Presentazione del volume “GUERRA RUSSO UCRAINA” a Roma: guerra e mass media, aggiornamenti da Oriente

18 MARZO 2023

di Michele FIGURI

Riportiamo di seguito alcuni significativi passaggi della presentazione del libro “Guerra in Ucraina. Cause, conseguenze, retroscena”, che vede, tra i coautori dei vari saggi, anche gli storici Luciano Canfora e Franco Cardini, il reporter e giornalista Gian Micalessin, Gianandrea Gaiani (Direttore di Analisi Difesa), il Generale Fabio Mini e il diplomatico Alberto Bradanini, già ambasciatore a Pechino e Teheran.

L’incontro si è tenuto presso l’Istituto di Cultura e Lingua Russa di Roma, con intervento dei giornalisti Toni Capuozzo e Fiammetta Cucurnia (vedova di Giulietto Chiesa) e dell’editore Sandro Teti, moderati dal Direttore dell’Istituto, Prof. Carlo Fredduzzi.

Quest’ultimo, nel presentare gli ospiti, ha rammentato che:

  1. quando un libro (come verrebbe indicato quello oggetto della presentazione) non è proibito, significa che non è interessante”, quasi parafrasando l’adagio che pare appartenesse alla nota struttura del KGB denominata GLAVLIT (Glavnoe Upravlenie po Delam Literatury i Izdatelstv) o Direttorato Generale per la letterature e le pubblicazioni (1);
  2. nell’ultimo periodo, coloro che “amano la cultura russa” si sono sentiti e sono effettivamente stati “molto emarginati” a causa del conflitto in corso;
  3. la vita delle persone comuni, anche in Ucraina (diretta testimonianza di ucraini fuggiti da Čerkassy) è contraddistinta dalle sirene dell’allarme antiaereo e missilistico, che risuona fino a 5 o 6 volte al giorno. Il sistema di contrasto antimissile garantirebbe una certa sicurezza, tuttavia il подвал (seminterrato o cantina) è e rimane “senz’altro il miglior amico degli ucraini” in questa delicata fase.

Alla luce dell’attuale scenario, intendiamo qui riassumere alcune considerazioni e aggiornamenti forniti dai relatori, riferiti ai recenti sviluppi dei rapporti russo-ucraini, alle prospettive belliche e a quelle negoziali – queste ultime al momento non chiaramente percepibili –, e, infine, al fronte mediatico e informativo generale sul conflitto, che è stato tratteggiato dai relatori, non senza considerare la questione del mandato di arresto della Corte penale internazionale nei confronti del Presidente russo Vladimir Vladimirovic Putin.

_______________________________ _______________________________________

SANDRO TETI – Editore, politologo, giornalista ed esperto di relazioni internazionali

In premessa, l’editore ha segnalato che, sebbene un collaboratore della nota rivista “Internazionale” lo abbia inizialmente contattato per l’interesse suscitato dalla pubblicazione del volume dedicato al conflitto russo-ucraino. Tuttavia, poco dopo, la testata ha sbarrato la porta a qualsiasi recensione del libro, attuando di fatto, e non sarebbe l’unico caso, una sorta di censura. In concreto, l’opera non avrebbe suscitato simpatie né tantomeno sollecite recensioni.

Quanto agli atti criminali avvenuti sullo scenario di guerra, l’editore ha rimarcato che da mesi sono in corso indagini sui crimini di guerra perpetrati dagli ucraini nelle zone del Donbass (Donetsk e Lugansk, già al centro di scontri fin dal 2014) mentre i russi, di fronte alle accuse di crimini di guerra mosse nei loro confronti dall’Occidente, anche stando a quanto raccolto durante sue recenti visite a Mosca, manterrebbero una sorta di ironico distacco, riassumibile in “Da quale pulpito vien la predica…”.

Commentando poi la recente azione della Corte Penale Internazionale nei confronti di VVP, ripresa con grande enfasi dagli organi di stampa nostrani, l’editore ha precisato che il Tribunale Penale Internazionale ha preso le mosse a Roma nel lontano 1988 e molti Paesi non vi aderirono, aggiungendo che non tutti sanno che nell’Agosto 2002, mentre erano sempre più impegnati nello scenario orientale, gli USA emanarono il c.d. “Hague Invasion Act”, con nome tecnico specifico “American Service-Members’ Protection Act”. Per effetto di questo provvedimento a proiezione extra-territoriale, il Presidente USA ha il potere teorico di disporre il ricorso alla forza militare per tutelare e liberare il personale statunitense che sia detenuto dalla Corte Penale Internazionale, anche mediante un autentico blitz manu militari in tali luoghi (2).

Poiché il fronte di scontro è sempre composito e riguarda sempre anche quello dell’informazione – nel ripercorrere gli eventi del conflitto, qualche specifico episodio nonché le “manifestazioni mediatiche” che lo hanno accompagnato – Sandro Teti ha offerto una lettura realistica e ispirata a chiavi interpretative che superano, come d’obbligo in scenari bellici e complessi, lo scontato semplicismo e l’apparenza propri del mainstream, evidenziando che:

  1. i crimini di Bucha, attribuiti ai russi sono stati denunciati all’inizio di Aprile 2022 (3), vale a dire all’indomani dell’avvio di fruttuose trattative in Turchia tenutesi ad alto livello, il 10 Marzo, con colloquio ad Antalya tra i due Ministri degli Esteri Lavrov e Kuleba (4) e seguite da ulteriori round di colloquio tra le due delegazioni nei giorni 28-30 Marzo (5);
  2. sempre con riferimento ai citati crimini, occorre considerare che a circa 15 km da Bucha, nell’Ucraina settentrionale, si trovava un presidio della Croce Rossa Internazionale che tuttavia non sarebbe stato attivato né intervenuto in sopralluoghi o rilievi sui luoghi interessati dai crimini di guerra denunciati (6);
  3. nel I semestre 2022 il Presidente Zelensky, a seguito della scarsità di truppe e volontari, ha disposto la scarcerazione dei detenuti con esperienza militare per inviarli al fronte (7) e notizie di reclutamenti coatti giungono da Odessa;
  4. nel II semestre 2022 è intervenuto anche un decreto del Presidente ucraino Zelensky dal chiaro significato: non è possibile trattare con i russi fino a quando il Presidente della Federazione rimarrà Vladimir Putin (8);
  5. secondo alcune stime vi sarebbero ora in Russia circa 1,5 milioni di profughi ucraini, ma anche circa 1,2 milioni di persone che, collocate al di qua o al di là del fronte, “sognano un passaporto russo”;
  6. le cifre “ufficiali” dei civili morti in Ucraina ammonterebbero a circa 6.000 vittime. Senza chiaramente voler confutare le azioni russe e i lanci missilistici, secondo Teti sarebbe inoltre surreale ricevere talvolta dei resoconti (“Siamo sotto i bombardamenti”) da parte reporter o i testimoni oculari a Kiev i quali sarebbero stati intenti a parlare sul divano all’interno di abitazioni regolarmente provviste di luce e riscaldamento;
  7. una considerazione specifica deve rivolgersi, secondo Teti, alle discutibili scelte di celebrazione storico-ideologica fatte dal Presidente Zelensky, israelita definito “antisemita” dal relatore: Zelensky ha inteso valorizzare – alla stregua di autentici patres patriae – talune controverse figure nazionaliste della storia ucraina del XX secolo.

Tra queste, l’editore ha posto l’accento su Symon Petljura: si tratta di un politico ucraino in esilio a Parigi quale capo della Repubblica Popolare Ucraina (9), che fu ucciso nel 1926 per mano dell’ebreo anarchico Sholom Schwartzbard, il quale lo riconobbe e lo raggiunse con diversi colpì di pistola.

L’uomo, infatti, intendeva vendicare la morte di alcuni familiari uccisi in un pogrom verificatosi in Ucraina nel 1919 e da attribuirsi a formazioni facenti capo a Petljura. Arrestato dalle Autorità parigine, Schwartzbard, fu al centro di un processo ricco di colpi di scena: a riprova delle atrocità commesse da Petljura intervennero testimoni da Bessarabia e Buchovina (10) e l’imputato Schwartzbard fu anche aiutato finanziariamente grazie a raccolte fondi per sostenerne la difesa legale, promosse dalla comunità locale e dall’intellighenzia parigina. Al termine del processo finì assolto.

Teti ha poi brevemente commentato l’approccio informativo sulla questione russo-ucraina, che risente di una generale “ipocrisia” che, ha ricordato, non vedrebbe queste sue prime manifestazioni nel solo scenario del Donbass e della Crimea (11).

Ha poi ricordato:

  1. il caso del corrispondente TG2 RAI a Mosca, Marc Innaro, trasferito dalla Russia al Cairo da Luglio 2022 per decisione di Viale Mazzini, in quanto avrebbe fornito ricostruzioni dei fatti non gradite in chiave filorussa (12), tanto che la “sua testa” sarebbe stata richiesta da un preciso schieramento politico italiano;
  2. il fatto che Putin avrebbe recentemente “indispettito” la Chiesa ortodossa, per effetto di un suo provvedimento teso a consentire forme libere di “teatro e cinema indipendenti”. In generale, in Russia “lasciano esprimere liberamente” e questa circostanza riceve poco o nessun risalto in Occidente. A fronte dei provvedimenti presi in Europa nei confronti di Sputnik e Russia Today, la BBC trasmette ancora in Russia, dove la popolazione ascolta la radio ucraina, conosce le nostre opinioni e viene anche raggiunta dai media occidentali, tra cui le TV americane in lingua russa che hanno 2 importanti sedi a Washington e Praga (13).

TONI CAPUOZZO – Giornalista, scrittore, inviato di guerra, già Vice Direttore del TG5

Autore di uno dei saggi del volume dal titolo “La macchina del consenso”, ha anzitutto sottolineato preliminarmente due aspetti focali che offrono spunti di riflessione:

  1. come il mandato di cattura della Corte Penale Internazionale costituisca, in questa fase un “cavallo di frisia su ogni sentiero negoziale”;
  2. come normalmente, i processi per crimini di guerra riferibili ai conflitti del XX secolo si siano tenuti al termine delle guerre e mai ad operazioni belliche in corso: effettivamente, ciò segna un unicum dal particolare significato e può determinare, anzi a detta di Capuozzo determinerà, un serio pregiudizio sulle prospettive di una possibile trattativa;

Ha poi provocatoriamente affermato che “Zelensky ha bisogno di una sconfitta a Bakhmut”, spiegando poi che ciò rafforzerebbe la volontà di resistenza e darebbe sostegno alla posizione di resistenza a oltranza dell’Occidente che “non può permettersi di perdere”. Tutto questo dipenderebbe anche dai concomitanti tentativi di Cina e Vaticano verso un nuovo tavolo negoziale tra le parti. Sul ruolo di Pechino e sulla volontà generale di una risoluzione “diplomatica” del conflitto, ha concluso che, specie per la Superpotenza USA, “mai Pechino potrà essere messaggero o protagonista di pace” nell’attuale scenario.

Inoltre, si è soffermato sulla portata epocale del conflitto e rimarcando l’inammissibilità di una sconfitta per l’Ucraina e per il fronte occidentale, con alcuni sintetici pensieri:

  1. una sconfitta in Ucraina non sarebbe come una in Somalia o in Afghanistan”, ha affermato, aggiungendo che “il conflitto sta snaturando l’Europa, che già non stava benissimo”. Secondo gli intendimenti degli attuali vertici occidentali “non si ha via d’uscita se non la vittoria”.
  2. il “motore dell’UE su questo fronte sarebbero la Polonia e gli Stati Baltici”, che “guardano a Washington assai più che a Bruxelles”;
  3. guardando alle cose di casa nostra e alla precedente vicenda della guerra alla Serbia (1999), bisogna notare che il governo più propenso alla linea bellicista fu quello presieduto dall’ex-comunista D’Alema. Anche oggi il governo è assolutamente allineato sulla linea dell’Alleanza Atlantica e, in un’analisi storica, è ormai evidente che l’Italia è stata in grado di “esercitare i propri interessi” e assumere “talvolta un ruolo terzo” in occasione di governi democristiani o socialisti”.

In questo momento, nel quale non è semplice nutrire ottimismi, il rischio di “snaturarsi” e vedersi “trascinare nel conflitto” riguarda anche l’Italia (14).

FIAMMETTA CUCURNIA – Giornalista e scrittrice

La giornalista ha osservato anzitutto che “siamo molto vicini a un punto di non ritorno” e che con la decisione del mandato internazionale di arresto il messaggio è “non si tratta”. Concordando con Toni Capuozzo, ha così proseguito:

  1. Perché questo? Perché questa è una guerra di vita o di morte per gli Stati Uniti: assistiamo ai sussulti di un impero” e occorre tener presente che “le fasi di caduta di un impero durano tanto. La stessa Unione Sovietica sembrò sfaldarsi in un giorno, eppure 2 mesi prima nessuno immaginava tale esito. Oggi portiamo ancora le ferite di quel collasso”. E ancora “Questa è la fine della globalizzazione”;
  2. prima dell’inizio della guerra, circolavano anche notizie di testate come La Stampa o The Guardian” nelle quali si faceva cenno a movimenti di ispirazione neonazista sempre più attivi in Ucraina, criticandone l’operato. Dopo il 2014 questi aspetti sono passati rapidamente in secondo piano;
  3. la narrazione mediatica sul conflitto che ci raggiunge nelle nostre case risentirebbe di una sorta di peculiare misperception: si offre infatti una ricorrente raffigurazione di Putin come “pazzo”, “sanguinario” o “macellaio” e questo risentirebbe di una narrazione infedele.

Ma, ha aggiunto Cucurnia, “il ragionamento non quadra”, in quanto, secondo logica, ciò dovrebbe costituire motivo di preoccupazione e, anzi, il più grande rischio dell’attuale scenario: se un leader di Potenza nucleare fosse realmente fuori di sé (15), disponendo di testate atomiche, non vi sarebbe da “preoccuparsi” del fatto che possa “farne uso” immediato e sconsiderato?;

  1. l’opinione pubblica europea, stando anche ad alcune recenti rilevazioni, nutrirebbe sentimenti contrari alla guerra, in particolare in Italia, Grecia e Romania. Con un interrogativo che somiglia a quello, assai più noto alle cronache italiane, dell’inviata RAI a New York Giovanna Botteri in occasione della vittoria trumpiana del 2017 (16), la Cucurnia si domanda retoricamente, da ben altro osservatorio: “Com’è possibile che con tutta la propaganda a senso unico sul conflitto l’opinione pubblica si collochi su posizioni contrarie al conflitto?”.

Venendo agli aspetti mediatici accennati dagli altri relatori, la Cucurnia ha condiviso le seguenti riflessioni:

  1. la vicenda dell’inviato RAI Marc Innaro, trasferito da Mosca al Cairo induce a considerazioni anche provocatorie del tipo: “A Mosca devono starci i giornalisti giusti”, ma altri giornalisti italiani in Donbass si sarebbero visti limitare nei movimenti o anche ritirare “accrediti” dalle Autorità ucraina. “Loro sapevano” aggiunge Cucurnia e “sapere è un disvalore”. Da rimarcare, tra l’altro, come lo stesso Innaro sarebbe stato inserito negli elenchi di persone “nemiche” da parte di Kiev (17), più precisamente del Myrotvorets, sito internet vicino all’intelligence e al Ministero dell’Interno di Kiev che pubblica informazioni personali sui nemici dell’Ucraina (18), mentre altri giornalisti, come l’inviata TG1 RAI Stefania Battistini, risultano decorati dalle Autorità ucraine (19);
  2. le provocazioni riferite alla figura di Putin, come il mandato di arresto e l’attribuirgli la deportazione di bambini – oltre a ben chiari effetti di carattere “strategico” sul piano diplomatico delle relazioni internazionali (“Si tratta di una pietra tombale sui negoziati”) – servirebbero ad agire su “un’opinione pubblica recalcitrante”, riecheggiando l’antica convinzione che “i russi mangino i bambini” (20);
  3. le scuole russe hanno ricevuto direttive precise di favorire l’inserimento dei bambini provenienti dal Donbass, peraltro risulterebbe che il potere di Kiev abbia agevolato l’uscita e che milioni di ucraini siano riparati in Russia;

Infine, anche in risposta alle domande del pubblico e agli interrogativi sull’evoluzione del conflitto e gli effetti per l’Italia, la Cucurnia, oltre a ricordare ed elogiare per i contenuti toccanti il film ucrainoReflection” – presentato a Venezia nel 2021 (21) e dedicato alle tragiche vicende di russi e ucraini in Donbass e agli effetti del conflitto sulla gente comune – ha riportato al pubblico presente un aneddoto legato alla visita del Ministro Di Maio al Cremlino, in occasione di un importante ricevimento che vedeva anche la partecipazione di personalità russe e veterani.

Durante la serata, uno di questi veterani avrebbe inavvertitamente domandato all’ex-Ministro degli esteri di passargli un bicchiere per un brindisi e una volta informato dai presenti del rango dell’ospite italiano avrebbe commentato, riporta Cucurnia, in questo modo: “Mio Dio, ma che cosa è successo all’Italia?”.

____________________________________ ___________________________________ 

Petljura, militare, giornalista e politico, dopo un golpe nel 1919 fu a capo del Direttorato della Repubblica (Popolare) Nazionale dell’Ucraina. Durante il periodo dell’indipendenza dalla Russia, sostenne la cultura ucraina con varie iniziative e strinse accordi con il nazionalista polacco Piłsudski in chiave antirussa, combattendo i bolscevichi nella guerra russo-polacca. Fu anche Gran Maestro della Gran Loggia Ucraina, ricostituita nel 1919, ma con l’affermarsi dei bolscevichi russi, si trasferì dapprima a Varsavia e poi a Parigi nel 1924.

Quel periodo della storia ucraina ci appare caratterizzato dalla violenta coesistenza di formazioni di varia ispirazione, capeggiate da signori della guerra dalle diverse ideologie e da gruppi d’interesse in conflitto tra loro: secondo le ricostruzioni storiche, i kuren cosacchi agli ordini di Petljura – nella fase di estromissione e allontanamento da Kiev per mano dei bolscevichi – avrebbero terrorizzato la popolazione con migliaia di uccisioni, violenze e rapine che colpirono in particolare gli ebrei, gli ex ufficiali zaristi e gli studenti. La vicenda dell’assassinio compiuto da Sholom Schwartzbard, considerato un eroe ebreo, ha contorni spionistici-romanzeschi, in quanto “il vendicatore”, seguito dai Servizi francesi fin dal suo arrivo a Parigi, avrebbe riconosciuto Petljura servendosi di una fotografia pubblicata nell’Enciclopedia Larousse che ritraeva Petljura insieme al polacco Józef Piłsudski.

https://www.affaritaliani.it/amp/mediatech/ucraina-guerra-nato-ha-piu-colpe-della-russia-ira-su-corrispondente-rai-782876.html

Marc Innaro risulta poi al centro di polemiche politiche, anche ad opera di esponenti PD, per alcune posizioni e dichiarazioni ritenuti filo-russi, tanto da suscitare una presa di posizione anche del Direttore Sangiuliano (oggi Ministro della Cultura)

https://www.rainews.it/rubriche/tg2post/video/2022/02/TG2-Post-del-26022022-7eef394f-c962-4ca8-9207-5cc7d6b76da4.html

Di seguito alcune dichiarazioni di Innaro ad Adnkronos quando ancora si trovava a Mosca:

I russi conoscono molto di più di noi rispetto a ciò che noi conosciamo di loro. Vedono i canali europei, sono molto più informati, questo per loro è un grandissimo vantaggio, ed è per noi un grandissimo problema. Noi scontiamo un gravissimo deficit, culturale, storico, linguistico, nei loro confronti, così come lo scontiamo nei confronti dei cinesi. Pertanto, quand’anche fossero considerati dei nemici, vanno conosciuti, proprio perché se lo sono non puoi ignorarli…”. In Occidente sono stati chiusi una serie di canali russi, Russia Today, Sputnik, Russia 24, quindi se tu vuoi vedere quello che quantomeno vogliono farti vedere, non puoi più vederlo – dice Innaro- Qui invece vedi tutto quello che vuoi, i canali europei vengono visti, chiaramente nella lingua dei paesi che le mandano in onda”.

https://www.adnkronos.com/ucraina-marc-innaro-vantaggio-russi-e-che-sanno-di-noi-piu-di-quanto-noi-sappiamo-di-loro_4qEH3oLO1xWzEipXjxSkO6/amp.html

  • Tra queste il canale Current Time, che conta 100 giornalisti in giro per il mondo e si avvale delle sue sedi di Washington D.C. e Praga

https://www.ilpost.it/2017/06/20/current-time-televisione-propaganda-russia/

  • Nel corso del convegno romano è stato ricordato che uno degli autori, l’ex-diplomatico Bradanini, alla domanda sullo status di “colonia” dell’Italia avrebbe specificato, peraltro al pari d’altri, che trattasi più propriamente di un “protettorato”, con margine di gestione di questioni interne, ma sempre nel quadro dei più ampi legami e alleanze internazionali.

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-alberto_bradanini__iran_il_futuro_del_grande_medio_oriente_e_il_ruolo_delle_potenze/5694_48264/

  • In chiave opposta

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/12/09/putin-loccidente-fomenta-intenzionalmente-il-caos-mondiale_1653db9b-9f8c-451a-9878-2ca7c3227cdd.html

  • Tra le personalità italiane decorate con differenti onorificenze ucraine figurano: Maurizio Molinari, il sindaco di Firenze Dario Nardella, i Ministri Adolfo Urso (sposato con la cittadina ucraina Olga Sokhnenko) e Lorenzo Guerini. Tra queste anche l’inviata Stefania Battistini, che ha ricevuto, ci informa Rainews, l’Ordine della Principessa Olga, III grado, lo stesso già consegnato da Zelensky anche alla speaker della Camera USA, Nancy Pelosi.

https://www.rainews.it/articoli/2022/11/tweet-vadym-vietrov-su-riconoscimento-a-tg1-b4e493d9-1199-4199-8d84-18725712203b.html

  • Così l’inviato del TG3 RAI Nico Piro: “Marc Innaro schedato sul sito ucraino Myrotvorets come “partecipante all’operazione speciale russa

https://www.silenziefalsita.it/2023/03/15/la-denuncia-di-nico-piro-marc-innaro-schedato-sul-sito-ucraino-myrotvorets-come-partecipante-alloperazione-speciale-russa/

  • Myrotvorets, (Миротворець), letteralmente “Il Pacificatore” o “Custode della pace”, è un sito web ucraino gestito dal Centro Myrotvorets con sede a Kiev. In home page campeggiano anche le voci “Non-government Center for Research of Signs of Crimes against the National Security of Ukraine, Peace, Humanity, and the International Law” e i riferimenti geografici “Langley, VA, USA” e “Warszawa, Polska”.

ikipedia ci informa (https://it.wikipedia.org/wiki/Myrotvorets) che – nonostante dichiari di essere organizzazione indipendente e non filo-governativa – il sito potrebbe essere connesso al Servizio di sicurezza dell’Ucraina (SBU) e riporta informazioni personali su coloro che sono considerati “nemici dell’Ucraina”, o su persone le “cui azioni mostrano segni di attività criminale contro la sicurezza nazionale dell’Ucraina, la pace, la sicurezza umana e la legislazione internazionale”.

https://myrotvorets.center/

  • Sull’approccio mediatico di taluni inviati e delle redazioni di casa nostra:

https://www.italiaoggi.it/news/trump-lo-sconfitto-ha-vinto-botteri-non-riesce-a-capire-perche-gli-americani-non-le-abbiano-dato-retta-2130434

Riportiamo quanto affermato da Giovanna Botteri nel Novembre 2016 dopo ‘l’inattesa’ e sgradita vittoria elettorale di Trump su Hillary Clinton: “Che cosa succederà a noi giornalisti? Non si è mai vista come in queste elezioni una stampa così compatta e unita contro un candidato… che cosa succederà ora che la stampa non ha più forza e peso nella società americana?”.

https://www.ilgiornale.it/news/politica/faziosa-spese-degli-italiani-botteri-leader-anti-trump-1358066.html

  • Lo scenario di confronto mediatico in parallelo ai conflitti sul campo connota tutte le guerre, dal passato e in misura crescente quelle attuali. Il detto tedesco in materia, sorto probabilmente già nel XIX o XX secolo, recitava “Kommt der Krieg ins Land, dann gibt’s Lügen wie Sand” (Giunge la guerra nelle contrade, seguono come sabbia le bugie). Sul punto, alcuni rammentano che a Riga sorge il NATO Strategic Communications Centre of Excellence. https://stratcomcoe.org/
  • https://www.mymovies.it/film/2021/refelection/