OK. COMINCIA A DIVENTARE SOSPETTO

Uriel Crua

Uno dei tratti distintivi dell’informazione mainstream da quando è iniziato il conflitto in Ucraina è rappresentato dall’utilizzo di fotogrammi e filmati e suoni pescati “distrattamente” dal repertorio dei videogame e della cinematografia hollywoodiana.

Se inizialmente queste “sbadataggini” potevano essere comprensibili sia in quanto distrazioni del montatore di turno che non sapeva come riempire i servizi, sia in quanto precisa volontà mistificatrice da parte dei sedicenti professionisti dell’informazione, oggi ho un sospetto diverso.

Un filmato divulgato dal Ministero della Difesa Ucraino che ritrae alcuni missili nel momento in cui starebbero abbattendo elicotteri Russi, è in realtà preso da un videogame in computer grafica. Dunque nessuna distrazione. Nessun montatore frettoloso. Ma precisa volontà di un Ministero.

Eppure non può essere nemmeno propaganda: quale Ministero potrebbe mai attribuire all’operato delle proprie forze armate qualcosa che in dodici secondi – facendo il giro della rete nel mondo – verrebbe smascherato? Sarebbe un autogol clamoroso. Si coprirebbero di ridicolo.

E allora: a quale gioco stanno giocando? Perché questo abbondante abuso di immagini false, in computer grafica, prese dal mondo dello Spettacolo? Videogame, film, 3d e via cantando.

Nel mondo che sempre più si avvicina all’implementazione liquida dei principi della realtà aumentata, nel mondo che avanza a passi da gigante verso i crismi mortiferi del metaverso, nello stesso mondo in cui per poter partecipare al consesso sociale si richiede un codice da parafrasare in pixel e codice binario, temo ci sia la precisa volontà di operare nell’immaginario collettivo una sovrapposizione tra ciò che è fasullo e ciò che è reale.

Mi spiego meglio: se mentre guardo un film o gioco a un videogame so che cosa sto facendo perché la mia attenzione è filtrata dalla consapevolezza della finzione, quando invece quelle stesse immagini le percepisco durante quello che mi viene proposto come un contesto realistico, e anche drammatico, la mia mente rimuove il distacco interposto dalla finzione e assorbe quelle immagini come vere, educandosi a una percezione differente. Educandosi a una grammatica immaginifica irreale, scambiandola per realtà. Educandosi a sprofondare nel metaverso. Livellandosi a una qualità del dettaglio inferiore rispetto a quella fornita dalla realtà. Facendoci accettare come normali elementi irreali.

In sintesi, l’operazione potrebbe essere voluta affinché le masse implementino un ulteriore innesto all’interno del retropensiero collettivo percepito, in modo tale da poter loro proporre in futuro ogni sorta di (ir)realtà, spacciandola per vera.

Teniamo a mente questa possibilità. E – è proprio il caso di dirlo – occhi aperti.

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