voll“?… per gli spettatori ogni volta un pugno nello stomaco)

Da qualche tempo, in particolare dagli Anni Novanta (vedi anche il Rapporto governativo in materia del 1993), la neutralità svizzera – così com’era stata generalmente intesa per tanti secoli – è però stata messa in discussione sia all’interno (soprattutto da parte di alcuni politici ben appoggiati mediaticamente) che all’esterno del Paese (da parte anche di settori dell’opinione pubblica internazionale). Si legge a tale proposito a pagina 24 del Rapporto del Consiglio federale (Governo nazionale) del 26 ottobre 2022 intitolato “Chiarezza e orientamento nella politica di neutralità”: “Nel contesto internazionale attuale la percezione della neutralità svizzera è caratterizzata da una spaccatura geografica, allargatasi a seguito della guerra in Ucraina. In Asia, Medio Oriente, Africa e America latina, le opinioni non sono molto differenziate e la neutralità della Svizzera è percepita prevalentemente in modo positivo. (…) In Europa e nello spazio anglosassone, invece, il livello di comprensione per la neutralità svizzera si è ridotto, e la sua percezione è talvolta negativa”.

E’ così che sulla stampa internazionale (anche italiana), ad esempio, sono apparsi in tempi recenti titoli interrogativi riguardanti la neutralità elvetica, in seguito al sostanziale, progressivo allineamento’ del Consiglio federale (‘pungolato’ dal controverso Ignazio Cassis, ministro degli esteri) alle sanzioni economiche contro la Russia decretate dall’Unione europea. Titoli interrogativi certo esagerati, ma non proprio peregrini, sebbene l’adesione quasi totale della Svizzera a sanzioni economiche contro un Paese belligerante non sia una novità (vedi ad esempio la condivisione delle sanzioni Ue contro la Jugoslavia (guerra del Kossovo nel 1998-99) o contro l’Iran (nel 2011). La novità è però data da un contesto geopolitico continentale europeo profondamente mutato (e peggiorato) rispetto a quei tempi: di conseguenza la decisione elvetica di associarsi a sanzioni acquisisce un peso politico maggiore, con potenziali conseguenze rilevanti non solo politicamente su piano internazionale, ma anche di tipo economico all’interno del Paese.

NEUTRALITA’ IN DISCUSSIONE: FUGHE IN AVANTI ?

Che la neutralità svizzera sia un tema di dibattito all’interno del Paese è emerso – nel contesto della guerra in Ucraina – anche in occasione del diniego del Governo alla riesportazione verso Kiev di materiale bellico venduto a Paesi terzi (Germania, Danimarca, Spagna): in ogni caso il Consiglio federale non poteva che rifiutare la richiesta dei tre Stati, dato che è tutt’ora in vigore la legge del 1984 sull’esportazione di materiale bellico, con il divieto di operazioni del genere.

Neutralità confermata in quest’ultimo caso? Sembrerebbe di sì, ma forse solo temporaneamente, poiché – guarda guarda – a fine gennaio 2023 la Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale (Camera dei deputati) ha deciso con 14 voti contro 11 (destra moderata dell’Unione democratica di centro/Udc e alcuni verdi) di raccomandare al plenum di votare una modifica dell’art. 18 della citata legge del 1984, così da autorizzare in certi casi la riesportazione di materiale bellico verso l’Ucraina. La decisione è stata ribadita il 21 febbraio con 13 sì e 12 no. Il 3 febbraio 2023 anche l’omonima commissione del Consiglio degli Stati (Senato) ha chiesto la modifica dello stesso articolo, non nel senso voluto dalla commissione gemella del Consiglio nazionale, ma per introdurre comunque un limite temporale alla non riesportazione. Possiamo aggiungere che è di pochi giorni fa la valutazione negativa di un gruppo di lavoro interno all’amministrazione federale sull’eventuale confisca dei beni di “oligarchi russi” (“sarebbe contrario alla legge e alla Costituzione“): ciò significa però che l’opzione è stata considerata meritevole di approfondimento (su insistenza sempre del ministro degli esteri).

Insomma il ‘movimento’ attorno al concetto di ‘neutralità’ non manca. Ce n’è a sufficienza per mettere in allarme chi è convinto della necessità per la Svizzera di una neutralità permanente quale strumento di indipendenza nazionale e nel contempo di pacificazione internazionale e aiuto umanitario. Come fare per ‘mettere’ al sicuro la neutralità e impedirne la manomissione da parte di politici più interessati a compiacere l’Unione europea, la Nato, il Forum di Davos (in quella sede Ignazio Cassis ha coniato l’espressione “neutralità cooperativa”…), l’immancabile ‘filantropo’ George Soros.

IATIVA POPOLARE, PROMOSSA IN PARTICOLARE DALLA DESTRA MODERATA DELL’UDC,  PER LA ‘SALVAGUARDIA DELLA NEUTRALITA’ SVIZZERA’. E RISPUNTA CHRISTOPH BLOCHER.

Come fare? Ad esempio cercando di inserire il concetto dettagliato di neutralità nella Costituzione. Direte voi… ma come…nella Costituzione elvetica non si parla già di neutralità? Sì, ma solo – un po’ di striscio – all’articolo 173 (tra i “compiti e attribuzioni dell’Assemblea federale”) capoverso 1, lettera a:  L’Assemblea federale ha inoltre i compiti e le attribuzioni seguenti: a. prende provvedimenti a tutela della sicurezza esterna, dell’indipendenza e della neutralità della Svizzera; (…)

Considerato l’atteggiamento ondivago e assai inquietante per il futuro in materia di Ucraina del Consiglio federale (la cui maggioranza si è fin qui dimostrata assai sensibile agli argomenti portati dal ministro degli esteri Cassis) – un atteggiamento considerato da non pochi acquiescente alle pretese di Stati Uniti, Unione europea e Nato – è sembrato opportuno alla destra moderata reagire concretamente sul piano politico-istituzionale. E’ così che il 15 ottobre 2022 tre associazioni critiche dell’UE (capeggiate dall’Azione per una Svizzera indipendente e neutrale) si sono fuse in “Pro Svizzera”.

Ancora una volta anima della resistenza al politicamente corretto è stato uno dei protagonisti della scena politica elvetica degli ultimi trent’anni: Christoph Blocher, il politico e imprenditore che ha portato l’Unione democratica di Centro a diventare- e per distacco – il maggior partito nazionale. E’ certo che l’ottantaduenne Blocher non ha smarrito quella passione (l’abbiamo conosciuta e apprezzata negli anni in cui eravamo a Berna) con cui nel voto del 6 dicembre 1992 convinse l’elettorato a rifiutare l’adesione della Svizzera allo Spazio economico europeo.  “Siamo di nuovo come trent’anni fa – ha detto recentemente ai membri di Pro Svizzera riuniti nella sala ‘storica’ zurighese dell’Albisgüetli – all’inizio di una lotta per l’indipendenza, la libertà, la sicurezza, la democrazia diretta, il federalismo e la neutralità permanente”.

Non stupisce allora che la neo-nata ‘Pro Svizzera’ abbia avviato già l’8 novembre 2022 la raccolta di firme a sostegno di un’iniziativa popolare costituzionale per la “Salvaguardia della neutralità svizzera”. Perché l’iniziativa riesca e possa poi essere esaminata dal Governo e dalle Camere, dovranno essere raccolte 100mila firme entro l’8 maggio 2024. Sempre che l’obiettivo sia centrato, toccherà poi al Parlamento stabilire se il testo rispetta “i principi di unità della forma e di unità della materia nonché le disposizioni cogenti del diritto internazionale” (il testo ha già in ogni caso passato l’esame preliminare da parte della Cancelleria federale). Se l’iniziativa sarà dichiarata valida, verrà sottoposta al voto del popolo e dei Cantoni, dopo che il Consiglio federale e le Camere si saranno pronunciati su di essa; per essere accettata dovrà ottenere la doppia maggioranza, sia del popolo che dei Cantoni.

Il comitato promotore dell’iniziativa per la “Salvaguardia della neutralità svizzera” è presieduto dal consigliere nazionale solettese udc Walter Wobmann, un veterano di importanti battaglie vittoriose, come quelle per il divieto di costruzione di nuovi minareti (29 novembre 2009, vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/svizzera/44-minareti-il-no-dei-cantoni-cattolici.html ) e per il divieto di burqua e niqab negli spazi pubblici, salvo quelli religiosi (7 marzo 2021, vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/svizzera/1003-svizzera-si-divieto-burqa-no-identita-elettronica.html ). Accanto a lui, oltre al presidente del gruppo parlamentare dell’Udc Thomas Aeschi, siedono altri colleghi, rappresentanti di svariate categorie professionali e due esponenti della Lega dei Ticinesi: il consigliere nazionale (e municipale di Lugano) Lorenzo Quadri e l’imprenditrice Antonella Bignasca Danzi. Un altro ticinese, l’udc Piero Marchesi (pure consigliere nazionale) è membro invece del consiglio direttivo di ‘Pro Svizzera’.

IL TESTO DELL’INIZIATIVA POPOLARE

Ecco il testo, già di per sé molto chiaro, dell’iniziativa:

La Costituzione federale è modificata come segue:

Art. 54a Neutralità svizzera

  1.  La Svizzera è neutrale. La sua neutralità è permanente e armata.
  2. La Svizzera non aderisce ad alleanze militari o difensive. È fatta salva una collaborazione con tali alleanze in caso di aggressione militare diretta contro la Svizzera o in caso di atti preparatori in vista di una simile aggressione.
  3. La Svizzera non partecipa a scontri militari tra Stati terzi e non adotta neanche misure coercitive non militari nei confronti di Stati belligeranti. Sono fatti salvi gli obblighi verso l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e i provvedimenti volti a impedire l’elusione delle misure coercitive non militari adottate da altri Stati.
  4. La Svizzera si avvale della propria neutralità permanente per prevenire e risolvere i conflitti e offre i propri buoni uffici in qualità di mediatrice.

Si noterà la lettera 3), in cui si rifiuta l’adozione di sanzioni anche ‘soltanto’ economiche ( non militari ) contro Stati belligeranti (a meno che tali sanzioni non siano adottate dall’ONU).

IN CORSO LA RACCOLTA DELLE 100MILA FIRME. CAMPAGNA CAPILLARE ALL’APERTO IN PRIMAVERA. LE CONSIDERAZIONI DI  WALTER WOBMANN E DI LORENZO QUADRI. UN SONDAGGIO DAI RISULTATI INATTESI

Per il momento non si hanno ancora dati consistenti riguardanti la raccolta delle firme. Come ci ha detto il presidente del Comitato Walter Wobmann, si attende l’arrivo della primavera per lanciare una campagna capillare in tutto il Paese con banchetti di raccolta all’aperto. Certo 100mila firme sono tante, ma è perlomeno lecito sognare che la quota possa essere raggiunta prima dei mesi estivi.

Torniamo a sud delle Alpi. Già nel discorso ai piedi del San Gottardo per la festa nazionale del Primo Agosto 2022 il consigliere di Stato (membro dell’esecutivo cantonale ticinese) Norman Gobbi, leghista, aveva preannunciato il lancio di un’iniziativa popolare a difesa della neutralità, evidenziando il suo dissenso dalla politica seguita dal Governo nazionale in materia di guerra in Ucraina: “Personalmente ritengo che i passi importanti compiuti dal nostro Consiglio federale in questo specifico quadro internazionale siano stati affrettati e pericolosamente in contrasto con il concetto elvetico di neutralità”.  (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/svizzera/1091-primo-agosto-svizzera-neutralita-saggezza.html ).

Veniamo allora al già citato consigliere nazionale ticinese e leghista Lorenzo Quadri (è anche caporedattore del settimanale politicamente scorretto Il Mattino della Domenica), che a tal proposito rileva: “La neutralità svizzera si è di molto indebolita in questi ultimi anni, specialmente con lo sviluppo della guerra in Ucraina. Come può la Svizzera ancora offrire i suoi buoni uffici per una possibile mediazione, se uno dei belligeranti – la Russia – la considera uno Stato ‘ostile’ ?  Continua Quadri: “La nostra credibilità come Paese neutrale è stata ed è messa in discussione ormai un po’ in tutto il mondo. Non siamo ancora al livello di ‘neutralità’ di certi Stati nordici – un’etichetta senza contenuto –  ma siamo già ben incamminati verso quel traguardo così masochistico. Questo in particolare grazie all’opera del ministro degli esteri Ignazio Cassis”.

L’esponente leghista attira poi la nostra attenzione sui risultati di un sondaggio promosso dal settimanale SonntagsBlick, condotto dall’istituto di ricerca Sotomo e pubblicizzato domenica 19 febbraio 2023. Dall’indagine, effettuata tra il 13 e il 16 febbraio, emerge che solo il 49% degli interpellati pensa che l’agire del Governo abbia rispettato il principio di neutralità. E’ questa indubbiamente una percentuale sorprendente per la sua modestia, considerata anche l’incessante propaganda mediatica mirante a evidenziare come sanzioni e neutralità siano pienamente conciliabili. Quadri ci segnala inoltre un dato ancora più inatteso. Se globalmente i convinti che il Governo federale abbia violato i principi della neutralità sono il 29% (gli altri sono incerti tra il sì e il no), tra i giovani dai 18 ai 35 anni la percentuale di chi la pensa in tal modo sale al 35%. Molto superiore al 22% degli ultracinquantacinquenni, forse in qualche modo ancora legati all’immagine dell’Unione sovietica come nemico dell’Occidente durante la Guerra fredda. Secondo il consigliere nazionale leghista il tema della neutralità è molto sentito anche nel Ticino, pure tra i giovani. Si può dunque sperare che il bottino di firme ticinesi sia consistente… sarebbe bello raggiungere quota diecimila…e ancora meglio se l’iniziativa riuscisse ben prima della scadenza del 2024: “Sarebbe in questo momento un segnale fondamentale, un avvertimento per il Consiglio federale e per tutti i favorevoli all’allentamento dei principi della neutralità svizzera. Perché Berna non potrebbe ignorare il successo in tempi sostanzialmente brevi dell’iniziativa popolare, trasformata così in una vera e propria spada di Damocle per chi intendesse fare passi ulteriori verso lo smantellamento de facto di uno strumento fondamentale per la missione della Confederazione nel mondo e per la sua stessa esistenza”. (per ulteriori informazioni sull’argomento vedi https://www.neutralitaet-ja.ch/iniziativa ).

www.neutralitaet-ja.ch/iniziativa